Capitolo 66.

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Federica.

Spalanco gli occhi all'improvviso, incontrando inaspettatamente la lieve luce del televisore illuminare il salotto con delicatezza. Sollevo dal schiena dal divano e quando noto Riccardo steso alla mia destra, una sensazione di sollievo mi pervade il cuore. È qui con me. È tornato.
Mi scappa un piccolo sorriso, dovuto al fatto che nonostante tutto ciò che ci siamo detti qualche ora fa, lui continua a raggiungermi. Dall'espressione serena che ha sul viso riesco a percepire che forse, ha capito di aver frainteso tutto.
Mi rendo conto qualche secondo dopo, di essere proprio al suo fianco, con le ginocchia contro il pavimento e le mani sul cuscino del divano, a fissare il mio uomo come se non lo vedessi da giorni.
Quel piccolo pezzettino che mancava al mio cuore sembra essere ritornato, e il merito è solo ed esclusivamente suo.
"Riccardo..." Sussurro a bassa voce, scuotendo lentamente la sua spalla per svegliarlo. "Riccardo..."
Lui schiude le labbra, borbottando qualcosa che non riesco a capire, e poi apre gli occhi molto cautamente. Nel momento in cui mi mette a fuoco, sussurra il mio nome, prima di allungare le braccia verso l'alto per stiracchiarsi.
I suoi occhi azzurri si incrociano ai miei, riuscendo a farmi percepire ogni piccola e leggera sfumatura. Tra di noi c'è ancora molta tensione. "Sono quasi le dieci, vuoi mangiare qualcosa?" Gli domando con un filo di voce, lanciando un veloce sguardo all'orologio digitale, appoggiato sul mobile di fronte a noi.
"Si, vorrei un panino o qualcosa del genere" Risponde immediatamente, sollevando le spalle. Io lo guardo, annuendo. Il suo silenzio mi riempie, ma allo stesso tempo riesce perfettamente a distruggere sia me che l'equilibrio che ho appena creato.
Mi sollevo con lentezza, prima di raggiungere la cucina e appoggiare la schiena contro il bancone. Né io, né lui riusciamo a chiedere scusa e penso che questo sia il nostro più grande difetto. Mettere la rabbia da parte e risolvere ogni cosa non è mai stato il nostro forte, e mai lo sarà. Ne sono più che certa.
Per cacciare via ogni pensiero, inizio a preparare i panini, sentendo quel pizzico di confusione varcare la soglia di ogni angolo del mio corpo con calma. Riccardo e i suoi pensieri sono impossibile da gestire, dico davvero.
"Fede..." La sua voce tuona improvvisamente alle mie spalle, provocandomi diversi brividi proprio alla spina dorsale. Inizia a confondermi immediatamente, ma quando percepisco il suo corpo avvicinarsi, il mio cuore inizia a battere all'impazzata. Ho quasi paura che esploda senza preavviso.
Giro la testa verso la sua direzione, notando un'espressione triste riempire il suo viso perfetto. Le nostre iridi si incastrano, provocando una luce particolare, speciale, che riesce a farmi dimenticare queste ultime ore di pura rabbia e delusione. "Sei ancora arrabbiata?"
La sua domanda mi fa sorridere, ma grazie a Dio, riesco a nascondere tutto.
"Con te? Lo sono da sempre" Gli scappa un lungo sospiro.
"Mi dispiace da morire per la reazione che ho avuto questa mattina a causa di quel coglione" Sussurra a bassa voce. Poi lascia scivolare le dita fra i suoi capelli, cacciandoli all'indietro con un solo e unico movimento.
"Ti dispiace solo per questo, Riccardo?" Chiedo retoricamente. Questa volta non sorrido neanche un po', semplicemente lo guardo, cercando di cogliere quante più emozioni possibili attraverso il suo sguardo glaciale, ma al tempo stesso, dannatamente intenso e caldo.
"No, mi dispiace anche per aver litigato con te. Sai che odio farlo"
"Eppure non la smetti mai. La maggior parte delle volte, abbiamo dei problemi a causa tua" Rispondo a tono, alzando le spalle lentamente. Non voglio fare la vittima, ma è la verità. "Sai che voglio e amo solo te, ma fai comunque l'idiota. Non ti fermi"
"Sono solo geloso, tutto qui"
"Devi solo fidarti un po' di più di me. Te l'ho già detto più volte, ma fai di tutto pur di non ascoltarmi"
"Tu non capisci..."
"Cosa, Riccardo? Cosa non capisco?" La situazione inizia a scaldarsi, e sussurro più volte a me stessa di mantenere la calma. Penso sia la cosa più giusta per entrambi. Non voglio iniziare a litigare un'altra volta.
"La gente vuole solo approfittarsi della tua bontà per raggiungere ciò che vuole... e penso che Luca sia uno di questi"
Io inarco un sopracciglio. Oh Dio mio.
"Tra me e lui è finita, Riccardo. Lo sai, dannazione! Siamo due colleghi ed inevitabile scambiare qualche parola. Non ci scopo mica, cazzo!" Adesso, il tono della mia voce è lievemente più alto.
"Non urlare"
"Tu non mi ascolti!" Schiocco la lingua contro il palato, per poi afferrare i due panini e appoggiarli sul tavolo.
"Ed è un buon motivo per urlarmi contro, secondo te?" Le sua domanda mi fa imbestialire, ma m'impongo di restare calma e lucida. Per il bene di tutti.
"Perché non torni da dove sei venuto e la smetti di distruggermi?" La mia voce si spezza a causa delle lacrime, che potrebbero farsi vive da un momento all'altro. Il nodo alla gola sembra aumentare improvvisamente, facendomi mancare il respiro.
"Perché sei tu la mia casa. Non importa quante altre volte litigheremo, ma io tornerò sempre fra le tue braccia. Ti chiederò scusa, ci baceremo per ore, e poi, per festeggiare, faremo l'amore"
Le farfalle dentro la mia pancia iniziano a svolazzare improvvisamente, provocandomi la pelle d'oca, e riuscendo a cacciare via le lacrime, trasformandole in un sorriso luminoso e felice.
"Sei un traditore e ti odio per questo. Dannatamente tanto" Vorrei davvero prenderlo a pugni, ma cerco di trattenermi. Lui sa perfettamente come farmi andare fuori di testa, ma sa anche come farmi calmare. Sembra un uomo magico, ma non è così... la verità è che mi conosce più di tutti, forse più di me stessa.
"So che non lo pensi davvero" Mi smaschera con un sorrisino. "Noi siamo un disastro ma riusciamo comunque a restare in piedi, dico bene?"
Io abbasso lo sguardo verso le mie mani, pizzicandomi lentamente le unghie per uccidere questa strana sensazione di inquietudine. Sto in silenzio per alcuni secondi, sentendo soltanto il rumore leggero dei nostri respiri, che sembrano seguire lo stesso ritmo.
"Devo dire che i nostri litigi riescono a trasformarti in un vero e proprio poeta..."
"Beh, direi di si! E il merito è solo suo, cara professoressa"
L'atmosfera diventa leggera in un batter d'occhio, e devo dire che sembriamo due attori durante la scena di un film.
"Mangiamo dai... credo sia la cosa migliore da fare"
Faccio un passo verso la sedia per sedermi, ma la sua mano che stringe la mia, mi blocca all'improvviso. Le punte dei nostri nasi si sfiorano con dolcezza, e nel momento in cui percepisco il suo fiato soffiare sulla mia pelle, inizio a sentire le gambe cedere piano piano.
"Prima dammi un bacio"
"No" Rispondo secca, ma non riesco a bloccare quel sorriso che mi riempie il viso.
"Si"
"No"
"Coraggio"
Assomigliamo molto a due bambini, e adoro letteralmente questa cosa. Fare pace con lui dopo ore è una delle cose che amo più al mondo.
"Ti ho detto di-"
Le sue labbra si scontrano con le mie, e per qualche secondo mi manca il respiro. Mi sento come se non vivessi da giorni, e questo suo dolce e passionale bacio, sembra essere l'unico modo per poterlo iniziare a fare.
Sorrido dolcemente, lasciando scivolare le mie braccia attorno al suo collo per stringerlo un po' di più. Le nostre lingue iniziano ad accarezzarsi con dei lenti ma intensi movimenti, e la cosa mi fa impazzire. Letteralmente.
Quando ci stacchiamo, gli mordo il labbro inferiore, facendolo gemere forse, dal dolore. "Sei uno stronzo"
"Ti amo"
"Ti amo anche io" Sussurro. Lui chiude gli occhi docilmente, aumentando ancora di più la presa sul mio corpo. "Mangiamo qualcosa, ti prego... ho fame" Piagnucolo, poggiando la fronte sulla sua spalla.
"E poi cosa faremo, amore?"
"Non lo so, si vedrà..." Faccio spallucce, innocentemente. Gli lancio uno sguardo malizioso che viene immediatamente ricambiato da un suo veloce bacio e da una sua carezza sul mio viso un po' arrossato.

Il resto lasciamolo al destino - Federica e Riccardo (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora