EPILOGO 1

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Quand'ero piccola non ci pensavo spesso al futuro, non perché pensassi fosse banale o stupido, ma perché sapevo che se cominciavo a credere nel mio bel futuro immaginario finivo con il deludermi appena compiuta la maggior età. Dopo tutto il karma ha sempre girato contro di me, perciò perché sperarci tanto?

Adesso però mi guardo attorno e pensare a tutto ciò che ho passato da quell'età a sta parte mi fa venire voglia di prendere il PC e iniziare a scriverla. Anche se non dovesse piacere a nessuno lo farei lo stesso.

Spesso dicono che l'età più bella sia quella dell'adolescenza e non posso essere più d'accordo. Sono proprio quelli gli anni in cui capiamo noi stessi, cresciamo ed impariamo attraverso sbagli e cose giuste. Siamo quello che siamo grazie a noi e non a quello che passiamo, perché se uno non vuole essere come appare fa di tutto per cambiare e accettarsi.

La mia adolescenza l'ho passata al meglio che potevo, certo c'è stato quel periodaccio che non vedevo l'ora passasse, ma da un lato devo ammettere che mi è piaciuto. Ho conosciuto persone fantastiche che mi porto nel cuore tutt'ora. Ho fatto esperienze che mai avrei immaginato di fare. Ho dato un taglio alla reclusione della mia famiglia. Ho aiutato delle persone ad avere finalmente pace. Ho ritrovato mio fratello. Ho capito di cosa sono capace e di ciò che posso fare. Ma soprattutto ho scoperto cosa sia l'amore e ho capito perché tutti ne parlano così incantati.

L'amore non è solo un sentimento o una semplice parola con un significato strano. No, l'amore è molto di più. È libertà, gioia, dolore, spensieratezza e mille altre cose. È l'insieme di tutto ciò che proviamo ogni giorno, non necessariamente per una sola persona. Decidiamo noi come vivere quest'amore se con paura o coraggio, gioia o tristezza. Decidiamo noi come agire con quest'amore, ma l'unica cosa che non potremmo mai fare è controllarla o farla smettere. Perché nessuno smetterà mai di amare per quanto ci provi è impossibile.

"Ariet, io ho finito" dice Jasmine sulla soglia del mio ufficio.

"Vai pure a casa, hai fatto un bel lavoro. Ci vediamo domani mattina" dico sorridendole e, ricambiando il saluto, se ne va.

Un'altra cosa importante: da piccola volevo essere principessa, poi crescendo scrittrice e adesso sono diventata un'imprenditrice immobiliare, avendo studiato economia alla Columbia. Ho scelto questo lavoro perché era quello che mio padre avrebbe voluto fare, ma come sempre ha preso le redini del nonno senza realizzare i suoi sogni. Così ho deciso di farlo io e renderlo fiero di me, anche se non è presente, lo sento vicino a me più di ogni altra cosa al mondo.

Raccolgo tutte le mie cose, do un'ultima occhiata all'ufficio e dopo di che esco chiudendo bene la porta.

Prendo l'ascensore e arrivo alla hall del palazzo.

"A domani Ray" dico salutando colui che è sempre qui a controllare chi entra e esce dal palazzo con diligenza.

"A domani Signorina Evans. Buona serata" dice sorridendo ed esco dal palazzo trovando un uomo appoggiato alla sua auto mentre fuma la sua sigaretta.

Incredibile come sia rimasto bello in tutti questi anni.

"Com'è andata oggi?" chiede vedendomi scendere le scale.

"Bene come al solito. A te?" chiedo avvicinandomi a lui e mi cinge la vita dolcemente.

"Meravigliosamente bene" dice lasciandomi un tenero bacio. "Dai andiamo a casa"

Saliamo in auto e parte verso casa. La nostra casa.

Dopo aver preso la laurea in economia, lo stesso anno in cui anche le mie amiche si sono laureate, inutile dire che abbiamo dato un mega festone. Come sempre merito di Dylan e Nate, quei due hanno occhio nell'organizzazione, di fatti sono diventati colleghi. E che colleghi.

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