8.

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Il fine settimana è passato abbastanza in fretta. Mi sono portata avanti con lo studio e ho stretto un po' di più con zia Judith.

Sto cominciando ad aprirmi un po' di più con lei, anche se non intraprende mai il discorso 'genitori', sa che non ho ancora superato la cosa e quindi evita di parlarne ed io gliene sono grata. Sto cercando in tutti i modi di scacciare i demoni del passato e lasciarmi tutto alle spalle. Spero solo di riuscirci.

Il ritorno a lezione è stato un po' traumatico, come ogni lunedì del resto.
Sto praticamente correndo verso l'aula di geometria, dato che sono in ritardo, quando vengo fermata da una Bella abbastanza scocciata.

"Buongiorno cara." Mi sorride falsamente.
Indossa una gonna corta blu e un top bianco. Ma come fa ad andare a lezione vestita così?

"Puoi rompere dopo? Sono in ritardo." Sbotto, incrociando le braccia al petto.
Lei assottiglia lo sguardo, più arrabbiata di prima.

"Senti carina, mi stai facendo arrabbiare parecchio. Non ti conviene metterti contro di me." Si avvicina minacciosamente.
Alzo gli occhi al cielo.

"Non ho tempo per queste cose." Mi giro e faccio per andare via, ma la rossa mi blocca per un braccio e mi sbatte violentemente sul muro, lasciandomi senza fiato.

"Non capisci quello che dico? Sei forse stupida?" Stringe di più la presa sul mio braccio.
Sto per rispondere ma qualcuno mi precede

"Lasciala andare."
Vedo Harry appoggiato al muro poco lontano da noi. Ha le braccia incrociate e uno sguardo annoiato stampato un faccia. Sembra sia intervenuto solo perché doveva. Bello stronzo!

"Harry!" Cinguetta la rossa lasciandomi il braccio. Corre verso di lui e gli aggancia le braccia al collo.
Potrei vomitare!

Ammetto di provare un po' di soddisfazione nel momento in cui Harry allontana la rossa dal proprio corpo. Ma lei non molla e continua a stargli addosso.

Non ho intenzione di restare a guardare questi due e ormai la lezione è iniziata da un bel po', perciò credo che andrò in biblioteca a studiare.

Lancio un'ultima occhiata al riccio, che mi sta già fissando con un sopracciglio sollevato, poi mi giro e mi allontano massaggiandomi il braccio. Se pensa che lo ringrazierò per quello che è successo si sbaglia di grosso.

Mi siedo ad un tavolo vuoto e prendo il mio libro, ma ovviamente non posso avere pace. Harry si siede di fronte a me, fissandomi con i suoi occhi smeraldo. Ammetto di non aver mai visto degli occhi così belli..

Non dice una parola e la cosa mi infastidisce parecchio.
"Che c'è?" Sbotto dopo un po'.
Continua a restare in silenzio, così alzo gli occhi al cielo e prendo le cuffie dal mio zaino.
Sto per metterle quando il ragazzo di fronte a me si decide a parlare.

"Ti ha fatto male?" Mi chiede.
Aggrotto le sopracciglia non capendo di chi stia parlando.
Mi fa un cenno verso il braccio per farmi capire.

"Oh." Osservo il punto in cui la stronza mi ha stretta. È solo un po' arrossato, niente di che.
"No." Dico.
Lui serra la mascella in modo impercettibile, ma io me ne sono accorta.

"Ti avevo detto di stare attenta." Si lecca le labbra.
Ha delle labbra bellissime..
"Non so a cosa ti riferisci." Faccio finta di niente.

Lui sbuffa una risata e scuote la testa. Poi si avvicina con uno scatto verso di me, poggiando i gomiti sul tavolo.
"Dovresti imparare a darmi retta, principessa." Mi fa l'occhiolino, poi si alza e va via, lasciandomi sola e confusa.
Mi ha chiamata principessa?

Quando torno a casa mi sento  esausta e frastornata.
"Sono a casa!" Urlo per farmi sentire dalla zia.
"Oh Alex!" Zia Judith scende veloce le scale.

"Ti ho preparato una ciambella." Si avvia verso la cucina e apre il forno.
"Grazie mille zia." Le sorrido mentre me ne porge un pezzo.

"Va tutto bene?" Si siede accanto a me.
"Certo." Alzo le spalle. Non c'è nulla che non vada, a parte la rossa psicopatica  e il moro bipolare.

"Sai che puoi dirmi tutto vero?" Mi chiede premurosa.
Le sorrido e le prendo la mano.
"Lo so. E adoro questa torta."
"Oh lo so." Dice modesta facendomi ridere.

Nel pomeriggio decido di andare a fare un giro nei dintorni. È quasi due settimane che sono qui e ancora non ho visto nulla della città.

Riesco a raggiungere un parco in poco tempo e mi siedo su una delle panchine.
Ci sono dei bambini che si rincorrono, ragazzi che giocano con il frisbee e gente che passeggia. Devo ammettere che questa città è piena di vita e mi piace, almeno ho come distrarmi dai miei pensieri.

Mi guardo ancora intorno, fino a quando non noto un ragazzo venire verso di me. Rettifico, vedo Zayn venire verso di me.

"Ehi Alex." Si siede accanto a me.
"Ciao." Dico un po' a disagio per quello che è successo ieri.. Non l'ho nemmeno ringraziato per il passaggio.
Forse dovrei.. È stato gentile da parte sua.

Sospiro prima di parlare.
"Ehi Zayn, grazie per ieri." Gli sorrido sinceramente.
"Figurati, non ti avrei mai lasciata andare sola." Ricambia lui.
È così gentile con me ultimamente. All'inizio non mi parlava quasi e adesso si preoccupa per me, è davvero strano.

"Sei inquietante." Mi dice.
Solo adesso mi accorgo di averlo fissato per circa cinque minuti.
"Scusami." Distolgo lo sguardo. "Stavo pensando a quanto tu sia strano." Dico.

Zayn spalanca gli occhi per un momento e poi scoppia a ridere.
"E sentiamo, perché sarei strano?" Si appoggia alla spalliera della panchina.

"Be', non mi hai mai considerata da quando sono arrivata e invece adesso ti comporti da fratello maggiore. Direi che è strano." Confesso.

Lui mi osserva un attimo, sembra mi stia studiando.
"Sei diretta. Mi piace." Annuisce in segno di approvazione.

"Quindi ammetti di essere strano?" Gli chiedo.
"Si." Mi sorride." So di non sembrare esattamente simpatico, ma è perché non mi fido delle persone." Ammette.
"Si, ti capisco." Anche io ragiono così, soprattutto da quando sono rimasta completamente sola.

Ma c'è una domanda che mi salta alla mente "Cosa ti ha fatto cambiare idea su di me?" Gli chiedo.

"In realtà la mia idea su di te è sempre rimasta la stessa, solo che adesso sono più sicuro di averci visto giusto." Mi dice.
"E cosa hai visto?"
Sembra pensarci per un attimo.

"Hai dei segreti, come tutti noi, e stai cercando di non essere ferita." Mi guarda serio.

Distolgo lo sguardo. Ci ha visto proprio giusto..
"Capisco." Sussurro. Ora si che non so più che dire.

"Ti aiuterò se ne hai bisogno." Dice lui dopo un po'.
Mi giro di scatto "Davvero?" Chiedo incredula.
Lui annuisce convinto.
"Perché dovresti?" Non sono sicura che sia vero, dopotutto non lo conosco così bene e lui non conosce me.

"Ti capisco. Ho vissuto anni senza vedere mio padre. Mi sentivo abbandonato e non volevo essere ferito, proprio come te."
Per un attimo mi sembra che lui sappia cosa ho passato e mi sale il panico, ma poi mi rilasso pensando che sia impossibile. Nessuno può sapere cosa mi è successo, è stato molto lontano da qua.
"Non so cosa ti sia successo, ma sono sicuro di avere ragione."Dice.

" Come fai a dirlo?" Alzo un sopracciglio.
"Hai lo stesso sguardo che avevo io a quei tempi." Si piega in avanti e poggia i gomiti sulle ginocchia.
"Ovvero?"

"Hai un'ombra che vela il tuo sguardo. Sembri vuota,rassegnata." Mi lancia un'occhiata prima di continuare.
"Ferita." Conclude.

Solo adesso mi accorgo di aver trattenuto il fiato.

I see you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora