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"Ti amo" disse all'improvviso Jimin, stupendo Kook che lo guardò emozionato, con occhi sognanti, per le parole che aveva appena udito. Sapeva benissimo che cosa significava per Jimin averle dette, sapeva che per lui era davvero difficile esprimere i suoi sentimenti.

Jimin, dal canto suo, si rese conto di aver detto una cosa alquanto strana per lui, ma nel momento in cui la disse si sentì libero...libero di esprimere ciò che realmente pensava senza sottostare più agli ordini di suo padre. Era finalmente libero di amare e soprattutto di essere amato e sentiva che si poteva fidare di Kook ed è per questo che prese una decisione per lui importante.

"K-kook" lo chiamò per attirare la sua completa attenzione.

"Dimmi amore mio" sussurrò dolcemente il corvino.

"V-voglio raccontarti la mia storia, m-ma è davvero difficile...non so se riuscirò a raccontarti tutto, ma ci voglio provare" balbettò.

"Non ti preoccupare piccolo, sentiti libero di fermarti quando vuoi, di dirmi solo quello che ti senti di dire...io sono qui adesso, ma sarò qui anche domani e anche dopodomani...non ti libererai più di me" gli disse prima di rubargli un bacio veloce "Vieni, sdraiamoci sotto le coperte" lo fece scendere dalle sue gambe e lo fece sdraiare, lo attirò sul suo petto e gli fece posare la sua testa su di esso, coprì entrambi con la coperta e gli diede un bacio sula tempia per poi iniziare ad accarezzarlo sulla schiena aspettando, con tutta la calma di questo mondo, che lui iniziasse a parlare.

Jimin, osservando tutte quelle attenzioni che il corvino gli stava dando, fu ancora più motivato nel raccontare la sua storia.

Si appoggiò al torace muscoloso di Kook, quel torpore lo faceva stare bene, il calore che emanava quel corpo era rassicurante, si sentiva protetto.

Passarono parecchi minuti prima che Jimin iniziasse a parlare, minuti interminabili per Jungkook che occupò accarezzando il biondo stringendolo meglio contro il suo corpo e circondandolo con entrambe le braccia.

Jimin sorrise, Kook era la prima persona e sicuramente l'unica con la quale avrebbe condiviso i suoi ricordi così tanto dolorosi e devastanti, stava bene fra quelle braccia, Kook lo faceva stare bene.

Aveva paura? Tantissima.

"Non ho molti ricordi della mia infanzia" iniziò titubante a raccontare " Sono stato istruito in un collegio di soli maschi fin dai sei anni e prima sono sempre stato affidato a tate. Ho iniziato a fare danza già a cinque anni su per giù, non ricordo bene. Comunque fino ai quattordici anni sono rimasto nei collegi. Non avevo nessun tipo di contatto con i miei genitori, non venivano mai a trovarmi, solo alcune telefonate sporadiche durante il mese, ma niente di che. Non che mi mancassero, anzi, meno li sentivo meglio era" ghignò in ricordo di quelle giornate a piangere da solo nella stanza del collegio, mentre i suoi compagni di studi o andavano a casa per il weekend oppure avevano in visita i genitori.

"All'inizio soffrivo per questa cosa, ma poi ho fatto l'abitudine e ho trovato nella danza, che occupava la maggior parte della mia giornata, il mio sfogo. Sono iniziate le gare, le vittorie e la fama.

Fino a quell'età, a parte la solitudine e l'essere rinchiuso in quelle quattro mura del collegio, andava tutto abbastanza bene. I guai sono iniziati quando ho vinto le prime gare, tutti parlavano di me, del mio talento e della mia bellezza...un angelo che stava affascinando la Corea. Fu in quel momento che, dopo anni, vidi mio padre..." deglutì e si fermò un attimo per riprendere fiato cercando di fermare le lacrime che iniziavano a inondare i suoi magnifici occhi.

Jungkook fece l'unica cosa che poteva fare...gli asciugò le lacrime con il pollice, alzò il suo viso e lo baciò.

"Sono qui piccolo e ti amo" lo incoraggiò.

My bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora