Capitolo 16.

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Più i minuti passano, più mi rendo conto di star cedendo piano piano. Mi bruciano gli occhi e ho un leggero fastidio alla gola, che aumentano notevolmente il mio senso di nausea. Forse ho esagerato un po'. Non avrei dovuto bere così tanto.
Nel momento in cui schiudo le palpebre, vedo un'auto parcheggiarsi qualche metro lontano da me. Con quella poca, pochissima lucidità che mi è rimasta, riesco a capire a chi appartiene. Quando una piccola ed esile sagoma buia corre verso di me, ho la conferma di chi possa trattarsi.

Federica.

Solo lei.

Le sue lunghe ciocche di capelli le ondeggiano dolcemente lungo le spalle coperte, accarezzandole con dei lenti e delicati movimenti. Cammina rapidamente, come se non ci fosse davvero un domani. I suoi occhietti luccicano terribilmente, riuscendo a dare al suo viso quella luce immensa che la fa brillare proprio come quella stella che illumina il cielo nero da ore.
Si catapulta verso di me, poggiando entrambe le ginocchia contro il pavimento. Nonostante la mia strana situazione, non riesco a chiudere gli occhi. La guardo con delicatezza, come se fosse un diamante da proteggere, fin quando la sua voce mi risveglia immediatamente.
"Riccardo, vieni qui... sollevati un attimo" Mormora posizionando le sue mani proprio sotto le mie robuste braccia. Quando incrocio il suo luminoso sguardo, la mia mente diventa lucida improvvisamente. Sento che questa sera lei sarà la mia unica ancora di salvezza; se Federica non fosse venuta, non so realmente cosa avrei fatto.
Le mie dita accarezzano i suoi morbidi capelli con dei lenti movimenti, e per un istante ogni cosa sembra fermarsi. Ho sempre amato accarezzarla e rifarlo proprio in questo momento, mi fa davvero felice.
Con il suo aiuto, riesco a posizionarmi in piedi. Le gambe mi tremano terribilmente, per cui mi risulta anche difficile cercare di rimanere stabile. "Dove hai lasciato l'auto? Ti ricordi?" Mi domanda a bassa voce.
"Sono venuto a piedi"
Annuisce semplicemente, aumentando la presa sul mio corpo mentre mi attira a sé. Mi sostiene e mi stringe, come ha sempre fatto nella sua vita, provando a raggiungere un solo e unico obiettivo: quello di non farmi cadere.
Riusciamo ad arrivare alla macchina con poca difficoltà, e quando la mia schiena aderisce al sedile, lascio andare la testa all'indietro, provando con tutto me stesso a rilassare ogni muscolo. Prima che Federica mi raggiunga, l'agitazione aumenta a vista d'occhio e sembra non fermarsi neanche per un dannato secondo.
"Mi accompagni a casa, giusto?" Le domando tranquillamente, non appena accende il motore. Mi ritrovo a poggiare lo sguardo sul suo corpo, volendo disperatamente accarezzarlo e sfiorare ogni angolo sia con le labbra che con le dita. Le sue gambe sono fasciate da un paio di jeans, mentre le sue braccia e i suoi fianchi sono completamente coperti da una leggera felpa nera. È davvero bellissima. Bellissima nella sua semplicità.
"Beh, direi di si. Sono le tre di notte, hai bisogno di dormire... a meno che tu non preferisca essere accompagnato in un altro locale per continuare a bere come se non ci fosse un domani..." Stringe il volante con le dita, tenendo gli occhi fissi sulla strada. Dal suo sguardo riesco benissimo a notare quanto sia tesa e nervosa a causa di tutto ciò che ho fatto, e penso sia normale.
"Mi dispiace..."
"Esattamente per cosa, Riccardo?"
"Per tutto. Per aver esagerato con l'alcol, per averti chiamato e per essere ritornato a farti male" Farfuglio, accarezzandomi le tempie doloranti.
"Okay" Mormora semplicemente. "Perché hai bevuto?"
Schiudo le labbra, respiro profondamente, e caccio via il ribelle ciuffo di capelli che mi ricade sulla fronte.
"Perché ne avevo voglia, immagino" Rispondo velocemente, sollevando le spalle come se fosse la cosa più giusta e solita del mondo intero.
"Non è una risposta"
Sbuffo sonoramente, non sapendo come giostrarmi questa situazione che mi ritrovo ad affrontare in questo preciso istante. Avrei voglia di piangere, o forse dormire per un po'.
"Avevo bisogno di farlo. Tutto qui"
"Ti sei completamente distrutto"
Fisso la strada, non riuscendo a distogliere lo sguardo dalle luci dei lampioni che riescono perfettamente a illuminare la strada che stiamo attraversando. È completamente deserta.
"Cosa importa? Domani starò meglio e avrò dimenticato ogni cosa"
"Importa. È sbagliato farlo, dannazione!" Alza un po' il tono della voce, facendomi tremare il cuore.
"Oddio mio" Borbotto per poi sospirare con pesantezza.
Lei non dice nulla, rimane in silenzio, mordendosi il labbro inferiore forse per l'eccessiva tensione. Io la seguo, lasciando che un pizzico di calma mi pervada l'anima.
Socchiudo un po' gli occhi e quando li riapro, mi ritrovo proprio di fronte la mia casa. Mi sembra tutto molto più scuro, e la cosa mi restringe ogni muscolo, compreso il cuore che non fa altro che palpitare in maniera ininterrotta e irregolare.
Giro il capo verso Federica, trovando i suoi occhioni castani fissare il mio volto. Ha entrambe le mani sulle cosce, le labbra arricciate e i capelli raccolti in una coda terribilmente disordinata.
"Grazie per avermi accompagnato"
La sua risposta è un semplice sospiro, prima che esca dall'auto e mi raggiunga a passi svelti.
"Dai, scendi... ti aiuto"
Afferra entrambe le braccia e con un veloce movimento riesce a sollevarmi. I nostri fianchi si scontrano, e quando appoggio le mani sulle sue piccole spalle, un intenso e profondo brivido mi attraversa la spina dorsale.
Avanziamo verso il cancello, ma io continuo a guardare lei, che disegna un'espressione di sforzo sul suo viso. Mi stringe contro il suo petto, riuscendo perfettamente a farmi sentire tutta l'inquietudine che pervade ogni singolo e piccolo millimetro della sua pelle. "Dove sono le chiavi di casa?"
Mi stacco solo per frugare all'interno della tasca dei miei jeans, ma un improvviso capogiro mi fa sospirare e fermare all'improvviso. "Lascia... faccio io" Sussurra, afferrando il mio polso prima di spostarlo. Quando sento le sue dita sul leggero tessuto, un pensiero poco casto mi attraversa. Oh Dio mio.
Lei mi guarda un po' imbarazzata, ma non riuscendo a lasciare andare neanche per un secondo quell'espressione severa e precisa che la caratterizza. Anche se i jeans separano questo contatto, un vuoto allo stomaco mi pervade, facendomi realmente girare la testa.
"Mi confondi la mente" Borbotto con un filo di voce.
Afferra il mazzo di chiavi e lo gira dolcemente sull'indice, mostrandomele.
"Perché ti confondo?" Mi chiede, facendo scivolare la piccola chiave all'interno della serratura.
"Perché mi fai impazzire. Sentire le tue mani su di me dopo tutto questo tempo, è una cosa mi lascia senza parole"
Arrossisce improvvisamente, pizzicandosi le unghie con dei lenti movimenti.
"Non ti ci abituare" Mi dice, disegnando un piccolo sorriso fra le sue labbra. Io alzo gli occhi al cielo, varcando la soglia del mio cortile. Lei mi segue, non lasciando il mio braccio neanche per un secondo. Continua a sostenermi, prendendosi cura di me con pazienza nonostante il dolore che le ho provocato in questi mesi. Sembra che lei abbia dimenticato tutto, eppure non è affatto così. Ne sono più che certo.
"Uh, va bene" Mugolo, sfregando dolcemente la punta del naso contro la sua spalla. La sento sorridere, e a quel punto, il resto non importa.

Il resto lasciamolo al destino - Federica e Riccardo (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora