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Lunedì mattina e i corsi a Hogwarts ricominciavano più impietosi che mai.
Jess Mckay si sporgeva dalla finestra della sua stanza, guardando in basso.
Nel giardino immenso della Scuola di Magia e Stregoneria, una massa di studenti chiassosi si stava dirigendo alle aule.
Spensierati, senza un problema al mondo.
Lui invece sentiva un vuoto, al livello del cuore.
L'aveva sognata di nuovo, dannazione. Ancora e ancora, Lumia era venuta nel sonno, ad abbracciarlo, a tradirlo ancora, a sorridergli in quel modo infame, sporco ma anche sacro, indistruttibile.
Si volse appena sopra la spalla, puntando il suo letto.
Sarah dormiva placida sotto al piumone pesante.
Divorzio.
Si, lo voleva. Ormai lo desiderava come l'aria.
Desiderava allontanarsi da quella donna che lo amava e che, disperata, da lui non riusciva ad ottenere nulla in cambio.
Come si fa ad amare qualcuno che si lascia coccolare, senza emettere un suono?
Lui che aveva avuto un figlio da quella donna che ora finalmente vedeva eccezionale davvero.
Lui che ogni giorno insultava lei e il suo amore, pensando ad un'altra donna, a un fantasma.
Desolato, iniziò a vestirsi.
Doveva andare.
Tristan aveva deciso di coinvolgerlo nelle lezioni.
Il suo diabolico fratellino si era accorto che stava sfiorendo poco a poco.
Stava male, stava male come un cane e non riusciva a riprendersi da quel maledetto incantesimo.
Lumia.
Avrebbe dato un braccio per poterla riavere per un giorno soltanto.
- Jess?-
Sarah si era svegliata. Seduta a letto, lo scrutava attentamente.
- Tutto bene? Vai di nuovo di ronda?-
- No, Tristan mi ha chiesto di aiutarlo. Starò con lui tutto il giorno ma cercherò di liberarmi a pranzo, voglio stare un po' con Alexander. Ci parli tu con le tate?-
- Si, certo.- sussurrò la strega - Non fai colazione?-
- No, devo andare via subito. Voglio sapere cos'ha in testa mio fratello. Ciao.- e uscì dalla stanza senza guardarsi indietro, ben sapendo che avrebbe visto solo le spalle curve di una donna annientata.
Sceso in sala riunioni però, gli capitò di cogliere lo spezzone di una dialogo abbastanza infuocato.
Nascosto dietro l'angolo della sala riunioni della Torre Oscura, fra il quadro di una strega che lo guardava storto e gli sussurrava che origliare era cattiva educazione e un ritratto di un bambino frignone, sentì nitidamente la puzza di guai, specialmente cogliendo il significo implicito di quelle frasi: - ...e ci sei andato sul serio? Cristo Sfregiato, ma che cazzo hai in quella maledetta testa?! Il mostriciattolo ha ragione, te le stai cercando! Ma per Dio, non ci arrivi? Vuoi farti ammazzare? Dimmelo cazzo, vuoi farti ammazzare?-
Jess sentì Malfoy tirare un pugno su una superficie di legno. Si sporse e vide meglio.
Piegato in avanti, Draco spostava il peso del corpo tutto sulla tavola.
Il capo chino, le mascelle serrate. E Harry seduto davanti a lui.
Anche Potter aveva un'espressione tesa, gli occhi lucidi.
- Dovevo parlarci.- sussurrò il bambino sopravvissuto.
- Come andavi sempre a parlarci dallo specchio?- sibilò Draco, sollevando gli occhi d'argento incendiati di rabbia - Eh? Come sei anni fa?-
- Ci sono andato solo per sapere qualcosa su Grimaldentis.-
- L'italiana ci ha già detto tutto, che cazzo vuoi di più? Non raccontarmi stronzate, tu volevi solo tirare la corda!-
- Non so di cosa parli.-
- Puttanate, ormai ti conosco. Quando Voldemort è nelle vicinanze a te piace camminare sul filo del rasoio! Sembra che tu ti diverta a rincorrere la morte! Weasley ha ragione, sei un maledetto deficiente!-
- Abbassa la voce.- l'ammonì Harry pacato.
- Non darmi ordini.- Draco lo fissò rabbioso - Tu hai finito di giocare, ricordatelo bene! Se dovrò leggerti nel pensiero ogni secondo fino alla fine di questa fottutissima guerra allora lo farò.-
- Sono capace di difendermi da solo, lo sai.-
- E' del tuo fottuto cervello bacato che non mi fido!- replicò il biondo gelidamente - Possibile che non capisci? Vai nella tana del leone e non dici nulla a nessuno! Ad Elettra non ci pensi?-
- C'era Lucilla con me.-
- Hn.- Draco scosse il capo, ormai al limite della pazienza - Basta, ci rinuncio Sfregiato.-
- Bene, finalmente hai capito. Rinuncia con me che è meglio.-
Harry Potter si alzò in piedi, passandosi una mano fra i capelli.
Fece per muovere un passo ma le gambe erano diventate come di piombo.
Cazzo, cazzo.
- E' per...è per Tom.- mormorò, senza neanche accorgersene.
Draco rimase immobile, scrutandolo con espressione vacua.
- Non so...non riesco a spiegartelo.-
- Pensaci.-
Harry deglutì. Sentì la famigliare sensazione d'impotenza attanagliargli le viscere.
Perdere Tom, perdere tutto proprio ora che erano quasi liberi.
Il fatto che Voldemort avesse potuto riprendersi suo figlio.
In fondo loro e Tom non avevano legami di sangue...non c'era niente a unirli indissolubilmente.
E quell'uomo, quel Vendicatore.
Il solo pensiero che avrebbe potuto rapirlo di nuovo...
- Ho capito.-
Harry alzò il viso, stralunato. Poi, quasi per caso, sentì uno strano senso di liberazione.
- Sai una cosa? Sarà frustrante averti in testa ma credo che d'ora in avanti potremo capirci meglio, Malfoy.-
Draco gli scoccò un'occhiata significativa.
- Che ti ha detto il bastardo?-
- Tutto quello che ha detto Gemma.-
- E basta?-
- A parte che ha ficcato la faccia di Grimaldentis in un caminetto perché lo irritava, direi nient'altro.-
- Niente sul Guanto?-
- Assolutamente.-
Subito dopo cominciò ad arrivare un po' di gente, fra cui Tristan che aveva pescato Jess in corridoio, quindi le tate coi bambini e anche Milo, esausto dopo una notte alla Corte, ad assicurarsi delle future mosse dello zio e non ne parlarono più, anche se di certo il discorso non era finito.
Per ultimi arrivarono Ron e Pansy.
Ed entrambi, stupendo tutti, avevano davvero una bella notizia in serbo per i compagni.

I Figli Della Speranza  |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora