CAPITOLO 64

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Il weekend è la parte migliore della settimana, tranne per il fatto che devo stare in casa con Max.

Si non abbiamo ancora parlato, anche se onestamente sto prendendo la cosa in considerazione.

"Eii,  posso entrare?" chiede Max sulla soglia della porta di camera mia.

Parli del diavolo...

Lo guardo e ha uno sguardo triste, così chiudo i libri e annuisco.

Lui si fa largo nella stanza e guarda ogni singola cosa con molta attenzione.

I suoi occhi si posano sulla bacheca con le foto di quest'anno di me e tutti i miei amici.

Poi guarda quella di tutta la famiglia e abbozza un sorriso, dopo prende la foto in cui ci siamo io e lui da soli.

"Ricordo questo giorno" dice prendendo la foto e si siede sulla bordo del letto. "Tu avevi quattro anni ed io ne avevo sei. Volevi uscire in giardino e andare a giocare, ma eri in punizione e mamma non ti faceva uscire. Così inventai una scusa per farli uscire di casa e appena eravamo da soli, ti presi dalla camera e ti portai in giardino"

"Avevi riempito la piscina con l'acqua e gonfiato il materassino da solo, abbiamo giocato tutto il tempo sotto il sole e quando papà ci beccò ci fece questa foto senza dircelo lasciandoci giocare" dico sorridendo a quel ricordo. "Fu il tuo ultimo giorno in quella casa"

Dico senza neanche pensarci e appena mi accorgo di averlo detto ad alta voce, alzo subito lo sguardo e lui mi fissa.

"Mi dispiace Ariet, mi dispiace sul serio. Quando sei venuta a Londra ho saputo quello che successe a mamma e papà, e a te neanche ci pensavo. Ti ho trattato male e sono stato un pessimo fratello maggiore. Non ci sono mai stato per te quando avevi bisogno di me, ma se mi lasci spiegare ti dirò tutta la verità e se vorrai darmi un'altra possibilità sarò felice di accettarla. Se non vorrai troverò un altro modo per riavere mia sorella, ma ti prego ascolta ciò che ho da dirti. Ti prego..."

Mi guarda con due occhi che chiedono pietà e perdono allo stesso tempo.

Forse potremmo anche ascoltarlo, non ci costerebbe nulla.

È giunto il momento di sapere il perché di quel suo gesto orribile verso i miei confronti.

"D'accordo, ma voglio la verità Max, tutta la verità" dico apertamente e lui annuisce sorridendo.

"Come sapevi a Londra, dopo le mie cure per la malattia, andai a vivere insieme a Steven e altri tre ragazzi. Non lo feci perché non ti volevo vedere, ma semplicemente non volevo che tu ti affezionasti a me. Facevo già le gare clandestine e molta gente mi voleva morto, per questo non volevo che sapessero di mia sorella, avevo paura che ti usassero contro di me ed allora sarei stato fottuto. Non è vero che non c'ero mai, che non stavo con te, perché ovunque tu eri io ero lì, ti seguivo sempre, ero la tua ombra. Il ragazzo che ti mise le mani addosso, lo vidi benissimo e appena tu riuscisti a liberarti dalla sua presa, andai io da lui a sistemare i conti. Eri mia sorella e avrei fatto di tutto per tenerti al sicuro dal mondo in cui ero entrato a far parte, ma fallì miseramente e tu iniziasti a fare le gare clandestine sotto il nome di Marie Hale, eri veramente testarda" dice accennando un sorriso e abbasso lo sguardo.

Lui c'era sempre, era sempre con me ed io non me ne sono mai accorta.

Sono stata una vera cretina, ma questo non lascia trapassare il fatto del riscatto.

"Ormai eri diventata brava anche senza di me e te la cavavi alla grande. Quando Kate morì, tu andasti fuori di testa e dicesti a tutti che avresti dato un sacco di soldi se avessero trovato il responsabile. Dicevo la verità quando ti chiedevo di smettere perché sapevo già che Zac era a Londra e tu eri una preda troppo facile" si ferma un attimo e poi ricomincia, "Così un giorno chiesi ai miei amici di mettere in scena il tuo rapimento, loro accettarono senza problemi e così andò. Volevo che tu mi odiassi, in caso Zac mi avrebbe preso, così che tu non saresti mai venuta a cercarmi, ma a quanto pare neanche questo ti ha fermata"

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