chapter 8

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Mi sveglio presto, -Mmm, ma è ancora buio! Ci sono le stelle- penso guardando fuori dalla finestra, nella sua camera non c'è la tenda, quindi si vede tutto, per questo noto che è ancora notte fonda.

Guardo l'orologio che ho sempre appresso, noto che sono solo le tre; decido di coricarmi ma la mente è offuscata dai brutti pensieri. Ho la consapevolezza che quello che è successo ieri non sia stato un sogno, ma una triste realtà. Mia sorella si è proprio incasinata del tutto, ma io sono lì per lei.

La osservo dormire, almeno Violeta è riuscita per un po' a scacciare le paure che l'attanagliano, mi alzo dal divano e mi avvicino, le accarezzo i suoi capelli lunghi e neri, sta sorridendo
-Chissà cosa sta sognando!- Spero in qualcosa di bello. Decido di lasciarla riposare ancora, sto per uscire per andare in cucina, quando noto una foto sul suo comodino.

Mi soffermo ad osservarla e la riconosco all'istante, siamo io e lei da piccole (avremo avuto si e no undici anni) e ci troviamo in Bulgaria. È stata scattata da mia mamma il giorno prima della nostra partenza in Italia. Mi ricordo ancora come se fosse oggi, io sono felicissima: finalmente avrei avuto una sorellina, non sarei stata più figlia unica.

Violeta invece non si capiva se lo era o no, non si esprimeva affatto; quel giorno mamma ci ha urlato di metterci vicine. È l'ultimo scatto in quel posto, lei lo volle immortalare a tutti i costi.

Io biondissima, con gli occhi verdi, Violeta invece occhi castani, e capelli neri, avevamo lo stesso giubbotto ma del colore diverso; i nostri genitori sono felici, e noi ugualmente.

Il giorno dopo partiamo destinazione Italia, siamo speranzose e sogniamo una vita migliore.

Riappoggio la foto sul comodino commossa. Non pensavo che Violeta la tiene con sé, -Forse mi vuole bene, e non mi ha mai dimenticata- , sono talmente immersa nei miei ricordi e pensieri, che non noto che lei si è svegliata. Solo quando mi tocca a una spalla mi giro spaventata e me la trovo lì accanto a me, sorridente.

Mi fissa per un po', poi mi dice :"Ehi, Hiris che stai pensando?" Mi chiede, quando nota che sto guardando la nostra foto messa nel suo comodino; io non rispondo subito, perché noto che le lacrime mi scendono nel viso, sono commossa, la sento di nuovo: "Ehi, sorellina ma che hai? Perchè piangi?" Poi mi abbraccia, io mi tengo stretta a lei e poi le dico: "Penso a noi due, a te, a come ci siamo conosciute, ricordi?" Lei fa cenno di si, io le dico: "Anch' io, ero con i miei e la direttrice del tuo istituito, io osservavo tutti i bambini che c'erano li, poi arrivi tu, mi prendi per mano e mi porti nella tua cameretta. Ho capito che sei tu che voglio, e anche tu guardandomi hai compreso che dobbiamo stare insieme.

Ci teniamo per mano sino a sera, poi, prima di andarcene, tu hai dato un bacio a me e ai nostri genitori. Dopo varie settimane ti abbiamo portato con noi con la felicità nel cuore. Quando si è piccoli tutto è più semplice, e adesso invece.... Che siamo più grandi è complicato è un caos totale" lei mi ascolta poi mi sorprende: "Lo so è tutto un caos la mia vita, ma se ci sei tu vicino a me, non dico che si semplificherà tutto, ma almeno insieme riusciremo a risolvere il mio problema no? Ti voglio bene Hiris." Io annuisco, e si le voglio bene pure io, ma non riesco a dirglielo e le do un bacio.

Guardo l'ora: è ora di alzarsi, anche Violta scende dal letto e va in cucina :<<Preparo la colazione? Vuoi caffè latte? O thè?>> Mi urla, io di rimando dico caffè latte.

Mentre mi preparo, ricordo che devo chiamare mamma, mi finisco di vestire, poi prendo il cellulare. Compongo il numero: menomale squilla libero. Una voce dietro il telefono mi dice:<<Pronto? Chi è?>> Che bello sentire la sua dolce voce, sicura di sè, ma molto triste, mi è proprio mancata.:<<Mamma sono Hiris, come stai? E papà? Come sta? Ti sento triste! Che hai?>> Per un po' ricala il silenzio, penso che ha chiuso la conversazione, invece la sento dire :<<Tesoro! Tutto bene grazie, anche papà è sempre in campagna a tagliare erba, coltivando piante di ogni tipo. Io sono stanca capiscimi, sempre a pulire, e a sistemare casa ecc. Ma oggi devi tornare vero?>>

Resto in silenzio, non ho il coraggio di dirle che non tornerò, che non posso farlo, ma purtroppo non so mentire e le dico:<<Per ora non posso mamma, sai lavoro al bar con mia sorella, vieni a prenderti qualcosa? Siamo qui a Colorno, ci conto>> il silenzio cade tra noi due, poi la sento sorridere è debole ma e udibile e mi risponde :<<Tesoro sono contenta per te, va bene più tardi passo, dammi la via, voglio proprio vedere se sei brava o no, ciao amore ti voglio bene>> le do l'indirizzo e chiudiamo la conversazione.

Ritorno in cucina dove vedo che la colazione è già in tavola, -Quant'è brava Violè- mi trovo a pensare; il caffè è ottimo, ma anche il toast con il prosciutto è buonissimo: mangio di gusto e dopo un po' usciamo di casa. <<Ehi, sorellina più tardi viene mamma a salutarci!>> Dico io, e lei fissandomi mi fa :<<Che bello sono secoli che non la vedo.>>

Siamo arrivati al bar, abbiamo aperto, mentro aspetto che arrivino i clienti, mando un messaggio di gruppo: i miei pirati (cosi abbiamo deciso di chiamarci) su whatsapp:
"Ciao ragazzi, questo pomeriggio siete liberi? Devo parlarvi. Possiamo incontraci al nostro solito locale? Fatemi sapere vi voglio bene",
Dopo neanche cinque minuti i pirati mi rispondono, dicendomi che per me c'erano sempre e se mi andava alle sedici. Così accetto e corro da mia sorella, a riferirle dell'uscita di questo pomeriggio:<<Stasera vieni con me, chiaro? Ho una sorpresa per te! Tanto stasera lavora Carolina, giusto?>> Mi fa cenno di si, e accetta volentieri il mio invito.

La giornata vola liscia, i clienti sono tanti, e tra una preparazione e l'atra non abbiamo il tempo neanche di fare una pausa; verso le undici arriva mamma, tutta pimpante. <<Dove sono le mie figlie adorate?>> Ci dice, sorridente io corro subito a darle un bacio, ma Violeta rimane molto sulle sue. Mamma si stacca da me, scruta in viso mia sorella, le vedo piangere.

Decido di lasciarle da sole avranno molte cose da dirsi, mi sento di troppo in quel momento. Sto continuando il mio lavoro, quando sento una mano sulla spalla, è mamma: che mi fa cenno di avvicinarmi al bancone.

Sono accanto a mamma e a mia sorella, mi sento come fossi tornata ai tempi in cui io ero bambina. Per un po' mi sembra che sia tornata l'armonia tra noi tre: che mancava da un pezzo, ovvero da quando Violeta, qualche anno fa, ha deciso di lasciare per sempre la nostra casa. Non è il momento di lasciarsi andare a ricordi tristi, la cosa importante è che siamo di nuovo insieme.

La giornata trascorre in allegria, tutte e tre all'una pranziamo e parliamo con serenità, poi mamma va via, promettendo di ritornare presto. Una volta che mamma non c'è più, anche io e Violeta ci prepariamo per incontrare i miei amici, i "pirati" come amiamo chiamarci noi.

Sono un po' in ansia, perché non amo molto parlare, perché tendo a incasinarmi e a bloccarmi, infatti mi esprimo meglio scrivendo. Ma è per una buona causa, le sorti del locale dipendono da me a da come espongo loro il problema. Mi convinco che ce la posso fare, so che loro mi aiuteranno, ne sono sicura.

Con questi buoni propositi salgo in macchina com mia sorella. Sono pronta mentalmente su cosa dire e come impostare l'argomento, sicura di trovare un'àncora di salvezza in loro, che sono la mia seconda famiglia.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora