Capitolo 26.

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Riccardo.

Quando apro gli occhi e mi rendo conto di essere completamente da solo a letto, mi si gela il sangue. Federica non c'è e questa cosa mi distrugge.
Avrei desiderato di svegliarmi al suo fianco per poi fare colazione insieme e passare un po' di tempo in sua compagnia, ma purtroppo non è possibile. Non oggi almeno.
Sicuramente sarà già a scuola, e la cosa che più mi innervosisce è il fatto che io non l'abbia sentita andare via. Avevo assolutamente bisogno di vederla, il mio cuore richiedeva la sua presenza, dannazione!
Quando riesco a raggiungere la cucina nonostante l'estrema quantità di sonno, ringrazio il cielo. La casa senza di lei è vuota e buia e questo non fa altro che farmi crollare.
Questa mattina non mi ha né preparato la colazione e neanche lasciato un semplice bigliettino, anche solo per augurarmi il buongiorno. Nulla di nulla e questo mi uccide.
Mi scappa un lungo sospiro, mentre caccio via i capelli dalla fronte e mi concentro sul mio cuore, che inizia a farmi emergere diverse cose che non fanno altro che confondermi maggiormente.
Temo di aver sbagliato ogni cosa con Federica, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Dopo quella piccola discussione che è successa ieri sera, ho realmente paura che possa andare via da me completamente.
Alla sua domanda 'adesso cosa siamo?' non ho davvero più capito nulla. Come le ho detto, non ho idea di cosa siamo o cosa saremo, in questo preciso istante sono davvero confuso.
Negli ultimi giorni, il mio cuore non fa altro che sorridere, e di questo ne sono felice. Ancune volte, mi sembra che questo amore sia troppo intenso per uno come me, ma nonostante ciò, penso sia una delle cose più belle che mi siano mai capitate.
Se qualcuno mi dicesse cosa voglio, la mia risposta sarebbe il suo nome. Voglio Federica. Voglio solo lei. Voglio averla fra i piedi anche quando non voglio nessuno, voglio ricevere un suo bacio prima di addormentarmi e uno quando mi sveglio, voglio portarla al mare, voglio giocare con lei sul letto per ore, voglio che mi mandi a fare in culo quando è incazzata col mondo, voglio litigare con lei, voglio i suoi dannati sbalzi d'umore, voglio il suo silenzio quando non sa cosa dirmi, voglio che mi sussurri quanto sia importante nella sua vita, voglio che le mie mani siano sempre appoggiate sulla sua pelle indipendente da tutto il resto, voglio i suoi capricci, voglio i suoi luoghi capelli che tanto amo accarezzare, voglio mordere e baciare ogni angolo della sua pelle liscia, voglio assaggiarla senza paura e baciarla quando mi va, voglio abbracciarla per ore, voglio farci l'amore, voglio sentire il mio nome uscire dalle sue labbra senza freno, voglio le sue dita incrociate alle mie, e voglio la sua anima. Ecco, voglio solo lei. E l'unica cosa che voglio in questo preciso momento è che lei si lasci andare, che mi lasci entrare nella sua vita, per potermi far riparare ogni singolo casino che ho combinato in questi anni. Chiedo solo questo.
"Dannazione a me!" Borbotto, colpendo di colpo la parete. Un bruciore immenso si fa spazio sulla mia mano, riuscendo a farmi perdere il respiro.
Impreco sottovoce e abbasso lo sguardo verso la parte, notando quel lieve rossore farsi spazio sulla superficie.
Archivio il dolore e afferro il cellulare che si trova proprio al mio fianco, con l'obiettivo di chiamarla. Al quarto squillo si attacca la segreteria, e la cosa mi fa sospirare. Sarà sicuramente a scuola, ma sono certo che mi stia evitando di proposito. Forse un po' me lo merito, ma voglio che lei capisca realmente il mio stato d'animo.
Mi ritrovo seduto sul divano, mentre fisso un punto indefinito proprio di fronte a me. Concetro i miei pensieri su di lei, facendo soffrire il mio cuore per la milionesima volta.
Riprovo a chiamarla di nuovo, ottenendo lo stesso identico risultato.
Cerco di acciuffare un pizzico di forza dal mio corpo, prima di raggiungere il bagno e cambiarmi, con l'intenzione di andare a lavoro. Ho bisogno di tranquillizzarmi, e questa mi sembra la cosa più corretta da fare sotto tanti punti di vista.
Arrivo al ristorante dieci minuti più tardi, cercando di allontanarmi un po' da tutto. Nel corso della giornata, riordino alcuni documenti, e mi assicuro che all'interno del locale vada tutto bene.
Improvvisamente, i miei occhi si poggiano sull'orologio proprio di fronte a me, notando immediatamente che sono le quattordici passate. Il mio cuore fa un salto, una scia di agitazione mi pervade e un po' di tristezza riempie ogni centimetro del mio cuore. Federica sarà già a casa, ma non aver ricevuto neanche un piccolo messaggio da parte sua, mi fa davvero innervosire.
Senza pensarci troppo, lo faccio io al posto suo, digitando nervosamente qualcosa che abbia senso.

