Matteo
Finalmente, sono riuscito far capire a Violeta chi comanda tra me e lei. Sono nel mio letto e osservo il cuscino dove c'era lei la notte scorsa. Era bello osservare il suo sguardo: ci leggevo puro terrore, disprezzo, odio nei miei confronti. Ma a me poco importa, la cosa che più m'interessa è che lei non parli e, non dica nulla a quello stronzo del suo amico carabiniere. Ritorno con la mente al giorno prima.
Sono bravo a captare informazioni a mio piacimento. Mio padre mi ha insegnato qualche trucco del mestiere, prima di morire. Già, mio padre; forse è l'unica persona a cui ho voluto un briciolo di bene, non è mai stato affettuoso con me; ma il fatto di averlo vicino mi bastava. In fondo se ho imparato la destrezza, lo devo solo a lui. E così con i trucchetti che babbo mi ha insegnato, ho fatto delle indagini su di lei: scoprendo che ha un figlio, che abita a Colorno, e che lei là va a trovarlo appena finito di lavorare. La voglio tutta per me, solo ed esclusivamente per me.
Mi apposto con la mia macchina nei pressi del bar e, attendo che esca da lì. Eccola che esce; mi abbasso un pochino per non farmi vedere, visto che lei si guarda intorno prima di salire in macchina. Inizio a inseguirla a debita distanza; mi accorgo subito che si dirige verso la casa dove abita suo figlio. Sorrido, quella zona è molto disabitata, posso agire indisturbato.
Eccola è arrivata, la vedo parcheggiare, poi scendere dall'autovettura; aspetto un paio di minuti, poi silenziosamente la raggiungo. <<Ciao bambola!>> le dico, facendola spaventare, mi si scioglie il cuore nel vederla così: impaurita, frustrata, arrabbiata e infuriata; non provo nessuna tenerezza per lei, anzi è solo un oggetto da tenere stretta a me. <<T...tu che ci fai qui?>> chiede con un tono flebile, <<Sss, tranquilla, adesso tu vieni con me! Senza fare tante storie!>> attendo che dica qualcosa, <<Ti prego lasciami stare!>> mi supplica. <<Eh no mia cara dolce BAMBOLINA! Tu ora mi segui. Sali e guai a te se scappi!>> -Ora si che si ragiona- c'incamminiamo rapidamente verso la vettura.
Mi metto alla guida, accendo il motore per portarla a casa mia. Mentre sto guidando, inizio ad osservarla, -mamma mia quanto è bella!- l'istinto mi dice di fermarmi per saltarle sopra, toccarla tutta ma mi freno, ho pazienza. Finalmente siamo arrivati a casa. La faccio scendere, poi la prendo per un braccio trascinandola in camera. Prima di fare qualcosa, la scruto e noto che è intimorita da me, sorrido compiaciuto: è così che la voglio, ho l'adrenalina che mi sale al cervello; <<Brava! Fai bene ad avere paura di me, lo sai!?>> le dico soddisfatto.
Violeta piange, ma non mi commuovo, anzi sono ancora più felice. Mi gusto la mia preda per un bel po', poi mi avvicino a lei, le accarezzo il viso dicendole: <<Come sei bella! Sai? Bambolina, bambolina! Tu forse non hai capito una cosa! Qui a comandare sono io! Tu devi solo obbedire.>> mi soffermo per vedere la sua faccia; ha un sussulto al mio tocco; cerca di allontanarsi non riuscendoci; <<Che vuoi da me? Che devo fare?>> dice lei con le lacrime agli occhi. <<Così ragioniamo, bellezza! Tu non devi più parlare con quello stronzo! Quel carabiniere è un uomo morto! Guardami! Mi hai capito?>> La costringo a voltarsi verso di me; che bellezza quando leggo terrore nei suoi occhi.
Una volta ottenuto il suo consenso, le preparo una bevanda con della droga che Violeta beve all'istante. È intontita, così inizio a spogliarla. La bacio prima con delicatezza, poi con più intensità. Le faccio dei segni sul collo, la schiaffeggio da per tutto, lei cerca di difendersi; ma io sono più forte.
Continuo a picchiarla, baciarla; e a farle del male sino a che, soddisfatto, la lascio lì inerme. Mi sdraio accanto a Violeta; <<Ecco cosa succede a chi mi tradisce!>> pronuncio quelle parole con tanta rabbia che ho nel corpo. Non mi fissa, continua a piangere a dirotto, facendomi cenno di si. -Bene, ha capito- penso.
Mi alzo dal letto, ordino una pizza in due; appena arriva le chiedo se ha fame, ma non cena mi guarda sprezzante; ciononostante non me curo. La lascio lì da sola; ceno e ritorno dalla mia "vittima" preferita. <<Domani torni al lavoro! Ma occhio a come ti comporti! Tu fai una mossa sbagliata e sei morta! Io ti osservo! Ti tengo d'occhio! Ora dormi! E rifletti su quello che ti ho detto!>> le dico sfiorandole i capelli.
Violeta non controbatte, mi sputa in faccia per poi girarsi dall'altra parte. La sento singhiozzare quasi per tutta la notte. Per farla stare zitta le do un calcio nello stomaco; finalmente si zittisce e mi addormento serenamente.
La mattina seguente, l'accompagno al bar. Prima di lasciarla andare, le ricordo che deve stare zitta sennò sono guai. Capisce che non scherzo, mi fa si con la testa e scappa via da me.
Sono più tranquillo, torno a casa; chiamo Pietro; <<Ti avviso che è tutto risolto, Violeta non è più un problema!>> gli dico appena mi risponde. <<Bene, bravissimo, ottimo lavoro. A sabato, e ricordati la "roba".>> si, già, me lo ricordo e lo rassicuro: <<Tranquillo, è tutto pronto! A sabato.>> così dicendo, concludiamo la chiamata.
Vado a letto e faccio un riposino; poi mi sveglio e faccio qualche telefonata qua e là, per concludere degli affari. Infine spengo il telefono e mi addormento fino alla mattino dopo.
Sono ancora nella mia camera, quando sento qualcuno bussare alla porta. Sbuffo, non ho voglia di andare ad aprire, ma contro voglia decido lo stesso di andare. Come spalanco la porta, mi vedo Pietro che entra in casa senza il mio permesso; per fortuna è un mio amico, sennò l'avrei fatto andare via a calci nel sedere. "
<<Ehi, che c'è che non va?>> gli domando sbigottito, lui non mi guarda nemmeno. <<È da un po' che provo a chiamarti! Ma che fine hai fatto?>> ecco chiarito il dilemma. <<Calmati! Ho dormito fino adesso!>> Dico mentendo. <<Niente, è solo che ho bisogno della "roba" ne hai? Ho pure i soldi!>> faccio cenno con la mano di seguirmi in cucina, gli do la droga: se la fa davanti a me calmandosi all'istante; ne approfitto e mi faccio pure io. Mi rilasso subito, che bello l'effetto che fa su di me.
Lui è soddisfatto, mi paga profumatamente; mi ringrazia per poi andarsene via allegramente. Una volta solo, mi metto a guardare un film; sono eccitato al pensiero di sabato. Finalmente conoscerò altre ragazze, altre prede da ingannare.
Mi piace l'idea di poterle spaventare; di adescarle con una scusa per poi portarle alla strada. Sì, sono un mostro, ma mi esalta questa cosa; in fin dei conti ho conosciuto solo disprezzo nella mia vita, e io mi comporto di conseguenza. Non me ne frega per niente; sono così e ne sono felice.
C'è stato un periodo dove ho provato a cambiare vita; avevo trovato un lavoro onesto; una compagna che pensavo di amare, con cui convivevo. Ma poi la mia vera natura si e è rifatta viva: ho ricominciato a fare uso di sostanze; ho mentito al mio datore di lavoro e alla mia ragazza. Due sono state le conseguenze: mi hanno licenziato e la mia ragazza mi ha mollato.
Per fortuna, essendo un pusher, guadagno molto; così sono riuscito a prendermi una casa un po' fuori Colorno, e non sono finito in mezzo a una strada.
Ripenso a questo, mentre sono nella mia stanza. Sono felice, soddisfatto della mia vita. Mi alzo dal letto, prendo il computer; l'accendo e noto che ci sono varie mail, una mi colpisce più delle altre, la apro subito incuriosito; la leggo all'istante trovo scritto: "Ci vediamo domani? Ho bisogno della "roba" ne hai? Spero di si! Anonimo" rimango perplesso; non so chi sia, ma non m'interessa: vendere vuol dire intascare, sto lì a fissare il pc per un po', poi decido di rispondergli: "Ci sto! Ti va bene domani alle nove, al parco qui a Colorno?" Aspetto con ansia la sua risposta, che arriva all'istante: "Ti ringrazio, allora a domani. Verrai pagato molto bene, anonimo". Ancora una volta non fa sapere il suo nome, ma non me ne frega, l'importante che abbia i soldi che mi ha promesso.
Spengo il computer; vado a preparare la droga, la migliore da portare domani a quel tizio che mi ha contattato; sono soddisfatto del lavoro svolto con Violeta, e anche con la cocaina è tutto a posto. Mi corico sereno, attendo che morfeo prenda il sopravvento su di me; sono agitato, per calmarmi fumo una canna; mi entra dentro, mi rilasso; ritorno nel mio letto; sprofondo nel cuscino e finalmente il sonno ha la meglio su di me; mi addormento serenamente, attendendo il giorno seguente con gioia.
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Mia sorella Violeta
General FictionHiristina e Violeta sono due ragazze bulgare adottate dalla stessa famiglia. La prima è sempre stata con i suoi, mentre la seconda odiava avere dei genitori ed è quindi scappata via facendosi una vita sua. La loro storia s'intreccia quando anche Hir...