Gioele
Finalmente ho convinto il tenente a farmi entrare sotto copertura nella stessa cella di Pietro. Sì, lui sa chi sono, ma i suoi compagni no e, da quanto ho capito, loro conoscono bene Matteo, Carolina e Francesco. Quindi, mi saranno di molto aiuto.
Certo, sarà molto rischioso ma devo farlo. Se voglio sposare al più presto Violeta, devo terminare tutta la mia missione che mi sono prefissato da un bel po' di tempo. Mi dispiace lasciarla sola, so che a breve una sua amica si deve sposare e io non sarò lì ad accompagnarla, però la penserò tantissimo e sarà nel mio cuore.
Una volta che questa faccenda si sarà conclusa, le chiederò la mano e formeremo una bella famiglia assieme a lei e a suo figlio. Ma tornando a oggi, devo prepararmi psicologicamente. Con il tenente mi sono allenato a cambiare il tono della voce e abbiamo provato la mia parte: devo abituarmi al mio nuovo nome e dovrò ricordare di menzionare i motivi per cui mi trovo in carcere, insomma di che cosa sono stato accusato.
Alla fine abbiamo deciso che mi chiamerò Antonio detto 'Ntò. Ho ucciso a mente fredda una mamma con la sua figlia durante una rapina. Abbiamo anche concordato quanto devo stare: un mese. Si, sono tanti giorni, ma mi servono proprio per indagare e scoprire tutto su Matteo e i suoi scagnozzi.
Ho deciso, di vestirmi da straccione, di mettermi dei baffi posticci e farmi fare un tatuaggio sul braccio, per convincerli che sono un duro, come loro. Già, se voglio farmeli amici, devo agire e pensare come loro. Tra due giorni andrò li dentro e ho un po' di paura.
Il tenente mi chiama, per darmi le ultime disposizioni e per capire se ho ancora intenzione di fare un passo del genere. << Allora, sei pronto?>> mi chiede guardandomi dritto negli occhi. Io gli faccio cenno di si, <<Bene, ascoltami attentamente! Tu, domani mattina entri in carcere e da lì ci sarai utile; ufficialmente si tratta di un mese, salvo imprevisti. Verrai mandato nella cella dove ci sono tre detenuti: uno di loro è Pietro, gli altri due non li conosciamo affatto, starà a te farteli amici e captare informazioni su uno di loro.
Un'altra cosa: solo Pietro e il direttore del carcere sanno chi sei veramente; se vuoi comunicare con me, devi andare nella postazione principale.
Lì, non ci sentirà nessuno e possiamo parlare con libertà. Se hai capito tutto puoi andare. In bocca al lupo e che la missione abbia un buon successo.>> Lo ringrazio delle sue direttive e poi decido di tornare a casa.
Domani sarà un'altra giornata lunga, quindi decido di cenare e poi di distendermi nel letto. Non riesco a dormire, sono troppo nervoso e pensieroso. Dovrei avvisare Violeta che per un po' non ci vedremo, ma non mi va di farla stare male. Lei già soffre di suo, e io non voglio costituire un ulteriore problema: voglio che lei stia tranquilla durante la mia assenza.
Decido di lasciare le cose come stanno, è meglio che non lo sappia; guardo la sua fotografia, che tengo sotto il cuscino, le do un bacio e cerco di immaginarmi Violeta accanto a me; eh si, mi manca molto; so che è tornata e che si sentirà sola senza di me. Ma purtroppo se voglio che noi due stiamo insieme per sempre, io devo fare tutto ciò; così finalmente manderemo in carcere quegli stronzi e tu sarai libera, amore mio.
Vedrai, tesoro, appena tutta questa facenda sarà conclusa, staremo tutta la vita insieme in Sardegna, parola del tuo amato Gioele. Sarò sognatore, ma ci credo, perché è l'amore verso te che mi spinge a essere positivo e fiducioso nelle mie capacità.
Eh già, Violeta mia, con te al mio fianco, mi sento forte una roccia, capace di qualsiasi cosa, pure di entrare in un luogo pieno di malviventi. Non so quanto abbia riflettuto, solo che tengo ancora in mano la sua foto e guardo il suo bel viso, dolce e simile ad un angelo.
Dopo ore e ore che mi giro nel letto nervosamente, finalmente alle tre del mattino riesco a prendere sonno, anche se non riesco a dormire in modo tranquillo come avrei voluto. Mi sveglio con il sole alto nel cielo, solo dopo un po' capisco che è ora di alzarmi e andare.
*
Mi sveglio sudato. Oggi per è un brutto giorno, ma il dovere mi chiama. Mi vesto da straccione, mi metto i baffi, metto in mostra il mio tatuaggio e poi mi reco in caserma. Ad aspettarmi c'è il tenente: come mi vede, fa fatica a conoscermi.
Bene, buon per me: vuol dire che ho fatto un ottimo lavoro. Sono pronto. Si, devo dire che tutto dipende dalla mia missione e da quanto sarò bravo a comunicare con quei delinquenti. Perfetto, ora si che sono agitato, ma poi penso alla mia amata e l'ansia scompare.
Uno dei miei colleghi mi accompagnerà in carcere ammanettato, così sarà più credibile la mia cattura. Salgo in vettura e mi faccio scortare in gattabuia. Una volta lì, una guardia chiede i nostri nominativi e poi ci accompagna nella mia futura cella. Faccio un lungo respiro e con fare deciso entro.
Mi trovo davanti tre uomini, di cui uno molto mingherlino. Il più grosso, si nota subito che è un bullo basta vedere come ha conciato quel signore alto e magro. Quello in disparte la riconosco subito: è Pietro. Il tizio grosso si avvicina a me, con un atteggiamento spavaldo mi dice:<<Tu, non mi interessa chi sei e da dove vieni. Se non mi romperai le scatole, non lo farò neppure io, altrimenti sono botte.>>
Come inizio non male, mi trovo a pensare. Non gli rispondo e lo ignoro, ma comprendo subito che non posso dormire in una di quelle brandine. Mi accomodo in un angolino e capisco che è il posto giusto per me. <<Bravo, vedo che sei intelligente. Non romperci e vedrai che passerai bene la tua permanenza qui da noi.>> mi fa eco sempre il grassoccio, gli altri non dicono niente ma osservano la scena divertiti.
Oggi è impossibile prendere informazioni, cerco per ora di tenerli a distanza, anche se so che da domani devo per forza iniziare. Qui, sicuramente sarà un vero inferno e siamo solo agli inizi del mio cammino qui dentro.
Il pranzo arriva dopo un'ora: è una scodella con della brodaglia, ma la mangio ugualmente, prima che me la possono prendere loro. Sembrano avvoltoi, chissà da quanto tempo non mangiano qualcosa di buono. Nel pomeriggio ci fanno uscire nel cortiletto, dove possiamo parlare, giocare a calcio, o semplicemente prendere una boccata d'aria. Certo, per me è un'occasione ghiotta e da prendere al volo e io ho già un'idea.
Da quanto ho capito, ci fanno stare solo un'ora ma è perfetto per me, so come fare. Domani pomeriggio come saremo fuori, tenterò di parlare con uno di loro e forse finalmente riuscirò a captare delle informazioni utili per la cattura di Matteo e dei suoi tirapiedi. La sera arriva in fretta, do un bacio al volo a Violeta e poi mi addormento nel pavimento freddo, sperando in un giorno più proficuo di oggi.
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Mia sorella Violeta
General FictionHiristina e Violeta sono due ragazze bulgare adottate dalla stessa famiglia. La prima è sempre stata con i suoi, mentre la seconda odiava avere dei genitori ed è quindi scappata via facendosi una vita sua. La loro storia s'intreccia quando anche Hir...