Capitolo 64.

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In questo momento, la preoccupazione e la paura di aver sbagliato ogni cosa negli ultimi quindici minuti, mi riempie l'anima. La situazione tra me e Riccardo è più tesa di una corda di un violino, e ho realmente paura che lui possa sganciare una bomba all'improvviso, distruggendo me e la mia anima, già completamente a pezzi.
Quando arriviamo proprio di fronte casa mia, lui ferma l'auto aspettando che io scenda. Una quantità immensa di silenzio e di tensione ci riempie, e il mio cuore non riesce ad essere abbastanza forte per affrontare entrambe le cose.
"Fai sul serio, Riccardo?" Sbotto, guardandolo, terribilmente stanca. Lui sospira, ricambiando il mio sguardo freddo e incazzato. La sua reazione mi spiazza per l'ennesima volta. Dio mio, ma perché fa così?
"A te cosa sembra?" Chiede di rimando. Io sospiro.
"Perché dobbiamo sempre litigare? Non possiamo parlarne e affrontare ogni problema con maturità?" Gli sussurro. La domanda mi sorge assolutamente spontanea.
"Non voglio parlarne. Non adesso, va bene? Ti prego, scendi da questa macchina e smettila di fare domande"
I suoi occhi sono più scuri del solito, pieni di rabbia, di frustrazione.
Con tutta la sincerità del mondo, non riesco ancora a capire la causa di questo suo comportamento, ma sono più che certa che sarà sicuramente successo qualcosa a lavoro. È tutto così incredibile, così incerto.
Perché deve sempre farmi del male? Perché deve avere questi dannati cambiamenti d'umore che spengono del tutto la mia felicità? Perché non la smette di essere così... strano?
"Sai che ti dico? Vaffanculo, Riccardo! Vaffanculo!" Grido. Apro la portiera e scendo giù dall'auto, sentendo il mio cuore battere all'impazzata. Ho un vuoto alla gola e faccio fatica anche a respirare normalmente. Vorrei scoppiare a piangere, ma ho esaurito le forze. Ho gettato troppe lacrime a causa sua, e devo ammettere che sono realmente esausta di continuare a farlo.
Senza degnarlo di uno sguardo, scendo dall'auto ed entro in casa, chiudendo con forza la porta alle mie spalle. Sbuffo rumorosamente e getto la borsa su un angolo impreciso del divano, prima di correre in cucina a bere dell'acqua.
Gusto ogni sorso, sperando che la bevanda fresca faccia scivolare via anche questa dannata rabbia che mi riempie. Qualche minuto dopo, raggiungo il salotto, afferrando il cellulare dalla borsa per poter chiamate Marta. Ho davvero bisogno di compagnia e stare qualche ora con lei è proprio quello che mi serve per poter stare un po' meglio. Vivere in solitudine non farà altro che peggiorare la situazione.
La mia amica mi risponde al terzo squillo, esclamando il mio nome felicemente.
"Marta, dove sei?" Le domando, inserendo il vivavoce, mentre mi occupo di legare i miei capelli in una coda disordinata.
"Sto per andare a casa, perché? Che succede?"
"Niente di che... ti va di venire da me? Ho litigato con Riccardo e ho davvero bisogno di tranquillizzarmi un attimo"
"Certo, tra dieci minuti sono lì. Ma perché avete litigato?" Chiede, un po' dispiaciuta.
"Perché è tremendamente geloso e non riesce a fidarsi di me" Spiego, facendo spallucce. I miei muscoli sono tesi, le mani mi tremano e i miei respiri sono talmente irregolari, che faccio anche fatica a respirare normalmente.
"Lo fa perché ti ama, Federica. Non devi arrabbiarti"
"Io non mi arrabbio, però mi fa star male" Sospiro, esausta. Penso che capire quell'uomo sia la cosa più difficile del mondo.
"Lo so, credo sia normale" Mi risponde. "Prendo del sushi e arrivo"
Le rispondo che va bene, e dopo qualche istante attacco la chiamata, sedendomi sul divano, esausta a causa di tutto questo casino. Mi sento un foglio di carta fragile, ma allo stesso tempo tagliente. Vorrei urlare per dire tutto ciò che penso a Riccardo, fargli capire che non ho nessun obiettivo a parte stare con lui, a parte volere lui, ma preferisco rimanere in silenzio, con la tristezza e l'orgoglio alle stelle.
Per mia fortuna, Marta mi raggiunge poco dopo, eliminando quella tensione che riempie ogni angolo della mia casa e del mio cuore.
Mangiamo sushi in quantità davvero immense, con la speranza di affogare tutta la mia disperazione in un solo colpo. "Secondo me dovresti chiamarlo e dirgli di venire qui. Avete solo bisogno di vedervi, parlare un po' e... fare l'amore" Osserva mentre beve un sorso del suo vino. Io la guardo, increspando le labbra e chiudendo gli occhi in due piccole e sottili fessure.
"Sciocchezze, non credo che possa risolvere il nostro litigio"
"Beh, risolvere no... ma incitarvi a risolverlo, io credo proprio di si" Sul suo viso si spalanca un malizioso sorriso, e non appena lo noto, alzo gli occhi al cielo, uccidendola praticamente con lo sguardo.
"Penso che se l'avessi davanti lo ucciderei" Ammetto sospirando, e poggiando le bacchettine di legno sulla tovaglia. Mi è passato anche l'appetito.
"Io penso di no... probabilmente lo spoglieresti, cara, dolce e angelica collega"
Io scoppio a ridere, un po' imbarazzata a causa delle sue parole.
"Oddio, smettila! Uccido anche te" La minaccio, ma questa mia frase, per lei, non è altro che un incentivo per continuare a prendermi in giro, poiché dopo qualche istante, scoppia a ridere di nuovo, ancora più forte di prima.
Alzo gli occhi al cielo e mi prendo la testa fra le mani, sospirando rumorosamente.
"Dai, coraggio... chiama Riccardo e vedi dov'è" La voce della mia amica riesce perfettamente ad attirare la mia attenzione, facendomi sollevare il capo verso la sua direzione. Il mio telefono è stretto fra le sue mani, mentre lo avvicina a me per farmelo afferrare.
"Che diavolo gli dico?" Gli chiedo retoricamente.
"Beh, dove si è cacciato e che hai un assoluto bisogno di parlare con lui" Fa spallucce, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Mi lascio sfuggire un sospiro e afferro l'aggeggio, mettendo da parte la rabbia, che mi sta uccidendo piano piano.
Guardo Marta, che con un sorrisino sincero, mi osserva, e poi fisso il numero di Riccardo sullo schermo, prima di premere il dito e attivare questa maledetta chiamata.
Gli squilli riempiono il vuoto presente dentro la mia pancia, ma quando la voce metallica della segreteria risuona nella mia mente, sento quella piccola briciola di positività sparire del tutto senza preavviso.
"Niente, non risponde" Sbuffo, posando il mio cellulare sul tavolo di legno.
Lei mi guarda. Un'espressione triste si dipinge sul suo viso, e riesco a cogliere un pizzico di senso di colpa.
"Quando troverà la chiamata, ti risponderà. Ne sono più che certa" Tenta di convincermi. Io sollevo le spalle e sospiro.
Non so come mi sento, se sto bene o male, ma in questo momento non ci voglio pensare.
Sono certa che Riccardo tornerà, non importa quando, ma lo farà.
Quando litighiamo, ha solo bisogno di tempo; ormai lo conosco... forse più di me stessa. "Continuiamo a mangiare? Che ne dici?" Mi chiede Marta, cercando di tirarmi un po' su.
"Dico che va bene"
Lei sorride, e per qualche minuto obbligo la mia mente ad abbandonare totalmente il pensiero di Riccardo. Ne ho bisogno.

Il resto lasciamolo al destino - Federica e Riccardo (#Wattys2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora