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Era passato appena un giorno da quando la Torre Oscura di Hogwarts era diventata la sede magica più potente della Gran Bretagna, visto chi ospitava, ma Harry Potter aveva già ceduto.
Era dovuto scappare via da quel covo di matti, diventato invivibile da quando Edward aveva fatto stretta amicizia con Demetrius, per non parlare invece dei battibecchi perenni fra Caesar, Tristan e Malfoy.
C'era da finire al manicomio, ma lui non era rimasto a vederli sgozzarsi fra loro.
Quella scena se l'era risparmiata per tempi migliori e dopo aver infilato a Lucas qualcosa di pesante per il freddo pungente di fine febbraio, se l'era squagliata alla velocità della luce insieme a suo figlio.
Uscire in giardino quella domenica si era rivelato più rilassante di quanto avesse mai immaginato.
Era da un pezzo che lui e Lucas non stavano più insieme come prima, visto gli avvenimenti che avevano sconvolti un po' tutti e il sorriso del suo bimbo, che stava ormai per compiere due anni diventando un ometto, come diceva Elettra, era come un balsamo per il bambino sopravvissuto.
Il sole non filtrava molto della pesante cappa delle nubi temporalesche ma si riusciva comunque a respirare aria tranquilla.
Lucas sgambettava qua e là, toccando ogni cosa che trovasse sul suo cammino.
Harry sorrise, sedendosi su una panchina.
Sembrava passato davvero un secolo da quando era stato in pace con suo figlio.
Lo guardò scorrazzare nell'erba umida, ancora intrisa di neve. Ogni tanto rotolava qua e là ed era uno spettacolo.
Cresceva ogni istante di più.
Era quasi impesabile per Harry, che un tempo aveva creduto di morire molto giovane, di poter essere arrivato a ventotto anni e...godersi una giornata simile.
- Bello uttellino!-
Lucas gl'indicò un passerotto bruno, che svolazzava sull'albero spoglio accanto a loro.
Già.
Sembrava una giornata buona.
Harry ringraziò per questo. Ringraziò di quella calma apparente, di quel cielo un po' cupo, anche di quel silenzio che aleggiava ancora su tutti loro, dopo il funerale di un grande uomo.
Liam già gli mancava.
Lord Hargrave era stato per tutti loro un buon sostegno quando a Hermione era venuta a mancare la figura paterna.
E ora...che se n'era andato, strappato così crudelmente alla sua famiglia, quel dolore sembrava destinato ad accumularsi a tutti gli altri. A quei dolori lasciati delle persone che negli anni se n'erano andate, tradite, uccise.
Senza un perché, senza una ragione valida. Se non la rabbia, l'odio, la vendetta.
Ma come aveva detto il pastone al funerale, per ognuno che se ne andava...c'era qualcuno che vegliava.
Liam era morto.
Tempo addietro, Cedric era morto.
I suoi genitori, James e Lily erano stati uccisi.
E ora il bambino sopravvissuto, che sembrava destinato a camminare da solo su quella strada lastricata delle anime che lui aveva tanto amato, guardava suo figlio crescere.
Si alzò e andò istintivamente a prendere in braccio Lucas, che ridacchiò felice e gli cinse le manine al collo.
Era così ingiusto.
Così ingiusto che tanta gente morisse...
Eppure fra quelle morti, la vita continuava a sbocciare.
Incurante del sangue, delle lacrime.
Harry era nato in quella guerra.
Ma per Lucas...desiderava qualcos'altro. Lui avrebbe dovuto crescere in un mondo privo di pericoli.
Forse era questo ciò che avevano desiderato Lily e James per lui.
Anche se non era stato così.
Harry socchiuse le palpebre, inspirando il profumo di talco e latte di suo figlio.
Gli carezzò la testolina scurissima, già piena di capelli scarmigliati e fissandolo in quegli occhi azzurri, giurò a se stesso di dargli ciò che lui non aveva avuto.
Una famiglia. La pace, la serenità.
Ma non era l'unico a cui giurava tutto questo.
C'era anche Tom da salvare.
Non l'aveva ancora visto. Si era rintanato in camera e sembrava non volerne uscire.
Nessuno aveva saputo dirgli nulla al riguardo e per esperienza, Harry aveva imparato a lasciare al giovane Riddle certi spazi, che a un altro non avrebbe concesso.
- Hogwos!-
Tornò al presente, con Lucas che agitava la manina verso il castello.
- Si.- sussurrò Harry, stringendolo forte - Quello è Hogwarts.-
Già. L'unica Hogwarts. Le torri, le luci, i tetti scuri, i capitelli, ogni singolo pezzo di mattone.
C'era un'anima in quella scuola.
La sentiva.
Lì, con suo figlio in braccio, rimase a osservare quel luogo che se non era tutta la sua vita, era...parte integrante del suo mondo. Lì tutto era cominciato. Lì, tutto aveva un senso.
Lucas un giorno sarebbe cresciuto.
Avrebbe frequentato Hogwarts, sarebbe stato il figlio...del bambino sopravvissuto.
Quel fatto, quella verità, l'avrebbero segnato per sempre.
A un certo il suo bambino gli mise una mano sulla fronte e col ditino iniziò a toccare la sua cicatrice.
Lo faceva molto spesso, di recente.
Secondo Elettra, Lucas era attirato dalla sericità della superficie delle sfregio, ma anche dalla forma.
Era un bambino in fondo. Non poteva averne paura.
Lo lasciò fare, osservando quasi divertito l'aria currucciata e la boccuccia corrugata di suo figlio.
Sembrava che stesse studiando la sua cicatrice.
Sembrava che stesse cercando di capire.
Se mai una spiegazione c'era.
Poi di colpo l'attenzione del piccolo venne attirata da qualcos'altro.
La sua espressione ridivenne allegra.
- Tom!- tubò, battendo le manine.
Potter si girò subito.
Eccolo finalmente.
Stava percorrendo il sentiero verso casa di Hagrid a grandi passi.
Ma non era il solo.
Dalla direzione opposta stava arrivando...Hermione.
Rimase immobile, osservando la scena.
Tom da una parte, chiuso in un lungo cappotto nero, che camminava veloce, quasi correva.
Hermione dall'altra, che incedeva a passo lento, quasi felino, la testa bassa, i crini castani alla brezza pungente.
Capì subito. Tom era stato messo al corrente della morte di Lord Hargrave.
Non fece in tempo a formulare un pensiero coerente che vide il suo mostriciattolo quasi avventarsi sulla sua migliore amica. Rimase un attimo fermo, davanti a lei.
Ora che la superava di cinque, sei centrimetri.
Ora che sembrava così più grande della sua età.
Col cuore a pezzi, Harry lo vide con le spalle scosse dai singhiozzi. E poi di colpo Tom prese le mani della Grifoncina, portandosele al viso.
Il dolore di Tom era così nitido che Harry lo sentiva come se fosse stato suo.
Era rimorso quello?
Certo. Tom era troppo buono, troppo pulito per quel mondo, per non provare un simile sentimento.
Hermione invece stava immobile come una statua. Le mani abbandonate in quelle di Riddle, che gliele stringeva convulsamente, piangendo, scuotendo la testa, chiedendo scusa mille volte.
Per l'ennesima colpa non sua.
Sapeva a cosa stava pensando.
Se Hermione non l'avesse salvato da Grimaldentis, da bambino, ora Liam sarebbe ancora vivo.
E lei non avrebbe perso suo nonno.
- Tom tiste.- tubò Lucas.
- Già. Il mostriciattolo è proprio triste.- sussurrò Harry, desolato, mortificato.
Eppure, accadde il miracolo.
Con gli occhi sgranati, Potter vide Hermione abbassare il viso, scuoterlo dolcemente.
Poi liberò una mano dalla stretta di Riddle e con dolcezza che non le vedeva più da tempo, lei gli carezzò il volto.
La guancia, poi il capo. Si chinò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
Un attimo dopo Tom la stringeva forte al petto, avvolgendola in quell'abbraccio che la sua migliore amica aveva rifiutato per se stessa, dopo la morte di suo nonno.
Pianse anche lei, finalmente.
Col sollievo nel cuore, Harry alzò il viso verso la Torre Oscura.
Draco si sporgeva dalla finestra della sua camera da letto e dopo aver distolto lo sguardo dalla sua ragazza, lo abbassò fino a trovare quello verde di Potter.
"Stai meglio?"
Malfoy agitò appena la mano "Torna dentro Sfregiato, fa freddo."
E sorridendo il bambino sopravvissuto tornò a casa, dentro a Hogwarts.
Con suo figlio in braccio e alle spalle due persone che avevano forse avuto un perdono.

La sera stessa si prevedeva la cena di riunione generale del "gruppo interno".
Che prevedeva anche la presentazione di certe persone che...stavano con Tom tutti i giorni.
Peccato che come spesso accade, fra dicerie e la dura realtà dei fatti c'è una bella differenza.
Draco si stava fumando una sigaretta sul divano, aspettando che la cena fosse pronta quando la porta dell'ingresso si spalancò e sulla soglia apparve un Legimors alquanto inferocito.
Damon Howthorne, incurante dei demoni venuti dal Golden Fields, aveva gli occhi iniettati di sangue.
- Che tu sia dannato!- gli gridò dietro - TU E TUTTA LA TUA STRAMALEDETTA PROGENIE!-
- Buonasera tesoro.- frecciarono le follette, tate dei bambini.
- BUONASERA UN CAZZO!- tuonò Damon, facendo traballare i calici a tavola - Draco Malfoy sei solo un viscido rettile velenoso! Che cazzo t'è saltato in testa di andare a dire a mio padre che stavo male?? Quello s'è presentato con mia madre e lo sai con chi altro?-
- La fata turchina?- ironizzò Malfoy.
- Un fottuto psichiatra!- fu la risposta, strillata a squarciagola.
Mancò poco che Harry, Edward e Ron attaccassero a ridere, ma un calcio negli stinchi da parte di Pansy riuscì a zittirli.
- Uno psichiatra?- riecheggiò il biondo, senza scomporsi - Per fare cosa?-
- Lo sai tu? Io no!- gracchiò Howthorne - Mi rifiuto di credere che gente sana di mente possa pensare di risolvere i miei problemi con uno strizzacervelli ma quanto pare mia madre, quell'oca, pensa che il mio sia un dono che vada via a schiocco!-
- Porta un po' di rispetto per i tuoi.- gli disse Draco, fra il serio e il faceto.
- Ma vall'inferno.- replicò Damon irritato - Grazie tante, veramente unico! Vederli è stato un sollievo!-
- Prima di tutto non gliel'ho detto io, ma mio padre.-
- Che s'impicchi anche lui.-
- Ecco, questa cosa già mi va meglio.- replicò Malferret - Ma resta il fatto che avevi la polminite e che tra l'altro, pezzo di menteccato, sei ancora in convalescenza. Chi te l'ha dato il permesso di alzarti in piedi?-
- La fata turchina.- fu la glaciale risposta, che Howthorne godette a rilanciargli addosso.
- La finite voi due?- li richiamò Elettra, dalla cucina - Damon, tesoro, cerca di calmarti e siediti. Non dovresti strapazzarti troppo.-
- Se non altro non hanno riportato l'esorcista.- aggiunse Malfoy a bassa voce, rischiando di farsi Schiantare al muro dal Legimors - Eddai, che stress! Volevano solo vedere come stavi.-
- Avrei voluto vedere te, bloccato a letto a sorbirti le stronzate dei tuoi genitori!-
- Legimors.- si lagnò Draco, sbuffando - Sei una rottura.-
- E tu uno stronzissimo...- ma poi Howthorne si bloccò, intravedendo finalmente la figura che spiccava di più, nel salone d'ingresso. Gala Leoninus, seduta a tavola a sorbirsi un calice colmo di plasma sintetico.
La vampira gli scoccò uno sguardo affamato, ma anche divertito.
- Che cosa cazzo...- alitò Damon - Che cazzo è successo qua?-
- Non te l'hanno detto?-
- Cosa non mi hanno detto?- bofonchiò, vedendo Edward, Demetrius e Leiandros farsi una mano a poker sul bancone della cucina - Questo posto è diventato una bisca?-
Quattro chiacchiere e vennero fatte le presentazioni, ma a rimanerne maggiormente colpito fu Caesar.
Così quello era il migliore amico di Tom.
Riddle gliel'aveva descritto alla perfezione.
Due occhi senza tempo, nel corpo di un ragazzo.
Piano piano la sala cominciò a riempirsi degli avventori serali.
Fra gli ultimi che arrivarono, Tom, Trix e Cloe. Subito seguiti da Jeager che teneva su una spalla Degona, adagiata a sacco di patate che scalciava imbronciata e suo figlio William, afferrato come un gattino per la collottola.
- Ma che è successo?- chiese Tristan, allibito.
- Succede che questi due sgorbi stavano facendo di nuovo il tiro al bersaglio coi Dissennatori!- ringhiò Crenshaw.
- Sgorbi? Sgorbi a chi?- urlò William, inferocito - Grazie a te è già tanto se non ho la coda e le corna!-
- Ciao Jeager.- lo salutò Demetrius, alzando appena la mano.
- 'Sera.- rispose Crenshaw, senza staccare gli occhi infuocati dal figlio - Se ti ripesco a farlo fuori dalla barriera, hai finito di vivere William! Chiaro?-
- Come fuori dalla barriera?- gracchiò Tristan, a bocca spalancata - Ma se vi prendono vi ammazzano, siete fuori di testa?-
- Ma no, papà!- gli disse sua figlia con aria angelica e con toni prosaici da matti - Vedi, è facile. William va avanti, tanto i Dissennatori ci mettono un attimo a capire cos'è. Succede come con Trix. Non capiscono se possono risucchiare qualcosa. Poi appena si distraggono esco io e li faccio esplodere! È facile. Oh! Ciao Cesar! Ciao Dimitri!-
Nella sala ricadde l'omertà generale, anche perché due mocciosi che facevano ventidue anni insieme erano stati in grado di fare secchi trentatre Dissennatori senza l'aiuto di nessuno.
A quel punto Jeager emise un grugnito furente e la cosa per il momento si concluse lì, specialmenter grazie al cinguettante vociare della piccola Degona, che tubava verso i demoni come se fossero sempre stati lì nella torre con loro.
Al contrario della piccola Grifondoro però, Tom non sembrava solare come al solito.
Aveva salutato gli amici con voce spenta, senza particolare enfasi e quando aveva incontrato lo sguardo di Caesar, era arrossito e si era seduto, senza più osare alzare il viso.
Sapeva che se c'era una cosa che Cameron odiava, era essere ingannato.
Aveva detto a Caesar che tutti sapevano della sua idea di andare a chiudersi a casa sua, finito il M.A.G.O. ma ora il demone doveva aver capito che erano state tutte menzogne.
Infatti, i suoi penetranti occhi bianchi lo scrutavano con rabbia malcelata.
E per tutta la cena non mancò di farlo sentire pericolosamente braccato.
- Ho sempre pensato che quelli della Dama Nera controllassero i rappresentanti magici della Gran Bretagna.- stava dicendo Leiandros, al dolce - In fondo hanno degli archivi che se li sogna solo mio fratello.-
- Già. È strano che abbiano coperto l'ingresso di tutti questi Illuminati in casa loro.- sindacò anche Gala.
- Grimaldentis li avrà convinti con qualcosa, zia.- rise Milo, alzando le spalle con indifferenza - Sai come sono quelli della Dama. Sono mercanti.-
- Che avranno chiesto in cambio del silenzio?- chiese Jess pensoso.
- Forse un po' del Lazzaro.- sibilò Draco, finendo la torta al cioccolato - Tutte balle, ovviamente. Grimaldentis è vivo da più di duecento anni grazie a quell'affare malefico. Non lo cederebbe neanche al diavolo in persona.-
- Hn.- ghignò Lucilla, senza alzare gli occhi dal calice di vino - Oltre che assassino è anche un bugiardo.-
- In che girone stanno i bugiardi e i traditori?- chiese Caesar all'improvviso, facendo irrigidire Tom sulla sedia.
- Aspetta...- Lucilla scoccò appena un lieve sguardo a Cameron, da sotto le lunghe ciglia ricurve - Passato il Pozzo dei Giganti, c'è il nono cerchio, quello dei traditori contro chi si fida. Al quarto rione, l'ultimo direi, prima di Lucifero.-
- Vexilla regis prodeunt inferni.- concluse Tom, sfidandoli entrambi con gli occhi blu ridotti a specchi - Si avvicinano i vessilli del re dell'inferno. Sapete dove stanno invece i consiglieri troppo solerti?- aggiunse, sarcastico - Nell'ottava bolgia dell'ottavo cerchio. Ardono dentro a delle fiammelle, come delle lucciole. Per l'eternità.-
- Basta imparare a tenere la bocca chiusa. O a dire sempre la verità.- sussurrò Caesar, senza abbassare lo sguardo.
- Non sempre è possibile.- gli rispose, serio.
- Non sapevo ti piacesse la Divina Commedia, Tom.- si affrettò a dire Leiandros, ficcando a suo fratello un calcio da sotto al tavolo, cambiando subito discorso.
- Me la leggeva Caesar da piccolo.-
- Mai sentito parlare di Biancaneve?- mugugnò il minore dei Cameron, al fratello.
- Le odia. Che dovevo leggergli? Le guerre puniche?-
- Come sarebbe le odi?- allibì anche Demetrius.
Damon rise appena, scuotendo la testa - Odia le fate in generale. Sai, quelle buone che vogliono sempre che tutti siano felici e contenti.-
- Calma.- chiarì Riddle - Odio che loro facciano vivere per sempre felici e contenti solo principesse e principi, è diverso.-
- Ha parlato uno che piange quando vede Shrek!- lo prese in giro Harry.
- Sta zitto! Tu piangi per Dumbo!-
- Solo quando i bambini lo prendono in giro e gli tirano le orecchie.-
Si misero tutti a ridere e la faccenda parve concludersi com'era iniziata, eppure Tom sapeva bene che presto o tardi, sia Caesar che Lucilla avrebbero cominciato a mettergli seriamente i bastoni fra le ruote.
Doveva sbrigarsi, accelerare i tempi.
Erano ormai tutti seduti accanto al camino, col liquore in mano, quando Trix si riprese dalla corposa cena che aveva succhiato beata, accanto alla zia di Milo.
- A proposito...ragazzi, glielo diciamo?-
- Ah già.- annuì Cloe, volgendosi verso gli Auror che ora avevano rizzato le orecchie, in caso di altre stramaledette brutte notizie - Sappiamo che state ancora cercando i rombi, ma visto che con quelli non siamo giunti ancora a nulla, forse abbiamo trovato una soluzione per cercare almeno di individuare l'Arca.-
Hermione assottigliò l'espressione.
- Come?-
- Cristallomanzia.- rispose la King, serissima.
Tutti, Caesar compreso, sbatterono gli occhioni in perfetto sincrono.
- Cosa cosa?- riecheggiò Edward - Cloe, tesoro...è una disciplina vecchia come Noè che non ha mai dato risultati rilevanti! Dove cavolo l'avete sentita questa, poi? Ma che v'insegnano di recente?-
- Ha ragione Ed.- disse anche Ron - Ragazzi è una pratica inutile, assurda.-
- Però ha fondamenti di Focalizzazzione Magica del Pensiero.- s'intromise Clay, l'unico che sembrava aver ingranato col discorso della Grifondoro - Usando un cristallo abbastanza grande e potente, uno di noi potrebbe divinare Grimaldentis e la sua Arca.-
- E come?- fece Draco sarcastico - Non ci sono segnali stradali in cielo!-
- Già, potrebbe essere sopra di noi o sul tetto di una piramide in Egitto.- lo seguì Milo.
- Se la Cristallomanzia viene usata da un Sensimago ci sono più probabilità di avere informazioni in più.- replicò Harcourt tranquillo - Potrei farlo io. O Claire, ma il problema è che nessuno di noi due conosce abbastanza quell'Illuminato da poterlo divinare. Si divina nel cristallo solo ciò che si conosce.-
- Quindi siamo punto e a capo.- sospirò Harry.
- Non proprio.- mormorò Tom - Con gli esercizi per diventare Animagus ho imparato molto e con l'aiuto di Claire e Clay credo di potervi mostrare Grimaldentis ovunque sia.-
- E volendo...- finì Damon - Con un'evocazione fatta da Jess potreste portarlo fuori dalle mura di Hogwarts.-
- Non è un idiota quello.- gli ricordò Tristan - Non si farà evocare in questo modo. Ogni mago, anche uno minorenne, ha dei poteri di difesa che entrano automaticamente in gioco, quando si viene evocati da qualcuno con intenzioni non perfettamente pacifiche. Non funzionerà.-
- Però possiamo cominciare a cercarlo.- lo bloccò Lucilla - I ragazzi hanno ragione. La Cristallomanzia sarà superata, ma credo che per trovare quella nave volante, questo per il momento sia l'unico modo.-
- Ok.- concesse allora Potter - Dove lo facciamo?-
- Sgomberiamo la sala. Restiamo qua, è più sicuro.- gli consigliò Demetrius - Qualcuno di voi si ricorda qualcosa di Cristallomanzia però?-
- Un accidenti di niente.- replicò Leiandros - Mi ricordo che bisogna tracciare un triangolo mistico di tre colori, usare un cristallo di quarzo grande come la testa di un gigante e borbottare qualcosa in gaelico. Niente di più. Chichi te lo ricordi il rituale?-
- Piantala di chiamarmi così.- berciò Caesar fra i denti - Si, me lo ricordo. Ora ci serve un cristallo.-
- Credo di averne uno io, nell'armadio.- disse Clay, correndo su per le scale.
- Che se ne fa di una cristallo così grosso?- borbottò Milo.
- A me lo chiedi?- Jess levò le spalle - Ci guarderà le spalle.-
- O qualcos'altro.-
- Piantatela di porcate voi due.- li zittì Tristan - Il triangolo mistico con cosa va fatto? Antrace?-
- Se proprio vuoi morire.- ironizzò Lucilla - No. Un con inchiostro d'ebano, uno con sangue di mannaro e l'ultimo con pirite.-
- E dove lo prendiamo il sangue di mannaro?-
Automaticamente tutti si voltarono verso Asher, che per tutta la cena si era fatto allegramente i fatti suoi.
Mezz'ora e un prelievo di sangue più tardi, i giochi erano fatti.
Triangolo schifoso fatto, cristallo di quarzo grande come la testa di un gigante e dalle forma di uovo messo in mezzo, Tom davanti ad esso, Cloe alle sue spalle per aiutarlo e Clay davanti a Riddle, tutti e e tre inginocchiati.
Caesar se ne stava fuori dal triangolo, pronto per invocare il rito.
- Sicuro di volerlo fare?- gli chiese Hermione, per un'ultima volta.
E Tom levò lo sguardo su di lei.
Con gli occhi lucidi, annuì, ben sapendo che però non avrebbe dormito per i mesi avvenire.
- Concentrati, mi raccomando.- lo avvisò la Grifoncina - Devi stare attento. Se esageri potresti far apparire nel cristallo i ricordi dei Sotterranei, in Italia. Hai capito?-
- Che bellezza.- mormorò in un soffio.
- Tom..- lo richiamò ancora - Posso farlo io. Lo conosco abbastanza.-
- Esatto.- si unì anche Harry, che come Draco non reggeva la tensione che sarebbe scaturita dal loro mostriciattolo - L'ho visto quella volta, dopo Natale.-
- Troppo poco.- rispose Tom - Ci avete combattuto e ci avrete parlato entrambi al massimo per un'ora.-
- Ha ragione lui.- concordò Clayton - E' troppo poco. Mi serve qualcuno che ricordi la sua voce, i suoi movimenti, il carattere, le idee. Tutto insomma.-
- Bella roba.- ringhiò Draco fra i denti - E' un'idea di merda.-
- Sono d'accordo per una volta.- Caesar gli scoccò un'occhiata obliqua - Ma è l'unico modo.-
- Storie. Inviamo dispacci a tutti i Ministeri e battiamo il cielo passo per passo.-
- Solo uno squadrone di draghi ce la farebbe. In un anno forse.- gli spiegò Lucilla - Se avessi qualcuno accanto, potrei farlo io ma da sola è impossibile.-
- Allora non ci resta che cominciare mamma.- le disse Tom - Qua siamo pronti.-
- Perfetto. Caesar, comincia pure.-
Cameron inspirò, paziente.
Sapendo a cosa andavano incontro, sapendo quanto Riddle fosse persuaso di quell'unica via di uscita, decise che poteva solo seguire le loro direttive.
Conscio però di quanto sarebbe stato duro per lui, si preparò a qualsiasi evenienza.
In fondo Grimaldentis, come aveva detto Mckay, non era uno stupido. Né un avventato.
Con tono saldo, sussurrò poche e brevi frasi in gaelico, che pochi conoscevano in quella sala e dopo averle pronunciate, calò il silenzio.
Qualcuno pensò che non fosse accaduto nulla, che avevano sbagliato in qualche procedimento, poi le candele e i lumi nella Torre Oscura cominciarono a languire.
Un colpo di vento spalancò una finestra e queste si spensero definitivamente.
Con le mani protese, Tom non capì cosa fosse successo fino a quando un'assurda energia parve partire dal cristallo, arrivare fino alle sue dita e tirarlo verso di esso.
Era come se qualcosa di dannatamente potente stesse per risucchiarlo. Anche per Clay era la stessa cosa, ma Cloe da supporto riuscì a trattenere entrambi, usando la bacchetta con la mano destra, mentre con la sinistra teneva Tom saldamente per la spalla.
- Ci siamo.- disse Clay - Forza Tom concentrati.-
E Riddle lo fece.
Chiuse gli occhi, anche con quell'energia maledetta e che minacciava di risucchiarlo.
Doveva pensare.
Senza paura.
Ma non era facile.
Anzi.
Ad un primo acchito, il pensiero di Mezzafaccia parve nitido, ma indifeso.
Poi, pallido com'era, divenne vortice.
Ogni ricordo legato a quell'uomo cominciò a formarsi nella sua mente e piano piano i pensieri e i ricordi divennero tanto intensi da rassomigliare un formicaio.
Da fuori, i flash di colori e ricordi del grifone si riversarono nel cristallo che ora risplendeva come un opale.
Luminescenze e suoni erano ancora troppo mescolati, fino a quando Harry non notò qualcosa.
Non era un'immagine.
Neanche un pensiero forse.
Era...un suono.
Una nenia.
Si, era una ninna nanna.
La cantava la voce roca di un uomo, che poi il bambino sopravvissuto capì essere quella di Grimaldentis.
Era un ricordo di quando Tom era bambino.
Harry lo vide cominciare a tremare, i denti digrignati, le mascelle serrate come i suoi pugni.
Quella ninna nanna continuò anche quando nel cristallo apparvero delle immagini oscure, buie.
Se quelli erano ricordi, erano tutti immersi nell'ombra.
- I Sotterranei.- sussurrò Hermione.
Si strinse a Draco e Harry, addolorata.
Entrambi gli Auror videro ciò che in passato anche la Granger aveva visto.
Prigioni. Nere. Umide.
Gabbie appese al soffitto, sbarre ovunque, fuochi e lava, fiumi di lava.
E la luce del sole era inesistente.
- Stai mostrando le prigioni Tom!- Cloe glielo sussurrò all'orecchio - Pensa a lui. Pensa a quell'uomo!-
Ma non era facile.
Non ce la faceva. E Damon rivide ogni cosa, ricordando le ore di Occlumanzia con Riddle.
Dio.
Quelle gabbie.
Quelle sbarre.
E presto con la ninna nanna, che nessuno fra i presenti poteva più sopportare, si presentarono anche le grida.
Grida allucinanti, piene di strazio, di dolore.
Di seguito a quelle, Tom cominciò a sudare freddo.
Stava cercando di divincolarsi con tutta la forza della disperazione a quelle immagini, a quei ricordi che da dieci anni ormai, conservava in fondo al cuore, e infine, forse più per fortuna che per esasperazione, il volto mascherato di Grimaldentis, che fino a quel momento era stato nascosto nel buio e sotto un cappuccio nero, cambiò.
Ora Mezzafaccia appariva nascosto da un mantello bianco, di profilo.
C'era luce ora.
Era in una stanza piena di candele.
- Ci siamo.- disse Clay, imprecando per la difficoltà di mantenere tanto a lungo quelle visioni.
- Dov'è?- sussurrò Ron, che insieme a tutti gli altri si era inginocchiato attorno al triangolo - Mi sembra...una stanza fatta di pietra. Anche abbastanza grande.-
- Là ci sono degli Illuminati in rosso.- disse anche Tristan, indicandoli col dito.
- Sembra una riunione.- Lucilla aguzzò la vista, difficoltata dai flash che disturbavano l'immagine - Che sta facendo quel bastardo? Quella non può essere l'Arca.-
- O forse si.- interloquì Asher, inginocchiato accanto a Trix e Damon - Dimensione dentro dimensione milady.-
- Può darsi. Quindi dentro a quell'Arca c'è uno spazio temporale diverso.- disse Demetrius - La nave può essere ovunque ma lui dentro ci ha trasportato la sua sede, diciamo.-
- Tutto ciò è affascinante.- sibilò Tom a quel punto, riaprendo gli occhi - Ma io non ce la farò ancora per molto. Datevi una mossa a capire qualcosa, per cortesia.-
- C'è poco da capire.- brontolò Caesar - Non si vede altro che quel ridicolo umano. Nessun simbolo, nessuno stendardo.-
- Fermi,- li bloccò Harry di colpo - state zitti. Non lo sentite?-
Chiusero tutti la bocca, accorgendosi per la prima volta che la ninna nanna di quel maledetto era finita.
Ora non si sentiva più la sua orribile voce ma...
- Era un clacson quello?- allibì Elettra - Ho sentito bene?-
- Si. Sembra...traffico.- annuì Beatrix - Dove diavolo sono? Su una città?-
- Per sentirsi così dovrebbero essere in mezzo a St. James Square!- sindacò Hermione - E' assurdo. potrà anche aver reso invisibile l'Arca, volendo ma...dovrebbe davvero trovarsi in mezzo a una strada!-
- E non potrebbe essere?- chiese Gala indifferente.
- Bhè, si.- annuì la Grifoncina - Ma non ne vedo l'utilità. Mezzafaccia mandava i suoi gufi fin qui, sarebbe stato più fattibile che avesse veleggiato sopra le nuvole, qua su Hogwarts.-
- E invece a quanto pare è su una città.- finì Edward, incrociando le braccia - Sentite, a questo punto bisogna provarle tutte.-
- Che vuoi fare?- lo interrogò Harry.
- C'è uno studio di Ornitologia, presso l'università di Ophelia. Un paio di telefonate e vi farò sapere di qualche stormo di gufi che vanno contro corrente. Di più non si può fare, mi pare. Non siamo cacciatori di frodo.- tubò, con aria da maniaco - Vado a Londra, ci vediamo domani pomeriggio.-
- Ogni scusa è buona, eh?- lo prese in giro Ron.
- Sempre! A domani!-
Sparito quel disgraziato di Dalton, nel cristallo apparve qualcos'altro.
Uno strano colore azzurrino, forse della luce che proveniva dalle spalle di Grimaldentis.
- Da dove arriva?- chiese Cloe - Tom, cerca di vedere meglio.-
- Cinque secondi e non vedrete più niente, altro che lucetta azzurra!- sbottò, indebolito.
- E' strana, labile, poco intensa.- ponderò Leiandros ad alta voce - Pochi oggetti magici arradiano questo tipo di luce. Farò qualche indagine.-
- Io non vedo altro però.- borbottò Harry, infastidito da quella mancanza di particolari - Quel maledetto può essere ovunque da qua a Liverpool, oppure potrebbe essere a ballonzare come un tappo di sughero sopra il British Museum! Che palle, che si fa?-
- Potremmo passare più tempo a Londra, per esempio.- gli propose Tristan - Gli Auror non possono pattugliare il cielo ma molti Sensimaghi per le strade ci sarebbero di aiuto.-
- Ammesso che questa pestilenza formato polmonite la finisca di tormentare le persone.- sibilò Damon fra i denti.
- C'è altro?- ringhiò ancora Tom, richiamandoli all'ordine - Mi si sta spaccando la testa!-
- Direi che per starsera è abbastanza.- lo placò Harry, ansioso per lui.
- Si, direi anche io.- annuì Lucilla - Tom puoi...-
Ma non finì la frase, purtroppo.
All'improvviso, Grimaldentis al centro del cristallo che era sempre rimasto di profilo, si voltò.
Sembrò come se li guardasse.
E quando il suo sguardo malvagio incontrò quello di Riddle, fu come rimanere incatenato.
Nella sala riunioni della Torre Oscura vibrò una profonda risata perfida, poi senza capire cosa fosse successo, Cloe e Clay vennero sobbalzati indietro.
Una vampata di fuoco gettò a terra gli altri, mentre Tom cacciò un grido soffocato.
- AIUTO!- urlò - Cazzo, gente aiuto!-
Harry si rimise seduto, guardando sgomento la mano pallida, segnata da vene blu e rosse e grifagna uscita dal critallo, ora stretta come una morsa alla gola di Riddle. Lo teneva così forte che le unghie gli stavano lacerando la pelle.
"Ho preso un uccellino!" ghignò la voce di Grimaldentis, attraverso il cristallo.
Trix, Damon e la King erano già scattati a tenere saldamente Tom, senza riuscire a credere che una semplice mano potesse scatenare tanta energia.
Alla fine comunque Harry estrasse la spada, veloce come un fulmine.
Alzatala sopra la testa, la fece ricadere sul polso di Mezzafaccia, mozzando quella maledetta mano e liberando Tom.
Un grido lacerante fu l'ultima cosa che sentirono, in seguito alla conclusione del rito.
Si riaccesero le candele.
Ritornò la luce.
Eppure quella orribile mano mozza continuò ad agitarsi, sul pavimento, mentre Tom si stringeva ai suoi amici.
- Siete sicuri che sia umano quello?- chiese Caesar, disgustato.
- Qualunque cosa sia...- sibilò Draco, fissando quell'arto malefico -...ha avuto quel che meritava.-
- Tom tutto bene?- gli chiese Harry, ansante per la paura aveva quando quel bastardo l'aveva afferrato per il collo.
Riddle annuì appena, tenendosi le mani sulla pelle graffiata.
Abbassò il viso.
Quella mano continuava a muoversi, ad agitarsi.
Come la gamba mozzata a un ragno.
Quell'uomo forse sarebbe sempre stato come quella gamba, quella gamba mozzata, di quel povero ragno.
Anche se tagliata, avrebbe continuato a vivere.
Nei suoi incubi, questo era sicuro.

I Figli Della Speranza  |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora