•Capitolo 76•

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Pov's Clara
Ore 7:00.
La maledettissima sveglia iniziò a suonare disturbando i miei poveri timpani. Perché avevo impostato la sveglia? Alle sette del mattino poi?
Continuavo a chiedermi mentre coprii le mie orecchie col cuscino cercando di non dar peso alla vibrazione di quell'oggetto tanto fastidioso.
"O mio Dio, la scuola!" urlai quasi sul punto di addormentarmi, ma per fortuna riuscii a ricordarlo. Dopo tutto quel tempo trascorso a Miami e in Ecuador, non potevo ritardare già il primo giorno.
Mi alzai così di scatto dal letto e filai in bagno dove sciacquai il viso e lavai i denti. Presi dall'armadio dei leggins neri e una t-shirt bianca accompagnata da un gilet di jeans.
"Marta sei pronta?" chiesi addentando una fetta biscottata con la marmellata.
"Da quando mangi la marmellata tu?" chiese mia madre confusa.
"Ah è marmellata? Oh...giusto. Sai è buona." esclamai facendo ridere mia cugina mentre diedi un altro morso alla mia colazione.
"Possiamo andare." affermò quest'ultima afferrando il suo zaino.
Esatto, Marta era in attesa del diploma come me. Frequentavamo la stessa scuola, ma non la stessa classe quindi facevamo il tragitto insieme.
"Pronta a riniziare?" chiese con un ghigno entrando a scuola.
"Secondo te? Di nuovo a stressarmi sullo studio. Io non sono pronta!" mi disperai.
"Dai non farne un dramma. Appena questo diploma sarà tra le nostre mani potremo fare ciò che ci pare." sorrise divertita.
"Si, ma c'è ancora molto da fare per arrivare a questo maledetto diploma e come sto adesso non sono psicologicamente pronta." continuai prendendo un vecchio libro dal mio armadietto per poi richiuderlo.
"E quello a cosa ti serve?" mi chiese curiosa.
"Il professore di scienze mi ha chiesto di restituirglielo dopo averlo letto." risposi.
"Mh. E da quando sei così curiosa di leggere un libro di scienze dato che hai sempre odiato questa materia?" chiese ridendo.
"Mi hanno rimandata in scienze." risposi per poi scoppiare a ridere.
"Ah perfetto." riuscì a dire lei prima di ridere di nuovo.
Mancavano pochi minuti all'inizio delle lezioni e alla nostra separazione così coontinuammo a camminare per il lungo corridoio.
"Christopher ti ha appena squadrata dalla testa ai piedi." disse facendomi spalancare gli occhi.
"Che cosa hai detto?" chiesi fermandomi sul posto.
"Ho detto che Smith ti ha appena squadrata dalla testa ai piedi." ripeté con un nome diverso.
"Smith? E chi sarebbe questo Smith?" chiesi confusa.
"Come chi sarebbe. Non conosci Alex Smith? Il ragazzo più popolare dell'intero istituto Clara..." rispose fermandosi al mio fianco.
"Ah capito." risposi io vaga.
"Pensavi avessi detto Christopher vero?" chiese di punto in bianco.
"Come fai a saperlo?" chiesi voltandomi verso di lei.
Da piccole eravamo sempre così. Ogni volta sapevamo se l'una o l'altra mentisse e se stesse male. Ci capivamo a vicenda e questo era uno dei tanti motivi per cui l'adoravo.
"Perché ti sono venuti gli occhi lucidi, hai iniziato a tremare e il tuo respiro è accelerato improvvisamente." rispose toccandomi un braccio.
"Va tutto bene?" chiese preoccupata.
"Certo, forza andiamo." sorrisi.
Il suono della dannata campanella ci avvisò l'inizio delle lezioni e così ci separammo entrando ognuna nella propria classe.
Arrivò finalmente l'ultima ora in cui rientrai in classe dopo aver preso una boccata d'aria.
"Buongiorno signorina Pimentel." mi salutò cordialmente la professoressa di matematica facendomi ricambiare.
Mi accomodai all'ultimo banco della classe dove poggiai il mio zaino e tirai fuori libri e quaderni di quella materia.
"Oggi parliamo di infinitesimi e infiniti..." disse e dopodiché non capii più nulla. Stavo pensando ad altro e questo altro comprendeva Christopher.
Volevo sapere se mi stesse pensando o se mi avesse già dimenticato rimpiazzandomi con una ragazza di qualsiasi tipo.
"Pimentel potrebbe ripetere quello che ho detto?" chiese risvegliandomi dai miei pensieri.
"Ehm..." balbettai prima di essere salvata dal suono della campanella che avvisava la fine dell'ora.
"Bene, mi raccomando ragazzi andate e cercate di imparare quelle poche regole." disse la professoressa.
"Clara tu no." mi fermò quando ormai ero sull'uscio della porta.
"Vedo che come primo giorno non siamo al massimo." sorrise.
"Lo so e mi dispiace, ma in questo ultimo periodo ho altro per la testa e non riesco a concentrarmi." risposi scusandomi.
"Problemi di cuore infranto?" chiese accarezzandomi.
Alzai il capo per guardarla negli occhi e farle capire che aveva compreso il mio problema.
"Vedrai che andrà tutto bene, ma non mettere la scuola da parte. Voglio che arrivi al diploma con un bel voto quindi cerca di fare un piccolo sforzo nonostante i problemi." sorrise confortandomi.
"Adesso vai." continuò.
La salutai e raggiunsi Marta in cortile.
"Com'è andata?" chiese.
"Poteva andare meglio." sorrisi.
"Hai iniziato a pensare a Christopher, ma la professoressa di matematica ti ha beccata distratta e alla fine dell'ora ti ha chiesto spiegazioni." rispose facendomi uscire gli occhi dalle orbite.
"Tranquilla ti ho solo vista dal corridoio." scoppiò a ridere.
"Mi fai paura." risi anch'io.
"Marta devo parlarti." dissi di punto in bianco.
"Dica." disse mentre camminavamo per tornare a casa.
"Ieri quando mi hai lasciata in camera Christopher mi ha inviato un messaggio. Mi ha dato la buonanotte e mi ha chiesto se volessi dirgli qualcosa." dissi prendendo il cellulare dalla mia tasca.
"Guarda." le porsi quest'ultimo per farle leggere la mia risposta.
"Wow...sembra un film." disse dopo aver letto.
"Perché l'hai bloccato?" chiese.
"Non lo so." risposi. "Prima di farlo stava scrivendo ancora, ma non l'ho fatto continuare." continuai.
"Non hai voglia di leggere cosa ti abbia scritto?" chiese spronandomi.
"Per ora no." dissi bussando alla porta di casa, ormai arrivate.
"Siamo a casa!" urlai senza ricevere risposta.
"Ho salutato i muri. Perfetto siamo sole in casa!" esclamai.
"Marta se hai fame puoi prendere qualcosa in frigo o ordinare ciò che vuoi. Oggi non credo di mangiare, non ho molto appetito." dissi facendola annuire per poi chiudermi in camera.
Indossai qualcosa di più comodo e feci una bella coda alta per poi poggiarmi sul mio letto.
Presi il cellulare e la mia mente iniziò a pensare a quel messaggio. A quel sta scrivendo presente in alto alla chat prima di sbloccarlo. Ero in tilt. Non sapevo se leggere il messaggio e soffrire ancora o lasciarmi tutto alle spalle e dimenticare.
Dimenticare sarebbe stato difficile. Non potevo dimenticare un legame così forte, non tutti erano come noi due.
Arrivai a una conclusione. Quella di continuare a soffrire, ma insieme. Così lo sbloccai ed un lungo messaggio apparve.

Christopher
Non avrei mai pensato di trovare una ragazza come te. Certo, la distanza è tanta e ogni tanto sento la mancanza di un contatto fisico, un tocco di mani o un semplice abbraccio. Però tu, a volte, riesci a non farmi pesare per nulla tutto questo. Non so come spiegartelo. Spesso quando ti penso è come se scordassi tutto quello che ho attorno. Mandassi a fanculo tutti e restassi solo con te, in quello che è il nostro piccolo mondo. Io voglio vivere sapendo che sono ancora il possessore del tuo cuore. Voglio vivere sapendo che mi ami e che non ti frega della distanza. Che non hai più paura. Che siamo ancora noi due contro il mondo e non solo io o solo tu. Ho il cuore che brucia ogni volta che sto vicino a te. Ogni volta che ti penso. Sai sei la persona più irritante cazzo. Peggio di me. Per alcuni comportamenti che hai sei da uccidere. Ma Dio, ti amo così tanto e non riesco a non farlo. Amo i tuoi difetti e i tuoi pregi, ma ti prometto che ad ogni litigio ti amerò sempre un po' di più. Vorrei fossi al posto del cuscino che sto abbracciando ora. Ti bacerei e ti direi che nessuna è bella quanto te né più bella. Crei una dipendenza e cazzo se mi manchi. Buonanotte ❤️.

Lacrime...

La vida es un sueño || Christopher VélezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora