•Capitolo 60•

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Pov's Clara
"Voglio parlarci." disse.
"Che diamine stai dicendo? Non ti lascerò andare da lui rischiando il pericolo di nuovo. Non se ne parla Chris." risposi arrabbiata facendolo sorridere. "Perché sorridi adesso?" continuai. "Sei dolcissima quando ti preoccupi per me. Vieni qui." disse prendendomi il viso per poi baciarmi intensamente.
"Ehm... Ragazzi non vorrei interrompere il vostro momento ma, secondo me dovresti parlargli sul serio. So che potrebbe essere pericoloso ma tu provaci. Non andrai da solo ovviamente ti accompagneremo noi." disse Zabdiel. "State scherzando vero? Yenny dì qualcosa tu." la guardai supplicandola. "Beh... Se lui vuole vederlo non posso impedirglielo ma deve fare attenzione." sospirò. "Sul serio? Christopher lo faresti davvero? Ti rendi conto del pericolo?" chiesi quasi in lacrime. "Piccola lo so ma, una volta per tutte devo affrontarlo." rispose. "Venendo frustato di nuovo e quasi sul punto di morte?" continuai in lacrime. "Stavolta non accadrà, te lo prometto." mi baciò la fronte.
"Non toccarmi adesso. Ho bisogno di restare da sola. Scusatemi." dissi salendo le scale andando in camera.

Pov's Christopher

"Vado a parlarle." dissi. "Chris, fidati. Vuole restare da sola e ha bisogno di pensare. Lasciala riposare." disse mia madre. Annuii debolmente e presi il cellulare. Non avrei mai pensato di farlo ma dovetti premere sul suo numero e iniziare la chiamata.

Inizio chiamata
"Ciao Christopher."

"Non voglio parlarti per telefono. Dimmi dove sei e ti affronterò una volta per tutte."

"Vai di fretta?"

"Non immagini quanto."

"Bene. Sono nella casa dietro al porto. Ti aspetto a braccia aperte."

Fine chiamata

Non risposi neanche ed attaccai la chiamata.

"Christopher noi verremo con te." disse Joel. "Non se ne parla. Mettere in pericolo anche voi? Siete matti! Andrò da solo e non si discute." risposi.
"Christopher sei sicuro? Ricordi cosa ha fatto l'ultima volta vero?" chiese mia madre preoccupata. "Come potrei dimenticarlo? Ho passato l'inferno e ciò che faceva più male era che lei si trovava al mio fianco a soffrire per me." risposi. "Si arrabbierà lo sai?" chiese Azzurra. "Purtroppo si ma devo affrontarlo. Farò attenzione lo prometto." dissi baciando la fronte di mia madre.
"Bene, è tempo di andare." continuai dopo qualche minuto. Presi le chiavi dell'auto e mi diressi all'ingresso. Salutai tutti con un gesto della mano e salii in auto.
Corsi a tutta velocità fregandomene del pericolo di un incidente ma, prima l'avrei affrontato prima sarei tornato a casa con un peso in meno. Ormai avevo superato il limite di velocità permesso ma, non mi arresi e continuai a correre.
"Nella casa dietro al porto."
Quelle parole mi frullavano in testa con la voglia di prendere a pugni l'uomo che mi ha rovinato la vita. Arrivai dopo circa una mezz'ora. Ormai il cielo era sempre più scuro mostrando la luminosità delle stelle in alto. Presi coraggio e scesi dall'auto avvicinandomi alla porta socchiusa. Poggiai il palmo della mano su di essa e la mia mente attraversò un piccolo flashback.

Inizio flashback

"Va fuori da casa mia! Lascia in pace me e i miei figli!" urlava mia madre.
"E da quando questa è casa tua? Se tu hai una casa è soltanto grazie a me!" rispose lui.
"Non mi hai mai amata davvero! Tu ami soltanto bere e i tuoi stupidi giochi da slot!" continuò in lacrime.
Iniziai a piangere. Avevo fame e riuscivo a sentire le urla dei miei genitori che litigavano. Ormai accadeva tutti i giorni ed io avevo soltanto un anno.
Mia madre arrabbiata mi prese in braccio ed uscì da quella porta lasciando l'uomo ubriaco lì.

Fine flashback

Spalancai la porta e mi addentrai cercando con lo sguardo qualcuno. La casa era vuota, ordinata ma vuota. Continuai a camminare ed entrai in una stanza trovandomi una poltrona rossa con un uomo seduto di spalle. Avevo trovato il tanto atteso padre. Chiusi la porta alle mie spalle e mi accorsi di essere in uno studio dotato di scrivania e computer. L'uomo si alzò avvicinandosi.
"Non avvicinarti." indietreggiai. "Andiamo, non voglio farti nulla." disse. "Non mi fido più di te. Volevo un padre come tutti. Invece no, purtroppo la vita non ha voluto." risposi.

Pov's sconosciuto

"Sei pronto?"
"Si, ma non credi sia esagerato?"
"No! La deve pagare con la sua stessa vita. Ha ucciso mia moglie, non posso fargliela passare liscia!"
"Va bene, capo. Sono pronto."

Pov's narratrice

In poco tempo la casa sul porto fu avvolta dalle fiamme. Christopher e suo padre ancora non erano a conoscenza del pericolo che li circondava perché, purtroppo, occupati a discutere tra loro. Una trave cadde davanti all'ingresso impedendo di uscire. A casa erano tranquilli ma nessuno sapeva che Christopher sarebbe potuto morire.

La vida es un sueño || Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora