Hiristina
Finalmente si torna a casa: a Parma. Sono andata da sola in agenzia per fare i biglietti di ritorno. Sono felice, perché rivedrò i miei genitori, i miei cari amici e anche il mio ragazzo. In questi giorni ho scoperto che mi manca moltissimo e che voglio stare con lui per tutta la vita.
Sono allegra e spensierata, persino stare un altro giorno qui, non mi disgusta affatto. Quando ho avvisato sia a mamma che al mio ragazzo, della nostra partenza, ho percepito la loro felicità. Giuseppe quasi mi rompeva i timpani, dalla contentezza; mi sembrava di averlo vicino nonostante fossimo lontani.
La mia contentezza, l'ho espressa saltellando, quando mia madre mi ha comunicato che lei e le amiche avevano organizzato una sorpresa per il nostro rientro. Ho sempre amato questo genere di cose, perché mi trasmettono amore e gioia. Non so per quale motivo, forse perché sin da piccola non ne ho mai avuto occasioni festose: in orfanatrofio non si facevano feste, né sorprese né doni. Ci picchiavano con la cintura, venivamo lavati con l'acqua fredda e ci tagliavano i capelli nonostante il freddo.
Per loro un regalo consisteva in pane vecchio con acqua, loro la chiamavano "popara". Ogni tanto ho gli incubi, però se penso alla fortuna che ho avuto ad incontrare loro, i miei genitori. Ogni passo della mia vita è una scoperta, un nuovo inizio; per me è gioia, amore, allegria e dolcezza; è come rinascere per la seconda volta.
Con loro, è davvero ogni giorno una sorpresa e finalmente mi sento a casa. Per Violeta è completamente diverso: lei non ama avere una famiglia. Lei ha avuto una vita sempre strana e molto più brutta della mia. Certo, mia sorella a differenza di me, è più debole e capace di cambiare idea da un momento all'altro.
Ma ora, finalmente mia sorella ha trovato un po' di pace anche grazie a Gioele; in più è riuscita a trovare un'armonia con suo figlio. Tornando alla giornata di oggi, con i raggi del sole che mi scaldano il cuore, mi sento leggiadra come una farfalla. "Svolazzo" allegramente sulla strada sino all'arrivo in agenzia. Una volta lì, mi faccio preparare i biglietti.
La partenza è per il giorno seguente, di notte; meglio, cosi possiamo dormire durante il tragitto. Ho deciso di fare Olbia-Livorno, perché non è molto lontano per andare a Parma. Una volta a casa, decido di andare al mare e invito pure Amelia e Violeta. La prima non accetta, mentre la seconda si.
Che bello, una serata tutta nostra, è da molto che non lo facciamo. Sono felice, così posso costringerla a stare un po' con me, visto che è da un bel po' di tempo che non organizzavamo qualcosa di speciale solo per noi due. A pranzo mangiamo tutte insieme. Rimaniamo in silenzio e non ne so il motivo, comunque ciascuna di noi resta immersa nei propri pensieri.
Quasi mi pento di essere rimasta qui con loro; sembra di stare in un mortorio. <<Ehi, che avete?>> Clchiedo guardandole dritte negli occhi. Loro mi fissano in modo triste. <<E che ci mancherà la Sardegna, non vogliamo tornare a Parma! Ma siamo costrette a farlo.>> mi risponde Violeta, con gli occhi bassi. Mi rattristo all'istante.
Mi sono pentita di aver preparato il tutto per la partenza di domani, ormai però è tutto organizzato e non si può più ritornare indietro. << Mi dispiace, ragazze, non sapevo che non volevate ritornare a Parma! Ormai è tutto fatto!>> dico piangendo. Violeta si alza dal letto e mi abbraccia intensamente calmandomi all'istante. <<Dai andiamo a fare una passeggiata al mare!>> dice guardandomi; accetto; invito nuovamente Amelia ma lei rifiuta di nuovo.
Mentre mia sorella sparecchia, io e Violeta ci prepariamo per andare al mare. Sento, nel profondo del cuore, che mi deve raccontare qualcosa d'importante: non ho idea di cosa, ma comprendo che qualsiasi cosa sua farà male. Durante tutto il tragitto, nessuna delle due fiata. Stiamo in un silenzio surreale, quasi magico.
Ho deciso di far guidare a lei. Ha detto che mi vuole portare in un posto speciale per entrambe. Prende la 131 e si dirige verso Oristano- Sassari. Non capisco il motivo; ma ho promesso di non fare nessuna domanda e di godermi il viaggio con comodità. La strada come al solito è deserta, non c'è nemmeno una macchina.
Guardo fuori dal finestrino per godermi la bella giornata. I raggi del sole scaldano l'interno dell'autovettura; sono stranamente sbalordita e un po' imbronciata, come se a breve dovesse succedere qualcosa di brutto; cerco di non pensarci e accendo lo stereo per fare rumore. Dopo quasi un ora di viaggio, vedo che svolta per Santa Giusta- Oristano. Mi volto verso di lei, ma noto che è concentrata alla guida. Sbuffo e attendo di capire dove siamo diretti.
Una volta passato Santa Giusta e Oristano, saliamo sul ponte e giriamo per Cabras, un piccolo paese che dista poco dal mare. Infatti la direzione che prende è Torre grande( è una località balneare). All'improvviso ho un flash; mi torna la scena di me e lei piccole, in occasione della festa della sua comunione: all'improvviso lei mi trascinò via dagli inviati e mi spogliò toccandomi da per tutto. Io essendo bambina, non capivo che mi stesse facendo. Però ricordo di averla allontanata da me, e che corsi via, andando a nascondermi da mamma.
Mi metto a piangere, non so perché mi vuole portare qui. Perché vuole farmi rivivere quei brutti momenti? Ho paura e tremo come una foglia. Fa freddo, un freddo pungente che mi penetra nelle ossa. Sono paralizzata: vorrei scappare, ma non posso; altro che sorpresa, qui mi sembra di vivere un incubo. <<Siamo arrivate!>> dice destandomi dalle mie ansie.
Ecco ho ragione io; siamo in quel posto dove Violeta mi ha toccato da per tutto. <<Perché mi hai portata qui?>> domando tremante. << Hai paura, sorellina?>> chiede, sorridendo in un modo diabolico. Ho una voglia matta di scappare, ma dimostro fermezza e un coraggio che non pensavo di avere. La fisso e le dico: << No! Solo che vorrei capire perché siamo qui, tutto qua!>> Violeta corre da me abbracciandomi. << Allora: sai che da piccole ti ho fatto del male, forse più delle altre volte. In questo luogo io ti chiedo umilmente perdono! Ho compreso solo da poco tutto il dolore che ho causato a te e alla nostra famiglia. Io ora sto per crearmene una tutta mia e tu sai bene quanto per me sia stato difficile trovare una mia identità.>> si ferma un attimo e si sposta da me.
Attendo che continui il suo monologo. Non la interrompo, non mi va. So che per lei è molto complicato tutto ciò; lei ha una vita molto diversa dalla mia; ma il destino l'ha messa lungo il mio percorso esistenziale e non sarò certo io abbandonarla. Semmai la perdonerò.
È mia sorella e le voglio un mondo di bene. <<Senti, Hiris! Io dopo il matrimonio ritorno in Sardegna; con Gioele e mio figlio! Gioele ha chiesto il trasferimento qui e hanno accettato! Io ne sono felice! Sai che non amo Parma, e che preferisco abitare in questa magnifica Isola. Mi mancherete molto. Però finalmente voglio pensare alla mia felicità e per la prima volta nella mia vita ho qualcosa di bello e io voglio cogliere questa opportunità! Mi capisci?>> Clchiede toccandosi l'orecchio destro; quando lo fa, vuol dire che è nervosa e ansiosa.
Sì, la comprendo benissimo eccome. Accetto questa sua decisione; lei deve stare bene dove vuole e se qui si sente felice allora ben venga. << Mi mancherai tanto, ma sono contenta per te! Dai vieni qui!>> l'abbraccio forte per sentire la sua vicinanza e poi insieme torniamo nella macchina. <<Grazie sorellina! Ti voglio bene! Andiamo a casa! Amelia ci aspetterà!>> dice mettendo in moto.
Il ritorno è stato piacevole: abbiamo riso, scherzato e cantato, tanto che non ci siamo nemmeno accorte di essere arrivate al bivio per Sestu. Finalmente siamo a casa: io saluto Amelia, che nel frattempo aveva preparato la cena. Comunque le emozioni vissute in quel pomeriggio avevo vissuto, sono state talmente tante, che non ceno e vado a coricarmi, rimanendo sola con i miei pensieri tristi.
Quella sera ho compreso che, pure vivendo fisicamente lontane, lei ed io saremo sempre vicine con l'anima. Noi due siamo, per qualche incomprensibile logica del destino, legate. Se il fato ci ha indirizzate nella stessa direzione, un motivo ci sarà e io, un domani lo scoprirò. Con questa idea mi addormento serenamente, pensando a lei, la mia amata sorella.
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Mia sorella Violeta
Художественная прозаHiristina e Violeta sono due ragazze bulgare adottate dalla stessa famiglia. La prima è sempre stata con i suoi, mentre la seconda odiava avere dei genitori ed è quindi scappata via facendosi una vita sua. La loro storia s'intreccia quando anche Hir...