'Fede, mi dici dove sei? Perché non rispondi alle mie chiamate?'

Attendo con ansia la sua risposta, e decido di uccidere quest'immensa attesa, uscendo completamente dal ristorante. Prendere una boccata d'aria è proprio quello che ci vuole, quello che mi serve.
Mi perdo a fissare ogni dettaglio di tutto ciò che mi circonda, sentendo la voglia di rivedere Federica sovrastare ogni cosa.
Preso dalla rabbia, corro in macchina, con il desiderio di raggiungerla e mangiare qualcosa con lei.
Accendo il motore rapidamente, e ogni tanto scappa qualche imprecazione dalle mie labbra dovuta dall'infinito traffico che riempie la mia città. Circa quindici minuti dopo, raggiungo la sua abitazione, notando Baloo rigorosamente seduto sul prato, mentre giocherella con la sua pallina rossa.
Non appena raggiungo il cancello, lui si alza, scodinzolando allegramente. Suono il campanello una decina di volte, ottenendo soltanto il silenzio. "Buongiorno cagnolone, la tua padrona non c'è, vero?" Gli chiedo, come se a questa domanda potessi realmente ottenere una risposta.
Lui avanza verso la mia direzione e attraverso quel piccolo spazio che separa le sbarre, riesco ad accarezzargli la testa, notando i suoi occhietti color nocciola chiudersi istintivamente. "Vado a vedere dove dannazione si è cacciata. Ci vediamo, Baloo"
Sposto lo sguardo nei dintorni, notando che lungo il viale non c'è neanche ombra della sua auto.
Preso dalla situazione, stringo il cellulare fra le mani per l'ennesima volta, sperando che almeno ci sia qualche novità. Sospiro rumorosamente quando noto che ha letto il messaggio... avrei voglia di prendere a pugni qualsiasi cosa che mi capiti fra le mani, è davvero assurdo.
Incazzato e anche un po' ferito da tutto questo, la chiamo di nuovo. Lo farò fin quando non mi risponderà, non è giusto che si comporti in questo modo. Io non l'avrei mai fatto.
"Riccardo?"
Oh Dio, ti ringrazio.
Mi scappa un sospiro di sollievo, ma dentro di me la rabbia inizia ad emergere notevolmente.
"Dove diavolo sei? Mi spieghi per quale cazzo di motivo mi stai evitando spudoratamente?" Domando, cercando di mantenere la calma, anche se è davvero più difficile del previsto.
"Sono uscita da pochi minuti da scuola, adesso sono a pranzo con una collega" Si giustifica a bassa voce.
"Potevi dirmelo, no?"
"Scusami, non ho avuto tempo"
"Sono a casa tua, ti aspetto qui. Fai presto, ho bisogno di vederti"
"Non so a che ora torno, potrebbe volerci un po'" Mormora, sospirando lievemente.
"Non importa, ti aspetto comunque"
"Va bene, ci vediamo tra poco" Mi dice, forse arrendendosi.
"A tra poco"
Attacco la chiamata, prima di sbuffare e appoggiare il fondoschiena contro la mia auto, attendendo soltanto il suo arrivo, per capire cosa diavolo le succede. Cosa ci succede.

Il resto lasciamolo al destino - Federica e Riccardo (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora