Capitolo 3.

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Senza che io me ne renda conto è già ora di cena, per cui inizio a preparare qualcosa di veloce e pratico da mangiare. La giornata è passata molto lentamente, e alcune volte mi ritrovavo a fissare il vuoto con poca cura. L'incontro improvviso con Riccardo mi ha completamente sconvolto, rendendomi davvero molto ma molto instabile. Nelle ultime ore mi son ritrovata confusa, strana e scombussolata. Come ogni dannata volta che ho incrociato il suo sguardo freddo, i battiti del mio cuore sono aumentati notevolmente, provocandomi un vuoto enorme alla pancia. Odio il fatto che lui mi renda così debole, e odio maggiormente il cambiamento d'umore che mi provoca. È davvero assurdo.
All'improvviso, i miei pensieri vengono interrotti dal suono intenso del campanello che risuona in tutta l'abitazione. La cosa mi fa immediatamente irrigidire e sospirare. Non aspetto nessuno e non ho idea di chi possa essere. Scosto leggermente la tendina, osservando attraverso il vetro della finestra chi mi aspetta al di là del piccolo cancello che rinchiude la mia villetta. Il cuore mi si ferma un secondo quando noto la sagoma robusta e perfetta di un uomo, che viene delicatamente illuminata dai piccoli faretti. Ci metto meno di un secondo per riconoscerla. È quella di Riccardo. Alla visione, non riesco a pensare lucidamente, e tutto quello che riesco a percepire è soltanto tanta paura e agitazione. Mi mordo nervosamente il labbro, prima di lasciar scivolare il tessuto della tenda fra le dita e allontanarmi. Rimango immobile e trasparente a tutto questo, non sapendo cosa fare. La confusione che mi riempie la mente è davvero infinita. Il campanello suona per la seconda volta, facendomi contrarre ogni singolo muscolo. Solo dopo qualche breve secondo, riesco ad afferrare un pizzico di forza, per cui raggiungo la porta e abbasso la maniglia, incontrando quel lieve venticello primaverile che mi pizzica la pelle. Nel buio leggero della sera, riesco a vedere l'azzurro chiaro dei suoi occhi che sembra brillare maggiormente a causa delle luci dei lampioni. Tutto quello che faccio è indossare una felpa e afferrare le chiavi di casa, prima di raggiungerlo. Mi stringo attorno all'indumento, sentendo il leggero tessuto sfregarmi lungo le braccia. Avanzo verso Riccardo a passi lenti, sentendo il suo sguardo perforarmi anche l'anima. Quando apro il cancello ed elimino l'ultimo ostacolo che ci separa, riesco a sentire un lieve sospiro scappare dalle sue labbra."Come mai sei qui?" Sussurro semplicemente senza fare troppi giri di parole. Penso che mi meriti delle spiegazioni, giusto?
"Ciao..." Farfuglia con un filo di voce. Abbassa lo sguardo sulle sue scarpe, prima di far scivolare le mani all'interno delle tasche dei suoi pantaloni. È molto teso e il fatto che non riesca a guardarmi negli occhi conferma assolutamente questo mio pensiero.
"Ciao"
Picchio il mio cuore in silenzio, sperando che la smetta di battere così forte. È davvero una sensazione forte, che mi spezza pure il respiro. Ho realmente paura che possa sentirlo.
"Scusami per l'ora, ti ruberò soltanto qualche minuto"
"È strano vederti qui..."
"Abbastanza, sono venuto soltanto per chiederti scusa"
Lo guardo un po' confusa, inarcando un sopracciglio. Fisso le sue labbra, notando quel rosso intenso che le colora in ogni singolo angolo. Sono leggermente screpolate, e questo piccolo dettaglio mi fa ricordare all'istante quando io ero la sua unica medicina per curare questi piccoli taglietti. Un mio bacio riusciva a farlo guarire, e la cosa mi piaceva davvero da morire.
"Per cosa?"
"Per questa mattina... mi sono comportato da stronzo e non era quello che volevo"
"Non è un problema, onestamente non m'importa più" Ammetto, mentendogli.
"Non ci vedevamo da mesi, e non sono riuscito né a guardarti negli occhi, né a rispondere alla tua domanda e neanche a parlarti" Afferma. Riesco a notare quanto sia dispiaciuto, ma queste sue parole sfiorano le pareti del mio cuore con molta, moltissima trasparenza.
"Tranquillo" Sospiro, pizzicando le mie dita con dei lenti movimenti. "Semplicemente sei stato colto alla sprovvista. Siamo stati colti alla sprovvista. Non mi aspettavo per niente di vederti"
"Neanche io"
Dondolo la testa leggermente, prima di guardarlo un secondo. "Lavori lì?"
"Sono il capo, Fede. Ho aperto quel locale da cinque giorni, e ancora non realizzo del tutto" Mi spiega. Una luce particolare attraversa le sue iridi, illuminandole con delicatezza.
Rimango un po' scossa, ma comunque tanto felice per lui e per questo piccolo ma grande progresso della sua vita.
"Sei contento di averlo fatto?" Gli chiedo sistemando una piccola ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio. Mi accenna un piccolo sorriso, forse il primo da quando ci siamo completamente lasciati.
"Parecchio. Era il mio sogno, non ricordi quando te lo dicevo?"
"Si che ricordo, e sono davvero felice che tu l'abbia realizzato. Te lo meriti"
Quando ci incontrammo per la prima volta, lui era uno dei baristi del pub che frequentavo di solito. Giorno dopo giorno, i nostri cuori hanno iniziato a conoscersi, fino a diventare quasi indispensabili. Eravamo una coppia aperta, che parlava dei propri sogni, delle proprie paure e del proprio futuro. Mi ripeteva di voler diventare qualcuno, di voler avere fra le mani un locale intero, di diventare il pilastro generale di tutto e io gli ho sempre detto che doveva avere solo un po' di pazienza affinché tutto si realizzasse. Adesso che è realmente accaduto, non potrei essere più felice.
Avrei voluto soltanto essere con lui per condividere quei piccoli momenti di pura felicità e sussurrargli quanto fossi orgogliosa del suo percorso lavorativo, eppure non l'ho fatto. Non ho potuto.
"Tu invece? Con il lavoro tutto bene?" Mi domanda incrociando le braccia al petto.
"Si, abbastanza. Tutto sta andando per il verso giusto"
"Ne sono contento, Federica"
Abbasso un po' il capo, lievemente imbarazzata. Lui fa lo stesso e la cosa mi fa sorridere. La tensione è ritornata, lasciando che si porti del tutto quella tranquillità che aveva circondato le nostre anime. "Adesso vado a casa. Dopo una giornata piena, un po' di riposo è proprio quello che ci vuole"
"Esatto" Ridacchio. Lui mi guarda, incastrando di nuovo i nostri occhi fragili e terribilmente strapieni di ricordi.
"È stato bello fare quattro chiacchiere con te" Si gratta la nuca, e dalle mie labbra scappa una veloce risata.
"Anche per me"
"Allora a presto, Fede" Si muove sul punto, prima di girarsi leggermente per poi guardarmi di nuovo.
"A presto" Guardo le sue spalle, coperte dal giubbottino di pelle, rilassarsi improvvisamente, prima che per la seconda volta in poche ore, io veda il suo corpo allontanarsi piano piano.
Sale in auto il secondo dopo, provocando un leggero tonfo che risuona in tutto il viale. Attraverso il finestrino e quella scarsa luce riesco a vederlo scuotere la mano per regalarmi un ultimo saluto. Io faccio lo stesso, prima che accenda il mezzo e si allontani velocemente. Io chiudo il cancello e mi avvicino a Baloo, il mio labrador color crema. Gli accarezzo la testa, mentre lui si distende fra l'erba del mio giardino, rilassando il suo corpo al mio tocco.
"Buonanotte, Baloo"
Lui mi risponde con uno sguardo, facendomi sorridere.
Rientro in casa, trovando un calore improvviso che mi riscalda all'istante. Ancora un po' confusa da tutto ciò che mi son ritrovata ad affrontare, raggiungo la cucina, volendo delle spiegazioni al più presto. Spero che il mio cuore mi aiuti.
Avere questa breve e vera conversazione con Riccardo mi ha del tutto provata, e ne ho la conferma quando i miei occhi iniziano a riempirsi di tanti goccioloni di lacrime. Nonostante il tempo passi, quest'uomo non farà altro che distruggermi e di questo ne sono più che certa.

L'ennesimo colpo al cuore💔
Fatemi sapere un vostro parere. Buon pomeriggio.🧚‍♀️
-Roberta

Il resto lasciamolo al destino - Federica e Riccardo (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora