CAPITOLO 29

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"Mamma?! Mamma dove sei?!" continuo ad urlare mentre le lacrime mi rigano il viso.

"Sta zitta ragazzina o ti ammazzo!" urla l'uomo all'angolo e lo guardo male.

"Dov'è la mia mamma?" chiedo e lui non mi risponde.

Sto per richiamare la mia mamma, quando la porta si apre di scatto e appare un altro uomo.

"Dobbiamo andarcene, la polizia sta arrivando" dice e l'uomo si alza dalla sedia.

"Dov'è la mia mamma? Cosa le avete fatto?" urlo piangendo ed entrambi mi guardano.

Non so perché ma ho come un brutto presentimento, come se il mio cuore si fosse spezzato.

"Ragazzina ascolta" dice l'uomo avvicinandosi a me ed io indietreggio spaventata. "Tua madre sta bene, ricordalo sempre. Sii coraggiosa e forte, non permettere a nessuno di distruggerti. Capito? Hai capito?" chiede ed annuisco.

Non so perché ma è come se la sua voce mi tranquillizzasse.

La sua mano prende la mia manina e la stringe forte guardandomi negli occhi.

Ha dei lividi e del sangue, ma la cosa che mi incuriosisce è il tatuaggio che ha sul polso.

È un leone con il suo cucciolo di fianco, ma la leonessa non c'è.

"Voglio la mia mamma" sussurra e lui molla la mia mano ed esce dalla stanza.

Scendo dal letto con in mano il mio orsetto e raggiungo la camera dei miei genitori.

"Mamma? Mamma sei qui?" chiedo ma non sento o vedo nulla.

Scendo al piano di sotto e sento le sirene avvicinarsi alla casa.

Arrivo al salotto e vedo un corpo steso per terra circondato dal sangue.

Le lacrime iniziano a scendere, le gambe si fanno sempre più pesanti, le mani tremano e la mia mente mi porta alla luce tutti i ricordi e i momenti passati con lui.

"Papà? Papà ti prego svegliati, papà perché dormi sul pavimento? Papà! Papà! Papà!"

Mi alzo di scatto dal letto e sono in un bagno di sudore.

In quel momento la porta della mia stanza si apre di scatto e appaiono sei occhi che mi fissano spaventati.

Sento che parlano ma non capisco nulla come se fossi dentro una bolla e loro al di fuori di essa.

È successo ancora.

Quella figura stesa sul pavimento, priva di sensi e con il sangue attorno era mio padre.

Credevo fosse una persona a caso ma avrei riconosciuto quei due occhi azzurri lontano chilometri.

Mi guardavano intensamente e le ciglia non sbattevano mai.

Il suo viso era spento, con dei lividi sugli zigomi e dei tagli.

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