Ho sempre odiato il freddo.
Mi ha sempre fatta sentire così triste, così impotente.Da piccola odiavo andare in montagna perché la neve mi ghiacciava le mani e non riuscivo a riscaldarmi. Odiavo il fatto di sentirmi le mani e i piedi intorpiditi, come se non facessero più parte del mio corpo.
Una sensazione orribile.
Ecco perché i miei non mi portavano spesso in montagna, preferivo di gran lunga il mare.Il mare mi riscaldava il cuore, mi faceva sentire protetta. Adoravo la sensazione della sabbia calda tra i piedi, del sole che riscalda il corpo, dell'acqua che scivola sulla pelle.
Mi rilassava. Mi faceva sentire viva.Adesso sto cominciato ad apprezzare il freddo, a capirlo, perché è così che sono adesso. Fredda, apatica, insensibile.
Il mio cuore è diventato una lastra di ghiaccio. Perché?
Semplice.. non voglio più soffrire. Il mio cuore si è spezzato troppe volte e ho paura che possa rompersi definitivamente, una volta per tutte.
Non voglio sentire alcun tipo di dolore, non più.
Voglio solo sopravvivere.Respiro a pieni polmoni il vento freddo che mi colpisce il viso, ignorando gli sguardi curiosi dei passanti.
Questa sarà l'ultima volta che vedrò questo posto, quindi cerco di imprimere nella mente l'unica cosa che non voglio dimenticare di questa città.
Osservo attenta tutto il lungomare di quella che è stata la mia città per diciotto anni, della mia Miami, della città che piano piano mi ha distrutto dentro e di cui spero di dimenticare tutto.Ho bisogno di ricominciare da capo ed è per questo che ho deciso di andare in California da zia Judith.
Questa città non ha più nulla da offrirmi.Mi volto e ritorno verso casa.
La osservo di sbieco da dietro il cancello. Non so se ho voglia di ricordare questa casa..
Non provo nulla quando entro dentro, solo ghiaccio e nient'altro.
Recupero le valige lasciate all'ingresso e, dopo un lungo sospiro, chiudo la porta alle mie spalle e vado via, senza voltarmi.Il viaggio è sembrato durare un'eternità, come se il mondo volesse imprimere nella mia mente quella città orribile, come a ricordarmi che non ho più nessuno, che sono sola.
Ho sempre odiato restare da sola, ma adesso apprezzo anche la solitudine, perché mi fa riflettere, mi aiuta a pensare.
Quando scendo dall'aereo non ho idea di dove andare. In realtà ricordo quasi nulla di zia Judith e sono rimasta sorpresa nel sapere che mi avrebbe accolta senza problemi, non credevo lo avrebbe fatto. Non ricordo nemmeno il suo aspetto, l'ultima volta che l'ho vista avevo sette anni e avevamo deciso, con i miei genitori, di andare a farci una piccola vacanza. Erano momenti felici quelli..
Mi guardo intorno mentre scavo nella mia mente in cerca di un ricordo della zia.
Poi vedo una donna sbracciare verso la mia direzione e riconoscono un volto familiare.
Sorrido appena e mi avvicino a lei."Alexandra!"
Mi attira a sé in un abbraccio che a stento ricambio.
"Sei bellissima cara." Mi osserva attentamente e sorride."Ciao." Riesco a dire solo questo, ma lei Non sembra esserci rimasta male, anzi sembra felice.
"Su, andiamo a casa." Mi prende per mano e mi trascina verso l'uscita.
Non è cambiata per niente. Avrà all'incirca cinquantasette anni adesso, ma sembra piena di vita e di energia, proprio come quando ero piccola.
Non ha mai avuto figli e non è mai stata sposata. Diceva che stava benissimo da sola e che non aveva bisogno di nessuno, ma non le ho mai realmente creduto.
Tutti abbiamo bisogno di qualcuno.Arriviamo alla sua macchina e, dopo aver posato la valigia nel bagagliaio, mi siedo sul posto del passeggero e mi fisso le mani.
"Allora cara, come va?" Judith mi lancia uno sguardo veloce mentre guida.
Mi mordo il labbro. Non mi pongo questa domanda da circa cinque mesi e non ho idea di come rispondere, ma non è necessario che lei lo sappia.
"Bene. E tu?" Comincio a giocherellare con l'anello che tengo sull'indice della mano destra.
"Sono felice che tu sia qui." Sorride sistemandosi gli occhiali sul naso.
Sorrido, ma non rispondo. Non so ancora come mi sento al riguardo.
Dopo circa dieci minuti, zia Judith ferma la macchina nel vialetto di quella che credo sia casa sua.
È una casa piccolina ma sembra accogliente.Porto la valigia all'interno e mi prendo in po' di tempo per guardarmi intorno.
"Casa dolce casa!" Sospira felice la zia.Non è male come casa. Noto di fronte a me il soggiorno, illuminato dalla luce del sole che entra dalla vetrata.
"Ti mostro la casa." Mi dice.
La seguo mentre apre una delle porte vicino all'entrata.
"Questa è la cucina. Il frigo è sempre pieno perciò non temere per la fame." Ridacchia.Le sorrido, ma anche stavolta non dico nulla. La fame è l'ultimo dei miei pensieri.
Mi mostra il bagno e il resto del piano inferiore, compreso il piccolo giardino sul retro.
Poi passa al piano superiore, dove ci sono due camere da letto e due bagni."Questa è la tua camera." Apre la porta della stanza.
È una bella camera. In realtà è molto semplice: le pareti sono bianche e c'è una finestra abbastanza grande da cui si vede il vialetto di casa. Al centro della stanza c'è il letto matrimoniale e sotto la finestra un piccolo divano da cui è possibile guardare fuori. Sulla destra c'è un armadio enorme e dall'altro lato la scrivania. Mi piace.
"Non mi sono voluta sbilanciare dato che non conosco i tuoi gusti." Zia Judith si appoggia alla porta.
Mi giro verso di lei. Sembra un tantino nervosa."Va benissimo." Le sorrido.
"Menomale." Ride lei.
Decido di abbracciarla.
"Grazie di avermi presa con te." Le dico sincera. Se non fosse stato per lei chissà dove sarei adesso.."Oh tesoro, non dirlo nemmeno per sogno. Sono felice di averti qui." Mi stringe a sé con fare protettivo.
Mi allontano quasi subito, non sono più abituata al contatto fisico e devo ammettere che adesso mi infastidisce.
"Bene, immagino vorrai riposare, quindi ti lascio.." fa per allontanarsi, ma si blocca prima di scendere le scale.
"Ho sistemato tutti i documenti e le carte per il college, puoi iniziare già da domani." Mi sorride.
"Grazie."
Quando finalmente sono sola, mi butto sul letto e chiudo gli occhi.
La mia nuova vita comincia adesso.
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I see you.
FanfictionAlex Evans è sempre stata una ragazza solitaria, che non si lascia intimidire da nessuno e con un passato che cerca in tutti i modi di dimenticare. Harry Styles è un ragazzo di poche parole, oscuro e apparentemente apatico, circondato da pochi amici...