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Jimin aprì la porta e fece passare Tae con un vassoio in mano pieno di cibo.

"Scusa, non sapevo cosa preferivi e così ho preparato un po' di tutto" disse Tae passandosi una mano dietro la nuca leggermente imbarazzato e sperando di non aver complicato ancora di più la situazione. Voleva cercare di entrare nel cuore di quel ragazzo, voleva essere suo amico, gli faceva troppa tenerezza. "Te lo appoggio sulla scrivania, quando hai finito puoi chiamarmi così passo a ritirarlo, va bene?"

"Perché?" chiese Jimin, diffidente di tutta questa gentilezza di Tae.

"Perché cosa?" rispose Tae cercando intanto di osservare la stanza di Jimin per vedere se trovava qualcosa di strano.

"Perché mi hai preparato da mangiare senza che te lo ordinassi? E perché sei così gentile con me quando vi ho mandato praticamente affanculo? La tua pietà non la voglio, non voglio niente se non un po' di pace e tranquillità almeno nelle quattro mura di casa mia..." ringhiò Jimin sempre più nervoso da tutta quella gentilezza.

"Possiamo uscire un attimo" sussurrò Tae con voce leggera ma decisa.

Jimin lo fissò per un attimo e capì, dal tono di voce della sua guardia del corpo, che qualcosa lo aveva allertato, così decise di dare ascolto al suo intuito e di uscire con lui dalla sua camera.

"Jimin siediti sul divano un secondo, arrivo subito."

"Senti, ti ho già detto di non darm..." non finì di parlare che venne interrotto bruscamente da Tae.

"Stai zitto Jimin, non sono Jungkook e credimi che il buono dei due non sono io. Adesso ascoltami attentamente. Siediti su quel fottuto divano e aspettami lì senza muoverti" gli disse duramente, lasciando per la seconda volta un Jimin alquanto infastidito e incazzato che non poteva far altro che seguire Tae con lo sguardo mentre si dirigeva verso la sua stanza e chiudeva la porta.

"Che cazzo sta succedendo oggi?" borbottò Jimin a se stesso "Ma questi due sono guardie del corpo o delinquenti, io davvero sto diventando pazzo. Lo sapevo che non poteva essere diverso dalle altre persone, sono tutti uguali, prima ti trattano bene e poi ti accoltellano"

Era ormai un'ora che Jimin stava seduto sul divano, sentiva rumori provenire dalla sua stanza, ma non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi, anche se non lo ammetteva, Tae lo aveva spaventato.

Stava giocando con il suo cellulare quando la porta d'ingresso si aprì ed entrò Jungkook con quattro borse piene di cibo e si diresse in cucina senza nemmeno salutare Jimin.

Quest'ultimo, ovviamente si innervosì ancora di più e lo seguì.

"Sai è buona educazione bussare alla porta quando uno entra in casa di altri e soprattutto sarebbe gradito almeno il saluto" lo attaccò subito Jimin, facendo sollevare il cipiglio a Kook che stranamente non abboccò alla provocazione ma chiese solo dove fosse suo fratello e appena Jimin gli rispose che lo aveva sbattuto fuori dalla sua camera e che era lì da quasi un'ora, Kook lasciò immediatamente tutte le borse sul tavolo e si rivolse a Jimin con un tono, anche lui, diretto e duro.

"Non ti muovere da qui, sistema le borse e aspettaci" e sparì anche lui dietro la porta.

"M-ma..." sospirò il biondo scuotendo la testa "Io non posso farcela, questi due sono davvero pazzi"

My bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora