Come tutte le cose belle, prima o poi finiscono ed infatti, appena i due ragazzi tornarono a casa vennero accolti da un Tae pieno di ansia che stava camminando avanti e indietro per il soggiorno.
"Oddio, finalmente siete tornati. Mi stavo davvero preoccupando. Brutto idiota, ma dove cazzo hai il cellulare" disse agitato al fratello.
"Ehi Tae, calmati e anziché sbraitare contro alla gente inizia a spiegare cosa cazzo è successo" rispose stizzito Kook rendendosi conto che Tae stava spaventando molto Jimin, sentiva il suo corpo tremare.
"Si si scusa, hai ragione. Ma mi è preso il panico sapendovi fuori. Tieni, ho già avvisato papà, sta arrivando" porse una busta bianca a Kook che appena la vide sbiancò di colpo per poi comporsi immediatamente e tornare a essere la fredda guardia del corpo che in quelle situazioni doveva emergere.
"C-che c-cosa è?" chiese Jimin sapendo benissimo di cosa si trattava "E'indirizzata a me, vero?"
I due fratelli si guardarono negli occhi e davanti ad un cenno del capo di Tae, Kook affermò che la lettera era indirizzata a Jimin.
"Si, piccolo...è per te."
"Dammela" ordinò Jimin con la consapevolezza di sapere già il contenuto.
Kook gliela porse e appena Jimin la aprì vide per l'ennesima volta le stesse scritte, le stesse minacce che ultimamente riceveva molto spesso. Ma quello che colpì Jimin era una frase aggiunta alla fine, che nelle altre lettere non c'era mai stata prima.
"Stai facendo lo stesso errore, vengo a prenderti presto..." bisbigliò Jimin leggendo la frase, le mani iniziarono a tremargli, le palpitazioni aumentarono e iniziò ad avere un dolore atroce al petto e un senso di soffocamento...sapeva benissimo che stava avendo un attacco di panico e questo solo perché aveva riconosciuto in quella frase le parole di suo padre.
Jungkook capendo benissimo la situazione si precipitò a fianco del ragazzo e lo fece appoggiare allo schienale del divano, gli si avvicinò e gli prese il viso tra le mani facendo in modo che i suoi occhi fisassero i suoi.
"Piccolo, guardami...ci sono io qui. Guarda me, guardami negli occhi e respira piano...avanti ce la puoi fare. Jimin guardami...così bravo...respira insieme a me...piano, respira insieme a me" continuò dolcemente Kook fino a quando Jimin iniziò a respirare normalmente, il suo viso riprese colore e i suoi occhi iniziarono a riprendere vita.
"E'-è l-lui...K-kook è t-tornato...v-vuole f-farmi ancora d-del –male...K-kook aiutami...stavolta m-mi uccide" balbettò Jimin scoppiando a piangere tra le braccia di Jungkook che in quel momento guardò suo fratello anche lui scosso per tutta la situazione, ma soprattutto erano entrambi devastati dal dolore immenso che avevano visto nello sguardo di Jimin. Qualsiasi cosa avesse fatto quell'uomo a quel ragazzo non era semplicemente violenza psicologica.
I ragazzi avevano capito che, purtroppo, c'era probabilmente anche della violenza fisica ai danni di quel piccolo angelo e questa certezza provocò in entrambi un moto di rabbia e la consapevolezza che Jimin non sarebbe più stato toccato da quel bastardo.
Jungkook lo prese tra le braccia e lo avvolse nel suo corpo e Tae si sedette immediatamente sul divano vicino ai due ragazzi e li avvolse in un abbraccio.
"Nessuno ti toccherà mai più Jimin, ci siamo noi ora" concluse Tae.
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My bodyguard
FanfictionJimin un famoso ballerino, Jungkook la sua guardia del corpo. Una storia ricca di colpi di scena...