Capitolo 5.

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Questi ultimi due giorni sono praticamente stati sommersi dal mio immenso lavoro. Alcune volte ringraziavo il cielo per riuscire a tenermi occupata, altre volte invece, avrei voluto riposarmi e dormire per delle ore infinite.
Quando la campanella dell'ultima ora suona, tiro un sospiro di sollievo. Afferro la mia borsa e guardo i miei alunni raggiungere il corridoio velocemente.
"Buongiorno, prof" Esclamano educatamente, un attimo prima di uscire.
"Buongiorno, ragazzi. Buon pranzo" Con molta calma, mi avvio anche io verso il portone centrale. Il sole caldo mi riscalda all'istante, riuscendo a farmi percepire che manca davvero poco, pochissimo tempo all'arrivo dell'estate. Non vedo l'ora.
Respiro profondamente e caccio via un piccolo sassolino con la punta dei miei tacchi. A passi veloci mi avvicino al cancello, vedendo la sagoma di Riccardo proprio accanto ad esso. Ha la schiena appoggiata contro la superficie dell'auto, le braccia incrociate al petto e gli occhi puntati su di me. La luce riesce a far brillare le sue iridi, rendendole davvero molto intense e perfette.
Mi fermo sui miei passi all'istante, sentendo il mio respiro spezzarsi e diventare fragile all'improvviso.
Quando solleva leggermente il braccio per salutarmi e disegna un piccolo sorriso fra le labbra, il mio cuore cede del tutto, iniziando a battere davvero all'impazzata. L'effetto che mi fa è davvero inspiegabile.
Mi ritrovo a ricambiare il saluto, un po' impacciata e tanto sorpresa. Riesco a sentire ogni muscolo crollare, mentre i nostri occhi fanno un po' ciò che gli pare a loro. Si sfiorano, si stuzzicano, e si spogliano di ogni singola paura per viversi intensamente.
Sua sorella frequenta questo liceo, è all'ultimo anno, e posso saldamente affermare di averlo visto qui diverse volte, ma sembra che oggi sia cambiato tutto. Se qualche mese fa, tra di noi c'erano soltanto degli immensi solchi, oggi riesco a percepire un sottile e trasparente filo che continua a legarci.
Supero il cancello e raggiungo la mia macchina, sentendo sempre il suo sguardo perforarmi anche l'anima. Continuo a camminare lentamente, ma nonostante ci sia tanta confusione, riesco a sentire la sua voce risuonare all'improvviso proprio alle mie spalle.
"Federica!"
Mi ritrovo a pizzicare il mio labbro inferiore costantemente, prima di ruotare il capo e trovarlo proprio di fronte a me.
"Ciao"
"Cosa fai? Vai via senza salutarmi bene?" Sussurra facendo spallucce. Io lo guardo, volendo picchiarlo per fargli capire che sta davvero sbagliando tutto. Di nuovo. 
"Beh, l'abbiamo fatto per tutti questi mesi, per quale motivo dovrei smettere di farlo proprio adesso?" Chiedo di rimando. Sono davvero orgogliosa della mia risposta. Non mi aspettavo che avessi tutto questo coraggio per dirgli una cosa del genere.
"Dopo la chiacchierata di ieri sera pensavo che tra di noi potesse aggiustarsi qualcosa, quantomeno un rapporto d'amicizia" Risponde tranquillamente, senza un briciolo di ansia o preoccupazione.
"Potrebbe, ma non adesso"
"Okay" Sospira, abbassando lo sguardo e portando la sua mano sul suo ribelle ciuffo di capelli. "Com'è andata la giornata?" Mi chiede, cambiando immediatamente discorso.
"Abbastanza bene, anche se mi sembra di aver affrontato la giornata più lunga e pesante di tutto il mese" Spiego, per poi sbuffare scocciata. I ragazzi iniziano ad allontanarsi dalla strada principale, riuscendo a farci assaporare quei pochi istanti di calma. "La tua?"
"Anche. Sono andato a lavoro soltanto per un'ora, avevo diverse cose da fare"
"Con il ristorante tutto okay?" Gli chiedo, cercando di fare conversazione. Non voglio apparire per quella persona che non ha voglia di parlare e costruire qualcosa.
"Si, abbastanza. Anzi ti aspetto a pranzo uno di questi giorni" Afferma, con un piccolo sorriso. Io lo guardo un po' confusa. L'ha detto davvero?
Per alcuni secondi ripeto diverse volte ogni singola parola che ha appena sussurrato, non riuscendo a crederci.
"Non credo sia una buona idea, Riccardo" Borbotto, ringraziando Dio per aver ricevuto la giusta forza per affrontarlo.
"Perché no, scusa?" Chiede, sollevando le spalle come se fosse la cosa più naturale dell'intero universo -e forse, per lui lo è davvero-.
"Perché no."
"Io penso che sia interessante rivederti nel mio ristorante, mentre assaggi e gusti tutte le mie idee con cura e precisione" Mi sussurra. Riesco a notare quel piccolo sorriso malizioso che sorge fra le sue labbra, e la cosa mi fa arrossire tremendamente. Oddio mio.
"Io penso di no"
"Sai cosa sarebbe bello?"
"Cosa?" Gli chiedo, incrociando le braccia al petto.
"Poterti ospitare e condividere il pranzo con te"
Cosa diavolo è? Una specie di invito? Oh Santa Pace.
"Ripeto: non credo sia una buona idea" Sospiro guardando i suoi occhi diventare scuri all'improvviso. Il sole sembra nascondersi dietro ad una nuvola, rendendo tenebrosi quei pochi metri che ci circondano.
"Credi? Ma lo vorresti, giusto?"
Schiudo le labbra lievemente per potergli dire qualcosa, ma a salvarmi da questa situazione è una voce stridula e dolce che esclama il nome di Riccardo.
"Riccardo!"
Lui ruota il capo verso la direzione interessata, e io faccio lo stesso, trovando sua sorella. Ha i capelli più corti, e i suoi occhi sembrano più chiari del solito. Porta uno zaino sulle spalle e ha un'aria stanca e affaticata.
"Ciao Franci, ti ricordi di Fede?" Le sussurra, circondandole il collo con un braccio.
"Si, certo che mi ricordo" Sorride, guardandomi. "Ciao Federica... oddio, intendevo dire, buongiorno professoressa"
Io scuoto la testa, lasciandole una carezza sul viso.
"No, chiamami Federica. Ti prego" Le bacio la guancia dolcemente. "Ci conosciamo, ed è giusto che tu continui a chiamarmi in questo modo"
Lei annuisce, arrossendo lievemente. Tutte le volte che ci siamo incrociate a scuola, mi ha sempre salutata con un lieve cenno di testa, per cui posso immaginare l'immenso imbarazzo che provi in questo momento.
"È andata bene a scuola?" Le domanda Riccardo. Alterna lo sguardo da me a sua sorella, rendendomi un fragile granello di zucchero su una superficie bollente.
"Abbastanza, ho preso otto in latino"
"Direi che è ottimo!" Intervengo io, cercando di non essere così tesa come una corda di violino.
"Si, ha ragione Fede. È proprio ottimo" Sorride lui, annuendo. Io sospiro e distolgo lo sguardo, poggiandolo su un punto indefinito proprio di fronte a me. Il secondo dopo, mi sento in dovere di prendere in mano la situazione e andarmene, per cui prendo un respiro profondo e schiudo lievemente le palpebre. "Se non vi dispiace io tornerei a casa, sono un po' stanca e preferirei riposare"
Riccardo mi guarda, riuscendo a farmi notare tutta la sua immensa tristezza a causa di quello che ho appena detto.
"Va bene, buon pranzo. Spero di rivederti presto"
Io annuisco semplicemente, sentendo gli occhi di Francesca puntati sul mio viso.
"Ciao, tesoro. In bocca al lupo per gli esami di stato" Le dico, con un dolce sorriso.
"Grazie mille"
Per l'ennesima volta, incrocio di nuovo lo sguardo potente e intenso di suo fratello, che immediatamente evito, voltandogli le spalle.
Raggiungo la mia auto ad una velocità davvero estrema, e quando mi tuffo all'interno trovo i suoi occhi a fissarmi per la milionesima volta. Il vetro spesso e quel poco di distanza che ci separa sono gli unici ostacoli che non ci permettono di stare vicini, ma nonostante ciò, l'intensità e le sensazioni che mi provoca rimangono immutate, facendomi davvero esplodere quel poco di cuore che mi è rimasto.

Ciao!
Mi dispiace non aver aggiornato, ma Wattpad in questi giorni non funziona moltissimo🙄
Cosa ne pensate? Fatemelo sapere💞
-Roberta

Il resto lasciamolo al destino - Federica e Riccardo (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora