3. Parchetto

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Mi ritrovo davanti Mathias.
Proprio quel Mathias.
Cosa cazzo ci fa a casa mia?

"E te che cazzo ci fai qua?" gli chiedo vedendo che anche lui è confuso quanto me.
"Te cosa ci fai qua" come cosa ci faccio qua?
"Ci abito forse?" ma perché cazzo è a casa mia?
"Io ero da Rachel. Mi ha detto di venire qua e chiederti di togliere la musica, ci stai disturbando" ah senti te!
"Come ti piace passare da una sorella all'altra eh?" qualcuno ammazzi quella troia di Rachel o giuro che l'ammazzo io con le mie stesse mani.
"La prima non sono riuscita a farmela, proviamo con l'altra. No?" mi chiede con un sorrisetto.
"Tranquillo che l'altra te la da senza problemi" gli sbatto la porta in faccia e chiudo a chiave, per poi far ripartire la musica che stavo ascoltando prima ed alzo il volume ancora di più.

Mi sveglio per colpa delle risate che provengono dal salotto.
Tiro fuori la testa dalla camera e riesco a sentire che quello che ride è Rachel, ed è proprio la risata da gallina.

Esco dalla stanza e mi faccio coraggio per poter entrare in cucina, così riesco magari mangiare qualcosa e sono anche curiosa di vedere come mai quella sta ridendo così tanto.

Proprio come immaginavo, Mathias è ancora qui e sta facendo colazione con Rachel e mio padre.

"Hai visto chi c'è? Che fai non lo saluti?" mi stuzzica lei.

Speriamo che si strozzi con i cereali.

"Mh si ho visto" dico mentre prendo la borraccia dell'acqua.
"E non lo saluti come si deve? Tanto anche mamma ti aveva visto, cos'altro può succedere?"

La guardo disgustata e faccio lo stesso con mio padre che è rimasto seduto senza dire niente.
Esco dalla cucina senza aggiungere altro e vado via di casa sbattendo rumorosamente la porta.

Dopo dieci minuti arrivo al mio parco preferito.

Qua ci venivo più spesso un anno fa, quando stavo passando un periodo un po' buio, chiamiamolo così.

Vado diretta verso la mia panchina, dove ci ho disegnato tante cose e scritto frasi che mi rappresentavano e rappresentano ancora oggi.

Guardo meglio e vedo che qualcuno è seduto proprio li, e sta facendo qualcosa alla mia panca.

Decido di avvicinarmi, per vedere se conosco o meno quel ragazzo, ma ne dubito visto che non conosco nessuno di queste parti.

Non appena arrivo vicina a lui alza lo sguardo e mi guarda quasi infastidito.

"Ti serve qualcosa?" ha il tono della voce freddo e distaccato, facendimi intuire che è veramente scocciato, e nel mentre sta continuando a disegnare qualcosa sulla parte spoglia della panchina.
"Si, vorrei che tu non andassi a rovinare i miei disegni" se lui è stato freddo con me anche io posso esserlo con lui.
"Ah sei stata te a farli?" dice mentre si leva le cuffie, vedendomi fare lo stesso.
"Devi stare proprio su questa panca?" so che posso sembrare pazza, ma sono gelosa di questa panca.
"È sempre stata la mia panca" cosa ha detto? La sua panca?
Subito dopo riprende a parlare senza lasciarmi il tempo di rispondere.
"Mi sa che ti ho vista altre volte mentre eri seduta qua"
"Sei uno stalker?" fa una mezza risata e mentre mi guarda in faccia mi risponde.
"Si, sono uno stalker e ti voglio violentare" si alza in piedi e mi fa un sorriso.
"Che stalker simpatico mi è capitato, sono stata fortunata"

Ha gli occhi marroni, un marrone scuro simile al mio, i capelli biondi e mossi gli ricadono sugli occhi, mi chiedo come fa a vederci con tutti quei capelli davanti.
Mi piace da impazzire il suo stile: adesso sta indossando una semplice canottiera nera, ma non è certo questo che mi ha lasciata a bocca aperta, ha lo smalto nero, e questa cosa mi fa impazzire, in più ha un anello con un serpente e un altro con un quadrifoglio.
Amo i ragazzi con lo smalto, credo che siano quelli con la mente più aperta, che se ne fregano del giudizio delle persone e fanno solamente quello che gli va di fare.
Per non parlare di tutti i tatuaggi che ricoprono le sue braccia e non solo, credo di essermi incantata.

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