chapter 77

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Carolina

Io e Samuele stiamo facendo le cose per bene. Siamo riusciti ad avere la “roba” buona noi due e a Matteo invece gli scarti. Come abbiamo fatto? Mister X ha dei contatti straordinari in tutta Parma e provincia, è riuscito non so come a soggiogare i pezzi grossi del mondo del pusher e farseli amici. Loro ci portano la droga buona, mentre a Matteo solo la roba di terz'ordine.

In questo modo, noi avremo ottimi clienti e tanti soldi, mentre il nostro nemico non avrà più niente, e noi saremo i padroni assoluti di tutta la città. Da poco poi, abbiamo scoperto grazie a un nostro aggancio che la famiglia di Amelia è arrivata a Parma. Purtroppo non possiamo nasconderlo a Matteo e quindi, abbiamo fatto una riunione per parlarne tutti insieme, in modo da catturarli vivi e vendicarci delle due sorelle.

Una sera, arriviamo nel nostro covo e come sempre Matteo è già seduto a capotavola. Mi fa schifo tutto ciò, ma non ci penso, perché prima o poi lì ci sarò seduta io, e lui sarà un lontano ricordo. Per ora però, è meglio far finta di niente e cercare di trovare un piano per prendere i genitori di quella sgualdrina. <<Abbiamo un problema!>> dice Matteo serrando i pugni. Ecco, come al solito la solita storia, quando mai noi non abbiamo problemi. <<E quali sono?>> chiede Samuele. <<Il cugino di Amelia ha cambiato idea, non vuole più lavorare per noi. Si è costituito e si trova in carcere. Per di più loro sono sorveglianza. Una pattuglia rimane lì con loro ventiquattro ore su ventiquattro. I carabinieri persino quando si spostano li seguono.>> eh sì, ha ragione è un bel dilemma. <<Secondo me, dobbiamo lasciarli perdere, se tiriamo troppo la corda si spezza e va finire che ci perdiamo noi.>> dice Francesco con un tono timido ma sicuro. Non ha tutti i torti quel verme, ma io voglio giocare con loro e fargli del male sino a sentirli urlare di dolore. <<Non ci sto. Troveremo una soluzione. Vedrete>> dico con un tono che non trova repliche.

Tutti accettano e si cerca una soluzione, in vano. Per ora, siamo in alto mare, e io sono veramente molto stufa di tutto ciò. Esco da lì sbuffando, seguita da mister X. Mi chiama e mi giro verso di lui. <<Fermati, ho una bella notizia da darti! Vieni con me, qui ci possono sentire.>> mi dice con un tono molto suadente. Decido di seguirlo e ci dirigiamo nel suo nascondiglio.

Una volta lì, fumiamo e poi lui mi dà la notizia bomba: <<Abbiamo una partita buona anzi ottima. Domani andiamo a prenderla.>> mi dice. Finalmente una bella notizia, caro Matteo questa volta sei fregato.

Finiamo con l'andare a letto, mi fa schifo, ma è il prezzo da pagare, se voglio ottenere il potere. Facciamo cosa veramente rapida, infatti manco che ora che io vada. Mi vesto alla svelta e corro a casa mia. Sono stranamente agitata, il non poter fare niente mi uccide dentro.

In più ultimamente, non so più niente del carabiniere che sta svolgendo le indagini su di noi, sembra che la terra lo abbia inghiottito. Ho paura che possa trovarci tutti quanti, e che possiamo finire in carcere per colpa sua e dei suoi colleghi. Questi strani pensieri che si sono infiltrati nella mia testa mi accompagnano sino a tarda sera.

Per alleggerire le mie ansie, mi metto a bere qualcosa di forte. Ma stranamente ho un capogiro e cerco un appoggio per non cadere. Strano, non capisco cosa possa essere questo mio malessere, poi mi viene un dubbio, vado in cantina e guardo nel calendario. È tutto normale, il ciclo mi è arrivato puntuale quindi per mia fortuna non sono incinta.

Non capisco perché sto così, mi dirigo in cucina decido di misurarmi la pressione. Mi accorgo di averla bassa. Sto male, non ceno e vado a coricarmi. Dormo sino al mattino seguente. Quando mi sveglio, mi accorgo di avere quattro chiamate da Samuele. Sapendo che è un ragazzo che non si fa attendere, lo richiamo subito. Compongo il suo numero di cellulare, e mi risponde all’istante. <<Alla buon'ora! Che fine hai fatto?>> Mi chiede con un tono sprezzante. <<Scusami, sono stata male. Ora sono qui. Dimmi tutto!>> gli rispondo cercando di mantenere la calma, in fin dei conti è un mio socio d’affari meglio averlo come amico che nemico. <<Oggi, abbiamo un impegno con un compratore. I soldi li ho io. Fatti vedere in periferia di Parma a mezzogiorno. Non ammetto ritardi chiaro?>> non faccio in tempo a replicare, che mi ha già chiuso la chiamata.

Bene, se ho visto l'ora, ho tempo solo due ore per prepararmi e andare al luogo dell’appuntamento. Prima però, mi preparo un'abbondante colazione, voglio essere in forma. Sorrido, finalmente sta arrivando un carico ottimo di droga ed è tutta per noi. Poi ovviamente ne venderemo ai nostri clienti e noi faremo un sacco di soldi. Povero Matteo, lui rimarrà a bocca asciutta, mentre noi avremo il potere dalla nostra parte.

Adesso, però mi devo sbrigare. Mi vesto e mi trucco, voglio fare bella figura come nuova cliente del “pusher”. Salgo in macchina e mi dirigo al luogo stabilito. Sono agitata, commossa e felice, tanto che mi accendo pure un po' di musica, cosa che non faccio mai; ma oggi è un giorno importante per me, e quindi voglio sbizzarrirmi un bel po'.

Tre sentimenti che cerco di nascondere, perché io come malvivente, non devo provare cose del genere: devo essere fredda, calcolatrice e manipolatrice. Soltanto così dimostrerò a tutti di che pasta sono fatta. Dopo un breve tragitto, arrivo puntuale, anzi sono anche in anticipo.

Meglio così, Mister X non ha niente da dire, anzi sarà contento per me. Ho notato che non sono ancora arrivati, quindi, mentre li attendo, mi metto a bere una birra. Dopo circa mezz'ora ecco arrivare Samuele; mi vede e si avvicina. <<Puntuale, brava. Così ti voglio! Ho sentito il nostro compratore, tra poco arriva anche lui.>> mi riferisce, senza nemmeno salutare.

Ormai lo conosco bene, so com’è fatto e non ci faccio nemmeno più caso. Per tutto il tempo in cui aspettiamo il compratore non ci rivolgiamo più neanche una parola. Solo dopo un paio di minuti, lo vediamo arrivare.

*

Ed eccolo il nostro uomo: basso, grasso e viscido. Scende dalla sua Ferrari e si avvicina a noi due, con un passo molto deciso. Saluta Samuele mentre a me non mi considera nemmeno. Sono stizzita, ma Mister X mi fa cenno di non dire niente. Io, anche se contravoglia, accetto il suo consiglio. <<Signor X, salve. Prima i soldi e poi il resto.>> dice con un tono severo e molto deciso. <<Aspetti, vado in macchina a prendere la valigetta.>> risponde con fare sicuro. Dopo un minuto ritorna,  con in mano la ventiquattr’ore. <<Ecco, tenga!>> E gliela da' in mano. Il tizio la prende, la apre e guarda il contenuto. <<Bene, c’è tutto! Tenete. È stato bello fare affari con voi.>> ci dice sorridendo, ci da la “roba” e poi conclude dicendo: <<Se non vi fidate, potete aprirla. È di ottima qualità.>> Samuele fa cenno di no. <<Non ce n'è bisogno, ci fidiamo di lei. Se non c'è altro, noi due andremo.>> ci salutiamo e poi io seguo Mister X. Andiamo al suo covo e lì festeggiamo il nostro primo carico di droga.

Quella verrà poi venduta ai nostri clienti e noi diventeremo così ricchi da poterci permetterci roba di gran lusso. <<Alla nostra fortuna!>> dico io brindando al nostro primo affare. A breve, ne avremo avuti altri due, così mi ha riferito Samuele e io, per una volta mi dimentico della mia missione: quella di sequestrare i genitori di Amelia. Quel giorno dopo i festeggiamenti, abbiamo deciso di iniziare il nostro vero e proprio lavoro.

L'abbiamo dedicato a contattare il maggior possibili clienti, per poter vendere la droga e con nostro piacere, riusciamo a venderla tutta. Dopo quell'episodio, siamo riusciti ad avere altri a cui comprare e vendere la “roba” anche grazie Francesco, che ci aiuta nel nostro progetto senza chiedere niente in cambio. Nonostante lo odio tanto, è di molto aiuto. Senza di lui molte volte avremmo fatto un buco nell'acqua.

Quindi anche se detesto a metterlo, è grazie a lui se abbiamo compratori. Noi quattro ci sentiamo i padroni del mondo. Ma la nostra felicità dura poco. Qualcuno nell'ombra ha già intuito i nostri piani, e forse, riuscirà, a rovinarli per sempre. Si perché io, stranamente, ho sentito un rumore: lì per lì non ci ho fatto molto caso, ma quando ho visto  un'ombra fuggire via  ho capito che qualcuno ci stava spiando.

Non so chi fosse, ma spero nessuno d’importante; perché altrimenti noi siamo fregati. Non dico niente a Samuele, non voglio allarmarlo inutilmente. Anche perché spero di essermi sbagliata e che quella persona si trovasse lì per caso, proprio mentre c'eravamo noi. Guardo nuovamente sia a destra che a sinistra, ma di lui o lei nessuna traccia; feccio un lungo respiro saluto il mio complice e poi torno a casa leggermente più serena. Una volta a casa, di non pensarci, ma ho un brutto presentimento che mi frulla in testa.

Per non stare in ansia, chiudo gli occhi e cerco un modo di riposarmi, non riuscendoci. Solo alle tre del mattino finalmente riesco ad addormentarmi, scacciando tutti i pensieri orrendi dalla mia testa.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora