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Uno squarcio di luce fioca e plumbea filtrò dal baldacchino, colpendo gli occhi di Tom.
Luce.
Un Anatema Senza Perdono.
Un fulmine in un sogno.
Occhi verdi sbarrati.
Tom aprì le palpebre di scatto, balzando a sedere fra le lenzuola come una molla.
Harry.

Il cuore sembrava scoppiargli nel petto, tanta la forza del ricordo del giorno prima.

Ma Harry Potter non era morto. Harry Potter era sopravvissuto. Per la seconda volta.

Si portò una mano alla gola, cercando di respirare mentre con l'altra apriva il baldacchino di pesante velluto rosso, guardando oltre la finestra. Nebbia.

Il trentuno ottobre era pesante e fioco, quasi impalpabile.

Halloween.

Passandosi una mano fra i capelli, cercò di tornare a respirare.

L'incubo peggiore che avesse mai avuto.

Guardò l'ora e vide costernato che erano le dieci e mezza di sabato. A fatica mise un piede giù dalla sponda del letto, toccando qualcosa di gommoso.

Rialzò lo sguardo e...rise. Si, lo fece.

Per l'ennesima volta in sette anni, aveva la camera da letto invasa di palle di gomma che non l'avrebbero fatto arrivare vivo alla porta.

Incrociò le gambe sul materasso, guardando quel disastro senza perdere quel mite e malinconico sorriso.

Harry.

Che fosse il suo modo per ricordargli quella promessa?

"Io ti proteggerò sempre. Da chiunque voglia farti del male. Lo giuro."

Socchiuse gli occhi, tremando dentro.

Harry Potter, speranza dei maghi. La sua speranza. La sua più vera speranza.

- Grazie.- mormorò Tom a bassa voce.

Erano le undici quando riuscì, arrancando, ad arrivare alla porta del bagno per vestirsi e farsi una doccia, non prima però di essersi messo un cerotto sull'ennesimo livido in mezzo alla fronte, tipo unicorno.

Quando si fu infilato un paio di jeans e un maglione dello stesso profondo colore delle sue iridi, decise che era ora di andare a vedere se anche Ron e gli altri erano sopravvissuti alla catastrofe mattutina del perfido demone di Halloween.

Era a metà della scala a chiocciola che portava in sala comune, a Grifondoro, quando un grido atroce ebbe quasi il potere di farlo rotolare giù per due piani, facendogli rompere il collo.

Arrivato in sala comune vide pochissima gente in giro ma alcune matricole erano sotto la scala per il dormitorio femminile e Tom ci avrebbe scommesso un braccio: quella voce era di Cloe.

Sapendo che i gradini avrebbero formato uno scivolo, levitò a qualche centimetro dal suolo e risalì rapidamente la scaletta. Una volta ai piani alti trovò alcune ragazzine del terzo anno che strillando come delle oche gl'indicarono le stanze della camerata della sua biondina.

Fermo davanti alla porta bussò un paio di volte ma all'ennesimo strillo e al richiamo ad alta voce della King entrò con la bacchetta alzata. Non fece in tempo a vedere neanche il caminetto acceso e i quattro letti delle ragazze che Cloe corse verso di lui, solo con la camicia di un pigiama rosa pieno di pecore.

- Tom!- urlò nascondendosi dietro alla sua schiena e stringendolo forte, affondando la testa fra le sue scapole - Ti prego, caccialo via, caccialo via!!! Togli quell'orrore dal mio letto!!-

Costernato, Riddle rimase di sasso nel vedere un topaccio gigantesco e peloso sul costoso copriletto vermiglio della Sensistrega. Una pantegana con dei baffi lunghissimi e una coda chilometrica.

I Figli Della Speranza  |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora