Interrogazione parte prima
Tenente
Samantha e Sofia sono state molto brave, finalmente siamo riusciti a prenderli tutti. Ora però bisogna interrogarli. Ho deciso di separarli. Ho mandato Samuele in una stanza e Matteo in un’altra.
Ma la cosa più importante è che Gioele non deve partecipare perché troppo coinvolto in tutta questa faccenda. Ho compreso che non ci sarebbe mai riuscito a fargli le domande a nessuno dei due.
Così, io parlerò con Matteo e un altro con Samuele; con la speranza che parlino entrambi e sbatterli definitivamente in carcere. Tutta via, Gioele può rimanere fuori ad ascoltare e ha promesso di non intervenire nemmeno una volta. Prevedo che sarà una cosa lungo, così prima chiamo Giulia per farle sapere che la penso e che le voglio molto bene. Conclusa la telefonata, vado dentro e mi siedo di fronte a Matteo.
Lui alza lo sguardo e mi sputa con odio. <<Non parlerò mai!>> dice con disprezzo. <<Vedremo>> replico a mia volta. Tento in tutti i modi ma inutilmente: è irremovibile. Decido di uscire dalla stanza.
Mi alzo e mi dirigo alla porta. Non faccio in tempo ad aprirla, che vedo Matteo alzarsi con uno scatto felino e tenta di strozzarmi. Per mia fortuna, il mio uomo di fiducia entra subito e lo allontana da me. <<Sei fortunato. Ma la prossima volta non sarà così. Te lo garantisco.>> mi dice con tono arrogante. <<Siediti! Non fare il presuntuoso con noi.>> gli risponde il mio collega. <<Hai le mani legate. Ti conviene parlare!>> conclude per poi uscire nuovamente fuori.
Nuovamente soli, riprovo in tutti i modi a farlo confessare, senza esito. Non so più che fare. Devo trovare una soluzione al più presto. Esco da lì sbattendo la porta. Sono nervoso, arrabbiato e frustrato. Mi sembra di non saper far bene il mio lavoro. Vorrei tanto spaccargli la faccia ma non posso farlo, devo calmarmi e ragionare devo tendergli una trappola ma come ancora non lo so.
D’improvviso vedo Gioele che si avvina a me con fare sicuro. Mi abbraccia e mi dà un’energia che prima non avevo. <<Stai calmo.>> mi dice in un orecchio. <<Ho un piano!>> conclude sorridendo. Cerco di fidarmi di lui e torno da Matteo.
Stranamente per la prima volta lo vedo agitato e questo, mi rende assai felice. <<Mi dispiace per te, ma hai le ore contate>> dico con gioia.
Leggo nei suoi occhi tanta tristezza e paura. Sinceramente non mi fa pena, anzi al contrario penso proprio che riuscirò ad abbassare le sue difese. <<Continuiamo?>> chiedo con un tono che non ha repliche. Lui mi osserva rassegnato ma non parla. L’unica cosa che mi dice è :<<Vada al diavolo!>> rimango composto e non reagisco alla sua provocazione.
Peccato però che per ora devo aspettare il mio collega per la trappola, non so che idea abbia avuto ma mi fido di lui. <<Ora ti lascio solo>> gli dico.
Il mio istinto però mi dice che non posso lasciarlo molto da solo, perché ho. Perché ho come l’impressione che abbia qualcosa in mente, quindi quando esco metto un carabiniere di guardia. Una volta fuori chiamo a mamma per sapere come sta mia figlia, in questo momento è l'unica persona che può tirarmi su il morale. <<Tesoro!>> mi dice appena mi risponde. <<Sono nervoso! Non riesco a far parlare un arrestato. Adesso mi devo calmare mi dici come sta mia figlia?>> chiedo con un tono agitato. <<Amore rilassati! Sta bene il tuo raggio di sole. Sta giocando con me. Caro, calmati! Una soluzione la trovi, tu sei bravo! Ora devo chiudere. Ci vediamo più tardi, va bene?>> conclude per poi staccare.
Sono più rilassato la voce di mamma mi ha tranquillizzato e stranamente mi sento più calmo. Rientro e trovo Gioele che corre da me. Ha un sorriso stampato sulle labbra ed è soddisfatto di qualcosa ma non comprendo bene per cosa. <<C’è l'abbiamo fatta! Un nostro collega è riuscito a far parlare Samuele. Ha detto tutto! Ora Matteo non potrà fare altro che confessare. Ora anche il suo ultimo scagnozzo l'ha tradito. Non ha più amici a cui aggrapparsi. Tranquillo ora lo abbiano in pugno!>> finisce per poi abbracciarmi.
Non so che dire, attendevo una cosa del genere, -ora vediamo chi ride per ultimo- penso tra me e me. Ritorno da lui con più sicurezza ma vengo spiazzato da quello che vedo. Il mio uomo è per terra stranito. Lo chiamo e dopo un po' riesce a prendere conoscenza. Mi fa notare che Matteo è scappato.
Allerto i miei collegi e dopo un'ora di ricerca, decidiamo di uscire. Di lui nessuna traccia. Mi maledico per non aver svolto bene il mio lavoro, non do le colpe a nessuno e mi prendo le responsabilità dell’accaduto. All’improvviso però la dea della fortuna è dalla mia parte. Ho un guizzo, forse so dove può essere andato.
C’è una porta di servizio, che non avevo mai notato prima, incuriosito mi dirigo lì. La apro e lo vedo. Chiamo gli altri e inizia una corsa senza tempo. Per fortuna, Gioele si trova molto vicino a Matteo, di nascosto lo attende e poi come un balzo su di lui lo atterra. Finalmente Matteo è di nuovo agli arresti. Lo riportiamo nella stanza e questa volta non mi muovo per niente.
Ci guardiamo furtivi e in modo cagnesco. <<Lo sai? Ho una notizia da darti. Ti conviene parlare. Tanto anche il tuo scagnozzo ha detto tutto. Non ti conviene fare il duro con noi!>> lui mi osserva, come se stessi scherzando, ma io non lo faccio mai. <<Menti!>> mi dice con tono arrabbiato. <<No!>> replico soddisfatto. Capisco dai suoi occhi che è ormai rassegnato all'evidenza, ormai non può più fare niente. Sorrido compiaciuto, mi sento felice. <<Allora? Sto aspettando Matteo! Non fai più lo spavaldo con me? Che c’è hai perso la parola?>> capisco che sto esagerando, ma l'euforia è a mille, con lui che ha la testa china e non riesce a spiccicare parola. << Ti lascio nuovamente qualche minuto da solo. Non scapperai di nuovo vero?>> chiedo.
Lui fa cenno di no con la testa e io esco nuovamente. Vado dal collega che ha interrogato Samuele e mi faccio raccontare che cos'ha confessato. Così capisco che ha fatto un ottimo lavoro. Ora si che si ragiona, finalmente lo abbiamo in pugno.
Ringrazio il mio collega e torno da Matteo. Come entro, lo vedo moggio, sembra un cane bastonato, ma a me poco importa. L'unico obbiettivo che ho e farlo parlare e questa volta penso proprio che ci riscurirò. <<Bene, e ora a noi due>> dico facendo un sorriso beffardo. Lui mi guarda rassegnato come se avesse capito che ormai non c’è più niente da fare.
Leggo paura, rabbia nei miei confronti, ma non me ne frega più niente tanto ora non può scappare e io sento finalmente di aver fatto il mio dovere appieno. Attendo che lui parli, che svuoti il sacco. Sorrido beffardo e lo guardo dritto negli, occhi senza timore.
Matteo
Maledetto, mi sta facendo paura quell'uomo. È bravo si vede che sa fare bene il suo lavoro, ma io devo essere irremovibile, non deve sapere niente io non parlerò e non confesserò. Uscirò da qui pulito e continuerò la mia vita da malvivente lontano da qui come ho sempre fatto. Però prima, devo trovare il modo di scappare da qui e ci riuscirò.
Forse mi serve un diversivo, qualcosa che possa distrarre tutti ma non so come fare. Poi ho un'idea, se quel verme uscirà io prenderò la palla al balzo e uscirò da lì. Per mia fortuna mi legge nel pensiero. Esce e io ne approfitto. Stordisco l'uomo che fa la guardia e cerco una via d’uscita. La trovo in una porta secondaria. Apro e cerco una via di fuga. Purtroppo però non c’è possibilità di andarmene.
Mi maledico da solo. Sfortunatamente, sento quel carabiniere venire verso di me, sono in trappola e ora non posso più farci niente. Mi mette le manette e mi porta nuovamente nella stanza buia. Notando il mio viso e, capendo che non avrei tentato nuovamente la fuga, riesce nuovamente lasciandomi da solo. In quel lasso di tempo, penso al fatto che forse è meglio parlare e dire la verità, tanto ormai non ho nulla da perdere.
Sono strano, sento dentro di me la voglia di dire tutto; allo stesso tempo non voglio cedere e quindi mi sento combattuto. Vorrei tanto che finisse tutto qui all’istante. Come se qualcuno mi avesse ascoltato, finalmente ritorna il carabiniere e mi guarda divertito. Non so cos’abbia, ma lo vedo compiaciuto. Non capisco, ma è presto detto. Mi riferisce con orgoglio che il mio scagnozzo ha parlato e a spifferato tutto.
Quindi non mi posso più nascondere. Sento la rabbia farsi strada nel cuore, ma cerco di stare calmo. Ormai è tutto finito, i miei sogni e le mie speranze sono andati in frantumi. Anche se non sono pronto, accetto lo stesso di confessare tutto quanto. Chiudo gli occhi e quando li riapro la paura se n'è andata, sono pronto a parlare.
Mi sento umiliato. Purtroppo però non posso fare niente, quindi faccio un respiro e mi sento pronto a dire tutto. <<Ora posso dire tutto!>> dico con un tono arrabbiato, sbattendo i pugni nel tavolo e guardando il nemico in cagnesco.
![](https://img.wattpad.com/cover/162098207-288-k999348.jpg)
STAI LEGGENDO
Mia sorella Violeta
Fiction généraleHiristina e Violeta sono due ragazze bulgare adottate dalla stessa famiglia. La prima è sempre stata con i suoi, mentre la seconda odiava avere dei genitori ed è quindi scappata via facendosi una vita sua. La loro storia s'intreccia quando anche Hir...