Morti.
Erano tutti morti.
Si può guardare qualcuno morire e non fare nulla?
Si.
Ma con che cuore si può prevedere la morte di una persona...e non fare nulla per impedirlo?
Con che cuore, con che energia lui ora avrebbe potuto andare avanti?
Li aveva visti morire. Li aveva sentite gridare, strillare per la paura, versare lacrime.
Aveva sentito la vita scivolare via da quei corpi...da quei ragazzi.
L'immagine di una ragazzina stesa a terra con un rivolo di sangue alla bocca continuava a sfrecciargli davanti agli occhi. Quanto aveva chiesto aiuto...quanto aveva lottato per vivere...
Ma poi era caduta a terra e del sangue le era colato dalle labbra.
L'espressione della morte dipinta sul volto.
Era scivolata lentamente a terra, una magia traditrice l'aveva colpita alle spalle, portandole via la magia più preziosa degli uomini. Maghi, babbani...tutti avevano quella magia.
L'alito della vita.
E a quella piccola strega era stata portata via quella mattina, all'alba.
E lui come uno spettatore era rimasto a guardare.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Damon Michael Howthorne, futuro lord, desiderò morire.
Se ne stava con gli occhi persi seduto alla tavola del suo grande maniero.
Attorno a lui voci, imprecazioni, discussioni a bassa voce fatte da ipocriti che cercavano di non farsi sentire.
Il disgusto gli si rovesciò di nuovo nelle vene ma aveva già vomitato così tanto che la gola era totalmente arsa.
L'azzurro delle sue iridi era diventato opaco.
Rossi capillari lo segnavano dove si era sfregato. Le occhiaie ad appesantirgli il bel volto.
Diciassette anni.
E il desiderio di morire.
Il pendolo batté le nove di mattina e qualcuno si sedette davanti a lui mentre una mano gracile e timida si posò sulla sua spalla. Avrebbe riso con sprezzo se solo ne avesse avuto la forza.
Sua madre che lo accarezzava.
Era incredibile quanto quella donna potesse essere debole contro il suo potere.
Ipocrita.
Vigliacca.
Traditrice.
Maledetta.
E suo padre? Era andato a sedersi di fronte a lui, sprofondando in poltrona come un principe distrutto da una dura battaglia. Non lo guardò nemmeno, coprendosi però i polsi con le maniche della lunga maglia azzurra che aveva messo, nonostante l'umidità di fine agosto.
Non voleva mai più vedere quei segni. Mai più.
Era il simbolo della sua debolezza. Del suo rimorso.
- Tesoro...-
Tesoro. Si scostò bruscamente dalla mano di sua madre, ancora più nauseato.
Tesoro. Da quanto non lo chiamava così? Si, otto anni più o meno. Da quando aveva scoperto che il suo prezioso erede, oltre a non essere un rettilofono, era anche un Legimors.
Tornò a fissare il vuoto, a risentire quelle grida.
Erano il suo tormento. La sua colpa.
In un sadico desiderio di punirsi, Damon si concentrò su di essere.
- Damon.- lo chiamò allora suo padre.
Lord Michael lo guardava, senza capire.
Non l'aveva mai visto ridotto in quello stato...e certo, pensò suo figlio furibondo. Quando mai si era preoccupato di vedere il vero stato di quel suo figlio che ora non riusciva più a essere il suo perfetto erede?
Lui che rifiutava di vedere. Di sentire.
Lui che come padre...era un esempio di mancanze.
Il pilastro dell'integrità in pubblico. E della fuga cieca in privato.
Il solo pensiero di essere con loro due ora lo stomacava.
- Dimmi cos'è successo.- gli disse sua madre, sedendosi accanto a lui.
Era esausta la sua cara madre.
Si volse a guardarla. Dio, quant'era debole. Quant'erano deboli entrambi.
Loro che per tutta la notte erano stati fuori per un ballo fra i loro impeccabili amici altolocati.
E lui invece...legato in un letto con delle catene e torturato dal fratello di suo padre.
- Tuo zio mi ha detto che sembravi impazzito.- sussurrò Lord Michael.
- Ma naturalmente.- la voce gli uscì in soffio, soffrendo atrocemente per quanto aveva gridato - Ha ragione. Sono pazzo.-
- Damon!- squittì sua madre.
- E' quello che avete sempre pensato no?- rispose, senza guardare niente di preciso.
- Damon.- suo padre si passò una mano fra i capelli scuri, appena spruzzati di argento sulle tempie - Ti prego, dimmi cos'è successo.-
- Hai già sentito la versione dello zio.- sibilò a quel punto, spingendo nuovamente via le mani di sua madre - Cosa t'importa di quello che penso io? Ti ha detto la verità. All'alba ho avuto un sogno e ho dato i numeri.-
Un'impietosa stanchezza si dipinse anche sul volto regale di Lord Michael.
Era stanco. Stanco, stremato.
- Hai del sangue sulle braccia...-
Lady Ethel se ne uscì in un gemito di sgomento, additando i polsi coperti dalla stoffa azzurra del figlio.
Suo padre cercò di prendergli le mani ma Damon le ritrasse, come se fosse stato toccato da un tizzone ardente.
Ora nei suoi occhi si leggeva la fuga disperata di una preda.
Di un coniglio indifeso.
- Damon...ti prego, fammi vedere...- sussurrò sua madre.
- Non toccarmi.- le sibilò. Si fece indietro, attaccandosi ai braccioli della poltrona. In quel momento i suoi zii paterni si affacciarono alla porta, insieme ai domestici. Un'occhiata del padrone di casa li fece sparire mentre l'odio cresceva a dismisura nel mago diciassettenne.
- Com'era la festa eh?- chiese, alzandosi in piedi - Era bella?-
- Perché non vuoi dirmi cos'è successo?- suo padre si alzò come lui, sovrastandolo di qualche centimetro - Dimmelo.-
- Te l'hanno già raccontato. Sto impazzendo.-
- Non raccontarmi frottole. Dimmi come ti sei procurato quelle ferite!-
- Vuoi davvero saperlo?- la voce arrochita di Damon si sollevò all'improvviso - Vuoi saperlo davvero? Bene, eccoti il bel quadretto che ti sei perso stamattina! All'alba è accaduto qualcosa. L'ho sognato...- con gli occhi sgranati e quasi febbrili del giovane Legimors, tutti i vetri del maniero iniziarono a traballare - Ho sognato gente che moriva! Così tanti che non sono nemmeno riuscito a contarli...così tanti che mi sono messo a urlare. E sai cos'hanno fatto il tuo caro fratello e quell'esempio di eleganza di sua moglie? Lo sai?-
- Dimmelo.-
Damon si mise a ridere, sempre più disperato, sempre più vicino alle lacrime.
- Mi hanno incatenato al letto.- disse sgomento - E mentre io me ne stavo lì a urlare, la gente moriva. Mentre li pregavo di avvisare qualcuno, loro mi hanno legato al letto. E quando ormai erano tutti morti, senza che nessuno mi avesse ascoltato, hanno chiamato una specie di maniaco esorcista che ha cominciato a blaterare follie, credendo di scacciare chissà quale spirito maligno! Già...- rise, mentre sua madre in lacrime si copriva la bocca - Esatto caro paparino. Della gente è morta. Dei ragazzi...dei maghi. Tutti morti. Sotto i miei occhi. E nessuno mi ha ascoltato...mentre io me ne stavo incatenato a quel fottuto letto attorniato da esaltati che strillavano al diavolo, la gente moriva!! E nessuno...- gli si ruppe la voce, faticò a respirare - ...e nessuno mi ha ascoltato. Perché sono pazzo vero? Sono solo un Legimors. Uno sporco lettore di morte. E nessuno ha mosso un dito per salvare quella gente...nessuno mi ha ascoltato. Nessuno ha voluto sentire...e ora sono tutti morti...tutti quanti...-
Si appoggiò di peso alla tavola, senza più forze.
Nemmeno per piangere. Nemmeno per urlare.
Sua madre, addolorata, cercò di abbracciarlo ma si scostò di nuovo, spingendola quasi via.
- Damon!- urlò suo padre ma lui nemmeno lo sentì.
- Perché...- alitò Lady Ethel in lacrime - Perché sei diventato così?-
Sollevò lo sguardo.
Li osservò.
Ma chi erano?
Erano genitori quelli?
- Perché ci tratti in questo modo?- gli chiese di nuovo sua madre istericamente - Perché?! Sei mio figlio!-
- Io ti ho mai chiesto di farmi nascere?-
Una semplice frase di poche parole e qualcosa si ruppe per sempre.
Damon si fece indietro, lasciandoli gelati come pezzi di marmo.
- Io vi ho mai chiesto qualcosa?- sussurrò - Si, solo di accettarmi. Ma non ce l'avete mai fatta. E ora non mi servite più. Non starò più a mendicare niente da voi due. Le vostre briciole datele ai vostri amici. Io ne ho piene le tasche.-
Fece un passo indietro, scuotendo il capo.
- Basta.- sussultò - Basta.-
- Damon aspetta...-
- BASTA!- gridò allora, facendo esplodere una vetrinetta nel salone, fuori di sé - Non voglio mai più sentire le vostre voci, non voglio mai più vedere né voi né gli altri! Continuate a restare sordi nel vostro mondo dorato, tanto più nessuno potrà sentire le grida di tutti quei morti! Perché tanto nessuno si è preoccupato di loro! Proprio come non vi siete mai preoccupati di me!-
E dicendo quello si sbatté la porta alle spalle.
E la chiuse definitivamente.
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I Figli Della Speranza |Dramione|
FanfictionTerza parte della saga, signori e signore. La battaglia fra Harry Potter e i Mangiamorte subisce nuove mutazioni con l'entrata in scena di personaggi ambigui che minacciano la nuova vita del bambino sopravvissuto, mentre il giovane Tom Riddle, ormai...