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"Ci pensi mai Draco?"
"A cosa mostriciattolo?"
"A come sarebbe stata la tua vita...senza Harry. Senza Hermione. Ci pensi mai?"
"Si."

"Io ci penso sempre. Tu, Harry e la mamma...siete tutto."
"Tutto e niente, Tom."
"No. Siete tutto e basta. E lo sai. Hermione per te è tutto."
"Già..."

Hermione Granger.
Era tutto. Inferno e paradiso. Vita e morte.
Lei era tutto. Vivendogli accanto, intrecciando le loro strade aveva liberato la sua vita dal filo spinato del destino.
Lo aveva liberato da un destino che non gli avrebbe dato scampo.

"Quando hai capito per la prima volta di essere innamorato di lei, Draco?"
Quando si capisce di amare una persona?
"Quando ha pianto per me la prima volta..."

Se c'era una cosa che non si poteva scordare, erano le lacrime di una donna.
Ma far piangere una strega dagli occhi d'oro, forse era peccato ancora più grave.
Eppure, di certi peccati, a volte necessitava farsene vanto.
Necessitava portarli bene in vista, mostrarli con orgoglio.
Con l'orgoglio di un cuore innamorato.



Un ululato più simile a un lamento di rabbia riecheggiò fra le terre di Hogwarts, rimbombando su ogni granello di sabbia, in ogni tronco fatato, nelle orecchie e nelle menti di ogni essere vivente.
Draco Lucius Malfoy levò gli occhi al cielo bluastro, trapuntato di stelle.
La luna era grande, enorme.
Ed era piena.
- Non è prudente stare ancora in giro a quest'ora.-
Lui neanche rispose alla Auror al suo fianco, restando immobile in cima al pendio che dava un'ottima visuale della strada da Hogsmade a Hogwarts. La stessa strada dove Harry Potter, all'ultimo attacco dei licantropi di Greyback, aveva visto quell'uomo ammantato di chiaro.
Scrutò fra le fronde, in ogni singolo angolo buio. Fiutò l'aria e il vento, levatosi traditore proprio a contrapporlo, portando a chiunque fosse in agguato il suo odore. Ma poco importava.
- Draco.-
Gary Smith lo richiamò, mettendogli una mano sulla spalla - Diamoci una mossa.-
- Che ore sono?-
- Quasi le otto.- rispose l'altro, facendo un cenno a June che era una delle sue compagne e il suo sottufficiale - Non si vede niente e Harcourt mi ha mandato un messaggio dalla scuola. Harry è tornato mezz'ora fa. Leviamo le tende prima di ricevere sorprese.-
Malfoy si volse a fissarlo con un sopracciglio alzato - Lo Sfregiato è tornato? Come sarebbe?-
- Era uscito. Non te l'aveva detto stamattina?-
- No.-
Gary sorrise, scuotendo il capo con desolazione - Merlino e Morgana. Finirà per farsi ammazzare.-
- Non credevo fosse così spericolato.- bofonchiò June, sollevando la bacchetta tesa a Lumos, per fare segnali agli altri Auror nascosti lì attorno - Ma il fascino di Harry è anche questo.-
- Viva i cattivi ragazzi, è questo che vuoi dire?- la incalzò Smith.
- Può darsi.- rispose la strega con fare malizioso - Ma Harry non è cattivo. Draco forse.-
Malfoy ghignò appena, accendendosi una sigaretta.
Neanche ne avevano neanche una pallida idea.
E così lo Sfregiato si era fatto un'altra scampagnata.
Comprensibile. Ma poco furbo.
Eppure Harry doveva essere arrivato al punto d'infischiarsene di ogni pericolo ormai.
Già in passato si era comportato in quel modo, mettendo a repentaglio la propria vita.
Stavolta però lo vedeva letteralmente in gabbia.
Ma sapeva anche che quella gabbia se l'era scelta Harry stesso.
Non erano sbarre quelle che lo imprigionavano.
Non erano catene quelle che lo frenavano.
Avevano dei nomi.
Nomi, un cuore che batteva, mani che accarezzavano, braccia che stringevano.
Tre nomi per tre catene.
Elettra. Lucas. Tom.
Tre vite più importanti perfino della sua stessa esistenza.
Lo capiva. Lo capiva fin troppo bene.
Sorrise fra sé, scendendo il pendio col cappuccio calato sugli occhi.
Anche lui aveva quelle stesse catene. Ma non erano pesi, non erano impedimenti.
C'erano istanti nella sua giornata che...si sentiva soffocare per la mancanza di quelle catene.
Era accaduto tutto per caso, due anni prima.
Non era stato programmato ma...quando era successo, per lui si era aperto un mondo nuovo.
Finalmente si era fatta luce, aveva visto una luce...che aveva creduto di dimenticare.
Una notte di ronda, Hermione di era sentita male.
La settimana precedente era già stata costretta a letto a causa di una brutta influenza e credendo a una ricaduta seria, l'aveva accompagnata dopo mille storie da parte della Grifoncina al San Mungo.
Ma lì, al resoconto letto sui risultati delle analisi, Hermione era impallidita di colpo.
Da in piedi nella loro stanza a Malfoy House, era crollata a letto. Quel pezzo di carta fra le mani.
Lui, terrorizzato per quel suo sguardo pieno di paura, le aveva preso delicatamente fra le mani il resoconto e...
Ancora non riusciva a descriverlo.
Quando tentava di ricordare, sentiva sempre la stessa sensazione.
Un bambino.
C'era stato il panico, l'incredulità. Anche l'angoscia. Lo smarrimento, davanti a quel...qual bambino, che veniva a sconvolgere le loro vite.
Hermione l'aveva fissato. E per la prima volta, Draco l'aveva vista spaventata.
E automaticamente in lui si era liberata una forza innominabile, che non sapeva dove avesse tratto radici.
Glorya.
Dopo tanti mesi di angosce, tensioni e anche battibecchi sulla "colpa" di Draco che l'aveva messa incinta, il nome era stato scelto proprio dalla strega. Era stata Hermione a sceglierlo.
Glorya.
Affinché quella bambina non avesse mai potuto scordarsi il grande passato che le aveva dato la vita.
Il secondo nome invece l'aveva scelto Draco, deciso a lasciare che le stelle fossero ormai un ricordo del passato. Basta stelle e costellazioni, l'ultima goccia di veleno dei Black sarebbe terminata con lui. E così aveva scelto.
Artemisia. Il fiore della felicità eterna.
Come augurio alla piccola.
E poi...si, poi la scoperta dell'amore incondizionato a prima vista per la piccola.
Per quella bambina, nata da quel legame unico e sacro, nato fra lacrime e sangue...e durato in guerra e fiamme.
Glory era diventata tutto per lui. Si sentiva mancare quando non la vedeva e si rendeva sempre più spesso conto che era diventata la sua debolezza, insieme a Hermione.
La vita.
Si, sarebbe arrivato a darla per quella bambina.
Ma come spesso gli aveva ricordato Harry...un bambino aveva bisogno di avere accanto i propri genitori.
Forse non era eroico né leggendario ma ...era meglio essere vivi e un po' meno eroi, che sotto terra, dentro una tomba, lasciando al proprio figlio solo un ricordo.
Ci ripensò per tutto il tragitto, a cavallo di un Thestral che sembrava nervoso.
Anche le altre cavalcature dei suoi compagni sembravano pronte a imbizzarrirsi.
Stavano passando per il sentiero, attorniato dalla vegetazione della Foresta Proibita. La luna filtrava a tratti, latrati e ringhi giungevano da ogni dove.
A un certo punto, quando mancava circa un chilometro alla strada principale per Hogwarts, proprio quando cominciavano a vedersi le luci delle torri, Draco avvertì un suono che non sentiva da tempo.
Campanellini.
Fate.
- Gary.-
- Siamo circondati?-
- Si, stanno arrivando.-
Uno schiocco di dita e i Thestral presero il volo ma appena quelle grosse ali cuoiose vennero spiegate, cinque mannari in forma animale schizzarono fuori dai cespugli a fauci sguaiate.
Purtroppo l'Auror più vicino a loro non fece in tempo a librarsi in aria e venne scaraventato a terra insieme al Thestral, poi attaccato. Draco rimase a terra con Gary mentre dall'alto i compagni cominciarono a far piovere frecce di fuoco o lame di ghiaccio che in breve fecero terra bruciata attorno ai mannari di Greyback.
Il principe non si vedeva.
Con un fendente Draco ferì alla spalla il licantropo che si era avventato sull'uomo di Smith, mentre l'altro trascinava via il compagno ferito. Fra latrati e quella pioggia di magie, Malfoy ne scacciò altri Schiantandoli fra la vegetazione ma non aveva fatto i conti con la codardia degli uomini di Fenrir.
Stava rinfoderando la spada quando uno scricchiolio maldestro e il suo orecchio fino gli salvarono la vita.
Si abbassò prima di venire attaccato e gettato a terra di spalle ma il dolore lo trafisse comunque.
Sentì il sangue colargli sulla schiena, mentre si rialzava.
- Immobilus!-
Il licantropo rimase accucciato al suolo, annaspando col muso nel terriccio.
- Draco!- Gary corse da lui, atterrito - Cristo la schiena! Sei ferito!-
- Non è niente.- rispose il biondo, con una smorfia.
- Un cazzo, è trasformato!-
- Non mi ha morso, calmati.- Malfoy si massaggiò una spalla, serrando i denti per il dolore e l'insolito bruciore alla pelle - Mi ha graffiato con gli artigli. Basterà del sangue di vampiro per annullare le tossine mannare.-
- E tu che ne sai?-
- Secondo te?-
- Alchimisti.- bofonchiò Gary sottovoce, rauco - Muoviti, andiamo a Hogwarts. Adesso ti fai vedere da qualcuno in fretta e furia, non voglio averti sulla coscienza, chiaro?-
- Che ne facciamo del licantropo?- chiese June, volando basso su di loro.
- Portiamolo al castello.- disse Draco, fissando gli occhi argentei e gelidi sul prigioniero - Parlerà.-
- E in fretta.- aggiunse Gary, afferrandolo per il gomito mentre gli altri loro compagni imbrigliavano il prigioniero in liane e catene magiche - Andiamo, ad Harry non piacerà questa ferita.-
- Ehi...lo Sfregiato non è il mio ruffiano, chiaro?-
- Vorrei vedere, con quella sventola che ti ritrovi...-
- Cos'hai detto?-
- Niente, niente.-
Al diavolo. Aveva ragione Smith. Hermione e lo Sfregiato non l'avrebbero presa bene.
Draco si toccò di nuovo la schiena, sentendo la pelle scottare.
Doveva assumere del sangue di vampiro il prima possibile.
Sia sangue di mannaro che di vampiro erano portatori di tossine che a livello cellulare si distruggevano a vicenda. L'unico modo a questo punto per salvarsi da effetti collaterali poco gradevoli, del tipo mangiare carne cruda e farsi crescere dei denti indecorosi, era produrre una pozione...e alla svelta anche.

I Figli Della Speranza  |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora