•Capitolo 57•

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Pov's Christopher
Presi le chiavi dell'auto e sfrecciai per una meta sconosciuta. Chiamai Alan uno dei miei migliori amici. In quel momento riuscivo a parlare soltanto con lui. Avevo sbagliato a rinfacciarle tutte quelle cattiverie? Neanch'io sapevo più che fare. In fondo lei voleva solo fiducia da parte mia, ma purtroppo con le donne io sono così. Se qualcosa o qualcuno mi appartiene nessun altro può avvicinarsi alle mie proprietà. Si ero geloso. Ero geloso della mia ormai ex ragazza. Scesi dall'auto dicendo ad Alan di incontrarci al solito posto sul nostro muretto per potermi sfogare.
"Hey amico." disse schiacciandomi il cinque. "Va tutto male." dissi. "In che senso?" chiese. "Clara ieri mi ha lasciato. Non le ho dato fiducia e mi ha chiesto una pausa. La verità è che questa pausa non mi sta bene. E in più pochi minuti fa le ho rinfacciato cose orribili riuscendo a provare le sue stesse emozioni. Provava rabbia. Disprezzo. Vedendomi completamente uscire fuori di testa dicendo quelle parole facendola sentire inutile. Non volevo farla soffrire e non ho mai voluto farlo." raccontai al mio amico ormai piangendo il quale mi ascoltava con interesse.
"L'hai amata, vero?" chiese. Sospirai. "Come posso risponderti? Lei è matta." Mi passai la mano tra i capelli. "Dio se è tutta matta. Ogni giorno è una donna diversa. Una volta intraprendente, l'altra impacciata. Una volta esuberante, l'altra timida. Insicura e decisa. Dolce e arrogante. È mille donne lei,ma il profumo è sempre lo stesso. Inconfondibile. Era quella la mia unica certezza. Mi sorrideva sapeva di fregarmi con quel sorriso. Quando sorrideva io non capivo più nulla. Non sapevo più parlare ne pensare. Niente, zero. C'era all'improvviso solo lei. È matta, tutta matta. A volte piangeva. Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio. Lei no. Lei si innervosiva. Non so cosa stia facendo ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni. È matta, tutta matta. Ma l'ho amata da impazzire e ancora adesso fa parte del mio cuore." confessai piangendo come un bambino.
"Chris perché non provi a parlarle? Prova a farle capire quanto tieni a lei e quanto sei innamorato. " disse ancora.
"Non basta innamorarsi. Se decidi di stare con qualcuno non è cosi semplice. Devi anche prendertene cura. Devi anche renderla felice. Devi imparare a venirle incontro, quando è necessario, quando ne ha bisogno. L'amore non basta. Ci si deve anche sopportare spesso e volentieri" risposi alzando gli occhi al cielo ricordando la prima notte qui in Ecuador in cui la portai nel mio posto preferito.
Inizio flashback
"Chiudi gli occhi." dissi poggiandole le mani sugli occhi. "Ti prego non farmi cadere." disse scoppiando a ridere. "Ti fidi di me?" chiesi. "Certo però..." "Niente però. Sali qui sopra." dissi facendo attenzione a farla salire su una roccia. "Ora toglierò le mani dai tuoi occhi ma tu non dovrai aprirli finché non te lo dirò io." continuai. Le liberai gli occhi per poi abbracciarla da dietro e poggiare il viso nell'incavo del suo collo. "Lo senti questo venticello?" chiesi. "S-si." balbettò. "Ora puoi aprire gli occhi." dissi.

"Mia nonna mi portava sempre qui da bambino. Quando venivo qui avevo un sogno. Volevo provare a tuffarmi su quei magnifici fiori da qui su. Mia nonna me lo impediva sempre ed io non capivo il perché. Crescendo capii che avrei rischiato la vita facendolo." dissi facendola ridere sull'ultima frase.
"Volevo provare la sensazione di cadere su quei tulipani gialli e viola, quelle rose rosse come la passione e quelle fantastiche margherite." continuai. "Un giorno venni qui da solo. E per casualità scoprii che c'era un modo per arrivare lì giù e finalmente riuscii a provare quella sensazione." dissi. "Davvero?" chiese. "Si. Vuoi vedere?" chiesi a mia volta. "Si!" esclamò. La presi per mano dirigendoci verso una rampa di scale che portava giù. Arrivammo e prima di entrare in quel giardinetto intenso le presi il viso e la baciai.
Fine flashback
"Hey! Dov'è finito il vecchio Chris? Quello che non ha mai pianto, il duro che conoscevo io." disse poggiandomi una mano sulla spalla.
"Non credo esista più..." dissi.
Salutai Alan e partii per ritornare a casa. Aprii la porta facendo meno rumore possibile ritrovandomi mia madre in pigiama sul divano a dormire.
"Mami. Su va di sopra." sussurrai.
"Ti stavo aspettando. Mi hai fatta preoccupare." rispose assonnata.
"Ho ventitré anni ormai." scoppiai a ridere.
"Resti sempre e comunque il mio piccolino." disse facendomi una carezza. Mi sfuggì una lacrima anche in quel momento. Cosa mi aveva fatto quella ragazza?
"So che piangi per lei. Amore mio ascoltami. Devi parlarle." continuò. "Non mi perdonerà mai. Sono stato troppo duro con lei." risposi. "Vale la pena tentare no?" chiese sorridendo. "Hai ragione." risposi sorridendo. "Adesso vado a dormire. Buonanotte Chris." continuò baciandomi la guancia. Salii le scale diretto verso camera sua. Aprii silenziosamente la porta trovandola dormire teneramente. Mi sedetti sul letto iniziando ad accarezzarle i capelli. "Chris..." sussurrò. Come risposta le misi un dito sulle sue morbide labbra. "Adesso parlo io." sorrisi. "Li vedi questi occhi? Continuerò a guardarti sempre con questi occhi, come se fosse la prima volta che ti vedo, che ti scopro, e mi innamoro. Continuerò a guardarti con questi occhi, come se fossi l'unica cosa bella a questo mondo, come se ogni tramonto nascesse dai tuoi occhi. Continuerò a guardarti sempre in questo modo, perché è l'unico modo in cui l'amore sa guardare. Ma senza te come si fa? Io non me lo ricordo mica più come facevo quando non ti conoscevo. Sei cosi bella." dissi. "Smettila, non è vero." rispose. "Oh, si che è vero. Ecco, guardati, sei arrossita. Il fatto è che hai degli occhi che, Dio, mi lasciano con il fiato sospeso ogni volta che li incrocio, anche solo per sbaglio. Sono grandi, di un nocciola che tende al verde, e raccontano tante cose di te. "Ah si? E cosa, ad esempio?" chiese. "Che sei timida. Che non ti fidi. I tuoi occhi osservano bene, squadrano tutto, non gli sfugge mai niente. Sfiorano i minimi dettagli. Raccontano quanta fatica fai a credere alle persone, a quanta fatica fai a sorridere ogni volta e sembrare davvero felice. Ma poi... le tue labbra, cristo le tue labbra. Sono cosi belle, né troppo piccole né troppo grandi. Sono giuste. Tu sei giusta. Non sai quante volte trattengo me stesso da strapparti un bacio." risposi. "Ti trattieni dal baciarmi?" rise. "Mica solo da quello. Mi trattengo dal riempirti di morsi, di mangiarti il collo con le mie labbra, di stringerti la mano mentre per strada passeggiamo, di dirti ti amo." confessai. "Mi ami?" chiese ancora. "Oh, non sai quanto. Però ti odio." risposi. "Ha senso questa cosa? Come puoi amarmi e odiarmi?" disse con un ghigno. "Mettiamola cosi, io ti amo. Amo te e il tuo modo di essere. Così impacciato e fragile, così stupido e simpatico. Però ti odio. Odio come tu riesca a ferirmi con una semplice parola. Odio come mi fai mancare il fiato con uno sguardo. È che tu sei... Cazzo. Tu sei una dipendenza, io dipendo da te e dal tuo sorriso. E sei... Sei il bacio che aspetto ormai da un giorno e mezzo sentendo la mancanza delle nostre labbra diventate un tutt'uno. Sei i capelli che vorrei accarezzare. Sei le mani piccole e pallide che vorrei stringere e riscaldare. Sei l'amore che aspetto da una vita e che finalmente ho trovato. Perdonami per essere stato così stronzo. Perdonami per tutto." dissi concludendo il discorso.
"Ti perdono. E devo chiedere scusa anch'io per non averti dato ascolto. Avevi ragione. Mi dispiace di aver messo in mezzo questa dannata pausa che in realtà non volevo neanch'io. Ti perdono perché ti amo. A volte amo anche il tuo lato stronzo che mi innamora. Però il tuo lato dolce non lo batte nessuno. Perché con semplici parole sei riuscito a farmi capire quanto tu tenga a me e non posso essertene grata. Ti amo Chris." rispose.
Mi amava ed io amavo lei. Eravamo solo noi due contro il mondo.
"Come lo spieghi un amore così? Farò in modo che le favole ci invidino." dissi per poi unire le mie labbra alle sue.

La vida es un sueño || Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora