•Capitolo 90•

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"Clara per favore apri questa porta." ordinò colpendo quest'ultima delicatamente.
"Christopher va' via." replicai tirando su col naso.
"Non andrò da nessuna parte. Dovevamo trascorrere una bella giornata insieme e invece è stato tutto rovinato. Non voglio questo Clara." disse con calma.
"Con te non ho mai voluto questo. Ho sempre pensato di vivere felici, ma non che la tua gelosia arrivasse a questi livelli." risposi.
"E va bene, sono geloso. Sono geloso di te e non posso farmi scendere giù qualsiasi cosa tu voglia fare." obiettò.
"Christopher non ho intenzione di vivere in trappola. Ho bisogno dei miei spazi soprattutto in questo periodo in cui la gravidanza mi sta portando a strapparmi i capelli." lo informai zittendolo.
Sentii un leggero rumore, che supposi fosse lui che si sedette con le spalle contro la porta.
"Cosa ci posso fare?" chiese poi col respiro pesante. "Cosa posso farci se tengo troppo a te? Ho paura di qualsiasi cosa ti circondi. Entrambi abbiamo un passato alle spalle, che fortunatamente siamo riusciti a superare, ma non mi basta. Non mi basta per lasciarti andare libera perché ho paura. La mia è soltanto paura." continuò facendomi intenerire.
"Perché piangi?" chiesi quasi silenziosamente.
"Non sto piangendo." rispose tirando su col naso.
"Sei sicuro?" chiesi ancora.
"Si." annuì solamente.
"A me sembra che tu stia piangendo." insistetti senza ricevere risposta.
"Christopher." lo chiamai dopo qualche minuto di silenzio.
"Mh?" mormorò.
"Ho voglia di anguria." dissi per poi sentire dall'altra parte della porta una forte risata.
"Ti porterò la tua anguria, a patto che mi perdoni." rispose.
"Ti perdonerò se tu mi lascerai parlare con Riccardo." ribattei.
"Hai proprio una testa dura." lo sentii borbottare.
"Guarda che ti ho sentito." lo rimproverai.
"Va bene, ma ti accompagnerò. Non si discute." accettò la mia proposta.
Finalmente aprii la porta ritrovamdomi un Christopher con gli occhi di pianto.
"Qualcuno qui aveva detto di non aver pianto." risi. "Non puoi immaginare quanto io ti ami." continuai aggrappandomi al suo collo dolcemente ricevendo un bacio.
"Cos'è questa puzza di bruciato?" chiese interrompendo il momento romantico.
"O mio Dio il pollo!" esclamai scendendo velocemente le scale. "Non ridere! È colpa tua!" urlai sovrastando le sue risate.
"Guarda cosa hai combinato." mi disperai tirando fuori dal forno un pollo completamente bruciato.
"Io? Sei stata tu a chiuderti in camera." rispose difendendosi.
"Christopher inizia a correre." lo sfidai infuriata.
E così fece, salendo al piano di sopra il più velocemente possibile.
"Dove diamine sei?" chiesi entrando nella camera da letto nella quale Christopher subito dopo chiuse la porta bloccandomi contro di essa.
"Sorpresa." sorrise beffardo.
"Dovrei ucciderti." dissi guardandolo con gli occhi chiusi a due fessure.
"Dopo." rispose baciandomi a stampo.
"Christopher!" lo rimproverai con un leggero sorriso.
"Che c'è? Non posso baciarti?" chiese prima di baciarmi di nuovo.
"Ora sono arrabbiata quindi no." negai con un sorriso sghembo.
"Sembra che non ti dispiaccia." rispose baciandomi questa volta con passione.
"Non guardarmi così." dissi confondendolo. A quanto pare non capì a cosa mi riferissi.
"Così come?" chiese.
"Così! Con quello sguardo profondo e con quello sorriso da furbo riuscito nel suo intento." risposi.
"Sono riuscito a farti passare la rabbia, piccolina?" sorrise malizioso.
"Ti odio." dissi incrociando le braccia.
"Adesso sono confuso sul serio. Prima hai detto di amarmi e ora mi odi." rise.
"Purtroppo si." sorrisi ricevendo un bacio.
"Questi baci effetto sorpresa mi piacciono." continuai a sorridere guardandolo profondamente.
"Si?" chiese.
"Da morire." risposi poggiando le braccia attorno al suo collo.
"A me piaci tu." rispose.
"Ci mancherebbe." risi.
Il suo sguardo venne attirato da qualcosa che si trovava alla nostra sinistra interrompendo quel momento.
"Quello cos'è?" chiese indicando l'enorme scatolone.
"Vuoi vederlo?" sorrisi smagliante facendolo annuire.
"Mia madre ha fatto un regalo ai piccolini." sorrisi slacciando il nastro verde.
Feci un po' di fatica ad aprirlo, ma con l'aiuto di Christopher riuscii nel mio intento rivelando un enorme passeggino con due posti.
"Prova a portarlo." sorrisi spronandolo. "Farai pratica." continuai.
"Ma dai non sarà mica così difficile." disse poggiando le mani sul grande oggetto.
Lì mi commossi vedendo Christopher intento a portare un passeggino nel quale tre mesi dopo ci sarebbero stati due bambini.
"Visto? Sono bravo, no?" chiese girandosi. "Amore perché piangi?" chiese ancora.
"Non è nulla. I miei stupidi ormoni. Mi sono soltanto emozionata nel vederti nei panni di un futuro padre." dissi ricevendo un sorriso confortevole.
"Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto della mia vita. Non così presto, ovvio. Ma sono felice. Felice di aver conosciuto te e felice di diventare tuo marito e il padre dei tuoi figli." rispose.
"Ed io sono felice di aver creato la fiaba che da bambina sognavo, e non credo che finirà mai. E sai perché? Perché ti amo. Si ti amo e lo farò per sempre." dissi ricevendo un sorriso caloroso.
"Ti amo anch'io." ricambiò prima di baciarmi con molta passione.
La sua lingua toccava la mia quasi con timidezza come la prima volta. Gli afferrai il viso per impedire di separarsi da me lasciando un leggero sorriso.
"Ordiniamo una pizza?" chiese senza fiato.
"È una buona idea." risposi ridendo per poi tornare a baciarlo con molta foga.

La vida es un sueño || Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora