Decise di alzarsi dal divano e di andare alla ricerca di Jungkook, probabilmente era salito nella sua stanza.
Sospirò seguito da uno sbadiglio di Nun che non era molto contento che il suo amico umano si fosse alzato dal divano, ma lo seguì lo stesso.
Jimin iniziò a salire le scale e anche lì si poteva notare come l'arredamento era sempre sul nero e bianco, ma tutte le pareti erano ricoperte di quadri coloratissimi che rallegravano l'ambiente.
Finalmente arrivò al piano di sopra e si trovò davanti un enorme corridoio con cinque stanze, eliminò la stanza che gli aveva indicato Jungkook come la sua e iniziò ad aprire le altre.
Ne aveva già aperte due ed erano vuote, si diresse verso la camera in fondo al corridoio e la aprì delicatamente e quello che vide all'interno gli fece prendere un collasso.
Non riuscì nemmeno a chiudere la porta, rimase sull'uscio abbagliato da quel corpo mozzafiato che si ritrovò davanti agli occhi, avvolto solo da un asciugamano legato in vita.
"S-scusa...n-non v-volevo...torno d-dopo" balbettò Jimin chiudendo la porta che però fu bloccata dal piede del corvino che la spalancò prendendo Jimin per il polso e avvicinandolo al suo petto.
"Jimin che è successo, stai bene? Ti sei fatto male?" chiese Kook guardando il biondo che tremava come una foglia "Jimin che cazzo hai? Mi stai spaventando, calmati..." Kook lo prese tra le braccia e iniziò ad accarezzargli la schiena sussurrandogli parole dolci per tranquillizzarlo.
Probabilmente stava avendo un attacco di panico, suo padre gliene aveva parlato e avevano anche consultato un medico per capire come comportarsi nel caso ne avesse avuto uno.
Kook continuò ad accarezzarlo fino a quando sentì che si stava rilassando e il tremolio del suo corpo cessò.
"S-scusami...i-io n-non volevo i-invadere i-il tuo s-spazio. T-torno in salotto" cercò di parlare Jimin balbettando con la gola chiusa. Era in procinto di piangere lo sapeva, ma non voleva farlo davanti al corvino, non voleva mostrare quanto era patetico e stupido subito dal primo giorno.
Stava per andarsene, ma due forti braccia lo presero e lo avvolsero in un abbraccio che di primo impatto lo fece irrigidire, ma subito dopo inizio a rilassarsi e, senza accorgersene iniziarono a scendere le prime lacrime.
"Shhhh non piangere Jimin, adesso non sei più solo, ci siamo noi. Non so bene che cosa tu abbia dovuto sopportare in tutti questi anni, ma da oggi in poi la tua vita cambierà, nessuno ti farà più del male. Te lo prometto" disse Kook alzando il volto ormai arrossato del biondo. Era davvero etereo quel ragazzo ed era sicuro che lui non si rendeva nemmeno conto della sensualità che emanava. Gli asciugò le lacrime con il palmo delle mani e lo fece sedere sulla poltrona che aveva in camera.
"Vado a cambiarmi, aspettami qui." Concluse Jungkook prima di sparire all'interno del bagno presente nella stanza.
La stanza di Jungkook era davvero enorme, aveva un letto gigantesco bianco, le pareti erano bianche e piene anch'esse di quadri colorati. C'erano due finestre ai lati del letto coperte da tende leggere bianche che svolazzavano per il venticello. Il letto era circondato da un enorme tappeto nero che ricopriva quasi tutto il pavimento bianco. La cosa che colpì di più Jimin fu il caminetto che c'era nell'angolo della stanza accanto alla poltrona dove era seduto. Era davvero stupenda. Sul caminetto c'erano molte fotografia, Jimin si alzò in piedi per guardarle, erano tutte di lui e Tae che sorridevano con il loro padre.
Una fotografia colpì la sua attenzione, c'erano lui e Tae adolescenti, avranno avuto si e no sedici anni ed erano vestiti con degli stracci addosso, non tanto puliti, ma la cosa che colpì di più Jimin erano le loro espressioni...i loro sguardi spenti e tristi.
Aveva ancora in mano quella foto, quando la porta del bagno si aprì e Kook rimase ad osservarlo mentre scrutava quella foto.
"Quella foto rappresenta la mia storia...non è una bella storia, ma chissà un giorno potrei raccontartela" esclamò Kook facendo sobbalzare Jimin dallo spavento che si affrettò a depositare la foto dove l'aveva trovata.
"S-scusa non volevo toccare cose che non mi appartengono" si scusò.
"Tranquillo Jimin, puoi guardare ciò che vuoi e puoi toccare qualsiasi cosa. Ora parliamo, preferisci scendere in salotto o, se vuoi, possiamo stare anche qui"
"Se non ti dispiace preferirei restare qui, mi sento più al sicuro" ammise Jimin guardando finalmente Kook negli occhi. Rimasero a fissarsi per un'infinità di tempo, i loro sguardi si persero uno nell'altro perdendo la cognizione del tempo, fino a quando Kook si riprese, accompagnò Jimin sulla poltrona dove era seduto prima mentre lui si sedette per terra sul tappeto di fronte a lui. Era pronto per parlare e Jimin era finalmente pronto per ascoltare.

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My bodyguard
FanfictionJimin un famoso ballerino, Jungkook la sua guardia del corpo. Una storia ricca di colpi di scena...