Capitolo 19.

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Dopo aver finito la doccia, mi occupo di far mangiare qualcosa a Baloo e di annaffiare con cura le piante. Il sole mi riscalda la pelle, e illumina maggiormente le piccole foglie un po' umide a causa dell'acqua.
Amo ritagliarmi questi piccoli momenti da dedicare al mio giardino. Ho sempre amato farlo. Questo silenzio mi tranquillizza, riuscendo a farmi assaporare questi piccoli momenti di serenità.
Questa calma atmosfera viene improvvisamente cacciata via dall'arrivo di Riccardo.
"Fede, apri il cancello per piacere!" Esclama a voce alta, facendomi sussultare. Forse mi aspettavo il suo arrivo, ma non adesso dannazione! Non ero pronta.
Mi giro verso la sua direzione di scatto, incontrando il suo sguardo freddo e glaciale, che mi fa davvero rabbrividire nonostante questi venti gradi che riscaldano la mia Roma.
Lo raggiungo a passi veloci, premendo il dito contro il piccolo tasto sul muretto per poter aprire il cancello.
Mi scosto per farlo passare, guadagnandomi un sospiro da parte sua. La sua espressione è arrabbiata, e sul suo viso riesco a percepire soltanto tanta delusione.
"Questa mattina pensavo di ritrovarti accanto a me..." Mi dice immediatamente, senza fare troppi giri di parole. Io abbasso lo sguardo, cacciando via una piccola ciocca dei miei capelli che diventa sempre più fastidiosa ogni secondo che passa.
"Beh, pensavi male"
"Per quale dannato motivo sei andata via?" Urla, stringendo i denti. Io mi avvicino, appoggiando una mano sul suo viso.
"Non urlare, cazzo!"
Pressa le labbra in una linea sottile, girando il viso lentamente soltanto per non incrociare i miei occhi.
"Perché sei andata via?" Sussurra di nuovo.
"Mi sembrava la cosa più giusta da fare"
"Oh ma per favore... non dire cazzate" Ridacchia nervosamente. "Se stanotte ti ho chiesto di rimanere con me, l'ho fatto perché lo volevo"
Tutto quello che riesco a fare è guardarlo, riuscendo a percepire un pizzico di tristezza varcare la soglia del suo volto.
Sposto lo sguardo al nostro fianco, notando Baloo annusare le gambe e le scarpe di Riccardo. Mi scappa un sorriso, mentre provo a riprendere in mano la situazione.
"Entriamo"
Il cane rimane in silenzio, sedendosi proprio sull'erba a fissarci. Riccardo mi segue a passi lenti, prima di chiudere la porta proprio alle sue spalle.
"Il tuo cane mi odia"
"Non ti odia, non l'ha mai fatto. Ti ha solo annusato... l'ultima volta che sei venuto qui, era legato per cui non ha potuto farlo" Spiego, facendo spallucce. Lui alza gli occhi al cielo, seguendomi in cucina.
"Qualche giorno mi mangerà"
Mi scappa una lieve risata, forse di nervosismo. So che sta cercando di rendere la nostra situazione quanto più leggera, ma temo che sia un buco nell'acqua.
"Non lo farà"
"Possiamo parlare di questa notte, per favore?" Mi domanda, rinchiudendo i suoi capelli fra le dita. Il suo sguardo mi perfora tutto, anche l'anima.
"Ho solo una semplice e coincisa domanda: per quale dannato motivo hai chiamato me?" Gli chiedo velocemente, quasi come un sussurro.
"Perché avevo bisogno di vederti. E poi volevo te, indipendentemente da tutto e da tutti"
"Tu mi confondi"
"Lo so" Sospira, lasciando scivolare entrambe le mani all'interno delle tasche dei suoi jeans. "Ho sempre amato farlo, ma nonostante quest'immensa confusione, tutto ciò che ti ho detto lo penso davvero"
"Ieri sera eri ubriaco"
"Tu lo sai che gli ubriachi dicono sempre la verità?"
"Non è il tuo caso" Affermo tranquillamente, facendolo sorridere.
"Io penso di si"
Fa un passo verso di me. Siamo dannatamente vicini, eppure i nostri cuori sembrano lontani chilometri. Siamo distrutti.
I nostri sguardi sono perfettamente incastrati come due piccoli pezzettini di puzzle che si incrociano alla perfezione.
"Smettila, non credo sia la cosa giusta da fare"
"Però lo vuoi, o sbaglio?" Mi smaschera. Le sue labbra sono a qualche centimetro dalle mie. Deglutisco rumorosamente, sentendo soltanto il battito del cuore che mi perfora letteralmente le orecchie.
"Che differenza fa?"
"La differenza c'è, ed è alquanto evidente" Sussurra semplicemente. "Quindi ti prego di smetterla e di lasciar stare il passato"
"Non posso tornare con te, Riccardo. Smettila di dirmi queste cose"
"Tu smettila di avere questi comportamenti. Lasciati andare"
"Perché dovrei farlo?"
"Perché io e te dobbiamo trovare un modo per essere felici. E dobbiamo esserlo insieme" Le sue parole mi spiazzano, ma riescono a farmi sorridere.
Essere felici. Ma che cos'è esattamente la felicità?
"Noi non lo saremo più. Lo sai vero?" Gli chiedo, guardandolo negli occhi.
"Non dire cazzate ti prego" Mormora, scuotendo la testa. "Stanotte ho fatto un sogno"
"Che sogno?" Chiedo curiosa, cercando il suo sguardo che trovo immediatamente.
"Ho sognato di fare l'amore con te. Eravamo a casa tua, sul tuo letto. Tu ti lasciavi baciare e la mia bocca non faceva altro che scivolare giù per la tua schiena, fra i seni, sulla pancia, sul collo. Ovunque. Non riuscivi a respirare. Dio, eravamo così belli. Le mie mani erano ovunque su di te, mentre ti sentivo urlare il mio nome. Era tutto magnifico e giuro che ti ho amata da impazzire"

'Mi ha amata da impazzire'

"Smettila, ti prego" Farfuglio terribilmente imbarazzata, coprendomi entrambe le guance con le mani. Un calore improvviso riempie il mio viso, facendomi crollare senza nessun preavviso.
"Perché dovrei farlo?" Sussurra, scuotendomi sia la mente che il cuore. "È quello che voglio. E lo vuoi anche tu, smettila di dire il contrario"
Vorrei semplicemente cercare di farlo stare zitto perché odio sentirgli dire queste cose, perché è la fottuta verità che continua a girarmi attorno da mesi interi.
"Per l'amor di Dio, smettila Riccardo! Lasciami in pace" Grido. Una scossa mi pervade, facendomi mozzare il fiato. Sono costretta a prendermi qualche secondo per poter recuperare un po' di lucidità, prima di correre su per le scale. Sento i suoi passi proprio dietro di me, il mio cuore scoppia e ogni dannato muscolo sembra cedere, non donandomi neanche un briciolo di forza per poter andare via, per poter correre lontano da lui.
La sua mano stringe il mio braccio con prepotenza, prima che il mio corpo venga completamente pressato contro la parete. Dio Santo, un solo e unico movimento che riesce a farmi morire. Ritrovo il suo viso praticamente di fronte al mio, le sue mani sul mio bacino e il suo ginocchio fra le mie gambe. Ogni parte di lui, ha un solo e unico obiettivo: farmi stare ferma.
"Urlami che non desideri tutto questo, e giuro sulla mia vita che ti lascerò in pace. Sii sincera però" Mormora, con un filo di voce, provocandomi un lungo ed intenso brivido.
"Non posso farlo" Tento di parlare, stringendo dolcemente le sue grosse e dure spalle.
"Perché?" Le sue dita sulla mia pelle, il sorriso sulle sue labbra, a pochi millimetri dalle mie.
"Perché mentirei, dannazione. È questo ciò che voglio, ma ho paura. Ho così tanta paura, maledizione!"

Uhhh🔥
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo. Un bacio a tutte e buon pomeriggio🏞
-Roberta

Il resto lasciamolo al destino - Federica e Riccardo (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora