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"Ci ha chiamati tua madre, o meglio ha chiamato mio padre settimana scorsa. Lei e mio padre, a quanto ho capito, sono amici d'infanzia, poi quando si è sposata, tuo padre l'ha obbligata a interrompere tutti i rapporti che aveva con i suoi amici e conoscenti...ma credo che questo tu lo sappia già" iniziò a raccontare il corvino senza perdere di vista il biondo e continuando a tenerlo sott'occhio per vedere le sue reazioni.

"Appena mio padre ha ricevuto la telefonata si è messo subito in azione per cercare di capire come fare per aiutarti il più possibile senza che le azioni di quell'uomo si ripercuotono ancora su di te. Tua madre ha dovuto sporgere denuncia Jimin per avere la possibilità di aiutarti, ecco perché ora lei si è dovuta nascondere. Sai benissimo anche tu di che cosa è capace quell'uomo. Quando rientrerà dall'estero verrà comunque interrogato per tutto quello che ha fatto a tua madre, per quanto riguarda te invece dovrai essere tu a decidere se sporgere denuncia o meno, fino ad allora io e Tae saremo la tua ombra. Potrai continuare a fare la tua vita, le tue gare e tutto ciò che ti piace, l'unica differenza è che avrai noi al tuo fianco, giorno e notte." si fermò appena vide Jimin singhiozzare, si avvicinò a lui e gli prese la mano.

"Ho paura" ammise il biondo.

Kook vedendo quel ragazzo sconvolto e in lacrime si avvicinò ancora di più, non sapeva bene come comportarsi con lui, avrebbe voluto abbracciarlo forte per consolarlo, ma era sicuro che Jimin lo avrebbe scansato subito. Doveva essere cauto con lui e reprimere la sua voglia di coccolarlo e abbracciarlo.

"Ehi Jimin, non devi avere paura ora. Ci siamo noi, ti puoi fidare davvero di noi. Non so cosa hai dovuto subire in questi anni, mio padre ci ha accennato qualcosa, giusto per adeguarci alla tua personalità, visto che vivremo a stretto contatto, ma non ha voluto raccontarci veramente quello che ti è successo, ha detto che se ne avrai voglia sarai tu a farlo. L'ultima verità che ti posso dire è che nonostante io e Tae siamo molto giovani, rispetto ad altre guardie del corpo in agenzia, mio padre ha scelto noi perché pensa che tu abbia bisogno di due coetanei con cui giocare nei momenti liberi o con cui parlare...insomma ha pensato che potessimo diventare amici e sinceramente sono d'accordo con lui" concluse Kook sorridendo verso il biondo e asciugandogli con il palmo della mano le lacrime copiose che scendevano dalle sue guance.

"H-ho c-capito, g-grazie" balbettò Jimin.

Questo era il massimo che poteva uscire dalla sua bocca. Non riusciva a parlare, aveva il cuore che gli scoppiava nel petto. Doveva assimilare il tutto ed era confuso da tutta quella situazione, dal fatto che delle persone a lui estranee fino a poche ore prima, ora sarebbero diventate parte della sua vita, ma soprattutto era disorientato da tutte quelle emozioni che stava provando, dalla pelle che bruciava al contatto con le mani del corvino e non riusciva a capacitarsi come avrebbe voluto che quella persona lo prendesse tra le sue braccia...era stanco...stanco della sua vita...stanco di non sapere cosa fare...

Si alzò dalla poltrona e chiese a Kook se poteva andare a dormire.

Quest'ultimo lo accompagnò alla porta della sua stanza, prima che il biondo entrasse Kook lo fermò prendendogli delicatamente il polso.

"Jimin, qualsiasi cosa...chiamami. Lascerò la porta della mia camera aperta."

Il biondo annuì, non molto convinto e chiuse la porta, si buttò sul letto e si mise in posizione fetale svuotando la mente da tutto.

My bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora