•Capitolo 66•

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Pov's Erick
"Certo che hai proprio fatto una cazzata." disse Christopher. "Lo so." risposi. "Pensi davvero quelle cose che hai detto?" chiese. "Non lo so." dissi. "La smetti di rispondermi a monosillabi?" sbuffò. "No." risposi.
"Chissà dove sarà andata. È tutta colpa mia." dissi. "Nah, non sarà lontana. E riguardo al -è tutta colpa mia- hai ragione lo è." rispose. "Ma grazie." dissi ironicamente. "Non c'è di ché." disse.
Ok mi stava prendendo in giro.
"È lei?" chiese puntando i fari sulla ragazza che camminava. "Ti sembra Carmen quella?" urlai. "Amico, non dovrei nemmeno essere qui. Adesso preferirei tenere Clara tra le mie braccia piuttosto che cercare una ragazzina alla quale hai detto delle parole orribili e tu, nonostante ti stia facendo un favore, mi urli contro?" disse tenendo lo sguardo fisso verso la strada.
"Hai ragione." dissi. "Lo so." rispose. "Madonna quanto sei modesto." roteai gli occhi. "Amico ma mi hai visto? Se soltanto avessi i tuoi occhi mi scambierebbero per Dio." scherzò. "Si ma purtroppo quegli occhi li ho io e quindi Dio sono io." sorrisi beffardo. "Antipatico." rispose.
"Fermati! È lei!" urlai. Christopher fece rotazione finendo quasi in un albero per poi ritrovarsi Carmen davanti all'auto.
"Ricordami una cosa." dissi affannato. "Cioè?" rispose col respiro pesante anche lui. "Non farmi venire mai più con te in auto." continuai per poi scendere. Carmen era lì seduta su un muretto che si affacciava sul mare dell'Ecuador e che mostrava una vista spettacolare.
"Io vado via. Chiama un taxi più tardi." disse lui mettendo in moto. Annuii senza dire parola. Guardai poi Carmen la quale sembrava avesse freddo, così tolsi il mio giubbotto di pelle e glielo poggiai sulle spalle. "Non ne ho bisogno." disse cercando di toglierselo. "A me sembra di si." insistetti tenendoglielo fermo e finalmente non pose resistenza.
"Caspita se sei testarda." scherzai. "Meglio testarda che bugiarda no?" chiese ironica. "Vorresti dire che sono un bugiardo?" chiesi. "No, cioè in qualche modo si. Dovevi dirmi prima ciò che pensavi e non urlarlo ai ragazzi per farmi cadere quella pentola per terra e per questo il povero Zab non ha potuto mangiare e Clara avrà dovuto pulire." scherzò. "E tu ti preoccupi di questo? Zabdiel avrà di sicuro aperto il frigo e mangiato qualcosa e Clara avrà pulito in meno di cinque minuti. In realtà volevo farlo io ma stava per prendermi a morsi quindi ho preferito venire a cercarti." risi facendo ridere anche lei.
"Sei più bella quando sorridi." dissi. "Ah me lo dicono in tanti." rispose modesta. "Oh no... Ho dovuto sopportare un Christopher in auto che credeva di essere Dio e ora anche tu con questa modestia? Sono circondato!" risposi. "Scherzo stupido. In realtà non me l'ha mai detto nessuno." rise.
"Beh...allora sbagliano." dissi creando poi un enorme silenzio tra noi quasi imbarazzante. "Senti...prima mi hai chiesto perché non ti avessi detto prima ciò che pensassi. Io ho trovato una risposta la quale potrebbe crearti tanti dubbi ma ti risponderò lo stesso. Non so perché io abbia detto quelle parole, sono uscite così dal niente ma, non credo di pensare davvero quelle cose." confessai.
"Va bene." disse poggiando la mano sulla mia. "Tranquillo è tutto a posto." continuò. "Sicura?" chiesi. "Certo." sorrise. "Chiamo un taxi?" chiesi. "Va bene." rispose per poi essere interrotta dalla sua suoneria di un messaggio. "È Clara." disse. "Vuole uccidermi?" scherzai. "A parte quello." rise.

"Tutto a posto? Erick ti ha trovata? Ricordami di ucciderlo. E comunque stasera dormi da me, non si discute."

"Fuggirò in Alaska." dissi. "Che esagerato." rise. "Hai mai visto Clara in attacco? No, quindi ora sono guai." continuai. "Morirò lo so. Ma sono così giovane ho ancora il mondo da esplorare e tante cose da fare." dissi guardandola. "Del tipo?" chiese. "Tipo questo." dissi prendendole il mento e baciandola. Un bacio a stampo seguito dai nostri sguardi persi. Sorrisi e la baciai di nuovo stavolta con più passione. Le nostre labbra erano un tutt'uno. Avevo le sue mani poggiate sulla mia nuca mentre le mie sui suoi fianchi. "Perché l'hai fatto?" chiese senza fiato. "Ti lascio col dubbio." risposi alzandomi per chiamare un taxi.

La vida es un sueño || Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora