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Damon Michael Howthorne quella notte stava salendo le scale della Torre Oscura con un fastidioso ronzio nelle orecchie. Non che pensasse a qualche fonte di guai, visto che quel fastidioso malessere persisteva da quando si era preso quella polmonite infernale. Ed era un malessere vero e proprio, come sentire centinaia di voci tutte insieme, in un brusio lontano.
Aveva anche pensato di farsi vedere dalla Chips ma quella aveva ancora il dente avvelenato a causa del dottor Gilmore, entrato impunemente nel suo territorio, quindi aveva deciso di tenersi quella specie di otite, pensando se ne sarebbe andata da sola così com'era venuta.
Ma quella sera, a mezzanotte passata, aveva altro a cui pensare.
Arrivato davanti all'ingresso della Torre Oscura aprì la porta e rimase un attimo sulla soglia.
Con gli occhi celesti leggermente divertiti ma tinti di ansia, osservò il suo migliore amico seduto sulla mensola della finestra più grande della sala riunioni.
Tom Riddle si teneva un ginocchio al petto, cinto col braccio destro.
Il capo contro il vetro, lo sguardo perso nel vuoto di quella notte più limpida di tante altre.
- Non ce n'è per nessuno oggi, eh Tom?- sussurrò Damon, chiudendosi la porta alle spalle.
- Già.- mormorò il grifone, che l'aveva sentito arrivare - Che ci fai qua?-
- Ero sceso a vedere l'invocazione di Hermione. C'erano tutti quanti, l'Ordine al completo ma tu no. Così ho pensato che potevi essere solo qua, guardando dal giardino non ti ho visto sotto al salice. Allora?- lo incalzò Howthorne, raggiungendolo e sprofondando in una poltrona, messa strategicamente di fronte al Grifondoro - Che è successo oggi pomeriggio?-
- La Mcgranitt mi ha tolto settanta punti.-
Damon fece una smorfia, afferrando un pacchetto di sigarette lasciato incustodito sul tavolo, accanto alla Mappa del Malandrino - Cazzo. E tre litri di sangue no?-
- Ha detto che QUESTA VOLTA ho PROPRIO esagerato.- sibilò Tom, sarcastico, poggiando all'indietro la testa al muro - A quanto pare insultare un incommensurabile imbecille è diventato reato punibile con la decapitazione.-
- Tom.- rise bassamente il Serpeverde, accendendo una sigaretta e passandogliela, per per tenersene una per sé - Se l'hai fatto per Harry...-
- Si, l'ho fatto per Harry.-
Lapidaria. Una risposta detta fra i denti, con rabbia.
- Tom.- ridisse Damon, con un sospiro - Harry se ne sbatte altamente di queste stronzate, lo sai da quando eri bambino.-
- Può anche darsi, ma non tollero che gli si dica in mia presenza che mio padre è un grande mago perché ha decimato la sua famiglia.-
- Non è che non vuoi che gli ricordino che sei figlio di quell'uomo che gli ha decimato la famiglia?-
Gli occhi blu del grifone incontrarono quelli ghiacciati di Howthorne.
- Se vivi con un angelo, non puoi pretendere che qualcuno non gli faccia notare le tue ali da demone, Tom.-
Si, era vero.
Era tutto vero.
Cosa poteva dire? Di certo negare ancora sarebbe stato sciocco e vano.
Ma era la verità. Lui era figlio di Voldemort. E viveva da quasi otto anni col bambino sopravvissuto. Come nulla fosse.
Aveva tanto parlare di rispetto con Rodman...e lui invece?
Lui che rispetto portava a Harry? Che rispetto portava al ragazzo a cui suo padre aveva ucciso madre e padre, rendendolo orfano a pochi mesi?
Distrutto, socchiuse le palpebre, soffiando in aria il fumo acre della sigaretta.
Ogni giorno che passava faceva sempre più male.
Di quel passo, sarebbe stato meglio finire imprigionati subito. E invece..doveva aspettare ancora.
- Ho fatto un sogno strano, l'altra notte.-
La voce di Damon lo risvegliò appena.
- Si?-
- Ho sognato che mi abbracciavi.- sussurrò il Legimors, la sigaretta fra le labbra, le braccia dietro alla testa e l'attenzione puntata su Riddle - Faceva caldo. C'era il sole. Ti ho messo qualcosa al collo e ti ho detto "mi dispiace".-
Qualcosa al collo...
Solo con uno sforzo sovrumano Tom riuscì a mascherare il panico.
Dio, non ci aveva pensato!
Damon! Lui vedeva! L'aveva visto!
Col cuore in gola e l'anima imprigionata in una gabbia di rovi, Tom alzò le spalle.
- Capita di fare sogni senza fondamento, no?-
Damon tacque. I suoi occhi non mollarono mai la presa...poi, quando Riddle cominciava a sudare freddo, piegò le labbra in un sorriso quasi sereno.
- Semper fidelis.- gli disse.
E Tom, trattenendo le lacrime, rispose con la stessa frase.
- Semper fidelis.-
Si. Fedeltà eterna.
Sincerità senza fine.
Quello era il loro patto. Vecchio di sette anni.
Eppure per la prima volta qualcuno dei due l'aveva rotto.
Stava per aprire bocca, senza nemmeno lui sapere che scusa inventare, quando la porta della Torre si aprì di nuovo, ma di botto. Il colpo fece sobbalzare entrambi i maghi.
- Ragazzi!- li richiamò Cloe, ad alta voce - Problema enorme giù in Sala Grande! Degona e William hanno fatto sparire tutti tranne Milo, Asher e Jeager!-
- Che cosa?!- ringhiarono insieme.
- Già, sbrigatevi!- l'incalzò la strega, serissima - Trix è già andata a prendere Caesar e gli altri. Li stanno raggiungendo tutti! A quanto pare li hanno spediti sull'Arca da Grimaldentis senza accorgersene!-
- Oddio...e quandi non se ne saranno accorti neanche gli altri, appena spediti a forma di pacco di massa...- si schifò Howthorne.
- Centro!-
Bisogna certo dire che mai nessuno si ritrovò in posizione peggiore che Degona Mckay e William Crenshaw.
Specialmente quella notte.
Attorniati da quattro demoni puri, un principe mannaro con le fauci spalancare, un principe diurno con i canini sguainati come spade e un mezzo demone alquanto incazzato che si stava scroccando le nocche davanti ai loro faccini ipocriticamente angelici.
Lucilla dei Lancaster si teneva una mano sulla fronte, ancora incredula che suo marito fosse stato spedito su un'Arca maledetta da due bambini di undici e quasi tredici anni.
- E meno male che dovevamo tenerli d'occhio.- sibilò Gala Leoninus, in fondo alla folla di gente inferocita.
- Bhè, in teoria Hermione ci ha chiesto di controllare i bambini.- disse Leiandros sottilmente - E i bambini sono qua.-
- Già, peccato che gli Auror più potenti della Gran Bretagna siano stati spazzati via da una maledetta rima!- ringhiò Jeager fra i denti, con gli occhi che lampeggiavano verso suo figlio e la figlioletta adorata di Mckay.
- Non l'abbiamo fatto apposta.- osarono dire in coro.
E fu il disastro. Mancò poco che Asher si rifacesse la dentiera sulle loro giovani ossicine ma alla fine Lucilla riuscì a convincere tutti, anche Caesar e Crenshaw, a non appenderli per i pollici al portone d'ingresso di Hogwarts.
Stavano ancora volando minacce di morte cruenta, quando arrivò il quartetto, visto che Trix era andata a riprenderli per strada dopo aver condotto gli altri alla Sala Grande, come uno chaperon.
- E allora?- chiese Tom sconvolto - Che accidenti è successo? È così grave?- aggiunse, vedendo le loro facce.
- Lo sarà quando avrò sistemato questi due cuccioli di uomo.- sibilò Asher trucemente.
- Cucciolo ci sarai tu.- gli disse William irritato.
- E tu vedi almeno di frenare quella lingua se non vuoi che...- Jeager imprecò sottovoce, cercando di moderare il tiro del discorso - D'accordo, va bene. Sono calmo.-
- Non si direbbe proprio.- sindacò Cloe, dopo che Lucilla ebbe spiegato la rovinosa situazione in quattro parole.
In effetti non c'era molto onore nell'essersi fatti catapultare chissà dove da due piccoli mostriciattoli, no?
- Ed è bastata una loro rima?- fece Tom sempre più sgomento - Ve la ricordate?-
- "O padrone della mano mozzata.."- iniziò Dena.
- "...porta tutti questi umani all'Arca stregata."- finì William, sbuffando.
- Ecco spiegato perché siamo rimasti qua solo noi tre.- disse Milo, paziente.
- C'è poco da stare allegri.- sibilò Lucilla - Sull'Arca ci sono finiti tutti davvero. A partire dai genitori di Ron, a finire col preside e la Mcgranitt. C'era anche Sarah con Jess, vero?-
- E anche Pansy ed Elettra.- sospirò Morrigan.
- Merda.- borbottarono Demetrius e Leiandros in coro.
- Espressione azzeccata.- sibilò Caesar, impaziente - Sentite voi due...- e si rivolse ai bambini - La rima l'avete fatta voi. E' una sorta d'incantesimo al contrario. Potete riportarli qui.-
- E come? Siamo senza mano.- gli fece notare il fratello minore.
- Non potete cercarli per empatia?- chiese Gala.
- Mi ci vorrà una vita. La capitale è bella grande.- disse Cameron.
- Posso darti una mano Caesar?- chiese Degona seria seria.
E a quel punto, volenti o nolenti, qualcosa andava fatto.
Anche unire le forze con una bambina per ritrovare Harry Potter e i suoi amici, prima che fosse troppo tardi.

I Figli Della Speranza  |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora