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"Ricorderò sempre quel giorno...mi vennero a chiamare in stanza per dirmi di preparare la valigia che c'era mio padre all'ingresso che mi aspettava per portarmi a casa. Ero davvero un ragazzino ingenuo all'epoca che credeva ancora che il padre fosse venuto a prenderlo per portarlo finalmente a casa come una famiglia...già casa" ghignò istericamente Jimin.

"La casa che intendeva lui era un fottuto ripostiglio, dove mi tenne rinchiuso per ben due giorni interi e sai perché?" chiese ironicamente a Kook, il quale negò a mala pena con la testa, davanti a tanta rabbia repressa che scorreva nello sguardo di Jimin " Perché era uscito un articolo su una rivista scandalistica dove nell'ultima gara si elogiava la mia bravura, ma soprattutto la mia bellezza e il fatto che fossi in un collegio di soli uomini aveva indotto questa rivista scandalistica a fare allusioni sul fatto che probabilmente ero gay e avevo una relazione con un ragazzo della scuola. Mio padre, dopo quei due giorni rinchiuso mi ha fatto uscire e mi ha portato nella mia sala prove dove mi ha massacrato di botte...dicendomi che, se ero un frocio di merda, lui prima mi avrebbe fatto passare la voglia e poi mi avrebbe ucciso...n-non ti puoi nemmeno immaginare il dolore, ma non fisico per le botte. Il dolore di aver avuto la conferma che mio padre era un mostro e che non mi ha mai voluto bene. Mi ha anche urlato contro che l'unico motivo per il quale non mi ha ucciso subito era perché finchè ero giovane potevo fargli guadagnare un mucchio di soldi vincendo tutte le gare...a questo servivo, servivo solo a farlo diventare ricco, anche perché di tutti i soldi che ho preso in questi anni non ho mai visto una lira...diceva che non ne avevo bisogno tanto non potevo andare da nessuna parte" deglutì nervosamente Jimin.

Jungkook era scioccato, non sapeva nemmeno cosa fare per aiutare Jimin, forse non c'era molto da fare se non ascoltarlo fino in fondo trasmettendogli tutto l'amore che provava per lui.

Jimin, dopo aver ripreso fiato ed essersi soffermato per alcuni secondi continuò il suo racconto.

"Dopo quei giorni non sono più uscito da quella casa, se non per andare alle gare e sempre accompagnato dai suoi scagnozzi che appena vedevano che io interagivo o sorridevo a qualcuno lo riferivano subito a mio padre e quando le gare finivano...mi picchiava per ogni sorriso o per ogni alzata di sguardo verso qualcuno. A-aveva un l-libretto con scritto dei numeri...all'inizio n-non avevo capito cosa erano quei n-numeri...poi mi sono reso conto che segnava tutte le volte che sorridevo o altro e ad ogni numero uno schiaffo o un calcio o quando avevo esagerato, magari con un inchino, allora partivano i pugni...non ricordo nemmeno tutte le volte che sono svenuto" incrinò la voce Jimin.

"Basta amore mio, non serve che tu mi racconti altro...davvero smettila di ricordare. Ti stai facendo male e sinceramente credo che tu abbia provato abbastanza dolore. Guardati piccolo" sussurrò Kook interrompendolo devastato dal vedere Jimin stare così male a ricordare quei momenti. Gli sollevò la testa e posò le sue labbra su quelle del biondo "Ti giuro sul mio cadavere che nessuno ti toccherà mai più, nessuno ti farà del male, ora sei mio e se solo osano posare gli occhi su di te io li massacro. E per quanto riguarda il bastardo di tuo padre ucciderlo è troppo poco...deve marcire in prigione isolato dal mondo" Kook aveva una rabbia dentro di sé, amava Jimin più della sua vita e non poteva pensare a tutto il dolore che aveva subito, era davvero troppo...era un piccolo guerriero che nonostante tutto quello che aveva passato non si era mai arreso...era il suo piccolo guerriero.

"G-grazie Kook...n-non ho paura per me...io ormai sono immune al dolore se è lui a infliggermelo. Sono forte Kook, non credere che sono un piccolo bambino indifeso. Ne ho prese tante perché mi sono sempre ribellato...non ho mai smesso di lottare perché, nonostante tutto, nonostante il mio carattere e quello che ho subito, sono un sognatore e ho sempre avuto la speranza che prima o poi tutto finisse..." lo rassicurò Jimin vedendo che il corvino stava davvero perdendo le staffe. L'atteggiamento di Kook fece comunque sorridere Jimin, che a questo punto si sentiva davvero amato e protetto e probabilmente era arrivato il momento di confessare anche l'ultima cosa, forse la più dolorosa...

"Kook...solo...solo una v-volta non sono r-riuscito a combattere...e da quel momento s-sono d-diventato immune a t-tutto e a-apatico...fino al tuo arrivo. Solo quella volta..." tirò un sospiro, si aggrappò ancora più forte alle braccia di Kook e, per la prima volta, parlò a qualcuno di quella notte...

My bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora