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"Non so, cosa potrei raccontarvi?" Marina avrà talmente tante cosa da raccontarci della sua gioventù che non saprà da dove iniziare. "Perché non ci racconti come hai conosciuto nonno?" La voce di Davide è bassa come il suo sguardo. Suo nonno gli manca, e sentire parlare di lui da giovane gli potrebbe servire, potrebbe fargli bene. Sarebbe come se Nonno Giuseppe non se ne fosse mai andato, almeno questo è quello che provavo io quando mamma mi raccontava dei miei di nonni. Non capitava spesso che mi parlasse di loro, non perché non volesse e nemmeno perché non lo voleva papà; anzi, papà quando ero più piccola era diverso e farei di tutto per riavere indietro quell'uomo. Mamma parlava poco dei nonni perché le faceva male raccontare di loro sapendo di non poterli più avere accanto. "Quando ho conosciuto tuo nonno ero giovane, molto giovane. Avrò avuto quattordici, quindici anni massimo. Giuseppe lavorava in un panificio, i miei genitori mi mandavano spesso a prendere il pane. E così, dal nulla ci innamorammo." Davide la interrompe, "Nonno quanti anni aveva?" La nonna ci pensa un attimo prima di rispondere, "Una ventina. Si si, proprio vent'anni. Ci fidanzammo di nascosto e dopo qualche mese decidemmo di scappare." Una fuga d'amore! Mi piacciono queste storie. Le ascolterei sempre, "Io rimasi incinta di tuo zio e così ci sposammo. I nostri genitori furono costretti ad accettare la nostra relazione dal momento che c'era un bambino di mezzo." Cerco di collegare le cose tra loro, "Aspetta, quindi lo zio di cui si sta parlando è il padre di Giulio? Il coinquilino di mio fratello?" Davide annuisce, "Continua nonna." Le dice, "Dove ero rimasta? Dovete scusarmi ma la mia memoria non è più quella di una volta." Ride, "Ah, si. I nostri genitori dovettero accettare la nostra relazione e ci sposammo facendo una piccola e ristretta cerimonia. All'epoca i soldi non erano molti quindi non potevamo permetterci una grande festa. Solo qualche anno prima della nascita di tua madre, ripensando al giorno in cui io e tuo nonno ci siamo incontrati, capii che io mi ero già innamorata la prima volta che lo vidi e lui anche. Mi corteggiava, o meglio mi evitava ma si capiva che lo faceva per amore. Mi manca così tanto." Nonna Marina scoppia in lacrime, afferra i bicchieri e li scaraventa a terra. Spiderman scappa al sicuro in salotto e Davide cerca inutilmente di fermare la nonna, "Tuo nonno! Tuo nonno! Il cancro me lo ha portato via, non è giusto. Non se lo meritava!" Dice piangendo. Il pavimento é cosparso di vetri rotti.

Io rimango lì in mobile, non so cosa fare. Comprendo il suo dolore, è difficile da sopportare la perdita di un amore come il loro. Hanno lottato insieme per ciò che provavano l'uno per l'altra ed una malattia gli ha rubato tutti. Davide l'abbraccia e le accarezza i capelli bianchi, "Shhh" le sussurra, "Nonno ora sta meglio. Non soffre più. Ci guarda dall'alto e ci ama ancora, per sempre." Davide ha il viso bagnato dalle lacrime e anche io non riesco più a trattenerle. Marina lentamente si calma, "Scusate, per questa mia crisi. Quando mi prendono è sempre difficile controllarmi." Dice tra i singhiozzi.

"Nonna noi ora dobbiamo andare. Promettimi di stare attenta e che mi chiamerai per qualsiasi cosa a qualsiasi ora." Davide abbraccia un'ultima volta la nonna prima di andare via. Si è fatto tardi, ho già tre chiamate perse di mia madre. "E' tutta colpa mia! Se non le avessi chiesto di raccontarmi la loro storia non sarebbe successo nulla." Davide sbatte le mani sul volante, "No, non è colpa tua!" Lui mi guarda con gli occhi ancora rossi e lucidi. "Hai sentito cosa ha detto? Ha detto: quando mi prendono. Non è la prima volta che le accade ed io non ci sono mai stato per aiutarla. Lei stava male ed io ero in giro fregandomene di tutti e di tutto. Se solo lo avessi saputo prima, non l'avrei abbandonata. Sarei rimasto qui con lei a darle conforto." Cerco di trattenere le lacrime, "Davide anche tu hai bisogni di qualcuno che ti consoli." Gli dico, "No. Io sto bene. Io non soffro." Insiste, "Tutti soffriamo, magari in modi diversi ma soffriamo tutti." Lui non mi ascolta. "Mi dispiace per averti fatto fare tardi. Ora hai perso l'autobus." Cambia argomento, "Non fa niente, dovevi rimanere per tua nonna." Gli accarezzo la testa mentre lui continua a guidare. "Posso accompagnarti fino a casa? Non ce la faccio a stare troppo tempo solo." Annuisco. Mi caccerò sicuramente nei guai, ma non mi interessa più. Dopo oggi ho capito il valore dell'amore e delle persone che ti stanno accanto nel momento del bisogno. Davide ferma la macchina proprio davanti al cancello, prima di scendere gli do un bacio. Entrando noto mio padre affacciato alla finestra. "Il tuo amico non se ne va?" Mi immaginavo che ci avrebbe visto, ma non farà nessuna scenata visto che ci sono i suoi colleghi a cena. Non gli rispondo, vado subito da mamma e mi scuso per il ritardo. Saluto Marco con un abbraccio, non vorrei lasciarlo più. Stringo la mano a tutti i colleghi di papà e ci sediamo per cenare, anche se in ritardo. Durante la cena noto lo sguardo di papà: delusione, rabbia. Cerco di non guardarlo negli occhi e di fare finta che tutto vada bene.

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Secondo capitolo della giornata! Non so voi, ma secondo me questi due capitoli sono molto significativi.

12/08/2019

Il segreto per essere feliciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora