chapter 56

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Sofia

Come sento suonare il campanello, vado subito ad aprire. Mi trovo davanti a me Hiristina visibilmente scossa, come se avesse avuto una brutta notizia. -Ma quando è arrivata?- La faccio entrare ma sono molto arrabbiata con lei: praticamente sono tre anni che non si fa sentire e oggi come se niente fosse, viene da me come se tra di noi non fosse successo nulla.

Rimango visibilmente stranita, ma chissà per quale motivo la faccio accomodare nel salotto tenendole stretta la mano. Proprio non riesco ad odiarla anche se dovrei farlo. Non posso sopportare di vederla in quello stato, devo capire che le sta succedendo e perché è tornata qui in Sardegna, in quest'Isola che non ama affatto.

<<Dovrei essere infuriata con te, cara Hiristina! Non ti fai viva per anni e ora piombi a casa mia con tanta tranquillità!>> le dico cercando di essere più scorbutica del solito. Lei mi guarda male, ma si butta ugualmente tra le mie braccia e si mette a piangere. È un pianto liberatorio lo capisco dal suo sguardo.

-Oddio che le sarà successo?- La porto nel mio salotto e la faccio sedere sul divano, io mi metto vicino a lei. <<La smetti? Mi spieghi che sta accadendo?>> una volta che si è asciugata le lacrime, fa un respiro lungo e mi dice: <<Mi perdoni? Non mi sono fatta sentire perché ho avuto molti problemi! In più, prima di venire qua ho fatto una scoperta stranissima! Non so se esserne felice oppure no! Sono corsa da te perché avevo bisogno dei tuoi consigli!>>

Le credo, anche perché lo percepisco dal tono della sua voce. <<Va bene calmati! Adesso in casa ci siamo solo noi due! Quindi raccontami tutto! Non tralasciare niente>> Hiristina mi racconta che sua sorella Violeta si è messa nei guai con dei brutti ceffi, che sono minacciati di morte e che lei fa uso di droga. Sia lei, sua sorella e questa ragazza, sono dovute scappare da Parma per venire in Sardegna.

Rimango sbigottita dalla sua storia, mi dispiace molto per lei e sua sorella. Quello che non comprendo, è cosa ci fa quell'altra persona insieme a loro e perché sia venuta qui anche lei. <<Ma perché in tre?>> le chiedo sperando in un suo chiarimento. <<Anche lei è in pericolo! La sua famiglia è minacciata quanto la nostra! E c'è di più! Ho scoperto che è mia sorella gemella!>> sono stravolta da questa notizia, la stanza all'improvviso si gela, la vedo tremare nel dirmelo.

L'abbraccio forte a me mentre a lei le scendono lacrime sulle guance. <<Scusami se non mi sono fatta sentire, ma come vedi ero molto impegnata, in più sto lavorando al bar di mia sorella; se non l'aiutavo, sarebbe andata in crisi e noi non vogliamo che accada>> Mi dice con un tono amareggiato.

Sto per farle capire che per me era tutto dimenticato e che era importante averla qui con me, quando si sente un cellulare squillare. Guardo se è il mio, ma poi mi ricordo di averlo messo in modalità silenzioso, non appena la mia amica, ha incominciato a raccontarmi la sua triste vicenda. <<Scusami Sofia, è il mio, è Amelia devo rispondere!>> le faccio cenno di andare in cucina e lei si dirige lì, memore delle mie precedenti indicazioni.

Neanche cinque minuti e rientra da me visibilmente scossa e gli occhi rossi dal pianto. Cerco un modo di calmarla, ma non c'è proprio verso di riuscirci. <<E adesso?>> mi viene in mente solo questa domanda. Ci guardiamo dritte negli occhi e poi mi dice: <<V... Violeta è a c...casa, è u...ub...briaca fradicia!>> e poi scappa via, senza aggiungere altro.

Rimango bloccata li per un po', poi decido che se vuole una mano d'aiuto sa dove trovarmi. Ritorno in cucina.  Vista l'ora, inizio a preparare la cena per me e la mia famiglia. Ho mille pensieri nella testa, non capisco più nulla, ma devo fare qualcosa per le sorelle affinché il loro soggiorno sia più bello che mai.

Così una volta pronta la cena, chiamo le mie amiche per poter organizzare qualcosa con loro: abbiamo deciso di andare al mare fra due giorni. Speriamo che Hiristina accetti, e anche Violeta, insieme a quella sua amica di cui manco so, o meglio, non ricordo più. Una volta chiusa la chiamata, vado in camera mia. Mi sdraio e mi metto le cuffie per ascoltare un po' di musica, intanto aspetto che ritornino i miei, così mangieremo qualcosa tutti insieme.

Hiristina

Mi rendo conto che ho lasciato Sofia comportandomi da maleducata, ma la notizia che mi ha dato Amelia mi ha sconvolta, a tal punto che sono corsa via, per dirigermi verso casa. Mi accorgo di essere troppo affaticata e spaventata, così mi siedo a una panchina e cerco di rilassarmi un attimo.

Chiudo gli occhi, mi calmo e penso a Sofia. Non è cambiata per niente anzi e come l'ho lasciata tre anni fa all'aeroporto di Cagliari. Non molto alta, capelli neri; li ha tagliati, infatti le arrivavano al sedere, mentre adess le scendono appena sotto le spalle.

Occhi neri e profondi, non molto alta tipico dei sardi. Con questo non intendo dire che tutti siano bassi, -ce ne sono alti-, ma lei ricalca molto la ragazza sarda classica, bassa ma molto bella fisicamente parlando.

Ora basta pensare a lei, devo rincasare, devo sapere il motivo del gesto di Violeta. Non può comportarsi sempre in questo modo. Mi alzo da dove ero seduta e corro sino a casa. Neanche suono, apro il cancello faccio le scale a due a due e neanche in un secondo sono davanti al portone.

Apro e chiamo Amelia; che spaventata dal tono della mia voce, viene a passo veloce verso di me. <<Dov'è mia sorella?>> le chiedo agitata, <<L'ho portata in camera, perché non si reggeva neanche in piedi da quanto ha bevuto! Ora dorme beata!>> mi dice scombussolata. -Come sarà tornata qui? Da sola non può esserci arrivata- Sto per chiederglielo, quando sento Violeta che mi sta chiamando. <<Hiris sei tu?>> neanche le rispondo che vado direttamente da lei.

Come entro, rimango di sasso: lei è bianca come un cencio e non riesce nemmeno alzarsi dal letto da quanto è cotta dal bere. La prendo per un braccio e la faccio risiedere nel letto, non voglio che si faccia del male o che cada. <<Perché ti sei ridotta in questo stato?>> le domando arrabbiata. In tutta risposta mi fa cenno di prendere il telefono.

Lo afferro ma ancora non ho capito che mi vuole far vedere. <<Quindi che devo guardare?>> le chiedo agitata. <<Apri i messaggi normali e capirai!>> mi dice, con voce tremante. Questa volta sono io ad avere paura di quello che ora leggerò.

Apro e vedo un unico numero che non avevo mai visto in vita mia. Incuriosita e sconcertata lo voglio leggere ma appena lo faccio sto male perché c'è scritto: "Bene bene! Sei arrivata in Sardegna? Se si, sappi che il tuo soggiorno e quello di tua sorella e amica Amelia, sarà breve e doloroso! Per ora non aggiungo altro! Se vuoi sapere chi sono, tra tre giorni chiamami su questo numero! A presto cara e salutami Hiristina e Amelia. Anonimo!" Sto male, per poco non svengo dalla paura. - Chi sarà mai?-

Tra un paio di giorni lo scopriremo, ma per il momento il terrore rimane e guardando in faccia mia sorella, capisco che devo essere forte per tutte e tre. Si, perché devo accettare Amelia: lei è mia sorella e io ho capito che è una vittima quanto me, quindi non ha nessuna colpa. Semmai dovrò imparare a volerle bene, perché essendo gemelle abbiamo un legame che ci unisce, questa è un unione che nessuno potrà mai spezzare, neanche con minacce di morte.

Lascio Violeta a dormire ancora un po' e decido di preparare qualcosa da mangiare. Preparo delle uova con la cipolla e una volta cucinate, vado a chiamare mia sorella. Ma notando che sta riposando, la lascio in pace e ritorno in cucina. <<Mangiamo solo noi due, mia sorella sta riposando!>> Dico ad Amelia sorridendo. <<Senti Hiristina, noi siamo sorelle vero?>> Mi chiede con tristezza.

Io la guardo intensamente e l'abbraccio forte a me. <<Si certo, cara! Noi due abbiamo un legame forte e nessuno lo distruggerà mai!>> entrambe ci commoviamo e una volta separate, finiamo di mangiare in silenzio.

Dopo aver cenato, ognuna va nella propria stanza. Mi metto il pigiama e mi corico, poi inizio ad osservare intensamente Violeta. Le voglio bene, ma delle volte la vorrei prendere a schiaffi, a causa del suo comportamento inadeguato.

In fondo, però, ognuno reagisce a modo suo alle notizie sconcertanti: io cercando di ragionare, mia sorella ubriacandosi. Poi ci sono le persone che, come Amelia, si chiudono in se stesse e non dicono niente. Ma tutte e tre abbiamo una cosa in comune: possiamo finalmente vivere le nostre vite come piace a noi.

Le accarezzo i capelli mi stendo accanto a lei.  Le do la mano e mi addormento. Mi sento protetta e benvoluta: sono riuscita a fare pace con me stessa.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora