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- Lo sapevo che quella covava qualcosa, lo sapevo!-
Tom Riddle nascose un sogghigno, sentendo Claire parlare in quel modo.
Ma si era ripetuta fino allo sfinimento ormai, anche se non sembrava averne mai basta.
Seduto in sala comune a Grifondoro con lei, accanto al fuoco verso mezzanotte di sabato, stava discutendo per la milionesima volta la cattiva novella.
Ovvero il fatto che Asteria McAdams fosse infognata con Grimaldentis, il capo degli Illuminati.
Consapevole o meno, secondo quanto aveva sentito dalla sua stessa voce due settimane prima in Guferia, Asteria pensava ancora che fossero stati i Mangiamorte a distruggere Wizloon e per questo ora lei voleva vederli annegare tutti nel sangue.
Era un'alleta di Grimaldentis e niente l'avrebbe smossa.
Quando aveva origliato quella conversaione, Tom si era affrettato a discuterne con tutti gli Auror che avevano accolto la notizia con sostanziale pacatezza.
Una diciassette incazzata era pericolosa si...ma anche avventata.
Avevano preso i primi provvedimenti, spiando nella sua posta nel caso avesse fatto passare qualcosa a Hogwarts in sordina ma per il momento a galla non era venuto nulla.
Hermione e Jeager poi avevano coinvolto tutti quanti nella ricerca dei rombi bianchi, che a quanto pareva erano sparsi un po' ovunque e Cloe, così come Trix, era più che convinta che fosse stata la McAdams a spargerli in giro per Hogwarts.
Il fatto che poi fosse un'insopportabile snob aveva convinto ancora di più la sua ragazza e la sua migliore amica a sputare veleno, cosa che da una parte lo sfiniva, ma dall'altra lo divertiva moltissimo.
Il fatto che volessero proteggerlo ad ogni costo lo inteneriva.
Beatrix aveva proposto di salassarla, anche a costo di farsi venire il volta stomaco, come sostenava lei.
Claire stata ancora più drastica.
Farla secca.
Ora, se la prima ipotesi della Diurna era da scartare, anche la seconda era fin troppo impensabile.
Di recente la McAdams però si era fatta ancora più noiosa con le sue disquisizioni sui Mangiamorte, quando anche lei era una di quelli che sostenavano l'importanza del sangue puro e si era scontrata più volte in quei giorni e con più dei loro compagni.
A partire da Cloe, che non perdeva occasione per attaccare briga e prima o poi sarebbe finite alle mani, Tom ci giurava, a finire con la pacatissima Neely che il pomeriggio precedente, in sala duelli, si era invischiata suo malgrado in un'accesissima discussione con la scozzese che era terminata solo quando Matt e Damon si erano messi in mezzo per dividerle.
Howthorne per primo però non aveva, stranamente, emesso sentenze di sorta.
Aspettava di "vederci più chiaro" e si era astenuto dal fare qualsiasi commento ma di certo non sarebbe stato così ancora a lungo. La faccenda di Wizloon per lui era ancora una ferita aperta e parlarne in continuazione era come gettare sale su uno sfregio.
- Quella va squartata!-
E dagliela!
Tom ridacchiò leggermente, ormai al limite.
Squartare la McAdams indubbiamente sarebbe piaciuto molto alla King ma era un'altra proposta non fattibile.
- Che c'è di buffo?- sibilò la biondina, che faceva il solco dal divano al caminetto scopiettante - C'è poco da ridere, quella maledetta gattamorta vuole farti secco, lo sai?-
- Come tanti altri.- sospirò Riddle, lasciandosi andare contro l'imbottitura del divano - Dai Claire. Se non altro non vuole Harry morto, come invece vorrebbe Grimaldentis.-
- Io me ne sbatto del Vendicatore chiaro?- gli ringhiò la Grifondoro - Finché quella sarà qua sarà una mina vagante! E se ti capita qualcosa? E se riesce a ferirti? E se si fa male anche Harry?-
- E se nevicasse viola?- riecheggiò lui - Non fasciamoci la testa per il momento.-
Cloe lo guardò storto, pensosa.
- Ti sei fatto una canna con Damon, dì la verità! Non è da te essere così calmo in un situazione simile.-
- Magari mi fossi fatto una tromba.- rise il giovane grifone - No, niente di niente. Solo che i ragazzi sono stati chiari con me. Se ne occupano loro, non vogliono darci noie al settimo anno.-
- Ti credo, si ricordano com'è stato il loro.- frecciò lei, buttandosi a sedere al suo fianco - Io non so che energie avevano. Solo lo stress mi sta facendo dare di matto.-
Tom sorrise di nuovo, passandole un braccio attorno la schiena.
Le carezzò lievemente i capelli e Cloe inclinò il capo sulla spalla, per goderne appieno.
- Sono preoccupata.- ammise - Molto preoccupata.-
- Abbiamo superato di peggio.- le disse, fissando il fuoco.
- Eravamo bambini. E non sapevo ancora di amarti così...-
Tom si volse e la guardò attentamente, poi senza una parola si piegò a baciarla, catturandole le labbra.
Ricadde su di lei, sdraiandola, e le passò le dita sul viso, mentre Cloe emetteva un gemito soffice.
- E' un modo come un altro per chiudere il discorso?- gli chiese, riprendendo fiato.
- Prendila come vuoi.- le sussurrò dolcemente.
Ma come accadeva sempre, quando le cose cominciarono a scaldarsi Tom si staccò.
Cloe emise un'invocazione irritata, dovendo levargli le mani da sotto la camicia, mentre lui si alzava leggermente, facendo leva su un ginocchio.
- Che c'è?- gli chiese, imbronciata.
Le fece segno di tacere e si sollevò appena sopra il bordo dello schinale del divano.
Niente.
Eppure era sicuro di aver sentito la porta dell'ingresso a Grifondoro aprirsi.
Scrutò meglio in ogni angolo buio ma non vide nessuno.
- Vado a farmi il mio giro.- disse preoccupato, alzandosi e riallacciandosi i bottoni della camicia.
- Chi vuoi chi si sbatta in giro di sabato notte? Saranno tutti al Circolo dei Duellanti e di sicuro Flanagan avrà sfidato qualcuno a duello stanotte, dai!- mugugnò la biondina - Su Tom!-
- Vieni con me allora.- le disse con un sorriso.
- Se vengo altro che ronda.- frecciò ironica - Hai sentito qualcosa di strano?-
- Ero sicuro che fosse stato aperto il quadro ma mi sono sbagliato.- bofonchiò, infilandosi il mantello e dandole una mano per alzarsi - A Tassorosso c'è festa per Kara Kendall, si vede che il rumore viene da sotto. Forza, andiamo.-
Il rumore che Tom aveva sentito però non proveniva dai sotterranei, tantomeno dalle cucine o dall'interno di Hogwarts.
Era arrivato da fuori.
Più precisamente dal tetto.
Era caduta un'altra...tegola.

Nel giardino invece, in piena notte, Asher stava tornando dalla caccia nella Foresta Proibita.
Avvolto in un pesante mantello di pelle bruna si aggirava attorno alle mura alzando la mano verso gli Auror, per farsi riconoscere. Ad attenderlo alla fontana c'era qualcuno però.
Sogghignò, con gli occhi di brace illuminati non appena la vide.
Tetra e pallida come una luna piena, coi lunghi capelli neri sciolti sulle spalle.
E vestita in maniera troppo leggera per fine gennaio.
Era lei.
- Ciao.- la salutò, raggiungendola di spalle e cingendole la vita - Come mai qua?-
- E' quasi l'una, dove diavolo eri?- replicò Beatrix di pessimo umore.
- Te l'avevo detto che andavo a prendere aria.-
- Invece non me ne hai fatto parola. La prossima volta lasciami un biglietto.- gli disse seria - Non so mai dove ti cacci, né quando esci. Se ti capitasse qualcosa in quell'orrore di foresta potremmo non venire a saperlo per giorni.-
Il principe dei Greyback sospirò, grattandosi il capo.
Dannazione. Purtroppo quella prigionia non era facile e il dover avvisare di uscire o di andare a caccia per lui era un vero supplizio, per non parlare della sofferenza inflitta al suo orgoglio.
Si sforzò di mantenersi calmo di fronte alla vampira.
- Me ne sono scordato.- bofonchiò contrito.
- Me ne sono accorta.- Trix lo fissò attenta - Non ti dico di starmi incollato tutto il giorno, ci mancherebbe altro ma non puoi fare di testa tua quando in giro c'è tuo padre e i suoi seguaci che vogliono ucciderti.-
- Ti delizia il ricordarmelo?- le disse stizzito - Falla finita con questa storia.-
- Bhè, purtroppo per te è la pura realtà. Quindi se non vuoi mandare all'aria i nostri sforzi nel tenerti in vita devi cercare di adeguarti a queste regole. Se ti pesano o le credi inutili sai cosa fare. Là c'è la porta del castello.-
Il tono era stato duro, quasi violento ma lui ne colse la sfumatura di preoccupazione.
Lei purtroppo aveva ragione.
Anche il bambino sopravvissuto ce l'aveva.
Abbassò il capo, inspirando per ritrovare il sangue freddo.
- D'accordo.- sibilò - Va bene.-
La Vaughn ghignò amara - Non voglio contentini Asher.-
- Non lo era.- le rispose oltraggiato - Ti ho dato la mia parola e io la mantengo sempre.-
- Ottimo.-
Beatrix si addolcì momentaneamente - E' andata bene la passeggiata?-
Il principe fece una smorfia.
- Si, anche se sono stato di nuovo inseguito da quei dannati ronzini.-
- I centauri sono creature degne, che meritano il tuo rispetto.- gli fece notare - Forse sono testardi e violenti ma gli hai invaso la foresta. Forse se ti conoscessero per ciò che sei non farebbe tante storie.-
- E che cosa vuoi che faccia? Che ne fermi uno e gli parli d'intenzioni pacifiste?- sentenziò sarcastico - Quelli capiscono quello che gli pare! Trattano anche Potter con alterigia quando sono solo dei codardi troppo attaccati alla loro terra per mettere il naso fuori. Perché voi Auror rischiate il vostro per loro?-
Lei alzò gli occhi al cielo buio, paziente - Perché quando abbiamo avuto bisogno ci hanno aiutato.-
- Infami voltagabbana.- replicò lui acido.
- Sciocchezze. Amano la loro foresta e vogliono proteggerla dagli invasori. Ti sembra così assurdo voler vivere in pace con le altre creature?-
- Questo discorso fatto da un vampiro fa ridere, mia cara.-
- Mezzo vampiro.- lo corresse, sfidandolo con uno sguardo - Io ho la loro anima, non dimenticarlo.-
- L'anima degli uomini è piena di arroganza e orgoglio.-
- Come la tua.- e gli sorrise, rabbonendolo - Forse questa guerra, quando sarà finita, ci avrà insegnato qualcosa.-
Asher inclinò il capo, cingendole i fianchi con presa possessiva.
- Come mai così saggia questa sera?-
- Si tratta di Tom.- sospirò Trix, poggiando la guancia sulla sua spalla e guardando verso un punto imprecisato del giardino - Finché ci saranno persone che vogliono prevalere sulla pace, lui non sarà mai al sicuro.-
- Perché tieni tanto a Riddle?- le chiese, schioccando la lingua.
- Perché non si accontenta di ciò che gli occhi vedono.- sorrise dolcemente - Lui è così. Serviranno uomini come lui una volta finito tutto.-
- Potrebbe finire male per lui.-
Trix serrò la mascella - No.-
- Ne sei sicura?-
- Si.-
- Perché?-
Lei sollevò il volto, fino ad alzarlo su quello del principe.
- Perché finché sarò viva non arriveranno mai a sfiorarlo con un dito.-
Diurni.
Asher represse il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra, ben sapendo che niente poteva etichettare l'anima che quei vampiri si portavano dentro. Ma arrivare a sacrificarsi per un umano...si, solo un altro umano avrebbe potuto avere il cuore di farlo. E non un vampiro.
Quindi, se umana o vampira...solo il tempo l'avrebbe detto per lei.
Si chinò e le sfiorò la bocca con la propria ma nell'attimo stesso in cui lo fece la sentì vribrare.
Sentì la paura e quando la scrutò in volto, la vide a occhi sbarrati
Si volse, seguendo in linea d'aria il suo sguardo.
Un ringhio salì alla gola del principe, quando notò sotto le arcate del giardino Jess Mckay, insieme a Milo.
Impalati entrambi, Jess riuscì a racimolare abbastanza raziocinio in quell'istante per afferrare il Diurno per le spalle e spingerlo oltre ma lui non si mosse.
Esattamente come Trix.
Più pallida del solito, sentiva il cuore galoppare.
Non riusciva a smettere di guardarlo, tantomeno ad abbassare il viso.
- Lasciami.- stava dicendo Milo a Jess - Lasciami!-
- Cristo, stai calmo...-
Anche Asher da parte sua era un fascio di nervi. E pronto a mordere.
Nella sua bocca i denti umani si stavano allungando e deformando fino ad assumere la classica dentatura di un mannaro ma non riuscì neanche a muovere un passo.
Trix lo prese per un gomito, riportandoselo vicino.
- Lasciami sola con lui.- lo pregò.
- Cosa?- il principe la guardò furente - Quello non vuole parlare! Lo sai bene!-
- E lui sa bene che non deve provare a toccarmi.- lo zittì gelida - Torna in camera. A lui ci penso io.-
Asher si volse ancora verso il Diurno. Lo vide allontanarsi da Jess, fissarlo in un modo in cui solo un uomo furente e innamorato può fare.
Volendo avrebbe potuto fare la cosa più stupida, più insensata. Ovvero ingaggiare una lotta ma...lei non l'avrebbe perdonato.
Si rimise il cappuccio, abbassandosi su Trix - E sia.- sussurrò pieno di livore, per poi andarsene senza più voltarsi indietro. Da sotto le arcate, anche Jess scosse il campo sconsolato.
Dubitava che Milo sarebbe stato abbastanza lucido da portare avanti il loro rapporto ma in fondo lui cosa poteva dire?
Così andò via, potendo ormai solo sperare per Morrigan.
E facendo un cenno anche alla Vaughn, sparì nel buio del giardino.
Milo neanche si volse a salutarlo.
Marciò dritto verso la fontana e quando si fermò di fronte a lei, c'impiegò qualche istante per aprire la bocca.
Ma finalmente, dopo quasi due mesi, riusciva a guardarla dritta in faccia.
Notò, senza sapere se con rammarico o orgoglio, che lei non sembrava impaurita.
Già, perché avrebbe dovuto esserlo in fondo?
Il suo tradimento non lo meritava?
Non meritava di essere esacrato e compatito per la sua vigliaccheria?
Perfino Gala, tanto indifferente al mondo, era stata dura e violenta contro la sua codardia.
E tutto per il vincolo.
Tutto perché...si, perché lui non aveva avuto il coraggio di afferrare fino in fondo ciò che aveva iniziato.
- Da quanto dura questa storia?- le chiese, con un tono piatto e freddo.
Trix si chiuse la giacca di pelle attorno al petto, quasi incredula di stare a parlarne con lui.
- Da Capodanno.-
- Quasi un mese.- Milo ghignò amaramente, chiudendosi una mano sugli occhi - E quando pensavi di dirmelo?-
- Dovevo forse?- lo sfidò, puntandogli gli occhi topazio addosso come due lame.
La rabbia ora invase anche lei.
E così devastante da ricordarle la notte in cui gli aveva fatto del male, quasi uccidendo.
Ne fu terrorizzata e cercò di calmarsi.
Ma fu inutile.
- Perché?- le chiese Milo allora, serrando i denti quasi fino a spezzarseli - Perché?-
- Cosa dovevo fare?- sussurrò angustiata - Aspettarti? Devo aspettare in eterno che tu decida cosa fare?-
- Lo sai bene.- le sibilò allora, afferrandola per le spalle stringendo forte - Lo sai bene! Quella notte l'hai sentito! Te l'ho detto!-
- Ti ho costretto, è diverso.- si ribellò lei, scostandosi bruscamente e facendo un paio di passi indietro - Se quella notte non ti avessi obbligato a dirmi ciò che provi ora saremmo ancora al punto di partenza. Ma sai una cosa? Forse lo siamo davvero. Tu continui a non accettarlo. Come io non accetto il fatto che tu mi abbia tenuta all'oscuro di tutto.-
- Trix...-
- No!- gli sibilò - Tu non mi hai mai detto niente del vincolo! Mai nulla, neanche una parola! Perché?- gli sussurrò angosciata - Perché sei anni fa mi hai permesso di morderti? Perché l'hai fatto se non intendevi portare a termine il patto? Ti fa piacere sapermi legata a te? Eh? Ti fa piacere evitarmi e farti rincorrere?-
- Cristo Trix non è questo!- alitò allora distrutto, dandole le spalle - Non è così...-
- E allora com'è la storia? Voglio sentirla!-
- Ho cent'anni per Dio e tu ad aprile ne compirai diciotto!- replicò disperato - Che dovevo fare? Eh? Legarti a me quando la tua vita è appena iniziata? Non volevo che ti sentissi costretta in un legame che non riconoscevi e che onestamente nemmeno io riconosco. Il vincolo di sangue è importante ma...- la fissò pieno di ansia - Tu ci credi davvero? Credi che basti il sangue a legare due persone? No e lo sai bene. E' per questo che avevo deciso di non dirti niente.-
- Ed è per questo che ho rischiato di bruciare...- replicò a bassa voce, con le lacrime agli occhi.
- Te l'ho detto.- Milo scosse il capo, mordendosi un labbro a sangue - Se solo l'avessi saputo avrei ucciso Kronos all'istante. Quando Gala me l'ha detto ho creduto di morire.-
Se solo avesse ascoltato quelle parole con meno rabbia nel cuore, mesi prima.
Forse non avrebbe cercato di fargli tanto del male.
La Vaughn sentì le lacrime pizzicargli gli occhi.
Rimase a fissarlo, a ricordare ciò che gli aveva fatto.
Il segno di un morso feroce era ancora vivido sul suo collo candido.
E lì sarebbe rimasto per sempre.
Uno sfregio che non sarebbe mai scomparso.
- Lo ami?-
- Cosa?- sussurrò, sbattendo le palpebre.
- Ti ho chiesto se ami quel dannato lupo.- ringhiò Milo con un notevole sforzo.
- Non ti riguarda.- sussurrò pacata, le braccia incrociate al petto.
- Mi riguarda eccome.- replicò duro - Ci vai a letto?-
I lineamenti di Beatrix si assottigliarono in una maschera gelida e impenetrabile.
Come osava? Come osava dopo...averla crudelmente ignorata farle simili domande?
- Sai qual è il tuo problema?- gli sibilò, avvicinandosi pericolosamente - Quando ti sveglierai, finalmente...sarà troppo tardi.-
Milo l'afferrò per un polso, tirandosela ancora più vicino.
- Dimmelo.- le impose - Ci vai a letto?-
- Si.-
Ecco.
Era stato facile, in fondo.
Lentamente, Milo le lasciò andare il polso. Fece pochi passi indietro, senza mai staccargli gli occhi di dosso.
E poi se ne andò.
Via, veloce. In fretta, quasi scappando.
Una volta sola, una lacrima le rigò finalmente la guancia.
Poi un'altra e un'altra ancora.
Non c'era verso, pensò chinando il viso e pulendosi le guance umide.
Non c'era verso, né ragione.
Non c'era strada per loro.
E se c'era, lei non riusciva proprio a vederla.

Nello stesso momento, Jess risalì la Torre Oscura.
Troppo incentrato a pregare che Milo non facesse sciocchezze, quasi non si accorse di andare a sbattere contro Lucilla, davanti all'ingresso della sala riunioni.
Istintivamente, come faceva da quando Lumia era tornata, si fece indietro.
E lei lo fissò gelida - Sono io, idiota.-
- Ciao.- mormorò Mckay, notando solo allora i corti capelli sempre magnifici - Come mai qui?-
- Ho riportato Lumia.- sibilò dura.
Jess la guardò più attentamente. Lucilla era una di quelle donne che sarebbero state stupende anche con un sacco addosso. E ora, coi boccoli che le incorniciavano il volto e l'incarnato alabastrino, osò pensarla nelle vesti di un angelo caduto. Non tanto incline al perdono però...
Considerato che si era tagliata ancora i capelli.
- Dove siete state?- si azzardò a chiedere, ben conscio del cipiglio bellicoso della cognata.
- A casa nostra.-
- A Lancaster Manor?-
- Esatto. Voleva vedere un'ultima volta quelle stanze.- Lucilla non assunse espressioni di sorta, tantomeno qualche emozione le segnò il viso eppure...chissà cos'aveva provato, entrando nella sua vecchia casa con a fianco sua sorella.
Jess chinò il capo, deglutendo.
- Lucilla. Io ti devo delle scuse.-
- Si, me le devi davvero.- gli disse piena di collera - Ti avevo supplicato di affrontare la cosa insieme. Non l'hai uccisa da solo mia sorella. La mano te l'ho armata io quella notte. Ma non potevo immaginare che l'amassi.-
- Me ne sono accorto più tardi. Quando mi sono lasciato convincere a sposare Sarah.-
- Quella donna ti ama più della sua vita.- gli sussurrò piena di rammarico - E tu preferisci vivere tenacemente aggrappato a un ricordo. Preferisci venerare un sogno.-
- Lucilla...-
- No.- La demone alzò la mano pallida, facendogli cenno di tacere - No, non devi dirmi niente. Ma risolvi questa situazione in fretta. Potrei abituarmi ad averla di nuovo attorno.- e gli dette le spalle, per andarsene.
Lui rimase fermo. Un pugnale nel petto, a ferirlo a morte.
Cosa stava facendo? Stava facendo soffrire Lucilla, tenendo Lumia in vita.
- Mi dispiace.- mormorò, desolato per lei - Mi dispiace tanto.-
- Lascia stare. Cerca di chiarire le cose, se puoi.-
- Non ho pensato a te. Sono stato un egoista.-
- Lo sono stata anche io.- gli disse con un sorriso triste, facendolo girare sopra la spalla - Ti ho fatto uccidere mia sorella perché io non ne ero più in grado. Non ho pensato a te nemmeno io. Siamo pari Jess. Ora vado, torno a Cedar House. Ci vediamo domani. Buona notte.- e senza dargli più il tempo di aggiungere una parola, la donna sparì come in una nuvola di vapore.
Jess invece rimase fermo, a fissare la porta.
Lumia doveva andarsene. Erano due settimane ormai che l'aveva invocata.
Non poteva permettere a un morto di camminare ancora.
Ma...ne sarebbe stato in grado?
- Mi chiedevo quando saresti entrato.- l'apostrofò Lumia qualche istante più tardi, quando varcò la soglia.
La vide seduta sul bancone della cucina, ciondolando le lunghe gambe accavallate.
In mano aveva un bicchiere dal contenuto scuro.
Poteva essere whisky come una pozione calmante o qualsiasi altra diavoleria.
Lui gettò il mantello su uno dei divani, raggiungendola in cucina.
- Dobbiamo parlare.- le disse serio.
- Sbagliato.- lo corresse, fissandolo obliquamente - Tu devi parlare. Io non ho niente da dirti.-
- Davvero?- sibilò cominciando subito ad alterarsi - Cominciamo da ciò che m'interessa. Per quale dannato motivo hai ucciso i tuoi genitori? Perché volevi uccidere Lucilla? Perché ti sei messa con Voldemort e...per quale maledetto motivo sei così!?- ringhiò poi, esausto, lasciandosi andare coi fianchi contro il bancone, la testa bassa, le spalle curve.
- Perché? Perché sei così?- le chiese ancora, furente.
- Hn.- Lumia si portò il bicchiere alle labbra - Sei uno di quelli che vogliono una schiava perfetta invece di una donna?-
- Basta stronzate!- le disse cupo - Sai bene che non voglio niente di tutto questo!-
- Però mi vorresti diversa.- lo guardò saccente - Non sono come mi vuoi. Questa si chiama incompatibilità. Il fatto che proviamo un debole interesse l'uno per l'altra non significa che avrebbe funzionato.-
- Che cazzo sto a parlare con una ragazzina di sedici anni!- sbraitò inferocito, alzando le mani come per arrendersi - E' assurdo parlare con te! Sei morta!-
Lumia dopo un attimo...un lungo attimo, finalmente sorrise.
- Finalmente l'hai capito.-
Jess tornò a fissarla, allucinato.
- Cosa? Di che parli?-
- Io sono morta. Mi hai ucciso tu.- gli ricordò con un ghigno, usando voce leggera - Quello che tu e forse anche qualcun altro qui dentro è che...niente è più inviolabile della morte. È solo il rimorso che mi ha riportata qui, perché non lo capisci? Provavi qualcosa per me, va bene. Lo provi ancora. Va bene.- gli disse, seria - Perché ti fai del male per questo? Non sei perfetto, sei solo un uomo. Solo perché pensi a me non vuol dire che tu non possa amare un'altra donna. Prendi tua moglie...lei vive per te, è pazza di te...ma tu non ti accorgi nemmeno di lei. Perché credi che pensare a me sia come tradirla. Ma la verità è che tu non mi ami.-
- Che diavolo ne sai?- replicò infastidito.
- Tu lo sentiresti se qualcuno ti amasse davvero. E dimmi...guardami in faccia quando ti parlo Mckay. Guardami e dimmi...secondo te io ti amo?-
Jess rimase appoggiato coi fianchi al bancone, come per avere un appoggio.
Ma la fissava, la studiava e...non vedeva amore. Vedeva un'altra cosa.
Visto che non rispondeva Lumia balzò giù dal tavolo e lo raggiunse. Gli gettò le braccia al collo e lo baciò.
Fu un bacio lungo, lento e caldo ma...quando Jess si staccò, aveva chiara la risposta in mente.
- No.-
Lumia annuì, riprendendo le distanze.
- Bene. Questo l'hai capito. Io non ti amo...e lo sai da sempre. Però non hai saputo guardare in faccia la donna che era con te all'altare e non hai saputo vedere quanto tenesse a te.- gli disse sarcastica - Sei cieco, sordo e pure un imbecille egoista.-
- Da quando tieni tanto a Sarah?-
- Non tengo a lei, è un'umana.- gli disse fredda - Ma nostra nipote è dannatamente sfiaccante quando vuole.-
Jess levò un sopracciglio - Degona ti ha dato fastidio?-
- Mi ha letto come un libro aperto. Quella bambina è un demone.- disse l'altra irritata.
- E ti ha fatto sputare la verità.- ghignò allora l'Auror - Ecco perché sei così sincera e diretta.- la prese in giro - Ti ha minacciato di cantare se non mi dicevi tutto tu per prima.-
- Al diavolo Mc.- lo zittì - E' una cosa seria.-
- Non dirlo a me.-
- Guardami in faccia e dimmi che non è il rimorso quello che ti spinge.- lo incalzò allora, dura e implacabile - Scava e fatti un'idea finalmente. Dieci anni di tormento sono troppi per una come me, non credi?-
Senza secondi fini le carezzò la guancia, con dolcezza - Non è stato tempo perso.-
Lei rise, baciandogli il palmo quindi si fece indietro.
- Un'ultima cosa. Mi ritroverai sempre in sogno, su questo non v'è dubbio ma...non dormire per sempre, Jess.-
E proprio come Lucilla, anche Lumia lo piantò in asso senza dargli più tempo per rispondere.
Non dormire per sempre.
Si, l'avrebbe ritrovata in sogno. Senza dubbio.
Andata a letto, il biondo andò ad appoggiarsi alla finestra.
Dai vetri chiusi, vedeva le luci sulle mura di Hogwarts, poche stelle in un cielo coperto e denso di nubi.
Rimorso.
Lumia era morta e lui non aveva potuto fare nulla per aiutarla.
Neanche Lucilla.
Forse certe persone non erano in grado di vivere come le altre.
Avrebbe voluto riportarla indietro, avrebbe voluto che...fosse diversa.
Ma quello non era amore.
Lucilla aveva ragione.
In quegli anni si era aggrappato a un ricordo. Aveva venerato un sogno.
E non si era accorto che la realtà per lui era andata avanti.
Senza neanche accorgersene risalì la torre, giungendo alla stanza dei bambini.
Jeremy dormiva in un lettino a destra, col baldacchino chiuso.
Lucas e Glory in un altro lettino a sinistra, insieme, con dei rialzi affinchè la notte non potessero cadere e sfracellarsi a terra. Sull'altra parete dormiva Alexander.
Raggiunse il letto del figlio, scostando appena le tende dorate.
Il piccolo dormiva tranquillo, raggomitolato nel piumone e con un orsetto nascosto per metà sotto al cuscino.
Carezzò i capelli al figlio e istantaneamente ricordò il giorno in cui era nato, il viso radioso anche se stanco di Sarah.
Com'era possibile sposare una donna, avere un figlio da lei e vivere in un sogno?
Presto Alex e così gli altri piccoli avrebbe compiuto gli anni.
Stava per farne quattro suo figlio. Cresceva ogni giorno di più...
E quasi rischiava di perderlo.
- Non dormi?-
Si voltò, sentendo Sarah richiamarlo dalla porta.
Le fece un cenno, rimboccò le coperte ad Alex e infine uscì con lei, cercando di non fare rumore.
- Come mai sei ancora sveglio?- gli chiese premurosa la strega - Ti senti male?- e gli poggiò una mano sulla fronte - Vuoi che ti faccia qualcosa?-
Aveva ragione Lumia.
Era sordo, cieco e...completamente idiota.
Le prese la mano e se la portò al petto.
- Jess?- lo chiamò, sempre più in ansia - E' successo qualcosa di grave?-
Lui scosse il capo. Ma qualcosa di grave era successo davvero.
Si era scomperto un infame bastardo.
- Sarah...ecco...a Pasqua.-
- Si?- sobbalzò lei.
- Ti va di tagliare il pranzo coi miei?-
La bionda sbatté gli occhi nocciola - Non vuoi vederli?-
- Preferisco...preferisco fare due passi in campagna, nel Devon. Ti va?-
Qualcosa le si allargò nel petto, come una bolla d'aria.
- E Alex?-
- Tristan può fare lo zio per ventiquattro ore, che dici?-
E lei, anche se a stento, riuscì ad annuire mentre la sua mano, stretta in quella del marito, tremava per l'emozione.
- Va bene.-
- Sicura?-
- Si, volentieri.- disse ancora, con maggior sicurezza.
- Bene.- Jess si staccò, andando in cucina. Aveva bisogno di qualcosa da bere, perché si sentiva la gola in fiamme. Prese il bicchiere di Lumia ancora mezzo pieno e mandò giù quello che scoprì essere brandy.
Non seppe poi dire bene cosa accadde però...poco dopo, tutto fu buio.

Era l'alba su Hogwarts e un tenue rossore si stava allargando sopra le chiome della Foresta Proibita.
Lumia guardava quello spettacolo, gli occhi vitrei, seduto nell'erba umida.
Da quanto non lo vedeva.
Una folata di vento freddo le sollevò appena leggermente l'orlo della gonna e i capelli.
Sentì dei passi alle spalle ma sapeva che lei ancora prima che le fosse arrivata a venti metri.
- Così te ne vai.-
Lumia si volse, sorridendo vagamente.
- Non dirmi che ti mancherò sorellina.-
Lucilla le si sedette a fianco, guardando con lei quello scenario rosso e perlaceo.
- Lui lo sa?-
- No. Ma è meglio così. Ieri sera abbiamo parlato molto e credo abbia finalmente capito.-
- Cosa?-
- Che ha i suoi istinti borghesi come tutti.- disse sarcastica - Il matrimonio, la famiglia. Queste cose qui.-
Lucilla rise, scuotendo il capo.
- Fatteli ricrescere.- le consigliò la gemella, alzando la mano e carezzandole i boccoli corti sulla nuca - Starai meglio.-
- Hn, come credi. Cosa farai adesso?-
- Me ne torno alle mie torture.-
- Però hai fatto una buona azione.-
- Per favore.- replicò Lumia con indifferenza - Aiutare un idiota a mettere la testa a posto non è una buona azione. Non mi sarò di certo guadagnata il Purgatorio. Ma se ci tieni a saperlo...- e sollevò il viso, per guardarla in faccia -...non ho mai visto la mamma. Questo significa che non è all'Inferno. Ne sei contenta?-
- Dipende. Non ce la vedo attorniata da angioletti con un'aureola in testa.-
Risero entrambe, ricordando Degona Harkansky.
Si, non era nella natura della loro madre fluttuare sulle nuvole con aria celestiale.
- Lucilla.-
- Si?-
- Sei felice?-
La Lancaster si appoggiò all'indietro, scrutando il cielo.
- Credo di si.-
- Credi?-
- Uno non si accorge di essere felice,- le disse a bassa voce - lo si capisce quando è troppo tardi.-
- Già, un classico.- annuì Lumia. Poi si alzò, sospirando - Bene, è tempo che vada.-
- Aspetta!-
Le due Lancaster si girarono indietro, richiamate da quella voce femminile.
Era Sarah.
Arrancando nel suo soprabito di pelle di camoscio color terra, le stava raggiungendo col fiatone.
Quando arrivò da loro, si chinò in avanti, per riprendere fiato. Aveva corso come una pazza per raggiungerle.
- Tutto bene Sarah?- le chiese Lucilla.
- Si.- ansimò la strega bionda - Ma ho visto la lettera sul tavolo, che hai lasciato a Jess e ho capito che...- e guardò Lumia rossa in volto per lo sforzo -...ho capito che te ne stavi andando.-
La mora ghignò arrogante come sempre.
- E non sei contenta?- la sfidò ironica - Mi tolgo dai piedi. E' tuo.-
- Niente Purgatorio.- sibilò Lucilla soave - Te lo sei giocato a causa della tua supponenza.-
- Tanto è una palla. Vacci tu a far rotolare pietre sulla montagna insieme a Sisifo.-
- Ecco io...- s'intromise di nuovo Sarah - Io volevo parlarti. Prima che te ne andassi.-
- Non voglio sentire niente.- replicò Lumia, dandole le spalle con alterigia - Tienitelo. E facci una nidiata di mostriciattoli, per quel che mi riguarda tra me e Jess è finita qua. Oggi stesso.-
- Io...- Sarah l'afferrò per il braccio, bloccandola - Io volevo dirti grazie.-
- Per cosa? Se l'avessi voluto davvero me lo sarei preso.- replicò gelida - Ma non lo voglio.-
Lucilla, poco indietro, scosse il capo.
Dio.
Era la prima bugia che la sua sorellina diceva a fin di bene.
Lo voleva ma...lo voleva così tanto, che per la prima volta desiderava vederlo felice.
- Ora vado.-
Lumia guardò oltre la spalla, verso la demone pura.
- Salutatemi quell'idiota.-
- D'accordo.- dissero Sarah e Lucilla, in sincrono.
- Altro?- le chiese la gemella.
- Si.- annuì Lumia, strizzandole l'occhio come tanto tempo prima - Spero di rivederti all'Inferno sorellina.-
- Cercherò di non deluderti.- rispose Lucilla, nascondendo un sorriso diabolico.
E dì a Jess che l'ho amato più di chiunque altro...
Ma quella frase si perse nel vento.
Poco a poco, il corpo di Lumia divenne trasparente.
Di lei rimase solo la sagoma e i suoi penetranti occhi blu.
Alzò il volto, vedendo qualcuno arrivare dal sentiero.
Era lui.
Sperò di essere riuscita a sorridergli un'ultima volta...e poi il vento se la portò via.
Proprio com'era arrivata.
Ma Jess giurò di aver sentito delle braccia cingerlo forte.
Era un addio.
Lo spirito se n'era andato e ne rimase soltanto qualcosa di bianco e piccolo.
Un rombo.
Il sole irradiò i tre, fermi in un triangolo mentre sulle loro teste splendeva qualcosa di ancora più brillante di un sole.
Che fosse stato un perdono, o un inno a quelle anime impavide e senza regole, non ci è dato saperlo.

I Figli Della Speranza  |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora