Pov'si Christopher
Il mattino seguente
Mi svegliai a causa del mio telefono che squillava incessantemente. Incredibile anche alle 7:00 del mattino disturbavano.
Risposi senza guardare minimamente il mittende della telefonata e portai il cellulare all'orecchio.
Inizio chiamata.
"Chiunque tu sia, ti ucciderò per avermi svegliato così presto." dissi con la voce impastata dal sonno.
"Sono Ali, la vostra manager stupido!" rispose lei.
"Ah...cosa c'è?" chiesi.
"Come cosa c'è? Hai per caso dimenticato che dopodomani inizia il Tour partendo da Città del Messico?" urlò spaccandomi un timpano.
"Certo che...non l'ho dimenticato. Avevamo intenzione di partire oggi." risposi mentendo.
"Perfetto ci sentiamo più tardi." disse prima di attaccare."
Fine chiamata
Perfetto l'avevo completamente dimenticato. Io e i ragazzi avevamo il Tour e ce n'eravamo completamente dimenticati. Come l'avrei detto a Clara? Pochi giorni prima ne avevamo parlato ed era arrivato quel maledetto giorno.
Ormai il sonno non voleva più farsi sentire così mi vestii e scesi al piano di sotto per svegliare i ragazzi.
"Forza alzatevi e non svegliate le ragazze!" dissi battendo le mani creando un frastuono.
"Si può sapere cosa vuoi alle 8:30 del mattino?" urlò Richard alzandosi dal letto.
"Ali mi ha telefonato." dissi prendendo dei biscotti dalla cucina.
"E?" chiese Erick che si stropicciò gli occhi come un bambino.
"Possibile che nessuno si sia ricordato che dopodomani abbiamo il Tour?" urlai sbattendo violentemente le mani sul tavolo ricevendo degli sguardi sorpresi.
"Perché dopodomani è il..."
"Si! È il 3 novembre. E noi non ne avevamo la minima idea. Ho detto ad Ali che partissimo oggi stesso. Come lo dico a Clara adesso?" dissi toccandomi i capelli frustrato.
"Dirmi cosa?" spuntò quest'ultima dalle scale.
"Clara..." mormorai con timore.
"Che succede ragazzi...? " chiese tirando fuori un succo di frutta dal frigo.
"Vedi...ho ricevuto una telefonata poco fa..." cercai di dire bloccandomi.
"E quindi?" chiese deglutendo.
"Era la nostra manager." continuai guardando il pavimento.
"Cosa sarà mai? Dovrete registrare un nuovo pezzo? Bene io non vedo l'ora di ascoltarlo!" sorrise per poi diventare seria subito dopo vedendo le nostre espressioni per niente contente.
"Non è il nuovo pezzo vero?" chiese poggiando il bicchiere sul banco da cucina.
"Dopodomani inizia il Tour..." dissi mettendo la mia mano sulla sua come segno di conforto, ma che lei ritrasse subito.
"Ah..." riuscì solo a dire. Avevo visto quella scintilla fuggire dai suoi occhi. Avevo visto la felicità uscire dal suo corpo e nascondersi in un angolino.
"Beh...è il vostro lavoro no?" chiese smorzando un sorriso che non tanto mi convinse.
"Quando partirete?" chiese con lo sguardo perso.
"Oggi stesso." risposi malinconico.
"Va tutto bene?" le chiesi come un cane bastonato.
"No...no Christopher." disse facendo scendere velocemente una lacrima che bagnò la mia mano.
Di scatto la abbracciai fortissimo stringendola al mio corpo, ma qualcosa mi fece spaventare. Lei non ricambiò la stretta e per di più si staccò salendo velocemente di sopra. Ero pronto a raggiungerla, ma Joel mi bloccò.
"Christopher non ora. Ha bisogno di essere lasciata sola." disse trattenendomi per un braccio.
"E quando sennò? Tra due giorni partiamo e non posso lasciarla andare. Non ora." dissi con gli occhi lucidi divincolandomi.
"Christopher!" urlò ancora, ma invano.
Salii di sopra e trovai la porta aperta. Lei accanto al letto che cercava di tirare fuori la valigia.
"Che cosa fai?" chiesi facendola sobbalzare. Vidi portarsi il suo braccio al viso per asciugarsi sicuramente una lacrima.
"Preparo la valigia. L'hai detto a tua madre?" chiese piangendo ancora.
"No. Io...l'avevo dimenticato. Il Tour era l'ultimo dei miei pensieri a tal punto da dimenticarlo. Questo perché sono stato bene con te e non mi è importato di cosa ci fosse intorno." sorrisi.
"Hai sbagliato. Non sempre bisogna lasciarsi tutto alle spalle. Purtroppo la vita non vuole che tu stia sempre bene a tal punto da tirar fuori degli imprevisti difficili da superare." disse tirando su col naso.
"Si ma noi siamo Christopher e Clara. Due persone che sono riuscite a superare qualsiasi ostacolo che la vita gli avesse imposto. Ricordi?" chiesi accarezzandole una spalla, ma lei si scostò.
"Perché cerchi di evitarmi? Perché non posso più toccarti? Perché non posso sfiorarti? Clara che diamine succede?" chiesi a raffica nel panico.
"Christopher dopodomani inizia il Tour. Un percorso della tua vita lontano dalla mia. Credo che per ora dovremmo iniziare a prendere le distanze. Dobbiamo separarci Chris. Non riuscirò a mantenere in regola una relazione a distanza. Purtroppo è così. Sarai lontano da me chilometri. Io non posso sapere cosa tu faccia oltre che a cantare. Cosa ne posso sapere se una sera ti venisse la brillante idea di ubriacarti? E se mi tradissi?" chiese quasi tremando facendomi agitare.
"Credi davvero che io possa fare una cosa del genere? Credi che io, lontano da te, possa divertirmi come un diciottenne e tradirti? Pensi davvero questo di me?" urlai su tutte le furie. Purtroppo sapevo anch'io che se non fossi stato attento sarebbe potuto capitare, ma cercavo di contenermi e lei se me lo rinfacciava non migliorava di certo.
"Sai benissimo cosa penso di te. Che sei un ragazzo d'oro e che non ne saresti capace. Ma io non mi fido delle altre. E non sto incolpando te perché, andiamo quale ragazzo non si farebbe trasportare da una ragazza che lo provoca? Non sto parlando di te in generale, ma io non voglio soffrire Christopher. E voglio che nemmeno tu soffra." rispose fissandomi dispiaciuta.
"Hai ragione. Qualsiasi persona sarebbe capace di trovare una ragazza di turno e portarsela a letto, ma credevo che di me pensassi ben altro. Forse hai proprio ragione. È meglio finirla qui. Alla fine del Tour chiariremo." dissi prima di uscire dalla camera e chiudermi la porta alle spalle.
STAI LEGGENDO
La vida es un sueño || Christopher Vélez
Fanfiction[In revisione] *I capitoli con * sono quelli revisionati.* "Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami più." disse sul punto di piangere. Non riuscii ad alzare lo sguardo. "Ho detto guardami." continuò alzandomi il mento. "Io..."