Passarono la serata tutti insieme, Jin aveva cucinato ed era davvero un cuoco eccezionale.
Jimin all'inizio, anche se come sempre non lo dava a vedere, si era spaventato tantissimo davanti a quei ragazzi, la loro vivacità era troppa per lui, abituato a non interagire con nessun essere umano. Ok che doveva conoscere il mondo e farsi degli amici, ma quelle quattro persone nel giro di dieci minuti gli avevano scombussolato l'esistenza, erano come un uragano improvviso che si abbatte su un paese sperduto in mezzo alle montagne e lo devasta.
Vero anche, che erano stati davvero carini con lui, si erano preoccupati, lo avevano coinvolto nelle decisioni e soprattutto avevano riso e scherzato insieme e per la maggior parte del tempo sempre a spese del corvino, che nonostante tutto stava al gioco, perché per lui la cosa più importante era vedere Jimin ridere e stare davvero a suo agio con i suoi amici.
Fu quasi verso mezzanotte che finalmente se ne andarono tutti quanti, Jungkook andò a sistemare la cucina mentre Tae e Jimin rimasero sul divano a guardare un film. Jimin si accorse subito che il ragazzo al suo fianco non stava bene, non era il solito burlone, era stato zitto per tutta la sera, era intervenuto solo poche volte nei discorsi e non aveva mai partecipato agli scherzi o alle battute, e questo aveva creato molti sospetti nel biondo, visto che conoscendolo ormai, non perdeva mai l'occasione per provocare e deridere suo fratello.
"Tae, scusa se mi permetto di farmi gli affari tuoi, ma stai bene?" chiese dolcemente Jimin, girando il viso verso il moro.
"Si, si Jimin" sospirò "Sto abbastanza bene. Diciamo che sono solo triste e abbattuto. Stasera mancava la perla dei magnifici sei, la persona che con la sua mente geniale risolve le situazioni, mi manca Jimin...mi manca davvero tanto, nonostante abbia un carattere di merda. Un po' come il tuo" ridacchio spettinandogli i capelli in modo carino.
"Mi dispiace Tae, è la prima volta da quando ti conosco che ti vedo così abbattuto e mi stavo preoccupando. Perché non c'era?" chiese di nuovo Jimin.
"Bella domanda...non lo so. O meglio...credo che non sia venuto per colpa mia. Vedi...io e lui non ci vediamo da un anno, da quando è stato trasferito in Giappone per una missione segreta. Non ci siamo lasciati molto bene, io gli avevo chiesto di rimanere, di rimanere qui con me e di rinunciare a questa missione, ma lui mi ha detto chi ero io per dirgli cosa fare della sua vita...e lì mi sono dichiarato. Gli ho detto che lo amavo e che non potevo stare senza di lui...ma non avevo capito che per lui, probabilmente quello che avevamo avuto non era così importante come per me, così scelse di andarsene via lo stesso, lontano da me. Non mi disse nemmeno il giorno della partenza, non lo disse a nessuno per paura che me lo venissero a riferire...non mi ha mai messaggiato né tantomeno chiamato. E ora è tornato...è qui, nella mia stessa città, vicino a me e lavoreremo ancora fianco a fianco...e io sono ancora qui perso per lui..." dichiarò amareggiato Tae con le lacrime agli occhi.
Jimin agì d'istinto e lo abbracciò forte, era il suo primo contatto umano così stretto, dopo Kook. Non sapeva perché lo aveva fatto, sentiva solo il bisogno di confortare Tae e l'unica cosa che gli era venuta in mente era un abbraccio.
Fu così che li trovò Kook, quando entrò nel soggiorno.
Vedendo suo fratello in quello stato, capì subito la situazione e decise di salire in camera sua senza disturbarli, sicuramente entrambi stavano esternando qualcosa che avevano dentro da parecchio tempo, Tae finalmente stava parlando con qualcuno, nemmeno con lui si era mai sfogato, conosceva la situazione perché l'aveva vissuta ma non perché il fratello gliel'aveva raccontata. Mentre Jimin stava semplicemente conoscendo sé stesso senza restrizioni, e stava seguendo il suo istinto.
Sentì bussare alla porta della sua camera e quando la aprì si trovò davanti agli occhi Jimin, con indosso il pigiama, i capelli umidi e Nun che stringeva tra le braccia. Non poteva avere visione migliore, lo prese per mano e lo accompagnò dentro la sua stanza.
"Hai i capelli tutti bagnati, piccolo. Ti prenderai un accidente. Siediti qui che te li asciugo" ordinò Kook lasciando Jimin seduto sul suo letto "Eccomi" iniziò ad asciugargli i capelli con delicatezza, passava le mani tra i suoi capelli delicatamente... sembravano carezze e Jimin alzò il viso verso di lui.
"Non guardarmi così, piccolo" grugnì Kook rivolto verso il biondo che, in quel momento, lo stava fissando con intensità, passava il suo sguardo intenso tra le labbra e gli occhi del corvino. Si alzò dal letto, gli tolse il phon dalle mani e lo fissò a lungo negli occhi, prima di prendere l'iniziativa e baciarlo appassionatamente attirandolo verso di sé, facendo sfiorare i loro corpi.

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My bodyguard
FanfictionJimin un famoso ballerino, Jungkook la sua guardia del corpo. Una storia ricca di colpi di scena...