10

1.1K 43 5
                                    

Tobey Williams era uscito per prendere aria quella sera, stanco dalla lunga giornata e dalle mille chiacchiere in cui era stato coinvolto.
Dalla mattina a far Pozioni fino a Incantesimi poteva dire che la giornata era stata ordinaria, contornata da studenti frivoli che facevano finta di vivere nelle favole.
Le ore di Difesa invece gli erano apparse vere, reali. Forse era dato dal fatto che il professor Mckay era un Auror, forse per la sua schiettezza, ma sentir finalmente la verità in bocca a qualche adulto l'aveva fatto sentire, se non meglio, almeno un po' meno recalcitrante verso tutti.
Fra i compagni, Neely e la sua pacatezza e Matt e i suoi modi spigliati erano li unici che riuscivano a farlo parlare, tranne Lot, ovviamente. Quel giorno però si era ritrovato spesso a osservare quattro persone.
Quattro soggetti alquanto strani a dire il vero.
Se ci ripensava, quasi si sarebbe dato dell'idiota masochista.
Si, quel giorno lui aveva studiato a lungo Tom Riddle. I gesti, il portamento, il modo in cui guardava le persone, con cui si rapportava agli altri, la maniera di rivolgersi ai professori. I sorrisi. Gli occhi.
Se fingeva, era veramente l'attore migliore di tutti i tempi.
Tobey non poteva credere che quello fosse il figlio di un assassino.
Passò la casa di Hagrid, senza che la sua sedia magica facesse alcun rumore e si diresse al lago, in silenzio.
Quel ragazzo...quel Riddle...
Che strana persona. L'aveva visto sorridere a tutti, parlare in modo gentile, senza quella spacconeria tipica dei ragazzi della loro età. L'aveva visto rivolgersi con dolcezza a solo due ragazze, la Grifondoro e la Serpeverde che furbescamente aveva capito che era meglio evitare Asteria.
Forse una delle due era la sua ragazza.
Del resto, c'era comunque qualcosa di strano in lui. Si muoveva quasi in punta di piedi, come per disturbare gli altri. Silenzioso, quasi solitario, nonostante i suoi sorrisi aperti e solari. A Tobey i suoi modi davano l'impressione di una facciata costruita. Ogni volta che l'aveva guardato, gli era venuto in mente un uccello senza radici, vagabondo.
C'era come...una sorta di gelida alterigia in lui. Gli dava l'idea di una persona algida, chiusa in se stessa per non far passare nessuno nel suo cuore. E la stessa idea gliel'aveva data il Veggente, il migliore amico di Riddle.
Quell'Howthorne.
Tobey seguì il bordo del lago, immergendosi fino ai confini della Foresta Proibita.
Si, quel Veggente aveva occhi glaciali, troppo lontani, troppo tristi a volte.
Era come se l'unico contatto di quei due con la realtà fossero le loro amiche.
Anche loro due comunque gli erano apparse diverse da tutte le altre ragazze della scuola. Cloe King era una di quelle persone che entrando in una stanza la irradiavano con la sua sola luce. Una di quelle donne difficili da scordare, da levarsi dalla testa. Una di quelle anime indomite che non permettono a niente di abbatterle.
E Beatrix Vaughn...si, anche lei era particolare.
Era come se...fosse lì, ma un'altra parte di lei galleggiasse sopra di loro.
Chissà di che colore erano i suoi occhi, si chiese il Corvonero veleggiando ora sui ciottoli delle sponde del lago.
Aveva notato che aveva delle lenti colorate.
A parte tutto era bellissima. E aveva un profumo da capogiro.
Tobey guardò verso il tenue blu della sera quando un gemito strozzato gli arrivò alle orecchie.
Irrigidendosi, tirò fuori la bacchetta dalla manica del maglione grigio piombo e girò la sedia.
Si guardò attorno, i sensi tesi a captare ogni altro rumore.
Un altro gemito e finalmente lo vide.
Qualcuno era seduto su un sasso levigato, su una spiaggetta ciottolosa a pochi passi dall'acqua.
Un ragazzo. Tobey lo riconobbe subito.
Jeans, maglia a maniche lunghe e sopra una dalle maniche più corte.
Piegato in avanti, sulle ginocchia. Si teneva la testa fra le mani, una sigaretta fra le dita.
Il fumo denso si levava in cerchi e rivoletti dalla forma tonda.
Aggrottando la fronte, spinse la sedia fino a un metro e mezzo da lui.
Stava piangendo...o era sul punto di farlo.
Damon sollevò appena gli occhi lucidi su di lui, poi tornò a ignorarlo.
Tobey invece notò la bottiglia semivuota di liquore al suo fianco.
- Ottima soluzione.- gli disse lo scozzese, con tono incolore ma duro.
Il Serpeverde non gli rispose, come se neanche fosse accanto a lui.
- E' morto qualche tuo parente?- gli chiese di nuovo il Corvonero.
- No.-
- Amico?-
- No.-
- Ti ha lasciato la ragazza allora?-
In quella domanda stavolta Damon sentì una vena sarcastica che per un motivo atroce riuscì a scatenare in lui tutta la rabbia sorda che in quei giorni aveva trattenuto dentro di sé, incatenata a forza.
Rialzò il viso e con gli occhi celesti incendiati, anche se sempre lucidi, lo guardò attentamente.
Poi rise.
Tobey non aveva scordato la disperazione, nascosta da un ghigno.
Poteva sembrare assurdo ma non c'era niente di più terribile che vedere una persona ridere con gli occhi vitrei di lacrime.
- No, non mi ha lasciato la ragazza.- gli sibilò Howthorne - Dall'alto della tua persona naturalmente stai pensando che posso stare in questo stato solo per una cazzata, vero?-
Tobey tacque, imperturbabile.
- Non è così?- continuò il Serpeverde - Solo certa gente ha il diritto di stare a pezzi.-
- Gente come me, no?- disse allora Williams - Dall'alto della mia persona...se con questo intendi il mio stato allora potrei anche darti ragione. Credi di potermi fare la predica solo perché cammini?-
- E tu credi di potermi dire come stare al mondo solo perché sei su quella sedia?- replicò Howthorne con rabbia - Che tu ci creda o no c'è ben di peggio che non poter camminare!-
- Ma davvero?- ora gli occhi nocciola di Tobey erano contratti, pieni di astio come quelli del veggente - Potrai vedere tante cose ma di certo non sai come sto io.-
- Siete tutti uguali. Tutti quanti.- Damon si alzò in piedi, la voce ridotta a un roco sibili rotto dal dolore - Anche tu che sei venuto a farmi la predica. Parti dal presupposto che nessuno capisca, che tutti ti guardino dall'alto in basso... ma sei tu invece che lo fai! Tutti quanti. Non sapete andare al di là di quello che vedete con gli occhi.-
- Preferiresti essere cieco allora?-
Il Legimors si fermò, ma rimase di spalle.
- Non sai quanto prego per esserlo.-
- Idiota.- gli ringhiò Tobey - Non sai di cosa parli!-
- Ed è questo il vostro errore. Tuo e di tutti gli altri.- gli puntò addosso gli occhi celesti, ora di nuovo lucidi - Non lo sapete neanche voi di cosa parlate. Non provare mai più a metterti in cattedra con me.-
Furente con lui e con se stesso, Tobey girò la sedia e fece per andarsene quando un suono scricchiolante lo bloccò.
Lui e Damon, in sincrono, si girarono verso l'acqua del lago. Si stava ghiacciando...e un vento freddo li prese di schiena.
Quando arrivarono loro addosso era tardi.
Una colonna nera si schiacciò su di loro e la sedia di Tobey s'incastrò in una roccia, facendolo cadere pesantemente a terra. La sua bacchetta rotolò lontana mentre il primo di dieci Dissennatori si abbatteva su di loro.
Damon, quasi immobile, riuscì a malapena a tirare fuori la sua bacchetta...ma i sentimenti felici stavano già scomparendo dal suo cuore. E quando invocò il Patronus, non accadde nulla.
Né luce bianca, né forze buone a salvarlo. Ma solo tante e tante grida.
Di tutti i morti che non era riuscito a salvare.
Prima di perdere i sensi però lo raggiunse una grande aquila bianca, giunta scacciare via tutti i suoi aggressori.
L'aquila richiamata dal suo padrone poi scomparve e l'ultima cosa che vide furono gli occhi blu di Tom, chinatosi su di lui per aiutarlo, colmi di preoccupazione.

I Figli Della Speranza  |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora