Capitolo 14.

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Non ho dormito per tutta la notte. Avrei voluto riposarmi e lasciare alle spalle tutto ciò che è successo ieri sera, ma purtroppo non ho potuto.
Per diverse ore, ho continuato a rivivere ogni sensazione dell'intenso bacio che ci siamo scambiati io e Riccardo, facendo crollare il mio cuore ogni dannata volta.
La situazione mi ha completamente sconvolta. È vero, non mi sentivo così libera e felice da tanto tempo, ma non è questo ciò che voglio, ciò che sogno.
"Federica!" Esclama una voce alle mie spalle, riuscendo a risvegliarmi dai miei stupidi pensieri che sono interamente incentrati su di lui. Quando ruoto il capo, trovo Marta varcare la soglia della scuola.
"Ehi, ciao"
Mi saluta educatamente, guardandomi in faccia.
"Stai bene? Questa mattina hai una brutta cera" Osserva facendo una smorfia. Ottimo, direi che la mia situazione è alquanto evidente. Nonostante abbia messo un po' di correttore e fondotinta in più, ho risolto ben poco. Il mio viso assomiglia più o meno a quello di uno zombie.
"Ho riposato poco... pochissimo direi"
"Come mai?" Mi chiede. Lancio uno sguardo sull'orologio proprio di fronte a me, notando che sono quasi le nove. Fra qualche minuto suonerà la campanella della seconda ora. Credo di farcela a raccontarle un estratto di tutto ciò che è successo.
"Ieri io e Riccardo ci siamo visti"
"Oh Santo Cielo" Esclama sconvolta, non credendo alle mie parole. La sua reazione mi fa ridere e imbarazzare allo stesso momento. "Non dirmi che ci sei-"
Scuoto la testa immediatamente per poi sussurrare semplicemente "Mi ha baciata"
Lei caccia un sospiro di sollievo, sollevando poi lo sguardo verso il soffitto. Lo spazio che ci circonda è quasi vuoto, per cui non abbiamo nessun problema che qualcuno possa sentire i nostri strani discorsi.
"Pensavo peggio. Ha fatto solo questo?"
"Si, solo questo... ed è già molto" Sbuffo. Un brivido mi attraversa la schiena.
"Non sei contenta di averlo baciato?"
"No, cioè si... oddio, non lo so" Mormoro confusa, prendendomi il viso fra le mani. "Non fraintendermi. È stata una delle cose più belle della mia vita, ma non posso fare questo sbaglio per l'ennesima volta"
"Se dovessi decidere di andare avanti non devi considerarlo uno sbaglio, ma una scelta" Mi corregge, sospirando lentamente.
"Lo so, infatti dopo il bacio l'ho buttato fuori di casa"
"E lui?"
"E lui l'ha fatto" Rispondo tranquillamente, sollevando spalle.
"Cos'hai intenzione di fare?" Mi domanda, sospirando piano. Cosa dovrei fare?
"Lasciare che tutto passi... mi sembra la cosa più giusta. Devo cercare di lasciar perdere ogni cosa"
"E ce la farai?" Sussurra, forse un po' preoccupata da tutto questo.
"Devo farcela." La correggo, sospirando. "Non ho alternative"
Annuisce poco convinta, prima di accarezzarmi dolcemente il braccio con lo scopo di tranquillizzarmi un attimo.
La nostra discussione viene spezzata all'improvviso dal suono della campanella che ci risveglia rapidamente.
Lei mi sussurra più volte di star tranquilla, e io le giuro di farlo, prima di salutarla educatamente e raggiungere la mia classe.
"Buongiorno a tutti" Esclamo ai ragazzi, avanzando verso la cattedra. Loro mi rispondono allo stesso modo, sistemandosi ai propri posti. I loro sguardi sono puntati su di me, e il mio su un punto indefinito della stanza.
"Cosa facciamo oggi, prof?" Mi chiede una mia alunna, rendendo poco più leggera la situazione.
"Interrogo e spiego. Dobbiamo fare l'ultimo e breve argomento del programma"
"E se invece spiegasse domani?" Aggiunge con un sorriso, il ragazzo proprio accanto a lei.
"Assolutamente no, facciamo entrambe le cose" Affermo, tranquillamente. I miei animi sono poco tranquilli, per cui anche una semplice risposta del genere possiede quella piccola sfumatura di rabbia e delusione, che rispecchiano perfettamente la mia situazione in questo momento. Vorrei non reagire in questo modo ma è davvero inevitabile.
"Va bene" Risponde semplicemente, concludendo del tutto la discussione. Io sospiro e mi siedo, scrivendo il nostro programma di oggi sul computer. Nell'aula regna il silenzio. Un silenzio che, a parer mio, è davvero immenso e impossibile da quantificare.
"Dunque, iniziamo interrogando qualcuno" Dico dopo qualche minuto. Le mie parole sono seguite da un piccolo sospiro che scappa dalle mie labbra dolcemente. Mi sollevo e appoggio il fondoschiena sulla superficie della cattedra, guardando i miei ragazzi che a sua volta mi osservano un po' terrorizzati. Odio essere così rigida, ma è il mio lavoro. Ogni tanto bisogna esserlo. "Ci sono volontari?" Domando, incrociando le braccia al petto. La maggior parte di loro abbassa lo sguardo, e a me scappa un piccolo sorriso che riesco a nascondere immediatamente.
Rimangono in silenzio, fissando il vuoto come se fosse realmente la loro unica salvezza. "Che dite se faccio una domanda a ciascuno di voi?" Propongo. "Così non provate invidia"
Loro ridacchiano, prima di annuire. Sorrido soddisfatta, prima di raggiungere la finestra e chiuderla. Sfioro la tenda con le punte delle dita, lanciando un veloce sguardo proprio di sotto. La strada è davvero movimentata, riuscendo a scuotere il mio cuore, da diverse ore, immobile e trasparente.
Guardo la mia figura riflessa sul vetro, quando improvvisamente i miei occhi vengono catturati da due iridi azzurre e cristalline, che mi tolgono letteralmente il respiro. Riccardo è appoggiato alla sua auto, ha le mani all'interno delle tasche dei suoi jeans e gli occhi chiusi in due piccole fessure, mentre mi osserva con cura e precisione.
Il suo sguardo è perfettamente incastrato al mio, eliminando l'altezza che ci separa. In un solo secondo mi sembra di atterrare fra le sue braccia, già pronte per stringermi forte.
Dio mio, perché è qui? Non voglio e non posso rivederlo un'altra volta.
Rimango immobile di fronte a tutto questo, sentendo una scia di imbarazzo attraversare il mio viso un po' triste e deluso.
Schiudo lentamente le labbra, mordendomi poi quello inferiore con prepotenza. Cerco in tutti i modi di eliminare quest'improvvisa scarica di agitazione che mi pervade, riuscendo a fare ben poco.
Lascio scivolare la tenda lungo la superficie trasparente della finestra, interrompendo ogni contatto visivo che fino a un secondo fa, riusciva a legarci. Sospiro lievemente, schiudendo gli occhi e allontanandomi. Ritorno al centro della stanza, sentendo un po' gli sguardi dei miei alunni su di me.
"Iniziamo da te, Giulio" Esclamo indicando il ragazzo al primo banco. Lui annuisce e abbassa il capo verso il libro proprio di fronte a lui.
Mi siedo, lasciando scivolare le mie mani lungo la cattedra. Prima che l'interrogazione abbia inizio, l'arrivo di un messaggio sul mio cellulare risveglia la mia mente. Afferro l'aggeggio, stringendolo lentamente con le dita. Non appena noto il nome del mittente sullo schermo, sento il mio cuore fare un salto improvviso, che mi provoca all'istante l'aumento del battito.

Riccardo.

"Scusate un attimo" Borbotto con un filo di voce ai miei ragazzi, un attimo prima di uscire dall'aula. L'aria all'interno dei miei polmoni dimezza notevolmente, facendomi spezzare il respiro. I miei occhi si muovono lentamente ad ogni singola parola del messaggio, studiandolo e leggendolo con un pizzico di tristezza.

'Scusami per essere piombato di nuovo nella tua vita e scusami per aver interrotto la tua lezione senza preavviso... non era mia intenzione, non mi aspettavo che mi vedessi. Volevo solo assicurarmi che stessi bene.'

Sospiro e sollevo il capo verso il soffitto, cercando di bloccare le lacrime. Tutto ciò che faccio è semplicemente afferrare un pizzico di forza per poter eliminare il messaggio. Lo faccio l'istante dopo, prima di sospirare e raggiungere di nuovo la mia classe.

Buon pomeriggio a tutte!
A domani.🧚‍♀️💞
-Roberta

Il resto lasciamolo al destino - Federica e Riccardo (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora