chapter 55

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Hiristina

<<Ma sei mia sorella?>> La mia domanda schietta e sincera riecheggia nell'aria come una bomba pronta ad esplodere. Amelia mi guarda stranita, ma anche stranamente felice. -Bah! Che ha da ridere!- Mi prende per mano ma gliela levo immediatamente, mi dà fastidio essere toccata da lei.

Fortunatamente non si accorge di questo mio gesto, anzi si dirige verso divano e si siede, sempre con quel sorriso da ebete. <<Allora mi rispondi o devo leggerti nella testa?>> le dico in modo ansioso e agitato. <<Dai  siediti! Ti voglio raccontare una storia che mi è stata detta qualche anno fa! Sei pronta a sentirla?>>

Le faccio cenno di si, anche se non capisco dove vuole andare a parare con tutto ciò. Attendo che lei inizi. Passano minuti, lunghi interminabili, prima che lei inizi di nuovo a parlare nuovamente. Fa un lungo sospiro, mi guarda dritta negli occhi e poi comincia a dire quello che penso si sia tenuta dentro per tutto questo tempo,

<< La storia che ho in mente di raccontarti ha a che fare con mia mamma. Premessa: io non l'ho mai perdonata e mai lo farò! Adesso capirai il perché di questo che ti ho detto! Mamma mi ha detto che è nata a Stara Zagora, una cittadina a due ore di macchina da Sofia.

Questo paese in quel periodo era molto legato alle tradizioni strane e ingiuste. Una in particolare è quella di dare una ragazzina a un uomo più grande di lei. Lo stesso è accaduto a lei. Cresce l'angoscia di dover fare quello che i suoi le vogliono imporre! Non ha scelta: può scappare, ma dove? Andare a Sofia? Ma li non conosce nessuno, non ha parenti o amici. Ne ha a Plovdiv, ma anche loro sono d'accordo con i suoi genitori! Quindi che fare? Accettare quello che i suoi hanno deciso per lei.

A fine dicembre del 1987 lei ha 18 anni; come di norma, deve conoscere il suo compagno di vita, ma senza consumare: quello dovrà accadere nel primo giorno successivo al loro matrimonio. La ragazza è stremata, per via di tutti i preparativi: trucco, capelli e anche del vestito. Ha un trucco leggero e i capelli raccolti con elastico dorato, è vestita con jeans e un maglione aderente, poco acollato però, altrimenti risulterebbe troppo provocante agli occhi del suo uomo.

Ecco, è arrivata l'ora di vedersi, ma lei spera che lui non arrivi mai; che magari abbia un contrattempo, e eccolo invece arrivare puntuale. Quest'uomo è bello ma vecchio e le fa schifo. È snello, alto, occhi scuri ma inquietanti, per lei sputano fuoco. Trasmettono rabbia e paura.

Prima di uscire con lui, guarda la mamma sperando che le possa dire non andarci. La madre invece la incoraggia e le augura buona fortuna. Rassegnata a ciò, scaccia via le lacrime e affronta l'inferno che la aspetta. L'uscita per lei è stata un incubo, per lui invece idilliaca.

La porta a cena in un ristorante molto costoso. Una volta finito di cenare, se la porta in macchina e lì per lei inizia un incubo. La guarda dritto negli occhi. La spoglia e poi la blocca per non farla scappare. Consuma rapidamente: ha un'eiaculazione precoce, tanta è la voglia di farlo con quella ragazza. Ritornano a casa tardi.

Viene minacciata se racconta tutto ai suoi, ha paura che salti l'accordo con quelle persone. Passono i giorni e a lei non le viene il ciclo. Ha un terribile sospetto che sia incinta. A gennaio fa il test e i suoi sospetti sono giusti. Ha paura, perché i mesi passano e la pancia cresce sempre di più.

I genitori per la vergogna la cacciano via. Inutile le spiegazioni della ragazza, lei viene ripudiata dai suoi genitori. Scappa via e se ne va dalle suore a Plovdiv, dove viene accolta con gioia e tanto amore. Febbraio, marzo, aprile sino a ottobre.

La pancia è molto grande, ma solo il trentuno ottobre nascono due belle bambine che ha chiamato Hiristina e Amelia. Le tiene con sè solo sei mesi, ma poi alla fine capisce che non le può tenere! Quel misero e stronzo uomo non si è mai più fatto sentire e lei è una ragazza madre.

Una volta abbandonate le due bambine nella chiesa lei sparisce e va in Albania. Amelia viene portata in istituto a Sofia, mentre della sua sorellina non sa più niente.

Naturalmente sto parlando di me e di te, Hiristina, come avrai capito. La mia vita nella capitale era uno schifo: ho sofferto molto e non ho avuto neanche un'adozione, perché ero molto taciturna. Tutte le famiglie che venivano per me dicevano che avevo problemi mentali, e quindi avevano paura di me. Loro non  guardavano a chi io fossi, o alla mia anima. Avevo bisogno di affetto e amore, ma nessuno ne era capace di darmene e io mi sentivo sola e triste, isolata da tutti.

Me la sono dovuta cavare e vivere con i pochi soldi che mi guadagnavo per sopravvivere. Quando sono diventata maggiorenne, mia madre è venuta in istituto e mi ha ripreso a casa sua in Albania e mi ha raccontato questa storia che ho detto a te ora.

Io la odio, perché mi ha lasciata sola e non ha combattuto per i suoi ideali, né per te e né per me. Una volta in Albania e saputo anche di te, ho iniziato a indagare per vedere dove potevi trovarti.

Poi una sera, ho avuto un messaggio anonimo, in cui mi dicevano che tu ti trovavi a Parma, e che se volevo conoscerti, sarei dovuta andare in quella città, dove ti avrei conosciuto di persona. In cambio avrei potuto lavorare per lui e guadagnare tanto. Accettai subito.

Parlo con mamma e lei mi dà il permesso di andare. Così prendo l'aereo faccio un lunghissimo viaggio. Faccio doppio scalo e finalmente mi trovo a Parma. Il resto della storia la sai già.

L'unica cosa che non sai e che a mandarmi il messaggio anonimo è Francesco ,il tuo ex ragazzo. Io non so quali motivi lo abbia spinto a fare ciò, ma so che lui è un nostro nemico e che si,  sono tua sorella anzi, siamo gemelle. Sono felice di stare con te e fi condividere questo momento non molto bello insieme a te.

Io ti chiedo scusa se non ti ho detto niente prima, ma avevo bisogno di conoscerti e di frequentarti per conoscerti meglio! Se mi odi io ti capisco e se hai bisogno di tempo posso comprendere pure questo. A te la scelta, mia dolce sorellina. Io ho concluso. Adesso aspetta a te dirmi qualcosa!>>

La guardo sbigottita. Non so che dirle, rimango a bocca aperta. Non solo ho scoperto che la mia mamma biologica è viva, ma ho pure una sorella e per di più gemella. -Ma che le dico? Dovrei perdornarla? Oppure la devo detestare?-

La fisso per un po', poi le dico: <<Ho bisogno di metabolizzare il tutto! Scusami, devo stare da sola! Vado un attimo a prendere una boccata d'aria! Tranquilla, non ti odio! Ma non voglio vedere la tua faccia per un po'!>>

Le dico senza aggiungere altro. Lei mi prende a sé, mi abbraccia forte e poi mi dice: <<Tranquilla! Ti capisco! Anch'io, appena l'ho saputo ho fatto come te. Sono scapata via per tre giorni, senza far avere mie notizie. Quando sono rientrata ho capito che il mio comportamento era sbagliato e che dovevo fare qualcosa per la mia vita. Quindi ti comprendo benissimo>>

Il suo tono è pacato e dolce. Vorrei stare con lei, perdonarla. ma non posso, non adesso. Mi alzo, mi dirigo alla porta e scappo via. Lacrime amare scendono sul mio viso. Sono distrutta, arrabbiata e non riesco a ragionare a mente fresca da quanto è offuscata.

Per sentirmi meglio, decido di recarmi dall'unica persona che penso potrà aiutarmi a schiare le idee. Una volta presa questa decisione, mi dirigo verso casa sua. Giunta sul posto, suono il campanello e aspetto con ansia che mi apra.

-Che le dico? Sono secoli che non la vedo! Speriamo bene!- Mentre rimugino su questa cosa, finalmente mi apre. Ma chi mi vedo davanti, è una ragazza arrabbiata e sconvolta. <<Tu! Che ci fai qui?>> chiede con tono sconvolto e irato.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora