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Jimin si svegliò e appena aprì gli occhi si trovò di fronte il viso sorridente di Jungkook.

"Che hai da sorridere? E levati dal cazzo che ho già perso troppo tempo con voi due oggi." disse prima di alzarsi, ma fu fermato da Kook che lo prese delicatamente per il polso. Jimin si bloccò immediatamente, strattonò subito il suo braccio dalla presa di Jungkook e lo fulminò con lo sguardo.

"Non toccarmi"

"Jimin fermati, ti prego." provò a supplicarlo Kook "Ti sto chiedendo per favore di ascoltarmi solo un secondo e poi, se ancora vorrai, ti lascerò andare dove vuoi, ma ti prego...prima ascoltami"

Jimin lo guardò, lo guardò tanto, dritto negli occhi e capì che anche lui, come Tae, avevano lo stesso sguardo preoccupato. Gli stavano mettendo più ansia di quella che già aveva di suo così decise di dargli una possibilità e si rimise seduto sul divano.

"Dimmi tutto, ti ascolto e cerca di fare alla svelta, per colpa vostra ho perso già troppo tempo e devo allenarmi" borbottò.

"Usciamo" disse Kook ponendo la sua mano per aiutarlo ad alzarsi, era un gesto di semplice cortesia che Kook aveva fatto istintivamente. Quel ragazzo gli faceva uscire il meglio e il peggio di sé.

Jimin scostò immediatamente la mano di Kook e anziché alzarsi si posizionò meglio sul divano appoggiando la schiena ai morbidi cuscino e guardò Kook con aria di sfida.

"Io da qui non me ne vado, se hai qualcosa da dirmi lo fai qui altrimenti te ne puoi andare" grugnì.

Non si rese nemmeno conto di quello che stava succedendo, tutto successe improvvisamente, si sentì solamente Kook borbottare che non voleva arrivare a quello e poi si sentì sollevare come un sacco di patate.

"Che cazzo stai facendo idiota, mettimi immediatamente giù. Ma io giuro che appena scendo ti spacco il culo brutto stronzo." Gridò Jimin mentre pugnalava la schiena di Kook e si dimenava tutto per cercare di scendere, naturalmente era tutta fatica sprecata visto che per Kook, Jimin, era leggero come una piuma.

"Eh lo so che ti piacerebbe, ma non sei il mio tipo, mi dispiace" rispose sogghignando.

Jimin sbiancò a quella risposta e per un nano secondo dimenticò di trovarsi sulla spalla di Kook, appeso come un sacco di patate.

Non riusciva a capire che cosa stava succedendo nella sua vita, quei due ragazzi erano veramente guardie del corpo mandate da suo padre? E soprattutto perché aveva il voltastomaco? Che cosa era quella sensazione di ansia e di agitazione nel momento in cui il corvino gli aveva detto quella frase...

Si sentì appoggiare per terra e vide due forti mani appoggiarsi sulle sue spalle, non riusciva a rispondere in malo modo, era scombussolato, non stava capendo più niente e quegli occhi corvini posati dolcemente sui suoi che lo stavano fissando con tenerezza, non lo aiutavano di certo ad essere aggressivo come sempre.

"Ascoltami Jimin adesso ce ne andiamo da questa casa fino a domani. Ti porto a casa nostra e poi ti giuro che ti spieghiamo tutto. Dobbiamo andare, per ora qui non sei al sicuro e noi ti vogliamo proteggere ad ogni costo. Sali con me in macchina e, per favore, non fare storie" gli spiegò Kook con molta gentilezza posandogli delicatamente le mani sulle guance per attirare ancora di più la sua attenzione.

Attenzione che Jimin gli diede, appena sentì un calore improvviso dilagare per tutto il corpo e le sue guance diventare peggio di un semaforo rosso, aveva il respiro corto e non riusciva nemmeno a parlare. Riusciva solo a fissare quegli occhi color pece che lo stavano fissando.

Distolse velocemente lo sguardo e annuì verso Kook.

"Va bene, andiamo, ma ti avviso che se la vostra spiegazione non mi convince me ne torno a casa immediatamente e se provi di nuovo a toccarmi, prima ti ammazzo e poi ti denuncio e ti faccio marcire in prigione" lo minacciò Jimin.

"Va bene piccoletto. Tutto quello che vuoi, ora però entra in macchina e andiamocene da qui."

"Piccoletto lo dici a quell'idiota che ti ritrovi come fratello, no di certo a me" ribatté subito il biondo sentendo immediatamente la risata di Kook.

"Certo che se non hai l'ultima parola non sei contento...sarà una bella sfida convivere con te..." sospirò il corvino guardandolo ancora negli occhi prima di aprirgli la portiera e farlo salire in macchina.

Non c'è bisogno di dire che dopo aver sentito la meravigliosa risata di Kook e le sue ultima parole, Jimin era ancora più scombussolato di prima e non spiaccicò parola per tutto il tragitto in macchina.

My bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora