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"Cosa vuoi sui pancake? Sciroppo d'acero, marmellata, cioccolato?" disse Kook verso Jimin, mentre toglieva tutto l'occorrente dall'armadietto.

"J-jungkook davvero, non mangio i pancake...n-non mi piacciono" mentì.

"Ma mi prendi per fesso? Facciamo così o li mangi da solo o ti imbocco" lo stuzzicò maliziosamente.

"Ho detto che non li mangio, stupido idiota. E smettila di fare quella faccia, sembri un pervertito" lo rimbeccò Jimin che si riprese dal suo stato di trance.

"Eccolo finalmente il mio piccoletto, mi era mancata questa tua aggressività." Rise Kook mentre gli metteva davanti il piatto con due pancake ricoperti di sciroppo d'acero.

Jimin aveva l'acquolina in bocca, le narici erano inondate dal profumo di vaniglia mischiato allo sciroppo d'acero, dovevano essere buonissimi.

Jungkook che si era accorto dell'espressioni di Jimin, si avvicinò prese la forchetta e tagliò un pezzo di pancake per poi posarlo sulle dolcissime labbra del biondo, soffermò il suo sguardo su quelle labbra più del dovuto, ma non riusciva a staccargli gli occhi...era ipnotizzato, le avrebbe volute tanto assaggiare.

Si riscosse immediatamente dai suoi pensieri, dicendosi mentalmente che non era ancora il momento per pesare a quelle cose, guardò Jimin negli occhi e alzò il capo facendogli segno di aprire la bocca.

Jimin, dal canto suo, si accorse benissimo dell'espressione di quel pervertito mentre gli guardava le labbra, infatti gli prese la forchetta dalle mani e lo guardò malamente.

"Non ci provare nemmeno coniglietto dei miei stivali, non sono un bambino e se ti ho detto che non li mangio non sarai di certo tu a farmi cambiare idea"

Jungkook cambiò subito espressione, non ce la faceva più a sopportare quella strafottenza, capiva che era solo uno scudo per Jimin, aggrediva per difendersi, soprattutto se dall'altra parte c'era una persona che voleva fargli del bene. Capiva questa sensazione e non poteva biasimarlo, anche lui, prima di incontrare suo padre, era così e tutt'oggi non riusciva a fidarsi subito delle persone, ma a tutto c'è un limite e Jimin lo aveva superato stavolta...

"D'accordo Jimin, non mangiarli" prese il cellulare e fissando Jimin negli occhi chiamò suo fratello, sotto lo sguardo supplichevole del biondo "Ehilà a che punto siete? Bene, che ne dici di fare cambio x un po'? Si esatto...ok ti aspetto" chiuse la chiamata e guardò Jimin che lo guardava furente.

"C'era proprio bisogno di chiamare tuo fratello? Lo sapevo che non potevi essere diverso dagli altri" disse Jimin con gli occhi lucidi, mentre si dirigeva verso la sua stanza.

"Ti sbagli Jimin" lo fermò il corvino prendendolo per il polso e facendolo girare. Ora poteva vedere quegli occhi pieni di lacrime, il suo cuore perse un colpo alla vista di quel ragazzo supplichevole con lo sguardo perso, ma non si fece comprare da quegli occhioni lucidi, doveva iniziare a capire che le persone non andavano trattate così.

"Io sono diverso da tutte le altre persone e se mi sto comportando così è solo perché sto cercando di aiutarti" gli spiegò Kook tenendo sempre delicatamente il suo polso.

"Non si direbbe" rispose acidamente Jimin.

"Senti Jimin, io lo so cosa stai facendo, ma non puoi sempre averla vinta. Non sono come gli altri, con me non l'avrai vinta facilmente. Ci sono passato anche io, so cosa vuol dire usare l'aggressività per difendersi dalle persone. Devi solo capire che io non sono un nemico, voglio esserti davvero amico, ma sei tu che ti devi fidare di me. Fino ad allora mi comporterò di conseguenza e se questo vuol dire chiamare mio fratello...beh mi dispiace" sospirò Kook mentre continuava a tenerlo vicino, non riusciva ad allontanarlo o a trattarlo male, gli faceva davvero tanta tenerezza e non era facile trattarlo così. Voleva tanto prenderlo fra le braccia e coccolarlo...posò gli occhi su quelli del biondo e stava alzando la mano per accarezzargli la guancia, ma arrivo fino alla spalla e poi la rimise giù, si voltò e se ne tornò in cucina lasciando Jimin alquanto allibito e impossibilitato a muoversi perché aveva le gambe che gli tremavano e il respiro affannato.

My bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora