Possiamo soffocare il vecchio, il lungo
Rimorso, che si attorce, vive, si agita,
e si nutre di noi, come dei morti
il verme, come il bruco della quercia?
Possiamo soffocare l'implacabile
Rimorso?L'Irreparabile,
Baudelaire, I Fiori del Male.
Un rintocco lontano costrinse Thomas Maximilian Riddle ad alzare lo sguardo dal vuoto.
Le quattro del mattino.
Era ora.
Si alzò dalla poltrona del salone della sede dell'Ordine della Fenice e con passo lento e sinuoso, che non si era mai accorto di avere, raggiunse l'ampio patio che dava sul retro della palazzina.
Per vedere qualcosa che il destino non regalava tutti i giorni.
Un immenso esercito di Auror era raccolto attorno a loro.
Fiaccole, fuochi, i luccichio delle spade.
Ognuno di quei maghi brillava di luce propria.
Sapevano che quella notte potrebbe essere stata l'ultima per loro?
Tom vide degli Auror appena ventenni. Così giovani...
Tutti lì per la guerra. E tutti riuniti...per lui.
Per Harry Potter.
Ancora una volta si erano riuniti tutti, ancora una volta era bastata uno solo richiamo.
Un breve sussurro di guerra, di battaglia.
Ed erano venuti tutti.
Poggiato alla portafinestra, sorrise blandamente.
Ora capiva davvero cosa poteva fare il solo pensiero di un grande capitano, di un grande guerriero.
Bastava il suo nome, il suo pensiero, a dare a tutti la forza per battersi.
Duncan Gillespie, il Capo degli Auror della Gran Bretagna stava parlando col Sonorus, ma la sua voce non si disperdeva altrove, per la strada. C'era come una cupola sulla casa dei Black. Una cupola che li separava dal mondo intero. Erano tornati Kingsley e la sua squadra da una prima ispezione al Tower Bridge, poi il capo degli Auror del Devon, Rodolf Sherman. Dallo Yorkshire Calendulah Roberts, la giovane Portalista, aveva condotto a loro altre tredici squadre. mentre dal Linkolnshire insieme al famigerato Bartolomeus Foster, grande cacciatore di gagia che però aveva disprezzato l'opera degli Illuminati ogni istante, erano giunti anche dei Veggenti. Fra i veterani, Gorax Faines e Malocchio Moody, agguerriti come non mai.
Sirius e Remus stavano in disparte.
Mancava la squadra di Jess, mentre gli altri erano tutti in casa.
- Cosa fai?-
Tom si girò appena sopra una spalla.
Poi tornò a guardare gli Auror.
- Incredibile cosa possa far scatenare l'immagine del bambino sopravvissuto nel cuore dei maghi.- disse.
Cloe King gli si affiancò, gli occhi regali che scrutavano quella massa enorme di Auror.
- Incredibile cosa scateni un grande capo, intendi.- mormorò gelida.
- Esatto.-
La sentì ghignare apertamente, scuotendo il capo.
- Si, forse hai ragione.- e senza aggiungere altro se ne andò via, lasciandolo a riflettere.
Era stata una notte infausta. Lunga, troppo lunga.
Ma erano pronti ad andare.
E stavolta anche Silente non aveva potuto impedirgli di aggregarsi agli Auror, come non aveva potuto negarlo neanche a Beatrix, Damon, Cloe e Asher.
Tornò in casa, scrutando il pendolo per l'ennesima volta.
Perché gli altri ancora non si muovevano?
Salì rapidamente al piano superiore e svoltando a destra incontrò un numeroso gruppo di Medimaghi che borbottavano fra loro, con Edward e Ron. Alla finestra, Lucius e Narcissa Malfoy sembravano sospirare di sollievo.
- Sta bene?- chiese subito Tom, raggiungendo gli zii.
Narcissa annuì, ma dagli occhi arrossati doveva aver pianto - Si, si è ripreso rapidamente lontano da quell'Erba Draga. I Medimaghi gli hanno dato qualcosa per abbassargli la febbre. Sta facendo effetto adesso.-
- Posso entrare?-
- C'è Harry con lui.- gli disse Blaise Zabini, che era arrivato giusto in tempo un'ora prima, posandogli una mano sulla spalla - Draco ci ha chiesto di lasciarli da soli per qualche minuto. Credo debbano discutere di qualcosa.-
Parlare.
Tom Riddle girò gli occhi bluastri su quella porta, dietro a cui stavano loro due.
Forse le persone più importanti della sua vita.
Oltre quella soglia, la stanza da letto era immersa nella luce notturna, appena tagliata dai fasci duri dei lampioni.
Draco Lucius Malfoy stava seduto a letto contro parecchi guanciali. La camicia bianca aperta, le palpebre serrate in concentrazione. Sotto l'epidermide bianca e liscia, si vedevano ergersi piccole squame argentate.
Si stava guarendo.
Harry James Potter, seduto accanto alla sponda, guardava fuori dalla finestra.
Attendeva.
Draco finalmente riaprì gli occhi grigi. Lo fece lentamente, senza però guardarsi attorno.
Inspirò forte, restando a fissare le lenzuola.
- Come stai?-
Non rispose.
Alzò lo sguardo su Harry, scrutandolo. Probabilmente non si erano mai guardati così prima di allora.
- Io...- iniziò Malfoy a bassa voce - Lo so che tu non hai mai avuto fede.-
Potter chinò il capo, poggiandosi alle ginocchia con gli avambracci.
- Io nemmeno e...- Draco rise amaramente - ...e in fondo perché avremmo dovuto?-
Già, perché credere? In che cosa poi?
Si toccò la mano sinistra, ora denudata della fede, del suo anello di fidanzamento.
Ora denudata dell'amore che provava.
- Mentre mi torturavano...- continuò con voce roca, priva d'inflessioni - Mi sono tornate in mente le parole di Elettra. Lei aveva ragione. Tu...- e tornò a fissare Harry - Porti agli altri coraggio e speranza. La tua sola presenza infonde nei maghi sicurezza, forza. Non ti sto chiedendo niente, sappilo. Non te l'ho mai chiesto e mai lo farò...ma stanotte...tu ci servi. Tu sei uno di noi...e anche io...anche io ho bisogno di te.-
Un gemito distrutto uscì dalla bocca di Potter, che si passò le mani fra i capelli color inchiostro.
- Le hanno prese. Hanno preso tutto ciò che di buono ho fatto.- Draco deglutì - E se succede loro qualcosa...sai che non riusciremo mai più a vivere. Ti hanno preso tua moglie e tuo figlio. Vogliono Tom...li hanno presi tutti...i bambini...Hermione, Elettra, Pansy...e se vogliamo riportarle a casa, noi abbiamo bisogno che tu ci sia.-
- Draco io...-
- Non m'importa che tu sia la speranza dei maghi.- lo interruppe, senza mai lasciare i suoi occhi - Ma stanotte devi starmi vicino. Che tu sia o meno il salvatore, che tu sia o meno il Prescelto. Tu devi aiutarmi.-
Me lo devi.
I Bracciali del Destino vibrarono leggermente.
Assentivano.
Erano d'accordo.
Harry Potter sogghignò.
Incredibile.
- Ci tocca salvare di nuovo il mondo Sfregiato.-
- Assolutamente.- e si alzò dalla poltrona, riprendendosi la spada - Andiamo.-
- Andiamo.-
Erano le quattro passate nel Golden Fields.
Le margherite nere fiorivano e profumavano l'aria.
Sembrava quasi che, mosse dal vento, queste cantassero.
Oscillavano, si piegavano sul loro stelo, le corolle magnifiche si aprivano e si schiudevano.
Si, quei d'oro nero avevano occhi per vedere...e bocche per cantare.
- Lumos.-
Milos Morrigan alzò la bacchetta sull'enorme cancello nero di Cameron Manor.
- Miseria.- Clayton Harcourt osservò la titanica tenuta, facendo un fischio - Casetta per le vacanze, eh?-
- Lasciamo perdere.- Tristan Mckay si fece strada insieme a suo fratello maggiore Jess e a Sphin Eastpur.
Il cancello stavolta era aperto.
E la cosa piacque a tutti e cinque molto poco.
Erano partiti per ritrovare Lucilla, scomparsa da tutto il giorno, e ora di fronte alla casa di Caesar Cameron si sentivano dannatamente in soggezione.
Specialmente quando entrarono nel palazzo e nessun incantesimo li fermò.
- Cosa diavolo sta succedendo qua dentro?- sibilò Sphin, guardandosi attorno con circospezione.
- L'ultima volta che ci sono stato era pieno di vampiri, mostri...- Tristan imprecò - E adesso non c'è anima viva. E nessuna protezione.-
- Come se chiunque avesse il coraggio di entrare qua.- disse Jess sarcastico - Clay, senti qualcuno?-
- Si, cinque presenze enormi. Al piano superiore.- Harcourt fece loro strada, salendo la gradinata di marmo finemente decorata. Attraversarono corridoi ricolmi di quadri incantati che li snobbarono cordialmente, per non parlare dei fantasmi che passavano loro attraverso senza degnargli almeno di una domanda.
Erano a qualche decina di metri dalla biblioteca di Cameron quando cominciarono a sentire il suolo tremare sotto i loro piedi, per non dire dei tonfi ripetitivi che sentivano avvicinarsi.
A cinque metri dalla porta a due battenti, videro fiamme e fuoco uscire da sotto di essi.
E poi l'ennesimo botto, seguito da una bestemmia colossale.
- Cosa cazzo...- Tristan si avvicinò guardingo - Ehi...Cameron, sei là dentro?-
Un attimo di silenzio, poi dei passi affrettati e qualcuno si gettò contro la porta, battendovi sopra coi pugni.
- Tristan! Tristan!-
- Lucilla!- Mckay sospirò di sollievo - Oddio Lucilla stai bene!-
- Si può sapere che diavolo fate lì dentro?- berciò invece Jess, inferocito - Per Dio, è successo un maledetto casino mentre non c'eravate!-
- Hanno rapito Hermione e i bambini!- disse anche Milo - Ragazzi ma che fate là dentro?-
- All'inferno nipote, tiraci fuori da qua!-
- Zia?- Morrigan inclinò il capo - Ma...che cavolo...-
- PORCA VACCA! Smettetela di chiacchierare e fateci uscire stramaledetti umani!-
Quello era Leiandros.
Gli Auror si spostarono appena, guardando il tappeto bruciato sotto la porta.
Possibile che fossero chiusi dentro?
Risposta giusta, visto che i latrati di un Caesar letteralmente fuori di sé spiegarono loro la situazione. I loro parenti li avevano messi in gabbia, affinchè non potessero aiutarli.
- Cosa?!- gracchiò Clay - I vostri genitori vi hanno chiuso lì? E come pretendete che vi tiriamo fuori se neanche voi riuscire a liberarvi da soli?-
Dall'altra parte, Lucilla si passò le mani sul viso, angosciata.
Stava per venirle una crisi isterica.
Specialmente ora che le avevano detto che tutti stavano andando da Grimaldentis, per la battaglia.
- Idee?- chiese Tristan, iniziando a perdere la pazienza - Lucilla cosa vuoi che faccia?-
- Suicidati.- sentì sibilare Caesar dall'altra parte.
- Vuoi che ti lasci lì a vita Cameron?-
- Ma vaffan...-
- Oh, insomma, non è il momento per litigare.- sbottò la Lancaster - Ci serve un'idea.-
- Ecco, fatevene venire una.- tubò Demetrius, che fumava una sigaretta dietro l'altra da ore, pensando a come ammazzare suo zio e tutta la sua famiglia, appena libero.
Restava il fatto che annullare un Sigillo dei demoni puri più vecchi al mondo...bhè, era un pelino al di fuori della loro portata. Stavano per lasciarli lì, tanto mica potevano fare nient'altro che non fosse urlare, quando un dono del cielo fece sentire i suoi passi leggeri sullo scalone.
- Caesar?- una voce dolcissima, come mai ne avevano sentite, fece voltare tutti gli Auror - Caesar? Sei in casa?-
Era un demone. Un demone puro.
Pantaloni di pelle nera, un corpetto scintillante in voile, guanti di pizzo fino al gomito, capelli bianchi con riflessi azzurri che le scivolano morbidi sulle spalle lattee, trattenuti a sinistra dal capo da un cammeo magnifico.
E tanti piccoli diamanti delle ciglia e sulle gote.
Una dea.
Denise Loderdail in un attimo li fece innamorare tutti, tranne Tristan ovvio.
- Salve.- dissero Milo, Clay, Jess e Sphin con la lingua quasi fuori a penzoloni.
La demone sembrò spiazzata. Li guardò sulla difensiva, poi osservò il tappeto bruciato, il sentore di fumo.
Rialzò gli occhi di un bianco denso su di loro, l'espressione gelida.
- Cosa fate qua?-
Cercavo te, la mia futura moglie, pensarono in quattro compreso Jess che era già sposato.
- Denise?-
La voce di Caesar dall'altra parte dei battenti arrivò quasi dall'oltretomba - Denise? Sei tu?-
La ragazza li raggiunse con incedere deciso, per fermarsi di fronte alla porta.
Senza dire una parola agli Auror, posò entrambe le mani sul legno. Un'occhiata e fece una smorfia.
- Bella situazione.- se ne uscì, con tono del tutto indifferente.
- Denise!- sbraitò anche Leiandros - Meno male! Facci uscire da qua immediatamente!-
- E non t'azzardare che non puoi farlo perché quando esco da qui dentro giuro che...- la minacciò Caesar, ma non terminò la frase, perché la sentì sbuffare.
- Calmati.- disse, pacata - Sto solo pensando di andare a chiamare Vlad, Val, Brand e Winyfred.-
- Non ce la fai da sola?- le chiese Lucilla.
- Milady...sono una ladra spirituale, non una Portalista.- disse con tono ossequioso - Scusate ma mi serve Vlad per aprirvi una via, Winyfred per tenere a bada la distorsione temporale e Brand e Val per coprirci.-
- Questi fanno mille anni in cinque, non ce la faranno mai.- si lagnò Gala in sottofondo.
- E poi Stokeford vorrà un mare di favori.- celiò anche Demetrius.
- Chissene frega, voglio solo che mi facciano uscire!- ringhiò Caesar, assordandoli e facendo uscire un vento di bora da sotto i battenti - Denise muoviti, abbiamo poco meno di mezz'ora!-
- Neanche cinque secondi.- lo corresse Tristan - Gli Auror saranno già andati.-
- Merda!-
La Loderdail sospirò - Qualunque cosa tu debba fare Caesar, per oggi è rimandata.-
I due battenti sobbalzarono, come sotto la carica di un rinoceronte - Rimandata un corno! Denise devo dare una mano agli Auror! I Mangiamorte e gl'Illuminati stanno per sterminarli tutti!-
La demone tacque, per nulla colpita da quelle parole.
Guardò Tristan, come se lui avesse potuto dirle altro di più importante, ma visto che l'Auror non replicò, decise di lasciar perdere. Come gli pareva.
- Chiamo i ragazzi.- e girò le spalle alla porta - Spero solo che tu sappia che potremmo finire tutti nei guai per questa faccenda. Gli Harkansky non la prenderanno bene, tantomeno i tuoi.-
- Siete troppo giovani perché vi facciano secchi, adesso fila!-
La ragazza roteò gli occhi bianchi, sparendo rapidamente.
E quando tornò era in compagnia di Winyfred Harkansky e di altri tre soggetti alquanto... sinistri. Occhi bianchi tutti e tre, con aure tanto nere e potenti, seppur più deboli di quelle di Caesar, da far accaponare la pelle a Clay.
Ma se non altro, dopo lagne continue, si misero lo stesso a lavorare sotto minaccia.
E promesse di ricompensa da capogiro.
Era chiaro come il sole però che mentre Lucilla sarebbe rimasta rinchiusa là dentro, la battaglia sarebbe iniziata.
Senza di loro.
Si, Harry Potter poteva dire di avere molti nemici.
Mangiamorte, Illuminati, Lord Voldemort...Dio...
Ma aveva anche amici potenti.
Amici che anche se con aria recalcitrante, non gli negavano mai un favore.
Perché nessuno poteva negargli qualcosa, guardandolo in quegli occhi smeraldini.
Quando quella mattina buia di luna nuova Auror e Mangiamorte si mossero verso il Tower Bridge, entrambi si stupirono di sentire Londra completamente addormentata.
Né macchine, né schiamazzi, clacson, voci, luci.
Niente.
Londra dormiva.
Da una riva all'altra del Tamigi tutto taceva.
E il Tower Bridge, 240 metri di struttura, li aspettava quasi incombente su di loro ma mentre i Mangiamorte scelsero una via diversa, quella più violenta per entrare all'Arca, gli Auror attraversarono a piedi l'enorme ponte fra le due torri maestose, fino a giungere a quella della sponda ovest.
Raggiunta la fiancata della torre rimasero tutti per un secondo immobili, di fronte alla porticina d'ingresso agli antichi ingranaggi che erano forti allora come un tempo.
Duncan Gillespie, col suo sigaro in bocca, osservò ancora una volta la città, muta, attorno a loro.
- Dannazione, Potter ma si può sapere che hai fatto?- chiese inferocito.
- Non avrai gettato un'OblioBomba su tutta la capitale spero.- soffiò anche Piton.
Harry rise appena, sentendo dietro di lui sghignazzare anche Ron.
- Guardate bene.- mormorò, mentre tutti gli Auror correvano ad appoggiarsi alle balaustre del ponte.
Si, Harry Potter aveva amici potenti.
Tanto potenti...eppure così piccoli.
Londra, da secoli e secoli, non era mai stata spettatrice e attrice al tempo stesso di un tale spettacolo.
Harry Potter si mise due dita in bocca e con l'aiuto del Sonorus usatogli da Weasley, il suo fischio si propagò a macchia d'olio, fino a raggiungere ogni punto lontano, anche le case in periferia.
Quando svanì anche l'eco, sembrò risvegliarsi qualcosa.
Tante e tante piccole lucine cominciarono a danzare sui tetti, ad apparire dalle strade, ad affiorare dall'acqua, dal cemento, dai vetri delle case.
E brillò Londra.
Brillò quella mattina.
Brillò di mille fate che salutarono il bambino sopravvissuto col loro canto, tessendo una ragnatela di lucciole su tutta la capitale che mai era stata così bella.
E se non era la speranza che riluceva, si ritrovò a pensare Tom Riddle, forse era un segno celeste.
- Esibizionista.- rise Sirius, mentre Harry gli strizzava l'occhio.
Un puf fece voltare tutti quanti alle loro spalle, quando apparve tutta la squadra di Jess.
- Bhè?- sbottò Duncan - Mckay dove diavolo è Lucilla?-
- Ecco...- Tristan scoccò uno sguardo pietoso verso Jeager, che si stava facendo i fatti suoi - Diciamo che i genitori di Cameron li hanno chiusi in casa.-
Il solo accennare ai genitori di Caesar fece impallidire anche i più indiavolati del gruppo e infatti a Crenshaw cascò la sigaretta di bocca.
- Che cosa?!- gracchiò - Adesso da là non usciranno più!-
- E' arrivata una sventola con altri quattro matti e stanno cercando di liberarli...- spiegò Jess - Ma non credo siano molto in quadro. Due di loro non avevano mai visto un essere umano.-
- Stokeford e Feversham!- Jeager fece una smorfia allibita - Siamo nelle mani di quelli?!-
- Forse è meglio che vai a controllare.- gli consigliò Harry - Perché Lucilla ci serve davvero.-
- Quei maledetti mocciosi!- sbottò Jeager, anche se non era tanto più grande di loro - Porca miseria, ci mancava solo questa! Faccio prima che posso, ma a quanto pare dovremo cavarcela da soli.-
- Fantastico.- sibilò Sirius, con la spada in spalla - Una buona notizia dietro l'altra. Adesso saliamo e ci manca anche che non riusciamo ad aprire di nuovo quel maledetto portale!-
- Visto che la soffiata arrivava da un cadavere.- frecciò Asher.
Damon lo guardò storto e specificò subito - Non-Vivo.-
- Dov'è la differenza?-
- Ne vedessi uno che ti cammina davanti lo capiresti subito, garantito.-
- Io l'avevo detto di lasciare a casa i ragazzini.- si lagnò Draco, nascosto sotto il cappuccio del mantello.
- Come se negli scorsi anni ne avessi già sentiti abbastanza di piagnistei da ragazzini.- gli ricordò Duncan con perfidia, soffiando fuori il fumo - Bene signori, siamo senza i demoni, senza Crenshaw...- che sparì in un puf in quel momento -...in un numero sufficiente da farci colpire anche da un cecchino che sta sulla luna e indifesi contro il Guanto, anche se dubito che Grimaldentis oserebbe usarlo sulla sua stessa baracca.-
Per non parlare poi del fatto che avevano riportato William e Degona a Hogwarts e che quei due, anche messi sotto chiave nei dormitori, sarebbero stati capacissimi di combinare qualcosa nel momento meno opportuno.
- Allora?- Ron ignorò i presenti, guardando in faccia solo il bambino sopravvissuto - Avanti.-
Tutti lo guardavano. Tutti pendevano dalle sue labbra.
Legioni di maghi volevano che lui dicesse loro cosa fare.
E probabilmente sarebbe stata l'ultima volta, per Harry. Perché mai più, mai più avrebbe combattuto. Mai più.
Sentì gli occhi blu di Tom su di lui e appena incontrò il suo sguardo, capì perché si era reso schiavo di quella guerra un'ultima volta. Per lui, per Lucas, per Elettra, per Faith...
Doveva. Doveva farlo.
- Una volta dentro all'Arca...- Harry si rivolse a tutti, che l'ascoltarono senza nemmeno fiatare -...saremo soli. Ognuno stia col suo gruppo, cercate di non lasciare indietro nessuno e ricordate che i fantocci di Grimaldentis sono animati dai rombi. Ci servono, sono fondamentali. Perciò quando li colpite avrete anche lo sgradito compito di aprirli in due per estrarre il polo. Se vi fa schifo...- aggiunse, scoccando un'occhiata obliqua a Tom e Trix - Non so cosa farci.-
- Grande.- sibilò Malocchio combattivo.
Harry vide giovani Auror di appena ventenni annuire computi, guardarlo come un Dio.
- Stavolta saremo impegnati su due fronti.- continuò, cercando di tenere a bada i battiti del cuore - Gl'Illuminati hanno catturato i bambini, quindi presumo che vogliano spezzare la profezia, prima che questa si compia ma non dovete preoccuparvi per loro, i piccoli si sanno difendere da soli. Il problema si pone coi Mangiamorte. Non so chi attaccheranno, non so nemmeno chi Voldemort...- e sentì tutti gemere a bassa voce, tremando -...deciderà di uccidere per primo, se me o Grimaldentis. Perciò...bhè, signori...- e rise con amarezza -...occhi ovunque, anche alle spalle. Il massimo che possiamo fare è dividerci per aree di campo. Rodolf Sherman e Calendulah Roberts...- e si rivolse ai capi gruppo del Devon e dello Yorkshire - Voi terrete a bada gl'Illuminati, mentre quelli del Linkolnshire con Bartolomeus Foster e Duncan voi vi occuperete delle retrovie dei Mangiamorte. Più di così non posso fare.-
- Del resto che ne occupiamo noi.- sibilò Blaise.
- Già.- annuì Ron - Io vado in avanscoperta, le ragazze posso Smolecolarizzarle io al sicuro.-
- Si ma non ci si Smaterializza sull'Arca, come farai a farle scendere?- replicò Edward - Fare il viaggio di ritorno dal portale è troppo rischioso, ci vorrà una vita.-
- E' l'unica soluzione.- replicò Weasley alzando gli occhi al cielo - Non possiamo buttarci giù dall'Arca e sperare di atterrare nel Tamigi senza l'atlante rotto. Ho impressione che l'area anti-magia adottata da Mezzafaccia sia tutta intorno a quella maledetta nave volante come un bozzolo.-
- Ha ragione Ron.- annuì Harry - Non c'è altra via. Per il resto fate tutti i fuochi d'artificio che vi pare...-
- Quanto resterà addormentata la città?- gli chiese Asher.
- Per quanto ci serve. Le fate ritarderanno la diffusione della luce solare, anche dopo l'alba ma non possiamo fermare il tempo.- replicò Potter - Loro ci daranno una mano per quanto possibile, ma non posso chiedere nemmeno alle fate di restare qua in eterno.-
- In poche parole anche se sorgerà il sole sarà un giorno buio, giusto?- gli chiese Remus.
- Esatto. Pensatelo come una scampagnata in Svezia, nei mesi invernali.-
- Mostriciattoli.- sibilò Trix, verso le fate.
- E voi...- s'intromise Draco momentaneamente, puntando la guaina della spada sul loro gruppo di studenti - State uniti e non fate gli eroi, chiaro? Capito Tom? Damon?-
- Capito.- dissero i due fra i denti.
- Li tengo d'occhio io.- replicò la Vaughn.
- Come se io avessi problemi di vista.- sibilò Howthorne seccato.
- Andavano lasciati a casa.- mugugnò Blaise in sottofondo.
Draco annuì - Allora, andiamo o aspettiamo che si faccia il quarto millennio?-
- Un attimo.-
Harry si voltò di nuovo verso gli Auror, vedendone uscire uno dalla folta massa.
Giovanissimo, forse dell'età di Asher.
- Signor Potter...mi chiamo Mason Ombrodoro. I prigionieri.-
- E allora?- gli chiese.
Il ragazzo ebbe la bontà di usare un tono incerto.
- Ne facciamo? Facciamo prigionieri?-
Contemporaneamente si levò su tutto il ponte un brusio bassissimo, eppure quasi assordante. Dopo di che...il silenzio.
Nessuno teneva più lo sguardo alto.
Tristan per primo inspirava, senza sapere cosa rispondere.
Harry scoccò un'occhiata a Duncan...e Gillespie rise, gli occhi triste e gettò via il sigaro.
Non c'era risposta a quella domanda.
- Se potete fatene.- mormorò allora Harry - Ma io non ne farò.-
- Cerchiamo di pensare alle nostre vite.- disse allora Duncan - E a quella dei prigionieri. Orloff non ci ha dato direttive di nessun genere, quindi signori...fate come ritenete più opportuno. Se mai ne usciremo vivi, di fronte al Wizengamot dovrete rispondere solo delle vostre azioni. Altrimenti...lo spiegherete a Dio quando sorgerà il sole.-
- No, sarà Dio a dovermi delle spiegazioni.- replicò Draco, piegando la bocca e facendo ridere Edward e Blaise.
- Forza.- annuì allora Harry - Andiamo gente, abbiamo atteso anche troppo.-
- Si!-
Quella buia mattina, prima del sorgere del sole, più di duecento Auror sollevarono di nuovo le spade al cielo.
Spade e bacchette.
Forza umana e magia.
E tutte al servizio di un solo vessillo.
La saetta.
Varcare quella minuscola porta, così insignificante rispetto a ciò che stavano per compiere, fu come entrare in un'altra dimensione. L'ala occupata dagli ingranaggi immensi del Tower Bridge era ampia, tinteggiata di un lucido verde oliva, odorosa di piombo e rame.
Le ruote e gl'ingranaggi immobili sembravano pronti a muoversi da un momento all'altro.
Ma soprattutto, l'ala era deserta.
Non c'erano sentinelle.
- Quel bastardo mascherato si fida un po' troppo.- sibilò Edward.
- Già, sta per avere brutte sorprese in casa.- ringhiò Ron a bassa voce, mentre i suoi occhi chiari saettavano qua e là, sempre guardinghi - Quel nome dobbiamo gridarlo all'aria per caso?-
- Visto che non sappiamo l'ubicazione esatta.- fece Sirius - Forza, ognuno di prenda una parete e provi.-
- Facciamo prima.- Draco estrasse la bacchetta e se la puntò alla gola - Sonorus.- scandì, dopo di che la sua voce triplicata in volume si propagò per tutta la torre - MIRANDA.-
Per un lungo istante, in cui quasi tutti dovettero assicurarsi che l'udito fosse ancora funzionante mentre i loro timpani gridavano pietà, non accadde nulla. Il nome di quella donna riecheggiò a lungo, poi i Sensimaghi presenti cominciarono ad avvertire un leggero frullio...come sotto i loro piedi.
E finalmente il famoso varco si presentò di fronte a loro, proprio sulla parete dietro la gigantesca ruota che con un meccanismo idraulico permetteva l'apertura del Tower Bridge.
Il passaggio aveva i bordi luminescenti, appena accennati e sfumati.
Ma oltre esso si vedeva bene l'interno dell'Arca e la sua costruzione classica.
- Chi sarebbe sta' Miranda?- bofonchiò Sirius, calmissimo.
- E che ne so.- Damon alzò le spalle - Asteria non s'è sbattuta a dirmelo. Andava di fretta.-
- Ci fai anche sopra del sarcasmo.- si sconvolse Trix, disgustata - Vedi cadaveri e ci ridi sopra!-
- Tu mordi la gente sul collo, te la bevi e mica piangi poi.- le ricordò Asher, acido.
- Sta zitto Greyback.-
- Basta cretinate, diamoci una mossa.- ordinò Harry - Forza, dovremo riuscire a passarci tutti.-
- E a non far crollare la barca in acqua col peso in eccesso di duecento e passa uomini.- aggiunse Duncan in sottofondo, che già presagiva un bagno imprevisto.
Messo il naso su quella maledetta nave volante, tutti sentirono subito il solito senso di oscillamento.
Il problema era capire dove fossero.
Sembrava di essere nel sotterraneo della metro...ma era galleria di pietra così ampia e luminosa che poteva anche essere una cripta italiana, magari appartenente ai territori del Vaticano.
Le fiaccole languirono al loro passaggio e questo, constata la mancanza di correnti d'aria, fece subito rizzare i sensi a qualcuno.
- Occhio.- mormorò Edward, bloccandosi.
Fermarsi fu inutile.
E come si dice, il buongiorno si vede proprio dal mattino...
Quei fuochi appesi alle pareti languirono ancora una volta, sbatacchiati da qualcosa che non era nell'aria e poi le fiamme cominciarono a spruzzare a terra scintille, per impazzire completamente un istante più tardi.
- Attenzione!-
L'intero sotterraneo venne invaso da un fiume di fuoco, sgorgato dalle fiaccole e dalle scintille rovesciatesi a terra si formarono come delle orribili uova, che si schiusero con altrettanta velocità.
Erano i Diavoletti del Tartaro.
- Tutti giù!-
L'esplosione colossale del fuoco sembrò fagocitare l'intera galleria.
I ghignetti dei Diavoletti risuonarono anche da lontano, raggiungendo con un tremore la parte opposta dell'Arca.
Grimaldentis alzò lo sguardo da un globo d'acqua che teneva in mano, gli occhi giallastri e ripieni di capillari rotti ora ricolmi di disappunto.
Volse lo sguardo sulle prigioniere e...sia Hermione che Elettra sorrisero.
Lentamente, senza fretta.
Ma sorrisero.
- A quanto pare è arrivata la cavalleria.- ghignò Pansy, che poteva permettersi di fare la spiritosa a oltranza.
- E non solo quella, a quanto pare.- Mezzafaccia si rimise a spiare nel globo d'acqua - Crocker.-
- Si Maestro.- disse l'Illuminato, apparendo da dietro una colonna.
- Abbiamo visite. Nel sotterraneo di Ercole abbiamo gli Auror...-
- E qua davanti a te un vecchio amico.-
La sfera d'acqua esplose in vapore, tanta la rabbia di Grimaldentis quando si ritrovò la stanza del Lazzaro invasa da niente meno che Mangiamorte.
E in fronte a loro Voldemort in persona.
- Augustus.-
- Tom.-
Voldemort se ne stava immobile, sotto la gradinata, mani congiunte e gli occhi rossi sprezzanti.
- Come diavolo hai fatto a entrare?- sibilò Mezzafaccia.
Riddle piegò la bocca, mentre gli altri alle sue spalle ridacchiavano.
- Magia.- rispose, ironico - Vedo che il nostro accordo ha dato i suoi frutti.- e spostò la sguardo sulle prigioniere. Fece perfino un cenno sagace a Hermione, che strattonò rabbiosa le catene.
- Bene, bene.- aggiunse il Lord Oscuro, camminando leggero, col mantello che gli fluttuava attorno. Avanzò con la bacchetta abbassata fino alla pedana galleggiante dove Glory e Lucas stavano seduti.
Sia Elettra che Hermione non avrebbero mai più scordato quello sguardo.
Quello si un serpente su una preda, che serra le sue spire finché la morte non sopraggiunge.
Provò anche ad allungare una mano ma questa si bloccò sulla barriera luminosa dei bimbi.
Si ritrasse e sorrise, maligno.
- Assomiglia molto a Harry.- disse e tutti i Mangiamorte ridacchiarono - Peccato non abbia i suoi stessi poteri.-
- Cosa vuoi Tom?- sibilò Grimaldentis con tono supponente - Non ho tempo per te adesso.-
- E questa deve essere tua figlia, lady Hargrave.- continuò perverso, rivolgendosi a Hermione che sempre più furente strattonava le catene tanto da farsi sanguinare i polsi - L'ultima Malfoy che ha camminato su questa terra. Interessante.-
- Stia lontano da loro.- l'avvisò gelida.
- Interessante anche questa barriera.- Voldemort carezzò voluttuosamente la cupola magica, senza perdere il suo ghigno - Mai dagli infanti della Profezia non ci si può aspettare altro.-
E infatti. Si sa grazie a leggende e miti che solo di fronte a un grande nemico, gli eroi diventano tali. E così, fu anche per Lucas Potter. Che quel giorno, scoprì per la prima volta il potere che l'avrebbe accompagnato per il resto della sua vita. Il Fuoco.
Il piccolo infatti, di punto in bianco emise un vagito e agitò una manina.
Voldemort se ne accorse quando delle fiaccole una scia di fuoco lo raggiunse, mettendosi a danzare davanti a loro. Si unì a cerchio, davanti alla cupola...allontanando Riddle ancora di più.
- Però.- sibilò stavolta Vanessa, nascosta sotto il suo mantello - Il figlio di Potter è uno dei Phyro.-
- E tu sei morta se solo ti avvicini a lui.- l'avvisò Elettra a denti stretti.
Voldemort si voltò a guardare la Baley e le spalancò un ghigno da iena che fece tremare anche Pansy.
Stavolta erano nei guai.
- Ci mancava anche un maledetto Domatore di Fuochi.- ringhiò Mezzafaccia, osservando Lucas con stizza.
- Dicono che i Phyro purifichino lo spirito Augustus.- ironizzò Voldemort.
- Sta zitto.- replicò l'altro, alzando il Guanto e cominciando a farlo sfrigolare di energia - Non ho tempo per te adesso, vattene e ti ammazzerò un'altra volta.-
- Considerato che io voglio il figlio di Harry e che Harry e il MIO di figlio sono qui, anzi...sono appena entrati...-
- Disgustoso.- si lagnò Mezzafaccia, interrompendolo - La vostra ossessione reciproca è disgustosa.-
- Ti sei mai visto allo specchio?- sibilò Hermione, prima di ricevere una scarica dal Guanto che le mozzò il fiato e le fece urlare.
- Silenzio, sporca gagia.- le ordinò Grimaldentis - Crocker! Stermina quei bastardi, non voglio che ne arrivi qui neanche uno, sono stato chiaro? Ma portatemi vivo il figlio del nostro ospite, così che mi veda mentre glielo ammazzo.-
- Mio signore...- s'intromise Rafeus - Abbiamo il permesso?-
Cosa pensavi?, sembrò dire il volto del Lord Oscuro di fronte al capo degli Illuminati.
Pensavi che ti avrei lasciato fare i tuoi comodi ancora a lungo?
- Attaccate.-
Come una nube velenosa, Illuminati e Mangiamorte iniziarono a lottare, riversandosi gli uni sugli altri.
Così come pure nelle viscere dell'Arca dell'Alleanza stavano combattendo anche gli Auror.
Il triangolo stava per chiudersi.
Dalla chiglia alla cima più alta dell'albero maestro, la nave volante tremò.
E in pochi sarebbero sopravvissuti quel giorno.
Alla stessa ora, a Hogwarts, Miranda Grimaldentis fece irruzione nella Sala dei Pugna Laeta, sotto pozione Polisucco, usando il volto e il potere del Ministro Orloff come ormai faceva da mesi.
Ottenne i rombi andati perduti da suo padre, Horace Lumacorno ferito in maniera leggera, la Mcgranitt in maniera più grave e due ostaggi, che Silente per pura sfortuna non riuscì a impedire che fossero portati via.
Degona Lumia Mckay e il giovane William Crenshaw, svegliati dal ringhio della battaglia che infuriava.
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I Figli Della Speranza |Dramione|
FanfictionTerza parte della saga, signori e signore. La battaglia fra Harry Potter e i Mangiamorte subisce nuove mutazioni con l'entrata in scena di personaggi ambigui che minacciano la nuova vita del bambino sopravvissuto, mentre il giovane Tom Riddle, ormai...