•Capitolo 78•

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Pov's Clara
Qualche mese dopo.
"Marta sei pronta? Dai che faremo tardi." urlai dal piano di sotto.
"Si sto arrivando! Insomma oggi ci diplomiamo e vuoi mettermi anche fretta?" chiese lei.
"Ricorda che devi fare un'interrogazione e non andare ad una festa." le ricordai.
"Si, ma dopodiché ci sarà un'uscita e ti ricordo che verrai anche tu perché non lascerò che ti deprima qui." disse di rimando.
"Guarda che io sto bene! Il passato è passato." urlai ancora per farmi sentire.
"Si e poi scommetto che se te lo ritrovassi davanti sverresti e scoppieresti in un mare di lacrime." disse presentandosi davanti ai miei occhi con un mascara tra le mani.
"Beh potresti anche avere ragione, ma ora non voglio pensarci quindi vedi di far presto." risposi.
"E non prendermi in giro su queste cose!" la rimproverai scherzando.
"Quasi finito." disse facendo delle smorfie buffe davanti allo specchio applicandosi l'ultimo filo di mascara.
"Pronta!" esclamò.
"Beh devo dire che non stiamo male." esclamò contenta.
Entrambe indossavamo dei pantaloni a zampa e un top accompagnato da una giacca. Lei era vestita di bianco ed io di rosso, insomma i nostri colori preferiti.
"Avrei voluto indossare un abito, forse sarebbe stato molto più comodo da portare con questi tacchi." mi lamentai.
"Si, ma purtroppo dobbiamo andare in una scuola e non possiamo avere le gambe scoperte." disse lei.
"Scommetto quanto vuoi che le solite indosseranno abiti scollati e corti fregandosene della deviazione." sbuffai.
"E da quando a noi importa delle altre? Siamo sempre state noi stesse no? Perché proprio oggi dovremmo cambiare? Oggi è un giorno importante cara mia. Finalmente prenderemo il diploma e al diavolo tutto." rispose.
"Pronta?" chiese poi.
"Si, andiamo." risposi.
Finalmente pronte entrambe raggiungemmo l'auto dove ci aspettavano i miei genitori, mentre i genitori di Marta erano in un'altra auto. Non vedevo i miei zii da parecchio direi e anche se non l'avrei mai ammesso, mi erano mancati. Insomma sono stati parte soprattutto della mia infanzia visto che trascorrevo praticamente l'intera giornata con mia cugina.
"Le mie principesse." disse mia madre baciando la fronte ad entrambe.
Lo stesso valeva per i miei con Marta. L'hanno praticamente cresciuta come i suoi genitori hanno cresciuto me.
"In bocca a lupo." disse sorridendo.
"Crepi." rispondemmmo all'unisono per poi scoppiare a ridere.
"Vedo che siete entrambe tranquille." si intromise mio padre. "Se fossi stato al vostro posto non avrei parlato se non all'inizio dell'esame." rise.
"Abbiamo studiato entrambe in questi mesi e pensiamo di essere pronte al massimo." disse Marta entrando in auto.
"Pensate?" chiese mia madre.
"Insomma non sappiamo come andrà. Speriamo bene." risposi io.
Tra le varie chiacchiere arrivammo a scuola. L'adrenalina e l'ansia erano presenti nei nostri corpi. Potevo accorgermene dal fatto che a Marta tremassero le mani.
"Ehi tranquilla. Andrà bene." dissi prendendole il braccio.
"Clara Pimentel." disse uno dei professori facendomi attraversare la schiena da una scarica elettrica.
"Buona fortuna." sussurrò Marta alzando i pollici.
Mi avvicinai lì, al banco circondato dai professori, piazzandomi davanti ai loro occhi.
Dopo un bel respiro iniziai a parlare senza fermarmi un attimo.

(...)

"Le motivazioni che mi hanno spinto ad approfondire tale tema hanno una duplice natura. L'interesse nei confronti del linguaggio giovanile è stato influenzato e sicuramente incentivato da alcune esperienze vissute durante il mio tirocinio, che mi hanno permesso di entrare in contatto con realtà linguistiche differenti. Dopo essermi documentata sugli studi condotti al riguardo, l'analisi svolta da Genzi sui fattori di variazione linguistica ha rappresentato la base su cui ho fondato la mia ricerca."
"Signorina Pimentel molto bene. Credo che la sua tesi abbia coinvolto tutti e quindi posso dire che lei oggi ha ottenuto il nostro diploma. Ne abbia molta cura." disse facendomi l'occhiolino la professoressa di matematica, la quale mi era stata vicina nei cinque anni di studio.
"Congratulazioni." dissero gli altri insegnanti passandomi una fascia rossa su cui era scritto il mio nome.
Sorrisi sentendomi finalmente libera e raggiunsi i miei salutando cordialmente gli insegnanti e il preside.
"Congratulazioni piccolina." disse mio padre abbracciandomi.
"Sei stata bravissima." aggiunse mia madre commossa abbracciandomi.
"Che bomba!" esclamò mia cugina abbracciandomi.
"Marta Pimentel." dissero interrompendoci.
"È il tuo momento spacca tutto." sussurrai. La vidi sospirare per poi raggiungere il luogo dove poco prima ero io in ansia.
Subito dopo iniziò a parlare come ormai una professionista. Sapeva esprimersi in un modo impressionante tanto da sembrare una professoressa.
"Marta Pimentel anche a lei annuncio che oggi riceve il nostro diploma. Ne faccia buon uso." sorrise il preside.
Salutò tutti e corse da noi abbracciando i suoi genitori.
"Ce l'hai fatta!" esclamò sua madre piangendo.
Abbracciò tutti e poi mi prese sottobraccio.
"Mi dispiace, ma noi abbiamo una festa quindi dobbiamo correre a casa a cambiarci." disse strattonandomi.
"Non hai detto che volevi andarci vestita così?" chiesi io.
"Ho cambiato idea." fece spallucce.
"Cazzo se sei bipolare." esclamai facendo ridere tutti.
"Dai andiamo." disse entrando in auto.
Arrivammo nel giro di dieci minuti a casa e salutai i miei.
"Divertitevi e non bevete troppo. Noi andiamo ci sentiamo più tardi." dissero partendo.
"Marta aspetta!" dissi. "Ho una sorpresa per te." sorrisi.
"Che?" chiese avvicinandosi vedendo una busta tra le mie mani.
"Ecco a te." dissi porgendole quest'ultima.
"Stai scherzando? Sharm el-Sheikh? Egitto? Domani? Sei seria?" chiese emozionata.
"Tu mi porti ai concerti ed io ti porto lì. Ci stai?" sorrisi.
"Si! Ovvio!" esclamò abbracciandomi.
"Forza ora andiamo a prepararci." dissi entrando in camera.
Presi il mio abito corto bianco abbinandolo a dei tacchi argento mentre Marta optò per un abito corto e azzurrino con dei tacchi del mio stesso colore.
"Direi di essere perfette." sorrise.
Subito dopo bussarono al campanello e mi avviai ad aprire.
Trovai davanti un uomo delle consegne.
"Lei è la signorina Clara?" chiese cordialmente.
"Si sono io." sorrisi.
"Questa è per lei." aggiunse mostrandomi una scatola nera a quadrata.
"Grazie e arrivederla." dissi prima di chiudere la porta.
"Chi era?" chiese Marta.
"Mi è arrivata questa." dissi mostrandole l'enorme scatola che avevo tra le mani.
"Apri vedi cosa contiene." disse.
Detto ciò lo feci.

Il profumo di tantissime rose invase le mie narici facendomi sentire in paradiso

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Il profumo di tantissime rose invase le mie narici facendomi sentire in paradiso.
"Hai un ammiratore..." sorrise Marta.
"Ma quale ammiratore? So io chi è stato." risi prendendo una lettera.

"Beh oggi finalmente hai ottenuto il diploma. Non posso che esserne felice e anche non essendo lì volevo farti sentire la mia presenza. Congratulazioni piccolina."
-Tuo Christopher.

"È Christopher." sorrisi quasi in lacrime prendendo una rosa assaporandone il profumo.

La vida es un sueño || Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora