chapter 24

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Matteo

Oggi stranamente mi sono alzato presto, non ne comprendo il motivo o forse sì, l'e-mail di ieri notte mi ha dato una nuova carica; di solito sono io che contatto i clienti per vendere la droga, e non il contrario. Speravo con tutto il cuore che non fosse una trappola, per me questo è un lavoro come un altro e amo farlo; sapere che forse è uno scherzo di cattivo gusto, ci sarei rimasto male. Guardo l'ora, è ora di andare all'appuntamento; -Bene, se fosse stata una burla, l'avrei scoperto all'istante- sono agitato.

Mi vesto in fretta, poi, esco per l'imminente appuntamento. Una volta fuori, sento l'aria gelida che mi congela il viso, non me ne curo; sono in ansia di conoscere questa persona. Talmente sono curioso di conoscere il soggetto , e di arrivare puntuale, che mi dimentico di fare colazione.

Arrivato al parco a quell'ora, noto che è deserto -Perfetto- sorrido sotto i baffi. Sono in anticipo: per rompere la noia mi metto a giocare con il telefono e mi faccio una canna, attendendo il suo arrivo. Sbuffo, è in ritardo; a quest'ora doveva essere già qui, non amo che mi si faccia aspettare in questo modo. Sto per andarmene via quando <<Ehi! Aspetta! Tu sei Matteo?>> mi chiede. Mi volto verso quella improvvisa chiamata; quello che vedo mi fa girare completamente la testa.

Mi trovo davanti una ragazza bella, anzi bellissima: alta, un bel seno florido, occhi castani, capelli lunghi, che arrivano sino al sedere. Rimango imbambolato a fissarla per un po', poi le dico: <<Sì, sono io e tu chi sei?>> Le chiedo, senza smettere di ammirarla, <<La smetti di fissarmi? Il mio nome per il momento non t'interessa! Sappi che sono solo un'amica di Pietro. Lavoro dove stanno Violeta e Hiristina>> al nome di Violeta, mi trema tutto il corpo, mi eccito nel sentirla nominare. Incuriosito, le chiedo: <<Quindi cosa vuoi da me?>> lei mi guarda divertita, sembra volersi prendere gioco di me; <<Caro, ti dico una cosa! Odio Violeta! Insieme riusciremo a rovinare la sua vita! Che ne pensi?>> rimango zitto per un po' a soppesare la sua proposta: <<Ammetto che la tua proposta mi ha spiazzato! Ma non volevi la droga?>> le dico. <<No quella è stata una scusa per poterti parlare! Allora accetti? Guarda non te ne pentirai! mi fissa con aria di sfida, - Determinata la ragazza- . <<Va bene accetto!>> Spero di non pentirmene, la ragazza mi stringe la mano per poi dirmi: <<Mi farò viva io, tramite e-mail! Indagherò cautamente su di loro, e poi ti contatterò ogni volta che saprò qualcosa su di loro. Ora devo andare via; ci sentiamo presto>> mi dice per poi sparire senza più voltarsi.

Mi dirigo verso casa, sono sconcertato: ero uscito per vendere della droga, invece mi ritrovo ad aver fatto un patto con una ragazza misteriosa, di cui non conosco nemmeno il nome.

Certo mi darà delle informazioni succulente su Violeta e sua sorella, -Ma potevo fidarmi?- Penso tra me e me. Una volta a casa, mi preparo da mangiare, pranzo poi mi corico; sto pensando alla strana giornata di oggi, ma non mi preoccupo, forse lei è un'arma in più per me. Con quel pensiero fisso mi addormento sereno.

*
<<Ciao mamma! Che guardi?>> le chiedo incuriosita. Lei non si gira, ma continua a fissare il computer soddisfatta. Notando che non mi risponde, mi avvicino rimango di ghiaccio: mi accorgo che sta guardando il video che papà mi ha fatto quand'ero piccola. Non mi è mai piaciuto, anzi per essere più precisi lo odio. Mi siedo accanto a lei e mi metto a guardalo anch'io.

Che ridere, ero proprio uno scricciolo; per forza, in istituto non mi davano da mangiare, solo una "popara" a base di acqua e pane duro. A distogliermi dai miei pensieri, è mamma che mi dice : <<Guarda com'eri bella! Ma anche adesso sei bellissima. Da un bocciolo sei sbocciata, divenendo un fiore bellissimo!>> Io non mi vedo così bella ma me lo tengo per me, in effetti ho imparato molto da quando sono venuta in Italia. <<Mamma! Sai che senza di te e papà non sarei così come sono! Grazie, mamma, ti voglio bene!>> mamma si volta verso di me, ha le lacrime agli occhi. <<Sai perché ti ho adottata? Perché come ti ho visto, ho avuto una forte empatia nei tuoi confronti! Eri dolcissima e lo sei tutt'ora.>> si ferma un attimo per farmi comprendere al meglio le sue dichiarazioni.

Io l'ascolto meravigliata, è la prima volta che parla a cuore aperto. <<Mamma ci siamo scelte entrambe vero? È la mia anima che ha scelto te!>> le dico tutto d'un fiato. << Si tesoro, vedi come ti ho visto la prima volta, ho pensato che ti avevo partorito io. Mi spiego meglio: ovvio che non ti ho messa al mondo io, ma come ti ho guardata negli occhi, ho capito che ti volevo e tutt'ora ti voglio bene come se ti avessi avuto nella mia pancia per nove mesi; è come se tu fossi dentro di me. Ti ho amata dal primo giorno e avevo capito che volevo te come mia figlia per tutta la vita!>> io mi commuovo, l'abbraccio forte, poi scappo via per non farmi vedere che sto piangendo; devo ammettere che mi vergogno a piangere davanti alle persone.

Una volta in camera, mi sdraio nel letto e socchiudo gli occhi: cerco di rilassarmi un pochino. È troppa l'emozione che provo, dopo aver chiacchierato con mamma di un argomento molto forte e intenso come la mia adozione. Ad un certo punto mi vibra il cellulare, lo prendo sbuffando -Chi è a quest'ora?-

Leggo che è Samantha che mi scrive: "Ehi sorellina! Pranzi con me?" Le dò conferma e mi rimetto a riposare un altro po'. Verso le undici inizio a vestirmi, per poi uscire e incontrarmi con Samantha.

Il cielo è limpido, non c'è neanche una nuvola. Sembra di buon umore: rispecchia me, che sono felice e spensierata. Eccola la mia amica, sempre allegra e pimpante, anche nei momenti bui riesce sempre a trovare il lato positivo in ogni cosa.
<<Sorellina, eccomi! Scusami sono in ritardo! Mi perdoni?>> sorrido e le dico: <<Solo se mi porti in un posto carino, ho fame!>> brontolo, facendo finta di essere offesa.

Lei fa cenno di sì con la testa, <<Perfetto conosco un posto dove si mangia benissimo! Dai andiamo>> mi dice. Usciamo poco fuori Parma, per andare verso la campagna, lì c'è un bel ristorantino dove si fa solo pesce. Una volta dentro, scopro che sono sardi: bello, mi sento come a casa mia. <<Sei contenta sorellina?>> eh sì, sono felice, <<Si altroché! Grazie!>> le dico dandole un bacio.

Pranziamo, chiacchierando tranquillamente del più del meno; quando notiamo che sono già le quattordici: sono in ritardo per il lavoro. Paghiamo e ripartiamo di corsa, per andare a Colorno. Una volta arrivate ci salutiamo; poi lei va' a Parma e io entro nel locale.

Tutto fila liscio, dopo cinque minuti arriva pure mia sorella. Sembra felice, mi da' un bacio sulla guancia per poi iniziare le sue mansioni. Insieme siamo una forza. Finalmente tra di noi si è instaurato un rapporto di fiducia, che prima non sognavo neanche di avere.

La osservo mentre serve dei clienti, è allegra, - Quando sorride è anche più bella; sembra che abbia il sole dentro di sé- mi trovo a pensare meravigliata. All'improvviso mi viene un forte mal di stomaco, mi dirigo verso il retro del bancone, per calmarmi; di solito, quando mi arriva questo tipo di dolore, significa che deve succedere qualcosa sul momento. Cerco di tranquillizzarmi, ma non ci riesco.

Vedo Violeta tranquilla, non si è accorta della mia assenza. Meglio così, non voglio crearle ulteriori problemi, anche perché nella testa ha già troppi pensieri. Riesco a rilassarmi, ma non faccio in tempo a calmarmi, perché all'improvviso vibra il cellulare. -Chi sarà a quest'ora? Non penso che siano i miei amici, loro sono tutti a lavoro. Quindi chi è? - Sono agitata. Per togliermi ogni dubbio, decido di leggere il messaggio.

Appena vedo il contenuto, sbianco. Cerco con lo sguardo mia sorella, che per fortuna è lì vicino; mi vede all'istante e si avvicina scrutandomi in modo curioso: << Sorellina! Che hai? Sembra che abbia visto un fantasma!>> mi chiede, mentre io rimango imbambolata. Non so cosa risponderle, così le passo direttamente il telefono. Quando finisce di leggere, si sente male pure lei.

Nel messaggio c'è scritto: "State attente alle mosse che fate! Vi tengo d'occhio! Soprattutto tu, Violeta! Anonimo" Quelle parole ci raggelano il sangue, ci guardiamo negli occhi: in quegli attimi capiamo di avere paura. Nei suoi occhi ci leggo pure forza, amore e dolcezza; che lei riesce a trasmettere anche a me. -Chi è? E soprattutto perché ci minaccia?-

Per non destare preoccupazione ai clienti che ci osservano, ritorniamo a servire ai tavoli, col sorriso sulle labbra. Una volta finito il nostro lavoro, decidiamo di tornare a casa. <<Dobbiamo dirlo a mamma!>> le dico con tono che non ammette repliche. <<Va bene, ma non a papà!>> sono felice che abbia accettato.

Una volta arrivate però, notiamo subito che qualcosa non va: la luce in casa è spenta. Strano, a quest'ora dovrebbero essere alzati. Un brivido mi percorre la schiena, corro dentro, seguita da Violeta. Noto che c'è molta confusione: ci sono sedie sparse qua e là, qualche soprammobile rotto, e soprattutto ci sono cassetti aperti. Mi dirigo in cucina ma non c'è traccia dei miei.

Mi volto verso Violeta e vedo che è sconvolta quanto me. Scorgo sul tavolo un biglietto, con scritto: "Se volete rivedere i vostri genitori sani e salvi, non chiamate i carabinieri! Altrimenti moriranno. Qui c'è l'indirizzo che dovete raggiungere domani mattina. Venite sole! Anonimo".

Sto' male, non solo ha rapito i nostri genitori ma dobbiamo pure andare da sole. Non dormiamo nemmeno, rimaniamo lì abbracciate senza dirci una parola. Finalmente, dopo parecchie ore, crolliamo dal sonno. Ma è un dormiveglia continuo. Domani ci attende una giornata lunga e faticosa.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora