Capitolo 7.

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Federica.

Per tutto il pomeriggio non ho assolutamente distolto lo sguardo dai diversi fogli proprio di fronte a me. La mia mente è vuota da ogni pensiero, mentre con precisione correggo le verifiche dei miei ragazzi. Ogni tanto sospiro scocciata quando noto dei piccoli errori che immediatamente sottolineo e correggo con la penna rossa, oppure quando non riesco a decifrare qualche parolina che sembra davvero impossibile da capire.
Mi sollevo dalla sedia, soltanto quando inizio a sentire l'eccessivo bisogno di bere o mangiare qualcosa. Possibilmente qualcosa di zuccherato, che riesca a darmi quel pizzico di energia che mi serve per poter finire il mio lavoro.
Apro il figo e afferro una bottiglietta di succo di frutta, prima di versarlo all'interno di un bicchiere e sorseggiarlo lentamente. La mia attenzione viene richiamata improvvisamente da dei continui rumori delle auto proprio all'esterno della mia villa, per cui mi affaccio alla finestra per capire un po' cosa sta succedendo. C'è davvero molto traffico. Il viale è davvero strapieno. A quest'ora del pomeriggio è davvero impossibile uscire. La confusione è immensa e la tua destinazione sembra davvero irraggiungibile.
Sospiro e ritorno dentro, poggiando lo sguardo sul bicchiere che stringo saldamente fra le mani. I miei pensieri vengono occupati da Riccardo e dal fatto quanto anche lui adori il succo. Il suo preferito è quello alla pera, e anche il mio. Per qualche secondo rivivo quei piccoli istanti mentre ci ritagliavamo qualche minuto di pausa, soltanto per sorseggiarlo insieme.
Ripenso a questa mattina e alla nostra conversazione: i nostri occhi erano perfettamente incastrati, ma c'era quel lieve ostacolo di paura che separava noi e anche le nostre anime. Sembrano passati secoli dall'ultima volta che ho passato del tempo con lui, eppure è trascorso solo qualche mese. Il tempo sembra andare avanti molto lentamente, riuscendo a farmi assaporare ogni volta quelle strane sensazioni che si provano quando qualcuno ti manca. Ora come ora, riesco a convivere anche con tutto questo. Il vuoto alla pancia e quelle strane fitte al cuore fanno ormai parte di me.
Inaspettatamente, sospiro e poi raggiungo la mia camera, aprendo l'armadio e tirando fuori una scatola colorata. Mi siedo sul letto e appoggio l'oggetto sulla superficie, fissandolo per qualche secondo.
'Scatola dei ricordi' ecco come la chiamo. Tutti ne hanno una, ma questa è un po' particolare. Costituisce dei ricordi taglienti, che fanno male, che pizzicano ogni volta che li guardi.
La accarezzo con le punte delle dita, prima di sollevare il coperchio e sbirciare all'interno. Un dolore improvviso mi pervade ogni angolo del corpo, quando le miei iridi si poggiano su una rossa rossa ormai secca e avvolta in un fazzolettino di carta. Sorrido senza rendermene conto. Avevo la mania di conservare qualunque cosa che apparteneva a me e a Riccardo e penso proprio che non ci sia cosa più carina di questa. Il fiore che ho fra le mani è stata la primissima rosa che mi regalò, e nonostante il tempo passi, è sempre più bella.
La stringo dolcemente, per poi annusarla. Profuma ancora, ma non come prima.
Ricordo perfettamente il giorno che me la regalò: era il nostro primo e unico San Valentino insieme. Questo gesto fece gonfiare d'amore il mio cuore che scoppiò improvvisamente quando la vidi. Fu una cosa romantica che non mi aspettavo assolutamente.
Poggio la rosa sul letto, prima di afferrare il primo bigliettino che mi lasciò sul cuscino, dopo aver passato la nostra prima notte insieme.

'Buongiorno piccola, scusami ma son dovuto scappare a lavoro. Mi dispiace non darti un bacio appena sveglia, ma sono certo che rimedieremo. Fare l'amore con te stanotte è stata una delle cose più belle della mia esistenza. Sono così felice di essere stato il tuo primo uomo e spero di essere anche l'ultimo.
Ci rivediamo più tardi, stasera dormi da me eh! -anche se sono certo che non dormiremo più di tanto-
Ti amo da morire.
Tuo Riccardo'

Mi ritrovo ad arrossire pensando a quella notte. Dio mio. È stata una delle notti più belle della mia vita. È stata una notte lunga, intensa, brillante e piena d'amore.
Mi scappa un piccolo sorriso, che copro immediatamente poggiando le dita sulle mie labbra tremanti.
Appoggio il bigliettino accanto alla rosa e prendo delle piccole fotografie. Sono tre e i soggetti dell'immagine siamo ovviamente noi due. La prima raffigura me e lui al nostro primo viaggio in Sardegna, nella seconda le sue labbra sono poggiate sulle mie, mentre sorridiamo sulla pelle dell'altro, scambiandoci un delicato bacio, nella terza invece, ci sono le nostre mani incrociate. Si stringono con dolcezza, mentre riesco a notare le mie unghie accarezzare le sue pelle morbida che profumava tanto di borotalco.
Le osservo per qualche secondo, sentendo il mio cuore restringersi immediatamente. Dio, quanto ero felice, ma ricordare quei momenti lì, mi rende davvero triste e spaesata. So che non ritorneranno mai più e forse la cosa che mi distrugge è proprio questa.
Afferro altri bigliettini, leggendoli velocemente.

'Amore, ti ho lasciato la colazione in cucina. Chiamami quando ti svegli. Un bacio'

'Scusami per il litigio di ieri, non era mia intenzione urlarti in quel modo... ero solo arrabbiato. Stasera vuoi venire a cena con me per farmi perdonare?'

'Buongiorno, stellina. Vengo a prenderti a pranzo per portarti a fare un giro in centro. Prima di uscire, rivestiti. Non voglio che i tuoi alunni ti vedano come ti ho vista io questa notte. Ti amo. Tuo Riko'

'Stasera facciamo l'amore?'

Senza che me ne renda completamente conto, i miei occhi si riempiono di lacrime, rendendo la mia vista offuscata. Il respiro mi si spezza e quando un singhiozzo scappa dalle mie labbra, e una lacrima scivola lungo la pelle, inizio a sentirmi debole e indifesa contro il mondo. È vero, sono dei semplici bigliettini che sono stati consegnati insieme ad un mazzo di fiori o appoggiati semplicemente sul cuscino, ma che riescono a far riaprire quelle cicatrici che mi distruggono interamente.
Il mio viso inizia a bagnarsi ininterrottamente, mentre le lacrime mi accarezzano senza fermarsi. Le caccio via con le dita, sentendo ogni muscolo spezzarsi piano piano.
Il suono improvviso del mio cellulare mi interrompe in questo momento così triste e confuso, facendomi sospirare. Scendo al piano inferiore e afferro l'aggeggio, notando il nome di mia sorella sullo schermo. Faccio un respiro profondo e mi schiarisco dolcemente la voce per non farmi beccare.
"Pronto, Ari?"
"Fede, dove sei?" Mi domanda.
"A casa, perché?"
"Nulla, avevo bisogno di un consiglio per un regalo"
"Se vuoi possiamo vederci" Propongo. Provo a non rendere abbastanza palese tutto ciò che mi son ritrovata ad affrontare negli ultimi quindici minuti e devo dire che non sono per niente brava a farlo.
"Tutto okay? Ma hai pianto?"
Socchiudo le palpebre e sbuffo, pensando a quanto diavolo sia impossibile raccontarle una balla.
"Tutto bene, ho solo avuto un momento di crollo"
"C'entra Riccardo?"
Il suo nome mi provoca un brivido proprio alla spina dorsale. Per l'ennesima volta, mi ritrovo nuovamente sommersa dalle lacrime e da questo pianto improvviso che non riesco a fermare in nessun modo.
"S-si, oggi ci siamo rivisti... adesso ho guardato le nostre foto e non so cosa diavolo mi sia preso"
"Tra dieci minuti sono da te, aspettami a casa. Devi raccontarmi tutto ciò che è successo" Attacca immediatamente la chiamata, non aspettando neanche una mia possibile risposta. Io sospiro rumorosamente e fisso il vuoto, sperando che mia sorella arrivi al più presto. Ho davvero bisogno di parlare con qualcuno.

Che tristezza💔
Buon pomeriggio a tutti e a domani😘♥️
-Roberta

Il resto lasciamolo al destino - Federica e Riccardo (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora